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Autore: Non ti scordar di me    14/03/2015    6 recensioni
In un universo parallelo, in cui Elena odia Damon da volerlo soffocare nella notte e Damon odia Elena a tal punto da volerla buttare già da un grattacielo.
Quando ricorderanno ciò che erano, i rimpianti si faranno avanti e i ricordi li renderanno nostalgici.
Da qui sorge la domanda: cosa potrebbe succedere se i due, durante una vacanza organizzata da Caroline, rimanessero bloccati in seggiovia?
Si scanneranno o impiegheranno il tempo in un'altro modo?
*
Sclero del sabato sera. Perdonatemi! ^^
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert, Klaus | Coppie: Damon/Elena
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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48 ore prima.
 
Erano le quattro del mattino.
Cosa fanno le persone alle quattro del mattino? La maggior parte dormivano – le persone normali. –
Poi c’erano altre persone. E per ‘altre persone’ intendevo persone anormali – CAROLINE -, persone affette da megalomania – CAROLINE -, persone affette da perfezionismo – AVEVO GIA’ NOMINATO CAROLINE? – e infine c’erano persone sfigate che avevano come un’amica anormale megalomane e perfezionista – QUELLA SFIGATA ERO IO. –
Perché ero sfigata? Perché ero amica di Caroline, la stessa Caroline che mi sta urlando di salire in macchina perché stavamo già facendo ritardo sulla sua scaletta.
«ELENA! MUOVI IL CULO E SALI!» Stefan – quel povero succube – sorrideva dall’abitacolo e mi faceva segno di salire.
Ancora mi chiedo perché abbia accettato di partecipare a questa gita infernale in capo al mondo.
Velocemente carico nel bagagliaio la mia valigia che non pesa più di 15 kg e la mia borsa la porto con me.
Mi siedo dietro insieme a Bonnie e Jeremy. Feci segno a Stefan di partire e sospirai.
«Care, non sei felice?» Chiese Bon che si stringeva sempre più a Jeremy.
«Non la smette di rompere da settimane con la storia di Klaus.» Aggrottai le sopraciglia e mi concentrai maggiormente su quello che dicevano. Caroline non mi aveva assolutamente detto niente di progressi con Mikealson.
Sapevo solamente che tra i due da più di due anni la situazione era sempre la stessa, uscivano insieme ed erano diventati ‘amici’.
«Cosa non mi hai detto?» Chiesi divertita ammiccando. Stefan distolse un momento lo sguardo dalla strada per lanciare un’occhiata interrogativa alla bionda che iniziò a ridacchiare.
«Merda, non gliel’hai ancora detto?» Grugnì.
Cosa non mi aveva ancora detto?
«Caroline cosa non mi hai detto?» Diedi voce ai miei pensieri rivolgendo un’occhiata a Bonnie e Jeremy che non spiccicavano parola ed evitavano ogni mio sguardo.
«Elena non mi avevi detto di essere assonnata?» Provò a distogliere l’argomento. «Mancano ancora qualche kilometro a New Orleans, perché non riposi?» Continuò con uno sguardo da finta innocente.
«E se invece mi spiegassi cosa sta succedendo?» Replicai piccata.
«Non ti ha detto che Klaus verrà con noi?» Intervenne Bonnie mandando un’occhiatina alla bionda.
«Sapevo che era stato invitato con la sorella, Bekah.» Dissi incerta. Caroline mi aveva detto fin da subito che aveva organizzato questa gita – se così volevamo definirla – con la famiglia Mikealson.
«Allora è tutto okay!» Proruppe Caroline con un’alzata di spalle.
«Non intendevo…» Titubò Stefan. «Ouch…Ah, gliel’hai detto?» Cambiò argomento.
«Sapevo della presenza dei Mikealson da almeno sei mesi.» Dissi seria squadrandoli uno per uno. Mi ricordavo ancora quando Caroline era venuta da me urlando.
 
«ELENA! HO UN’IDEA GENIALE!» Mi urlò correndo verso me e Bonnie e sbracciandosi come se non ci vedesse da una vita.
«Fammi indovinare…» Feci finta di pensarci su prima di continuare. «Hai un’idea di come diventare scopa-amica di Klaus Mikealson?»
«NO.» Rispose secca.
«Hai un’idea di come uscire dalla Niklaus’ Friendzone?» Riprovai, scatenando le risa di Bonnie.
«NO.» Mi colpì con dei foglietti arrotolati e poi me li porse.
«Dimmi che questo piano non va contro le leggi americane?» Continuai a prenderla in giro, dando un’occhiatina ai fogli.
«Un viaggio? In Italia?» Commentai con la bocca spalancata.
«NON E’ UN’IDEA GENIALE?» Quasi urlò mentre io e Bonnie ci lanciavamo un’occhiata spaventata.
«Fammi capire…Ti ho chiesto, gentilmente, di non creare piani assurdi che vanno contro le leggi americane e tu crei un piano che si svolge fuori dal nostro continente?» Le chiesi con stizza.
 
