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Autore: Sunshine_78    14/03/2015    8 recensioni
Terza parte di 'Do you wanna a baby?'.
Harry dovrà affrontare qualcosa di incredibile. E forse, d'ora in poi non sarà più solo!
Au:slice of life/MPREG
Genere: Angst, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: Mpreg
- Questa storia fa parte della serie 'Do you wanna a baby?'
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Do you wanna a baby? (3)



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E’ da mezz’ora ormai che Harry fissa in trance il test di gravidanza. Non riesce proprio a capire come possa essere successo. O meglio, sa benissimo come è successo.
Tutto è iniziato una settimana prima quando era in un ristorante cinese con Liam, Niall e Zayn. Harry ha sempre adorato il cibo cinese, ma quella sera non riuscì neppure a mandar giù un boccone di zuppa za zai passando tutta la serata – e nottata – a vomitare. Inizialmente diede la colpa allo stress, ma visto che la nausea continuò anche i due giorni successivi, il ragazzo iniziò a preoccuparsi. Con internet alla mano passò in rassegna tutte le malattie legate alla nausea e a pagina quindici, tra la sifilide e l’epatite b, trovò quello che ormai non credeva più si avverasse.
Gravidanza.
Gli sembrava impossibile. Ma non improbabile, visto che con Louis, l’ultima volta che si erano visti - ormai un mese e mezzo prima – sapeva benissimo che non avevano usato alcuna protezione, usata invece con Nick.
Harry lasciò passare altri tre giorni prima di decidersi a comprare il test. Aveva avuto troppe delusioni legate ai test di gravidanza e non voleva anche questa volta soffrire. Perché, paradossalmente, ora che era tornato celibe, ora che non aveva più Louis al suo fianco, ora che non sentiva neanche più Nick, visto che non aveva più bisogno di lui, ora sentiva un bisogno viscerale di avere un bimbo su cui riversare tutto se stesso.
Harry non saprebbe dire dove trovò il coraggio di andare in farmacia – quella più lontana dal suo quartiere, per non incorrere in incontri strani – comprare un test, tornare a casa e chiudersi in bagno. Fatto sta che lo fece e quando sul test apparve la tanto agognata lineetta blu, Harry quasi svenne. Aveva atteso quella linea per anni e ora che aveva perso tutto quanto, aveva ottenuto il suo sogno realizzato.
Harry si ritrova a tirare su con il naso, mentre fissa ancora quella lineetta colorata. Teme che sia un’allucinazione ottica, quindi torna a rileggere le istruzioni, anche se, dopo due anni che prende sempre la stessa marca, pensa di averle imparate a memoria.
Harry quella sera non mangia, propinando a Niall la scusa del sonno. L’amico appare sospettoso, ma non fa commenti. Harry vuole solo chiudersi in camera e riordinare le idee.
Aspetta un bambino. E questo ormai l’ha appurato.
Sa però che non potrà avere il suo bimbo rimanendo in casa di Zayn e Niall. Gli amici lo aiuterebbero sicuramente, ma non vuole che Louis in un modo qualsiasi venga a sapere di questa gravidanza. Per essere ancora più sicuro, Harry vorrebbe addirittura lasciare Londra. Sa che l’azienda per cui lavora ha diverse filiali in altre città e tentare di chiedere un trasferimento non gli costa nulla. In fondo Harry è bravo nel suo lavoro e oltre all’inglese conosce anche il francese, lo spagnolo e il russo, pertanto non dovrebbe avere difficoltà a ottenere di lavorare in un’altra sede. Quella sera Harry si addormenta con una mano appoggiata dolcemente sul grembo e con un sorriso che non c’era sul volto da tanto tempo.






Harry ci mette quasi due settimane per ottenere la sede di lavoro. Il capo non ha accettato di buon grado la richiesta di Harry, ma tutti al lavoro sanno quanto lui abbia sofferto con il divorzio, quindi alla fine ha accettato la volontà del suo miglior collaboratore facendosi promettere che una volta tornato a star bene, sarebbe anche ritornato a Londra. Harry a questa richiesta si è limitato a sorridere. Se fosse per lui, non rimetterebbe mai più piede a Londra.
