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Autore: haneul_    14/03/2015    1 recensioni
John non avrebbe mai immaginato che quel parco deserto e secco avrebbe potuto cambiare la sua vita. Non avrebbe mai immaginato che quegli occhi azzurri, così profondi e così espressivi, gli avrebbero salvato la vita. Non avrebbe mai immaginato che quello sconosciuto gli avrebbe insegnato finalmente a vivere.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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L'atmosfera delle ultime ore di luce, con quel venticello leggero che faceva svolazzare i capelli senza aver bisogno di coprirsi. I bei libri antichi, ricoperti da una patina di polvere e storia. Il balcone di legno pieno di pianticelle secche, di cui nessuno si prendeva mai cura, e la sua bella poltrona, morbida e consumata. Con tutte queste cose John si poteva davvero reputare un uomo felice. Si sedeva lì, apriva il suo libro e odorava le pagine come d'abitudine e lì, in mezzo alle piante morte e impolverate, provava un forte senso di estasi. Era fatto così, John. Aveva una forte attrazione per le cose semplici, come leggere un libro al crepuscolo. Ma amava molto di più le cose morte. Le foglie che cadevano a terra secche nelle sere di autunno, il legno del suo balcone che marciva sempre di più nel passare degli anni. Aveva teche su teche, piene di esemplari di farfalle, dalle più variopinte alle più cupe. John non aveva idea perché la morte lo affascinasse così tanto,ma qualche voce nella sua testa gli diceva che forse un motivo c'era. Dopotutto, lui la vita non l'aveva mai conosciuta. Si, viveva, ma la sua vita era un susseguirsi di lutti, un susseguirsi di morte. Non ne era affatto felice. Non poteva farci niente, John era come morto dentro, dopo quando tutte le persone che amava erano morte. Erano morti i suoi genitori, erano morti i suoi nonni, anche il suo migliore amico e il suo cane. John era solo, e l'unica sua amica, quella che non la lasciava mai, era la cara e vecchia morte. Spesso andava a fare delle lunghe passeggiate, nel parco vicino casa sua. Non c'era mai nessuno. Ormai nessuno aveva il tempo di andare in quel parco, che un tempo splendeva nella sua bellezza, ma che poi cominciò a decadere. Gli piaceva molto quel parco. Le panchine in cemento, ricoperte di licheni gialli e di morbido muschio. Le aiuole, da cui strabordavano le piante infestanti, dai grandi fiori bianchi. C'erano molti alberi di mele, da cui l'unico che ne prendeva qualcuna era John. Di solito si siedeva sotto uno di quegli alberi, e si guardava intorno. Così passava la sua vita, monotona e scolorita. Era il ventitré di ottobre, l'aria era dolce e sapeva di mela, sotto all'albero dove John sedeva stanco. Teneva in mano una mela che gli era caduta accanto e la strofinava sulla sua camicia per lucidarla. Si guardava le scarpe logore, e storse il naso. Era un suo tic, lo faceva spesso. Sospirando, si alzò dalla panchina facendo leva con le braccia. Si mise le mani in tasca e si incamminò verso la strada di casa, ma dopo pochi e lenti passi si fermò, sussultando. C'era una persona, poche panchine più avanti. Leggeva un libro. Nonostante John evitasse da tempo contatti umani, quel ragazzo gli provocava una strana sensazione al petto. Una bella sensazione. Silenziosamente, si sedette su una panchina, per osservare meglio lo sconosciuto, senza risultare inquietante. Aveva le spalle curve, ed era molto alto, con braccia e gambe sottili. I suoi capelli erano voluminosi e scuri, e i riccioli ricadevano sui suoi occhi, ma lui sembrava non curarsene, occupato a leggere. Il suo volto aveva un'espressione concentrata e seria, ma John sapeva che lo sconosciuto era una persona dolce. Se lo sentiva. Si sentiva molto attratto da lui, ma sapeva che era solo un ragazzo che sedeva in un parco pubblico, e che probabilmente non gli avrebbe mai rivolto la parola. Nessuno parla con gli sconosciuti in un parco. Passarono molti minuti, e John proprio non riusciva a staccare gli occhi da lui, ma fu obbligato quando, con un gesto veloce della mano, chiuse il libro di scatto. Cominciò a stiracchiarsi, e affondò la testa nella voluminosa sciarpa blu che portava al collo. Sembrava molto assonnato. Si guardò intorno e incociò il suo sguardo e per un momento fu sorpreso. Poi, esitando per una manciata di secondi, gli sorrise. John ricambiò ma distolse lo sguardo. I suoi occhi erano del più profondo celeste, erano espressivi e bellissimi. «Buonasera.» disse il ragazzo, per poi alzarsi e trascinarsi lentamente verso l'uscita del parco.
   
 
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