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Autore: DefyingGravity    14/03/2015    1 recensioni
[Dalla storia: “Tieni la tua fottuta roba e vai. Corri!” disse Mickey lanciando a Kurt lo zaino.
“Cosa?” domandò Kurt confuso notando che nello zaino c'erano alcune delle sue cose.
“Vuoi che ti faccio uscire a suon di calci? Vai da Blaine. È l'amore della tua vita e sai quanto odio queste stronzate... ma è la tua persona. Lo sai e io lo so.” disse Mickey aprendo la porta di casa per Kurt e spingendolo fuori.]
[Klaine/Gallavich]
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Un po' tutti | Coppie: Blaine/Kurt
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Buon sabato a tutti, ecco il nuovo capitolo!
Credo che alla fine della lettura vorrete uccidermi con la forza del pensiero XD 
Ahahahah, ci sentiamo alla fine.










Da otto giorni non vedeva Blaine, otto lunghissimi giorni erano passati da quando Blaine era andato via dall'officina, non si erano più incontrati o parlati e Kurt pensava che fosse giusto così.

Blaine si era costruito una nuova vita in cui lui non era contemplato, dolorosamente ed inesorabilmente, e Kurt aveva davvero bisogno di fare un po' di chiarezza.

Nella settimana passata Kurt aveva fatto delle cose normalissime: era uscito con Ned per qualche cena, aveva continuato a sentire Ian e a diventarci sempre più amico, aveva aiutato ancora suo padre all'officina e poi, beh, c'era stata Rachel.

 

Quella mattina si svegliò proprio con una chiamata della sua migliore amica.

Rachel era molto agitata in quel periodo e gli ricordò, per l'ennesima volta, di passare al liceo per approntare delle modifiche ad alcune canzoni.

 

Arrivato al Mckinley incontrò Rachel nel corridoio principale.

 

“Stai tranquilla andrà tutto bene. I ragazzi sono bravi, inventeremo qualcosa.” disse Kurt, sporgendosi per abbracciarla.

 

“Lo so, sono bravi, ma è comunque una nostra responsabilità. Kurt, Kurt-ah, oddio, dimenticavo, forse dovrei informarti che sta venendo Blaine qui al liceo.” fece Rachel con noncuranza, ma vedendo la faccia di Kurt riprese: “Che c'è? Dobbiamo parlare di alcune cose per le competizioni...ok, ho capito, hai 5 minuti di tempo se vuoi svignartela.” terminò Rachel, mettendo alla prova l'amico.

 

Kurt colse l'invito al volo senza davvero pensarci e rispose: “Lo farò-svignarmela intendo... sai che non sono pronto per vederlo. Chiamami quando se ne va, sarò nel tuo ufficio.”

 

Poi salutò con la mano Rachel e si andò a chiudere nel ufficio dell'amica. Probabilmente il suo comportamento era un po' immaturo, lo ammetteva senza problemi, ma non aveva intenzione di affrontare Blaine di nuovo. Ogni volta che lo faceva sentiva il suo cuore lacerarsi in parti sempre più piccole e sconnesse.

 

Poco dopo entrò Sue all'interno dell'ufficio e Kurt spalancò gli occhi incredulo.

 

“Come sapeva che ero qui?” domandò Kurt scocciato.

 

“Telecamere, porcellana. Secondo te lascerei la tua amica nasona in questo ufficio senza spiarla?” rispose con ovvietà Sue, avvicinandosi alla scrivania.

 

“Ok va bene, non mi interessano le sue stramberie. Cosa vuole?” chiese Kurt vagamente preoccupato dopo quello che era successo l'ultima volta.

 

“Oh porcellana non voglio niente. Mi chiedevo solo se per caso sei venuto qui a nasconderti perché il tuo ex puppy fidanzato ha appena parcheggiato qui fuori il liceo.” fece Sue con un ghigno.

 

“Come fa già a saperlo?” domandò Kurt esasperato, sbattendo una penna sulla scrivania.

 

“Telecamere, ricordi?” rispose Sue divertita e poi si accomodò su una sedia.

 

Kurt rimase a fissarla come se si trovasse davanti un qualche orso selvatico, ma non si azzardò a proferire parola.

 

“Allora che succederebbe se io andassi da Blaine e gli dicessi che giochi a nascondino pur di non vederlo?” chiese Sue incrociando le braccia al petto.

 

“La prego, Blaine non ha bisogno di saperlo. Non penso sarebbe carino... non voglio ferirlo.” rispose Kurt mantenendo la calma.

