Prompt: 10. Letto
Titolo: To night
Autore: Calime
Fandom: Frozen – Il Regno di Ghiaccio
Personaggi: Anna, Elsa, Olaf
Genere: Fluff, Generale
Rating: Verde
Avvertimenti: Nessuno
Lunghezza: 1421 parole – 3 pagine (contatore Word)
Note dell’autore: Sono tornata!! Spero che questo 2015 per tutti sia cominciato super
benissimo! Scusatemi ancora per gli aggiornamenti così centellinati, ma proprio non ho altro
materiale pronto e l’università mi toglie un sacco di tempo… Perciò saranno sempre così molto
scostanti.
Be’, avevo detto niente angst? Infatti non ce n’è quasi per nulla in questo capitolo (solo un
pelino pelino, davvero piccolissimo)! In più, non è un Missing Moment, ma un momento post film!
Non ve l’aspettavate, vero? ;)
Spero tanto vi piaccia, nonostante l’idea non proprio originale e la brevità! Fatemi sapere :)
Per il titolo ringrazio tantissimo (ma tantissimissimissimo) Hendy che ha avuto il colpo di
genio! ♥♥♥
Un caldo abbraccio e buon Frozen Fever (che è finalmente uscitoooo :3) ♥
Snowflakes
Momenti della nostra
vita
08. To night
La maestosa camera da letto della Regina di Arendelle era appena
illuminata dalla fioca luce del cielo notturno, che riusciva a
penetrare la sottile stoffa dei tendaggi chiari della finestra. Dallo
spiraglio della porta, appena socchiusa, ne entrava altra, interrotta
dall’ombra della figura che stava in piedi a pochi passi da
essa.
L’inquietante silenzio era interrotto dal rassicurante suono
del respiro regolare e leggero di Elsa, che dormiva tranquilla
sull’enorme letto a baldacchino, così rannicchiata
su se stessa da sembrare una dolce bambina e non quella splendida
sorella e fiera regina che appariva di giorno.
Il cuore di Anna si intenerì a quella vista e un sorriso
addolcì l’espressione tesa del volto. Si strinse
nelle spalle in un brivido di freddo, dovuto al naturale corso delle
stagioni e al suo abbigliamento leggero da notte, mentre chiudeva la
porta dietro di sé. A piccoli ed incerti passi si
avvicinò al letto, osservando il volto sereno di Elsa nella
penombra. Quando la sentì mugugnare nel sonno
“cioccolata”, per poco riuscì a
soffocare le risate con le mani, attenta a non far cadere
ciò che aveva portato con sé sovrappensiero.
Il divertimento scemò in un sospiro sollevato e si
arrischiò a sfiorarle i ciuffi chiari che le ricadevano
scomposti sulla fronte e sugli occhi.
«Buonanotte, Elsa» sussurrò con affetto.
E, come se avesse percepito la sua presenza, la Regina aprì
gli occhi di scatto e subito assunse la posizione di difesa con le mani
protese e il potere pronto a scatenarsi.
«Anna?!» esclamò, abbassando le braccia.
«Scusa, scusa, scusa!» rispose Anna in uno
squittio. «Non volevo svegliarti». Fuggì
i suoi occhi indagatori abbassando lo sguardo, sinceramente dispiaciuta.
Elsa sospirò e si spostò indietro per farle
posto. «No, ho il sonno leggero» disse.
La sorellina accettò l’invito, sedendosi sul
letto. «Davvero?»
«Sì» annuì con un piccolo
sorriso. Poi strattonò le coperte per toglierle
d’impiccio e sistemarle sulle sue gambe.
«Ah, grazie». Anna sentì le guance
arrossire per l’imbarazzo di quelle piccole attenzioni a cui
non era abituata, ma che già amava moltissimo.
Elsa si ridistese sul cuscino e la invitò a fare
altrettanto. Così, ognuna voltata sul fianco utile per
potersi guardare a vicenda, si sorrisero complici.