Ora che Harry ha risolto per il lavoro, deve pensare alla casa. Ha contattato una agenzia immobiliare che gli offra una casa grande e accogliente. Vuole almeno quattro camere da letto e due bagni. Non gli importa un giardino, visto che è difficile trovarlo in centro città, ma vuole una terrazza. Inoltre la casa deve essere obbligatoriamente vicina ad un parco e alla sua azienda. Dove lavora Harry c’è un asilo nido e una scuola materna che tiene i bambini fino ai sei anni quindi per ora non deve preoccuparsi della scuola. L’agenzia è stata molto veloce ed efficiente. Ha mostrato ad Harry diverse case – tutte in foto – e il ragazzo ha scelto quella che per lui è la migliore. L’affitto è un po’ alto, ma Harry è consapevole che la qualità costa, quindi accetta senza lasciar passare altro tempo, rischiando di perderla.
Infine, ad Harry resta un’ultima cosa da fare. Non vorrebbe, ma sa che deve, per poter partire sicuro.
Ha letto tanti libri sulla gravidanza e sa bene che alla ottava settimana circa può sentire il cuore del suo bimbo battere, per questo si ritrova alle otto di sera presso uno studio ginecologico. E non uno qualsiasi…
James apre la porta e quando si ritrova di fronte Harry per poco non casca a terra, quanto è incredulo. “Haz? Che ci fai qui?”
Harry rimane impassibile mentre osserva l’altra persona che lo ha deluso tantissimo nella sua vita. Vorrebbe tirargli un pugno, ma si trattiene. E’ un periodo felice per lui e non vuole rivangare ancora una volta il passato. “Ti disturbo?”
James scuote velocemente la testa e sorride timidamente. “No, Harry, figurati. Stavo per andare a casa, ma tu non mi disturbi mai.”
Il ginecologo si sposta dalla porta e l’altro entra nella sala d’attesa. E’ deserta e la musica che di solito intratteneva i pazienti è spenta. Non c’è nessuno ed Harry è più sereno. Può parlare tranquillamente.
“Vorrei fare un’ecografia.”
James fa una faccia interrogativa, ma non espone le sue perplessità. Si limita a far strada ad Harry fino al suo studio. Accende velocemente il macchinario, mentre l’altro si siede su una poltroncina. “Harry, perché vuoi fare un’ecografia? Credi di…”
James non finisce la frase, ma Harry non ne ha bisogno per capirne il senso.
“Se anche fosse, non sarebbe grazie a te!”
James beve un sorso d’acqua dalla sua bottiglietta appoggiata sopra la scrivania. Non sa bene come giustificare le sue azioni. No sa neppure se possano essere giustificate. “Harry, ti assicuro che non avrei mai voluto. Ma Louis aveva bisogno di me. Comunque, gli avevo detto proprio la sera prima che tu lo scoprissi che non l’avrei più aiutato. Spero tu possa credermi!”
Harry si limita ad annuire. Gli crede, anche perché li ha sentiti parlare quella mattina e quella conversazione telefonica è impressa come il fuoco nella sua mente. “Non voglio più parlare di questa faccenda. E’ un capitolo chiuso. Louis ed io non siamo più sposati ormai.”
Il ginecologo diventa improvvisamente triste. Vorrebbe dire qualcosa, ma resta zitto.
“James, devo chiederti alcuni favori e vorrei che questa volta tu rispettassi il camice che porti addosso. Sai perché non ho voluto rovinarti? Perché so che tu sei bravo. Vorrei che questa volta tu mi confermassi la tua bravura e soprattutto la tua onestà.”
James annuisce velocemente, mentre invita Harry a sistemarsi sul lettino.
“Lascerò Londra e vorrei tu mi consigliassi un buon ginecologo che possa seguirmi nei mesi futuri. Nessuno sa della mia partenza, neppure Niall e Zayn, e vorrei che rimanesse così. Nessuno dovrà sapere dove andrò, soprattutto Louis. Inoltre - mi sembra superfluo dirlo - nessuno dovrà sapere di questa visita, annessi e connessi inclusi.
James ha intuito qualcosa, ma, solo quando sparge del gel sul ventre di Harry e, dopo averci appoggiato delicatamente la sonda, guarda lo schermo, capisce. Muove leggermente la sonda, ma ha già visto quello che doveva vedere. “Harry, tu sei…”
Harry neppure ascolta le parole di James. E’ troppo preso a guardare lo schermo che gli mostra il suo bimbo. Non ci capisce nulla, ma per lui è l’immagine più bella del Mondo.