 

“Sai cosa penso io? Che magari è così poco carina questa tua voglia di non vederlo, che quella testa gellata del tuo ex ragazzo potrebbe capire una volta per tutte che ti sta perdendo. Porcellana bisogna smuovere le cose.” fece Sue con fare suadente.

 

“Sa cosa le dico? Lasci in pace Blaine! Lei è pazza. Completamente. Io me ne vado.” rispose Kurt, alzandosi e raccogliendo le sue cose.

 

“Fai pure... ma ricordati le telecamere mi diranno dove sei.” disse Sue alzando le spalle.

 

Kurt andò via sbattendo la porta e si rifugiò nella sua auto. Tirò fuori una delle riviste di moda che teneva in macchina per ogni evenienza e aspettò.

Poco dopo gli arrivò un sms da parte di Ian.

 

(09.58)

Ian: Sto avendo uno di quei momenti di cui ti ho parlato. Vorrei sfondare la testa a qualcuno. Omofobi del cazzo ne ho beccato uno fuori casa.

 

(10.00)

Kurt: Ehi respira. Tu non vuoi fare del male proprio a nessuno lo sai... è solo che la tua mente ha bisogno di sfogarsi in qualche modo. Parlane subito con Mickey e vai a correre. Mi ha detto che correre ti fa bene.

(10.07)

Ian: Ottima idea, ora costringo Mickey ad uscire per una corsa. Non verrà mai. Che fai?

(10.08)

Kurt: Aspetto una mia amica in macchina e leggo.

(10.25)

Ian: Davvero Kurt? Fanculo! Non devi consigliargli di correre quando ci sono io. Odio correre. Sì sono Mickey.

(10.27)

Kurt: Ciao Mickey! Quasi mi mancavano le tue parolacce tramite sms. Comunque correre gli fa bene, divertitevi!

 

Poi, dopo una lunghissima ora di sbadigli ed articoli di dubbio gusto sul 'miglior colore da indossare per la stagione', gli squillò il cellulare:

 

(11.25)

Rachel: Blaine è andato via. Dove sei?

 

Kurt tornò dentro al liceo e si avviò in aula canto, Rachel stava sistemando degli spartiti.

 

“Sono venuta in ufficio e non c'eri...” disse Rachel suonando leggermente infastidita.

 

“Sì beh, Sue è venuta a farmi visita ed ha ricominciato a minacciarmi con la storia dei Klaine, o come ci chiama lei.” rispose Kurt, posando la borsa a terra.

 

“E' venuta qui sai? Ha detto a Blaine che stavi facendo di tutto per non vederlo. Non penso l'abbia presa bene... Blaine intendo.” disse Rachel, continuando a scrivere qualcosa sui fogli davanti a lei.

 

“Non ci posso credere. Le avevo detto di non farlo!” sbottò Kurt esasperato.

 

“E da quando ti fidi di Sue? Sai lui... beh, aveva quello sguardo Kurt. Mi faceva sentire male.” disse Rachel cercando l'attenzione dell'amico.

 

“Ti ha detto qualcosa?” domandò Kurt teso e anche un po' in colpa.

Iniziò a tormentarsi le mani agitato, ultimamente gli capitava spesso come anche il suo costante disturbo ossessivo compulsivo di ordinare le cose.

 

“Mi ha chiesto solo come stavi oggi... niente di più.” rispose Rachel avvicinandosi a Kurt.

 

Kurt non sapeva che dire. Gli mancava terribilmente Blaine, gli mancava come l'aria, anzi più dell'aria, ma non riusciva a passare sopra il fatto che condivideva una casa e l'intimità con un altro... e che altro poi.

 

“Credo che dovresti smetterla. Devi smetterla di fare questo. Non ti sei punito abbastanza? Lui non aspetta altro che te!” fece Rachel con veemenza.

 

Kurt rimase sbalordito e aprì la bocca colpito. Provò a radunare le idee.

 

“Mi fa piacere che in questa storia parteggi per lui, ma ti assicuro che io so esattamente quello che devo o non devo fare. Finché non lascia Dave non posso fare un bel niente.” rispose Kurt freddo incrociando le braccia.

 

“Kurt sai che prenderei sempre la tua parte in questa storia come in mille altre. Ma lo dico per te... e poi state entrambi così male e sono anche amica di Blaine. E fidati che non appena andrai da lui... lascerà Dave. È troppo legato a te.” disse Rachel sorridendo, inspirando un po' di fiducia a Kurt.