«Se Gerda lo venisse a sapere…»
iniziò a dire la maggiore, prima di essere interrotta dalle
proprie risate che coprì con entrambe le mani.
Anna la seguì in quel divertimento, già
immaginandosi come avrebbe reagito la vecchia balia. Non erano
più bambine, ma capitava che tornassero a
quell’infanzia felice che era stata negata loro. A poco a
poco stavano scoprendo cosa significasse avere qualcuno di speciale
diverso da un innamorato o un amico: era qualcosa di più. Un
di più che non poteva spiegare a parole, ma che sentiva ogni
volta che stavano insieme.
«Cosa è successo?» le chiese poi Elsa
con una leggera apprensione.
La principessa sistemò con un gesto imbarazzato una ciocca
di capelli dietro l’orecchio, alla ricerca di un coraggio che
in quelle situazioni veniva meno. Si sentiva così
infantile…
«Hai avuto un incubo?»
A quelle parole strabuzzò gli occhi.
«No!» esclamò con forza, ma Elsa le
lanciò uno sguardo così eloquente che si
affrettò a confessare. «Uno piccolo!
Insignificante! Non mi sono preoccupata affatto di non trovarti nella
tua stanza… Aspetta, che?!»
Con un gesto dolce, Elsa appoggiò due dita sulle sue labbra
schiuse e le sorrise commossa. «Sono qui»
sussurrò, pronta a riceverla a braccia aperte quando Anna vi
si gettò di slancio. «Sono qui»
continuò a mormorarle tra i capelli, accarezzandole la testa.
Anna strinse gli occhi per scacciare via le sgradevoli sensazioni che
l’incubo aveva riportato a galla.
«Sono qui e la porta è aperta». Elsa
continuava a parlarle in tono dolce con fare materno.
La sorellina annuì con il volto affondando
nell’incavo del suo collo.
«Va tutto bene. Adesso siamo insieme». La maggiore
si allontanò appena per poterla guardare negli occhi. Le
accarezzò le guance con i palmi delle mani e poi le
pizzicò per farle ritornare il sorriso.
Anna ridacchiò appena, sfuggendole, ma Elsa prese quel gesto
come una sfida e si affrettò a risponderle con una mossa che
l’avrebbe definitivamente stesa: il solletico. Fece per
avventarsi su di lei, ma le mani non incontrarono la sua camicia da
notte. Tastò quell’ostacolo, prima di tirarlo
fuori dalle coperte per guardarlo nella semioscurità: era
una semplice bambola di stoffa dalle trecce bionde con una coroncina
sulla testa e il vestitino azzurro.
«E questa?» chiese sorpresa.
«Ah, Elsa!» Anna si affrettò a
riprenderla e stringerla al petto.
«Eh?» La Regina la guardò confusa.
«Elsa!» spiegò la principessa con un
sorriso colpevole. «E questa è Anna»
continuò, tirando fuori da sotto il cuscino la gemella dai
capelli rossi e il vestitino verde.
La bionda le lanciò uno sguardo ancora più
interdetto. «Hai dato alle tue bambole i nostri
nomi?» chiese, cautamente.
«Sì, certo!» Anna annuì
entusiasta. «Non ti piacciono?» mormorò,
adombrandosi appena.
«Cos-?» balbettò Elsa presa alla
sprovvista. «Sì! Certo che mi piacciono»
si affrettò a risponderle.
«Davvero?» Gli occhi della sorellina brillarono di
gioia.
Non poteva spegnere quella luce, perciò le sorrise sincera,
pensando a tutto quello che aveva passato a causa propria. Tuttavia,
Anna si accorse subito del suo repentino cambio di umore e
così corse a cercare i suoi occhi sfuggenti e rattristati.
«Va tutto bene, l’hai detto tu» disse,
accarezzandole una guancia. «Non lascerò che tu
vada via o fugga dai tuoi doveri di sorella maggiore e regina!