“Harry, a che settimana sei?”
“Circa all’ottava.”
James annuisce e poi schiacciando alcuni tasti riempie la stanza di un rumore fortissimo. Harry sgrana gli occhi, che subito gli diventano lucidi. Il cuoricino del suo bimbo gli ricorda dei cavalli imbizzarriti, ma mai alcun suono è apparso più melodioso per lui. “Haz, il padre è Louis vero?”
Harry punta i suoi occhi sprezzanti sul ginecologo che a sua volta lo sta guardando serio. “James, hai il segreto professionale da mantenere.”
“Lo so bene, Haz, ma se Louis è il padre, non credi che abbia il diritto di sapere? Louis mi ha detto quello che è successo tra voi l’ultima volta che vi siete visti e le date coincidono.”
Harry torna a guardare lo schermo, evitando accuratamente gli occhi dell’altro. “Questo bambino è solo mio e sappi che se tu dirai qualcosa a Lou io ti denuncerò. Decidi tu che fare.”
James sospira rumorosamente per poi passare della carta ad Harry, per potersi pulire. Dopo si siede alla scrivania e inizia a scrivere la diagnosi. Harry intanto scende dal lettino e si accomoda sulla poltroncina dove si era seduto precedentemente. Parlano riguardo il nuovo ginecologo che seguirà Harry e il ragazzo è più tranquillo. Ma quando sta per andarsene James lo blocca. E’ serio ed Harry è certo che voglia parlargli ancora di Louis e invece… “Harry, a proposito del bambino, devo dirti una cosa…”






Harry è arrivato a Parigi da ormai cinque giorni. L’aereo era in orario e una volta atterrato ha subito trovato un taxi libero. Il suo appartamento si trova vicino alla Place Saint Michel. Appena arrivato c’era ad attenderlo fuori un impiegato della agenzia immobiliare che dopo avergli mostrato tutta la casa, gli ha anche suggerito diversi posti dove divertirsi. Harry deve apparire come uno di quei ragazzi che una volta arrivato a Parigi si dedica solamente alla movida notturna, ma lui non è così. In aereo si è scritto una serie di regole che deve rispettare per la sua, ma soprattutto per la salute del suo bimbo. Innanzi tutto niente cibi che possano far male, come carne cruda, carne affumicata e pesce crudo.
Niente caffeina, niente alcol e niente latte non pastorizzato.
Harry sa bene che sarà dura per lui evitare dei cibi e rimanere sempre all’erta riguardo a cosa manderà giù per i prossimi otto mesi, ma non lo spaventa molto fare delle rinunce. Lo spaventa, invece, sbagliare qualcosa e mettere a rischio la vita che sta crescendo dentro di lui.
Comunque Harry è fiducioso di se stesso e di tutti i libri che si è portato da Londra. Ha intenzione di imparare sempre di più sulla gravidanza e il ginecologo di cui James gli ha dato il numero si è già reso disponibile per tutte le sue domande.
Il suo appartamento è molto luminoso ed Harry è felice di sedersi in terrazza, mentre beve una spremuta e legge altri capitoli dei suoi libri. Gli piace davvero la sua casa e non vede l’ora di sentire tra quelle mura dei pianti e delle risate di bimbi. Mentre se le immagina si ritrova a sorridere felice.
Sa benissimo di essere scappato da Londra proprio come un ladro, senza lasciare alcun recapito agli amici che lo hanno sempre sostenuto e aiutato, ma Harry vuole farcela da solo. Durante la gravidanza e anche dopo. Vuole dimostrare a tutti che in fondo Louis gli è servito solo per il seme, il resto riesce a gestirlo tutto da solo. Per questo Harry non si sente completamente in colpa verso i suoi amici. Sa di aver preso la decisione migliore per tutti. E poi, deve ammettere che cambiare così vita da un giorno all’altro è eccitante.
Un’ora prima era a Londra e stava a casa dei suoi amici.
Un’ora dopo era a Parigi e stava nel suo appartamento.
I pensieri di Harry vengono interrotti improvvisamente dal suono del suo nuovo cellulare. Appoggia il libro sul tavolo e si sposta in salotto per prendere l’apparecchio che continua a suonare imperterrito. “Pronto?”
Harry ammette che il suo francese è sempre stato impeccabile, ma forse perché non era mai stato in Francia. Ora che si ritrova a Parigi capisce che deve migliorare.