 

“Tu non hai idea di cosa è stato dentro l'ascensore con lui. Non hai idea di come mi sia mancato il respiro, di come mi sono sentito svanire nel nulla. Un momento prima stavamo parlando del nome per il nostro futuro figlio e il momento dopo inseriva Dave nel discorso... con una naturalezza e un affetto che-che mi hanno davvero ferito.” rispose Kurt, inspirando lentamente.

 

“Lo so Kurt, ti capisco... ma credo che più farai passare il tempo e più quella naturalezza tra loro diventi reale... capisci cosa intendo? Il tempo gioca con le vite delle persone e mentre Blaine e Dave diventano più uniti... voi potreste diventare due estranei e tutto a causa dell'orgoglio. Vuoi davvero far vincere l'orgoglio?” concluse Rachel parlando con grande sincerità.

 

Kurt rimase in silenzio per un po', poi fece qualche passo in avanti e abbracciò l'amica grato: “Io e Blaine non potremmo mai diventare estranei, neanche se dovessimo ricominciare la nostra storia da capo e dovessimo ripercorrere tutte le tappe a partire dal primo incontro. Ma ho capito quello che intendi.... ci parlerò.”

 

***

 

Un'altra settimana era passata in grande tranquillità, più o meno in tranquillità, Kurt aveva cercato di tenersi impegnato e di non pensare, ma ogni volta che Rachel lo vedeva gli faceva la stessa domanda: “Hai parlato con Blaine?”.

 

E no, non ci aveva parlato.

Ma aveva avuto da fare a casa, c'era stato il compleanno di suo padre, i consigli da dispensare a Carole e Ned e beh, la vita in generale. Poi però aveva incontrato Brittany, un giorno qualunque, e come al solito la ragazza si era rivelata fonte di grandi notizie e così aveva scoperto che Dave lavorava ad orario continuato durante tutta la settimana.

 

Kurt sapeva di non avere più scuse per incontrare Blaine, quindi colta l'occasione perfetta, decise semplicemente di farlo.

 

Mentre si recava in quella parte di Lima, scrisse ad Ian per avvisarlo, perché ultimamente si era interessato parecchio alla faccenda e a quanto pare si aiutavano a vicenda come un servizio di aiuto via sms.

 

(15.00)

Kurt: Indovina? Lo sto facendo.

(15.07)

Ian: Berrò una birra in tuo onore! Era ora. Quando esci da casa sua scrivimi.

(15.07)

Ian: Ah, dopo potrebbe risponderti Mickey però. Il suo cellulare gli ha dato qualche problema e prende il mio per fare non so che lavoro.

(15.11)

Kurt: Immagino già la sua risposta, qualcosa che suona come 'fanculo, che stronzata'.

(15.14)

Ian: Più o meno sì, lo conosci.

 

 

Kurt prese un po' di coraggio e parcheggiò la macchina in una stradina secondaria vicino all'appartamento che Blaine divideva con Dave. Si guardò allo specchietto della macchina, sistemandosi i capelli, poi uscì chiudendo lo sportello. Poteva sentire quasi le sue gambe tremare ed era assolutamente stupido, non stava andando in guerra o qualcosa di simile. Doveva solo parlare con Blaine, Blaine, il ragazzo che gli aveva sconvolto la vita nel modo più piacevole possibile.

 

Entrò nel portone e fece le rampe di scale a piedi perché l'appartamento non era ad un piano troppo alto, per di più l'idea di rimanere interi secondi in silenzio in un ascensore lo faceva morire di ansia. Si fermò davanti a quel portoncino e leggere sul campanello l'intestazione Anderson-Karofsky per poco non gli fece cambiare idea. Stava per fare dietro-front, ma poi decise che doveva rischiare, almeno quel giorno.

Prese tre profondi respiri, i respiri più lunghi della sua vita e poi suonò il campanello.

 

Nessuno rispose per circa un minuto buono, ma nello stesso tempo si rese conto che da dentro l'appartamento provenivano delle voci piuttosto concitate e non voleva davvero origliare ma capitò lo stesso:

 

“Possibile che ogni volta che lo stiamo per fare deve suonare qualcuno? Dai Blaine non andare... sarà qualcuno che vuole venderci qualcosa. Una vera rottura!” disse Dave, quasi urlando da una stanza all'altra.

 

“Non essere sciocco non si può mai sapere chi ci sta cercando. Non sarebbe carino o magari è importante...” rispose Blaine avvicinandosi ormai alla porta.