«Elena! Cosa stai pensando?» Mi riscosse Jeremy. Scossi leggermente la testa prima di sbuffare e osservare la strada.
Il cartello ‘New Orleans’ era enorme e sulla strada non c’erano molte macchine, tranne il SUV nero che ci seguiva a ruote – probabilmente era la macchina dei Mikealson –.
«Sto pensando che sono le cinque meno un quarto del mattino e io sono una macchina con una maniaca che stamattina ha minacciato di – cito testualmente le sue parole – venire a prendermi a calci in culo se non mi fossi mossa.» Dissi ridacchiando.
Scoppiarono tutti a ridere e finalmente mi rilassai. Era una vacanza perfetta, due settimane in un magnifico chalet in una piccola cittadina italiana. Cosa c’era di meglio?
Stefan era appena entrato nell’aeroporto e per la prima volta mi venne un dubbio.
«Dove lasciamo la macchina?»
«Qui.» Disse Caroline con una scrollata di spalle e indicando due posti liberi nel parcheggio dell’aeroporto.
«Secondo te, possiamo sostare qui due settimane?» Le chiesi ironica.
«Esistono dei pacchetti all inclusive, sai? Abbiamo compreso il parcheggio e il volo andata e ritorno.» Mhm, aveva pensato proprio a tutto.
«Sarà un viaggio lungo.» Aprii lo sportello e mi stiracchiai leggermente.
Dal SUV uscì Klaus e notai che Rebekah non uscì dal posto passeggero principale. Perché si era seduta dietro?
Tutte le domande che mi vennero in mente in pochi istanti trovano risposta non appena vidi una terza persona uscire dalla macchina.
Un ragazzo di altezza media, dai capelli corvini era appena uscito e si stava avviando verso il bagagliaio dell’auto.
Rimasi momentaneamente senza parole. Incontrai il suo sguardo pochi istanti dopo e rimanemmo così, in silenzio, per diversi minuti.
Quando realizzammo che non era un sogno, a grandi passi ci avvicinammo uno all’altro. Eravamo a pochi centimetri l’uno dall’altra e nessuno dei due accennava a parlare.
«Cosa cazzo ci fai tu qui?» Urlammo contemporaneamente. Nel frattempo Stefan si avvicinava a Rebekah e Caroline si nascondeva dietro Klaus che a sua volta provava a nascondersi dietro la macchina.
«Cosa cazzo ci faccio io…» Perché stavamo parlando insieme?
«Non parlare mentre parlo io!» Lo interruppi bruscamente. «Perché sei qui?» Gli chiesi con un mezzo sorriso.
«Non è questa la domanda giusta. La domanda giusta è perché sei tu qui!?» Continuò.
«KLAUS!»
«CAROLINE!»
«SMETTILA DI PARLARE!»
Perché stavamo parlando contemporaneamente?
«Damon, calmo!» Intervenne Caroline.
«Senti, Blondie, devi dire grazie se non ho con me niente che possa ferire entrambi.» Grugnì Damon.
«Senti, Salvatore, non parlarle con questi toni! Qui siamo tutti tra amici, sei tu che scocchi!» Gli urlai con un sorrisetto da stronza in faccia.
«Fino a prova contraria, Klaus è il mio migliore amico, Stefan è mio fratello e Rebekah è una delle persone meno detestabili che conosca.» Replicò sarcastico.
«Il vostro è uno di quei rapporti strani e divertenti?» Intervenne Jeremy che poveretto non sapeva del mio odio sviscerato verso Damon Salvatore.
«Hai presente quei rapporti amore-odio?» Jer annuì. «Ecco il nostro è simile, però senza amore.» Continuai. Il sorriso del ragazzo scemò lentamente e dopo pochi secondi scoppiò a ridere divertito.
Io non stavo scherzando.
«E’ un rapporto odio-odio.» Si mise in mezzo il corvino con la sua voce insopportabile.
«Sei qui da pochi minuti e già mi stai rompendo le palle!» Gli feci notare sbuffando.
«Sei qui da pochi minuti e già stai parlando come una scaricatrice di porto. E’ una qualità naturale o sono io che tiro fuori questa parte di te?» Commentò ironico.
«Mi spiegate dove le prendete l’energie per litigare alle cinque del mattino?» Entrambi rivolgemmo una mezzo occhiata a Stefan che aveva tirato fuori i bagagli dalla macchina.