“Salve, parlo con Harry Styles?”
“Sono io, chi parla?”
“Sono uno dei tuoi futuri colleghi, volevo ricordarti che domani devi iniziare a lavorare. Sai raggiungere l’azienda da casa tua?”
Harry sorride e sposta il telefono dall’orecchio per poterlo guardare. Forse può aver trovato già un amico a Parigi.






Sono passati tre mesi da quando Harry è arrivato a Parigi. Al lavoro le cose non vanno molto bene. Harry è emarginato da tutti, anche dal collega che lo aveva chiamato per aiutarlo il primo giorno di lavoro. Lui ci prova ad essere simpatico, ma rimane sempre e comunque quello nuovo e quello… incinta.
Ora che è alla ventesima settimana si vede benissimo la pancia ed Harry ne è felicissimo. Non la vuole coprire e la ostenta come se fosse la sua più grande dote. Infondo, non gli interessa poi molto dei colleghi. Lui non è a Parigi per conoscere gente, ma per lavorare, quindi gli va bene mantenersi distaccato.
Nel pomeriggio Harry avrà la sua seconda ecografia con il dottor Dupont. Harry trova che sia un bravo medico e sempre disponibile per lui. Gli è stato accanto quando ha fatto le analisi per vedere che il feto non avesse anomalie cromosomiche e ora finalmente gli dirà il sesso. Ad Harry non importa poi molto, ma vuole comprare un sacco di vestitini e tutine e non vorrebbe prenderle tutte bianche.
Alla fine, l’intuizione di James era esatta. Harry ha in grembo due bimbi. Quando ne ha avuto la conferma, qualche settimana prima, dal dottor Dupont, Harry non è riuscito a trattenere le lacrime. E l’eccitazione. Tanto che, subito dopo la visita è andato a comprare una carrozzina due posti, rivolti verso il genitore, perché Harry non vede l’ora di parlare e fare tante facce strane ai suoi cuccioli. Anche i lettini e i seggioloni ci sono già. Senza contare tutti i giochi educativi che Harry ha comprato. In un libro ha letto che già nel pancione riescono a sentire i suoni, per questo Harry legge ai suoi pargoletti tutte le sere una storia. Spesso si tratta di favole in inglese, ma non disprezza neppure il francese visto che abiteranno a Parigi.
“Harry, sei in anticipo oggi.”
Harry mette il cellulare in tasca e alza gli occhi sul dottor Dupont. E’ un bel uomo. Giovanile, sebbene abbia già cinquant’anni. Pare che sia stato in passato il mentore di James, visto che ha vissuto degli anni a Londra. “Sì, mi scusi. Ma sono molto emozionato.”
“Andiamo, allora. Scopriamo il sesso dei tuoi bimbi.”
Harry sorride mostrando le sue dolcissime fossette. “Andiamo.”
Il ginecologo gli porge la mano per aiutarlo ad alzarsi ed Harry ne approfitta, visto che si sente proprio enorme e molto pesante. “A casa va tutto bene, Harry?”
Harry annuisce. Non vuole farsi vedere debole. Non può dire al suo ginecologo che si ritrova spesso a piangere sotto la doccia o sul divano. Non può dire al dottore che la notte sogna che Louis sia lì con lui a coccolarlo e ad accarezzare la sua pancia. Harry sa che questi comportamenti sono dovuti agli ormoni, ma lo stesso non riesce ad accettarli. Infatti, appena riprende il controllo di sé, si ritrova ad odiarsi. “Tutto bene, grazie.”
“Ti sei trasferito ai piani bassi di casa tua come ti ho suggerito, vero?”
Harry stavolta annuisce con più vigore. Non potrebbe mai mettere i suoi cuccioli in pericolo, quindi appena il dottor Dupont gli aveva detto che poteva essere pericoloso per lui fare le scale, subito si era spostato nella camera al piano terra. Niente più terrazza e vasca idromassaggio, ma doveva sopportare ancora pochi mesi.
“Bravo, Harry. Allora, hai qualche preferenza sul sesso?”
Harry segue il dottore dentro il suo studio e subito si stende sul lettino.
“Sai – continua il ginecologo – tutti si aspettano sempre qualcosa e a me piace vedere i loro volti quando scoprono o che avranno ciò che desiderano o che avranno tutt’altro, che poi va sempre bene.”