 

Kurt aveva sentito tutto a causa di quel portoncino non così spesso, poteva sentire anche che qualcuno, Blaine, si era avvicinato alla porta e sentì anche quando lo stesso Blaine si lasciò sfuggire un: “Merda, non ci credo. No. Non adesso!”

 

Blaine doveva averlo visto dallo spioncino della porta e doveva essergli sembrato davvero patetico lì fermo ad aspettarlo pieno di speranze.

 

Kurt rimase immobile, quasi pietrificato, per un momento aveva sperato di aver sentito male ma ora voleva soltanto sprofondare. Voleva davvero sparire dalla faccia della terra, ma non poteva. Si sentiva soffocare a più riprese, in un momento riusciva ad inspirare abbastanza aria ma subito dopo questa gli mancava.

 

Dopo tre minuti di attesa totale, finalmente la porta si aprì mostrando un Blaine con i capelli spettinati, una maglietta messa al rovescio, un paio di jeans sgualciti e a piedi scalzi.

Kurt deglutì per trattenere le lacrime, poi squadrò Blaine dall'alto in basso, memorizzando ogni particolare e soffermandosi a guardare il suo viso, così accaldato e-

 

“Kurt... che cosa ci fai qui?” domandò Blaine tremendamente imbarazzato e dispiaciuto perché sapeva perfettamente che era stato beccato.

E sapeva anche come questo potesse fare del male a Kurt e lui non voleva davvero causargli dolore.

 

“Pensavo che Dave lavorasse tutto il giorno.” rispose Kurt in automatico, senza guardare Blaine negli occhi, mordendosi però il labbro inferiore con forza.

 

“Si è preso un giorno di ferie... Kurt, guardami. Non so cosa tu possa aver sentito ma-” fece Blaine avvicinandosi lentamente e alzando una mano.

 

“Certo un giorno di ferie... questo è stato un errore. Uno stupido, maledetto errore. Io devo andare via. Devo proprio andare.” disse Kurt, inspirando un altro po' d'aria per aiutarsi a respirare. Gli sembrava di non riuscire più a fare neanche quello.

 

Quanto poteva essere complicato fare entrare aria nei polmoni in un momento simile?

Corse via senza voltarsi, verso il corridoio, voleva sparire nel nulla.

 

Blaine diede un calcio alla porta con tanta forza da farsi venire un livido sul piede.

“Merda!” si trovò a ripetere con frustrazione.

 

Sapeva che quello che era appena successo era davvero qualcosa di irreparabile, lo sentiva e basta. Aveva visto lo sguardo di Kurt spegnersi in quel modo che conosceva così bene e che aveva odiato ogni singola volta. La missione di Blaine era sempre stata far tornare il sorriso a Kurt e tutte le volte che Kurt aveva quello sguardo triste lui era pronto a farglielo passare.

Dave lo raggiunse.

 

“Insomma chi era?” domandò Karofsky, allungando una mano sulle spalle di Blaine.

 

“Dave per favore. Stai zitto.” rispose Blaine assurdamente arrabbiato con se stesso, stava pensando a cosa fare, poi senza riflettere oltre uscì di casa per seguire Kurt.

 

“Ehi! Ma dove vai? Sei scalzo!” gli urlò dietro Dave ma Blaine non poteva sentirlo.

 

***

 

Kurt stava facendo di nuovo tutte le scale a piedi e avrebbe voluto urlare a pieni polmoni ma sentiva che forse non aveva più aria all'interno del suo corpo. Si sentiva soffocare, ecco cosa sentiva, e non poteva fare a meno di ripeterselo.

Stava per aprire il portone, andandosene per sempre da quell'edificio, quando la voce di Blaine lo raggiunse.

 

“Kurt!” urlò Blaine con il fiatone, fermandosi dietro di lui.

 

Kurt rimase immobile, come un involucro senza anima, non voleva sentire altre parole perché ogni altro suono uscito dalla bocca di Blaine sarebbe stato una pugnalata. Avrebbe dovuto immaginarselo, vivevano insieme dopotutto, ma vederlo praticamente davanti agli occhi era stata una delle cose peggiori della sua vita.

 

“Kurt... aspetta ti prego. Girati, voglio solo spiegarti.” fece Blaine disperato, aveva desiderato così tanto che Kurt tornasse da lui ed era successo nel momento meno adatto.