«Caroline, io e te dobbiamo parlare.» Proruppi afferrando la mia valigia. Con la mano libera afferrai la mia amica che goffamente trascinava la sua mega valigia azzurro pastello.
«Perché quel coso è qui?»
«Si chiama Damon.» Ridacchiò lei.
«E’ la stessa cosa.» Costatai scrollando le spalle.
«Allora, Klaus mi ha fatto intendere che non si sarebbe mosso senza Damon. Perciò visto che sai della mia sbandata colossale per lui non potresti…» Sbuffai vistosamente.
«Sopportarmi un coglione per più di due settimane?» Sbottai infastidita continuando la sua frase.
«Esatto.» Disse con un mega sorriso.
«Mi stai, veramente, chiedendo di sopportare Damon Salvatore per due settimane?» Le chiesi.
«Sì.» Mi liquidò tirandosi fuori da quella situazione scomoda. Si precipitò all’entrate dell’aeroporto e osservai i miei amici seguirla velocemente.
Mi inumidii le labbra e mi feci coraggio. Non devo per forza rivolgergli la parola. Mi feci coraggio.
Aprii la porta e nel momento in cui stavo per entrare qualcuno mi venne bruscamente addosso colpendo la mia valigia.
«Gilbert sei ingombrante.» Sbuffò cercando di liberare la sua valigia dalla mia. La sua rotella si era incastrata a quella del mio trolley.
«Disse il ragazzo che a dodici anni mi chiese di iscriverlo in palestra perché pensava di essere fuori forma.» Ancora devo capire come faceva un dodicenne ad essere fuori forma! Aggiunsi mentalmente.
«Dice questo la ragazza che sta bloccando l’entrata di un aeroporto!»
«Salvatore, posso continuare così per tutta la giornata. Chiudi quella bocca.»
Seriamente dovevo passare più di dodici ore con lui in uno stesso luogo? E soprattutto, seriamente, dovevo passare con lui due settimane?
«So di essere particolarmente affascinante anche alle cinque del mattino, ma ti dispiacerebbe aiutarmi con la tua stupida valigia?» Tuonò pochi minuti dopo. Già, non riusciva a disincastrare le nostre valigie.
«Tu mi sei venuto addosso. Tu ti arrangi.» Replicai. Damon stava per replicare ma il mio cellulare iniziò a squillare insistentemente per la terza volte nel giro di pochi istanti.
«RISPONDI A QUEL MALEDETTO CELLULARE!» Quasi gridò. Ci eravamo di poco spostati dall’entrata e Damon era ancora alle prese con le valigie.
«Chiudo la chiamata e ti aiuto, visto che è più che ovvio che non ce la farai.» Sbottai avvicinandomi e chiudendo seccamente la chiamata – ovviamente era di Caroline.
«Idiota, c’è un chewgum appiccicato alla tua valigia!» Notai accovacciandomi e prendendo dalla borsa un fazzoletto.
«Possibile che queste cose capitino solo a te?» Sbottai. Mentre toglievo il resto della gomma da masticare dalle ruote delle valigie – così sarebbe stato più semplice – un telefono iniziò a squillare.
Chi potrebbe mai chiamarlo alle cinque del mattino?
«Ehi…Dio, come sei petulante!» Alzai il viso e vidi il corvino porgermi il cellulare.
Vidi il numero che lampeggiava sul cellulare: Klaus.
«Klaus?» Chiesi incerta. Perché passarmi il cellulare se era il suo amico?
«NO. SONO LA TUA AMICA, STRONZA!» Oh Dio. Ora capivo perché si voleva sbarazzare velocemente del cellulare!
«Caroline ho avuto qualche contrattempo. Sai, un idiota ha incastrato la mia valigia nella sua.» Afferrai la valigia e alzai gli occhi al cielo.
«MUOVETEVI. NON HO INTENZIONE DI PERDERE IL VOLO. VI LASCIO QUI.»
Chiusi la chiamata e restituii il cellulare al corvino.
«Muoviti.»
«Sei una despota.»
«Zitto e cammina.»
«Sei una dittatrice.»
«Zitto e cammina.»
«Sei una tiranna.»
«E tu sei un bastardo dittatore rompipalle, ma non te lo ricordo ogni due secondi!» Tuonai, continuando a camminare dritto.
Un lungo viaggio. Sarà un lungo viaggio.
 
 




Strano ma ho deciso di continuare questa cosa e il merito è vostro e dei vostri gentili commenti. Spero che vi facciate vive e che, boh, mi convinciate ancora a continuare.
Grazie a tutte, ragazze.
  
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