Né che ti chiuda nuovamente in questa stanza»
proclamò con un’ironica serietà, che
Elsa ben colse: quella era una solenne promessa, un giuramento di
sangue, una dolce condanna a vita, una punizione che sarebbe stata ben
lieta di scontare per l’eternità; ma
riuscì a percepire anche la sottile paura che si annidava
nello scherzo.
Si sciolse in un sorriso e strinse le sue mani tra le proprie,
annegando nel calore e nell’amore dei suoi occhi chiari.
Cercò così di trasmetterle la confusione dei
propri sentimenti e la silenziosa risposta, una seconda promessa: non
l’avrebbe allontanata mai più.
Stettero in quella bolla di felicità per interminabili
minuti, poiché nessuna delle due voleva interrompere la
magia del momento, ma fu il suono della maniglia della porta a rompere
l’incanto.
«Gerda!» si allarmò Anna, voltandosi
subito verso il rumore.
«Gerda!» le fece eco Elsa con il cuore che
galoppava. «Dovevamo parlare più piano!»
La figura che entrò nella stanza era tuttavia troppo bassa
per appartenere alla balia e stranamente tozza, bianca e…
nevicosa?
«Anna! Elsa!» esclamò con gioia il nuovo
arrivato.
«Sshh!! Olaf!» risposero entrambe, lasciandosi
andare ad un sospiro di sollievo.
«Cosa ci fai qui?» chiese Elsa sottovoce, mentre
Anna gli faceva segno di avvicinarsi.
Il simpatico pupazzo di neve sgambettò verso il letto con la
fedele nuvoletta a seguirlo e mantenerlo in vita. «Non so
perché, ma pensavo non ci foste» spiegò
con un’aria abbattuta. «Ma per fortuna siete
qui!» Gioì con un enorme sorriso, saltando in
braccio ad Anna.
«Olaf» mormorò la Regina con dolcezza,
accarezzandogli la testa.
«Era solo un brutto sogno» cercò di
consolarlo la principessa. «Molto simile al mio,
sai?»
Olaf rivolse ad entrambe uno sguardo sollevato e si affrettò
a scavalcare Anna per sistemarsi sul letto proprio in mezzo ad entrambe.
Elsa trattenne un sorriso, mentre la sua sorellina si fingeva offesa:
«Ehi! Volevo dormire io vicino ad Elsa!»
«Non litigate. C’è posto per
entrambi in questo lettone» affermò poi,
sistemandosi sui morbidi cuscini.
«Sì, ma Olaf è più vicino a
te» sbuffò Anna, recuperando le bambole con cui
giocava da piccola e dormiva nelle notti agitate.
La Regina ridacchiò divertita, prima di allungare un braccio
per avvolgere sia il pupazzo di neve che la sorellina.
«Così va meglio?» chiese, inarcando un
sopracciglio con aria furba.
«Oh, molto meglio!» affermò,
stringendosi di più ad Olaf e posando anche lei un braccio
su quello di Elsa.
«È arrivata
l’estate…» biascicò Olaf
già nel mondo dei sogni.
Elsa e Anna lo guardarono, prima di scambiarsi uno sguardo complice e
consapevole. La maggiore sistemò poi le coperte per evitare
che nessuno di loro sentisse freddo durante la notte, le
sillabò “buonanotte” e chiuse gli occhi,
serena.
Anna le rispose con un sorriso, prima di seguire il suo esempio
addormentandosi senza più alcun pensiero a turbarla, e
finalmente si sentì completa, amata ed accettata come da
tempo non lo era mai stata.
Cullata dalla sinfonia dei loro respiri, pensò che il letto
della sorellona era davvero più morbido e caldo del proprio;
ma forse aveva ragione Olaf e l’estate stava arrivando
– nonostante l’inverno dovesse ancora terminare e
affacciarsi la primavera.