 

“Non c'è altro da dire Blaine. Mi sembra ovvio. Non so come ho fatto ad essere così stupido...” fece Kurt, agitando la testa sconsolato.

 

“Tu non sei stupido. Sei la persona meno stupida che conosca.” disse Blaine, che non sapeva davvero come riparare al danno, voleva solo farsi avanti ed abbracciarlo, ma non ne era in diritto dopotutto.

 

“Divertente sentirtelo dire.” rispose Kurt amaramente, sospirò appena e poi riprese: “Sai quanta importanza ha per me l'intimità? Tu hai la minima idea di quanto sia stato importante donarmi completamente a te?” chiese Kurt con una risata innaturale.

 

“Io- ma certo che lo so Kurt... tu sei un ragazzo con degli ideali così profondi che- lo sai che io ho sempre dato il massimo valore a noi, a te.” rispose Blaine trattenendo a stento le lacrime.

 

“Non credo Blaine. A te basta essere amato, non importa da chi. Ed è sempre stato così. Ti basta solo avere qualcuno. Io ho sempre avuto solo te invece, non ho mai cercato altro... non così profondamente almeno... questa è la differenza.” disse Kurt, alzando uno sguardo glaciale sull'altro.

 

“Kurt questo non è vero, io ti amo, l'ho sempre fatto e per me nessuno conterà mai come te... Dave non significa niente- lo sai io-” fece Blaine, ma Kurt alzò una mano interrompendolo.

 

“Fermo. Non provare a dirmi che mi ami. Ok, sono stato uno stronzo e ti ho ferito quando ti ho lasciato, ma io ti ho amato, non tu. Io non sono mai riuscito neanche a sfiorare con una mano un altro ragazzo in questo periodo-mentre tu... tu-basta.” disse Kurt sconfitto e volendo solo scappare via.

 

“Basta? Che significa basta?” chiese Blaine con gli occhi lucidi e vagamente terrorizzato.

 

“Io- io ho sempre creduto che noi saremmo tornati insieme, che contro tutto e tutti saremmo sempre riusciti a ritrovarci... in mille modi diversi e in mille momenti diversi- ma adesso non lo credo più. È finita Blaine, finita per davvero.” terminò Kurt con la voce incrinata ed una lacrima sulla guancia.

 

Poi guardò per un ultima volta Blaine con la sua faccia sconvolta, i capelli ricci in disordine e i piedi scalzi e uscì da quel palazzo più in fretta possibile.

 

***

 

Era seduto sul sedile della sua auto da così tanto tempo che il colore del cielo aveva perso la sua luminosità. Aveva pianto talmente a lungo che alla fine non provava davvero più nulla, forse si sentiva solo più vuoto e davvero tanto solo.

 

Non poteva più rimanere in quel posto, in quella città. Ogni cosa, ogni cartello stradale, ogni negozio, ogni nuvola gli ricordava Blaine e la loro storia. Tutto lì urlava KurteBlaine. Pensò in fretta, forse anche in modo sconsiderato, che doveva andare via da Lima e come un fulmine a ciel sereno gli arrivò la risposta: Chicago.

 

Scrisse un messaggio ad Ian:

 

 

(17.30)

Kurt: Puoi ospitarmi per qualche giorno?

 

(17.35)

Ian: Sono Mickey. La camera di Mandy è libera. Che cazzo è successo?

(17.37)

Kurt: Lunga storia, ho bisogno di cambiare aria. Puoi avvertire Ian?

(17.40)

Ian: Fanculo Kurt, era sottinteso.

 

Adesso la cosa era reale, poteva partire, sganciarsi di dosso quel fardello pesante che gli impediva di respirare oltre. Due amici, o presunti tali, lo aspettavano a circa 4 ore di macchina e lì avrebbe potuto smettere di pensare a tutto ciò che nella sua vita non andava bene. Sarebbe stata una cosa momentanea certamente, ma ne aveva bisogno.

 

Pensò di chiamare Ned per avvertirlo della sua decisione.

  • “Kurt?”

  • “Sì sono io... volevo solo dirti che sono in partenza”

  • “E dove vai?”

  • “...”

  • “E' successo qualcosa?”

  • “Più o meno. Ho messo un punto alla storia con Blaine.”

  • “Oh... qualcosa da raccontarmi?”

  • “Magari quando torno.”

  • “Allora dove vai?”

  • “Chicago... Ian e Mickey mi ospitano da loro.”

  • “Kurt...”

  • “Non fare la parte di mio padre perché non mi serve. Starò bene.”