“Io non ho preferenze. A me importa che loro stiano bene.”
“Sei proprio un bravo papà, Harry. I tuoi bimbi sono molto fortunati.”
Harry sorride e si porta una mano alla pancia gonfia, prima di sentirla ricoperta di gel. Passano alcuni minuti prima che il dottor Dupont gli dia il responso tanto atteso, durante i quali gli fa sentire ancora una volta il battito cardiaco dei suoi bimbi.
“Allora, Harry, tu come te la cavi con il calcio?”
Harry allarga un po’ gli occhi. Inizialmente non capisce bene l’associazione, ma poi il suo cervello torna a connettere. “Calcio?”
“Eh sì, calcio. Ti stampo le foto.”
Harry annuisce con le lacrime agli occhi. Lui ha sempre odiato il calcio e sa benissimo che non è certo che i suoi figli ameranno quello sport, ma, se dovesse succedere, Harry è pronto a cambiare tutti i suoi gusti, per non far mancare nulla ai suoi bimbi. “Potrebbe anche piacermi il calcio!”






Sono passati altri tre mesi da quando Harry è giunto nella capitale francese. Ora dire che è una mongolfiera è riduttivo. E’ un mese ormai che non va più al lavoro, perché potrebbe essere pericoloso per lui fare sforzi eccessivi. Quindi si limita a stare steso sul divano e a mangiare. Harry mangia a qualsiasi ora, spesso a causa di voglie improvvise. Ha sempre letto che le voglie sarebbero arrivate nei primi mesi e quando lui era sopravvissuto incolume a quel periodo aveva pensato che non le avrebbe mai avute. E invece… una notte si è ritrovato in taxi diretto verso il McDonald’s sempre aperto per prendere delle patatine fritte e un frullato. Un’altra volta aveva voglia di pizza alle sette del mattino. Un’altra ancora si era ritrovato a desiderare fragole con aceto mentre era al lavoro. Insomma, per nulla facile visto che Harry è da solo. Ma ora ha imparato quali sono i suoi gusti – o meglio, quelli dei suoi cuccioli – e ha prevenuto rifornendo il frigo di tutto ciò che desidera di più. Il problema peggiore sono i crampi e il respiro corto appena si muove. E’ un paradosso perché il formicolio alle gambe gli richiede il movimento e appena fa un passo, si ritrova ad annaspare in cerca di aria.
“Allora, Harry, va tutto benissimo. E’ tutto nella norma per la tua trentaduesima settimana.”
Harry è ad un’altra visita ginecologica. Nell’ultimo periodo ne ha avute molte, ma per lui non è un problema. Anzi, apprezza che il dottore gli stia dietro con tanta dedizione.
“Tu Harry come ti senti?”
Il ragazzo si sistema la maglia large sulla pancia e raggiunge la scrivania del dottore. “Bene. Ho sempre fame, sono stanco e indolenzito. Ma, a parte questo, sto bene.”
Il ginecologo annuisce e ritorna a scrivere al computer. “E’ tutto nella norma, Harry. Non preoccuparti. Senti, volevo parlartene la scorsa settimana, ma poi ho preferito aspettare oggi, visto che ho avuto solo questa mattina le date disponibili. Che ne dici di fare il cesareo tra tre settimane?”
Harry allarga gli occhi e istintivamente si porta una mano alla pancia. “Così presto?”
“Non è presto, Harry. Alla trentacinquesima settimana va benissimo.”
Harry neppure se ne rende conto, ma si ritrova con gli occhi lucidi.
“Harry, che succede? Stai male?” Il dottor Dupont lascia la sua postazione per avvicinarsi al paziente. Gli accarezza piano una spalla e si siede nella poltroncina accanto. “Harry, parlami. Dimmi cosa ti fa piangere.”
Harry tira su col naso e trema leggermente. “Loro staranno bene, vero? Non gli succederà nulla, giusto?”
Il ginecologo lo stringe dolcemente a sé per farlo calmare. “Ma certo, Harry. Loro stanno benissimo e anche il futuro staranno bene. Il cesareo verrà fatto in anestesia locale quindi tu vedrai i tuoi bimbi appena nati. Poi starete qui in ospedale tutti e tre per quattro o cinque giorni e dopo potrete tornare a casa e iniziare la vostra vita.”