  • “Sai Ian e Mickey non fanno la vita che fai tu...”

  • “Meglio. Ho bisogno di cambiare. Mi puoi dare l'indirizzo? Non voglio disturbare di nuovo Mickey credo sia un po' suscettibile...”

  • “Se è quello che vuoi. Te lo mando per messaggio.”

  • “Grazie... allora ci sentiamo.”

  • “Mi raccomando Kurt.”

  • “Sì. Sì:”

 

Poco dopo gli arrivò puntuale il messaggio con l'indirizzo:

(17.52)

Ned: 1955 S. Trumbull Avenue, Chicago.

 

Impostò il navigatore che lo avvertì che non sarebbe arrivato prima delle 22 a Chicago. Tutto sembrava andare bene, tuttavia era probabilmente la cosa più folle che avesse mai fatto in vita sua, scappare, ma non poteva farne a meno.

Mancava un'ultima cosa da fare prima di mettere in moto l'auto, doveva chiamare suo padre e si sentiva male solo a pensarci. Sapeva che non l'avrebbe presa bene, che si sarebbe forse opposto, ma suo padre era una persona coraggiosa e si fidava di Kurt quindi avrebbe capito.

 

  • “Papà?”

  • “Sì figliolo? È successo qualcosa?”

  • “No... cioè...”

  • “Ah per cena Carole vuole prendere la pizza, magari fai uno strappo alla dieta anche tu!”

  • “Già... Papà senti, io non ceno a casa questa sera.”

  • “Esci con qualche amico?”

  • “No... non proprio. No io- sto partendo.”

  • “Partendo? Parla più forte qui in officina c'è un chiasso assurdo...”

  • “Hai capito bene... sto partendo. Non voglio che ti preoccupi ma devi lasciarmi andare, ho bisogno che ti fidi di me.”

  • “Ma di che stai parlando Kurt?”

  • “E' successa una cosa che mi ha ferito molto e sai che periodo sto passando... ho solo bisogno di cambiare aria per un po'. Non devi preoccuparti ho tutto sotto controllo, starò da amici... ma per poco.”

  • “Kurt... sai che possiamo parlarne... non penso sia necessario che tu-”

  • “Papà davvero fidati. Ti ho mai deluso? E' una cosa che mi serve e starò bene, te lo prometto.”

  • “Ma dove andrai?”

  • “Non voglio dirlo perché so che verreste a cercarmi. Ed ho bisogno di stare solo... sono un ragazzo responsabile e non succederà nulla di pericoloso... cerca di capire.”

  • “Non penso di capire Kurt... ma ho sempre promesso di farti prendere da solo le tue decisioni e se questo è quello che ti serve... non posso fermarti...”

  • “Grazie Papà... ti voglio bene.”

  • “Anche io figliolo... ma mi farai venire un nuovo infarto... promettimi che starai al sicuro.”

  • “Lo prometto... ora devo andare. A presto...”

 

E con questo poteva finalmente mettersi in viaggio alla volta di Chicago. Stava per percorrere molti chilometri per andare in una città sconosciuta, a conoscere persone mai viste prima, ma nonostante tutto era terribilmente calmo. Se poteva percepire qualche movimento nel suo corpo sentiva solo delle scosse di adrenalina, elettricità pura, non di paura, perché non vedeva l'ora di lasciarsi alla spalle il cartello stradale con scritto LIMA.



*******


Allora, che dire? Lo so, sono stata cattivissima in questo capitolo, ma la storia è così e come ben sapete ci saranno tempi migliori!
Mi sono sentita fisicamente male a scrivere di quella scena, voglio dire, Kurt che quasi becca Blaine e Dave insieme... che orrore.
In questo modo però c'è il grande cambiamento, ossia Kurt che parte alla volta di Chicago :D. Dal prossimo capitolo Ian e Mickey saranno molto più presenti ovviamente.
Continuo a scrivere della Hummelberry perché li adoro e perché mi piace molto anche l'amicizia che dividono Chris e Lea fuori dal set.
(Non parlo neanche di quanto mi piace la CrissColfer invece, basta vedere le mie altre storie XD).

Spero che nonostante tutto il capitolo vi sia piaciuto e come al solito ringrazio chi legge la storia, chi la mette tra le seguite, le preferite o le ricordate.
Ringrazio ancora tantissimo 
DoumekiChikara e Mary17!

PS: quanto è bello il nostro cast al paleyfest? 
Alla prossima!

 

   
 
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