Harry si stacca violentemente dall’altro, puntando i suoi occhi bagnati su quelli del dottore. “Io non ce la faccio. Sono solo. Credevo di farcela, ma non posso. Se avranno fame, come farò a dar da mangiare a entrambi contemporaneamente? Come farò a cambiarli o ad addormentarli? Non ce la faccio.”
Dupont lo fissa intensamente. “Perché non provi a chiedere aiuto al padre dei bimbi?”
“Non posso – Harry scuote la testa energicamente, mentre tira su forte col naso – non vuole avere figli.”
“Per esperienza personale posso dirti che…”
“Non mi interessa. Lui non vuole i miei figli. Loro sono solo miei.”
Il ginecologo annuisce visto che non può fare altro. “Harry, quando tornerai a casa avrai bisogno di riposo, quindi qualcuno dovrà prendersi cura di te e dei piccoli. Permettimi di darti una mano…”
Harry sente di nuovo farsi gli occhi lucidi. Forse al lavoro ha trovato solo persone restie e asociali, ma il suo dottore si è dimostrato un vero amico. “Lei?”
L’altro ride leggermente. “Mia moglie. Sai, i nostri figli sono adulti e non hanno più bisogno di noi. Per lei sarà un piacere starti accanto. Le ho parlato di te, le ho detto che sei molto forte e coraggioso. Ma alle volte, anche i forti hanno bisogno di qualcuno.”
Il ragazzo sta in silenzio qualche minuto per poi mostrarsi ancora una volta forte e coraggioso. “Mi va bene la data per il cesareo.”






È da trentacinque settimane più tre giorni che Harry è incinta e a breve inizieranno ad operarlo per tirar fuori i suoi bimbi. Harry è agitato, ma sa che andrà tutto bene e che presto potrà abbracciare quelle dolci creature che sono cresciute dentro e con lui.
“Harry, adesso ti faranno l’anestesia. Non proverai dolore. Tu stai calmo, sentirai solo una piccola scossa, null’altro.”
Harry annuisce leggermente al dottore che è al suo fianco e fa di tutto per non pensare al male che teme di sentire. Pensa, invece, ai suoi bimbi, che a breve vedranno la luce del Mondo. Pensa che tra poco li sentirà piangere e sa che piangerà anche lui, perché è impossibile trattenere le lacrime di fronte a un tale miracolo della natura. Poi pensa a quando finalmente saranno a casa, loro tre da soli, e vivranno giorno dopo giorno. Pensa a tutto quello che sbaglierà come genitore novello e pensa ai rischi a cui potrebbe sottoporre i suoi piccoli, ma poi, per darsi forza, pensa anche alle vittorie che raggiungerà da solo.
Sebbene Harry sia sveglio e cosciente si è estraniato nel suo Mondo, fino a che non sente una leggera pressione sulla pancia. Allora, torna a seguire i discorsi del medico e della ginecologa.
“Harry, adesso tiriamo fuori il primo.”
Il ragazzo teme di sentire tanto dolore, ma l’unica cosa che sente è il primo vagito del suo primo figlio.
L’infermiera glielo avvicina ed Harry scoppia in un pianto rumoroso e imbarazzante, ma non gli importa. Quello lì è il suo ometto ed è perfetto anche se tutto sporco. Poi subito il piccolo viene portato fuori dalla sala operatoria. Harry sa che li devono lavare, vestire e pesare.
Dopo qualche attimo di silenzio sente un altro vagito. Un po’ più debole del precedente, ma comunque si sente. Questo è il suo secondo ometto e sta bene.
“Ed ecco il secondo, Harry. Sei stato bravissimo!”
Harry annuisce al dottore tra le lacrime che non esitano a smettere. Un’altra infermiera gli mostra il bimbo ed Harry non resiste alla tentazione di toccare appena quel corpicino tanto piccolo e fragile. Poi anche lui viene portato fuori dalla sala operatoria. Ora tutti si dedicano a lui. Viene ripulito, gli tolgono le placente e infine ricucito.
Dopo mezz’ora circa, Harry è nella sua stanza d’ospedale. Si ritrova ad avere addosso tre maglie, perché ha continui brividi di freddo. Intanto il dottore è andato a vedere i bimbi.
“Harry?”
Il ragazzo si volta verso la porta. “Sì?”
“I bambini stanno benissimo. Ora te li portano.”
Harry torna ad avere gli occhi lucidi. “Grazie dottor Dupont, non so come ringraziarla.”
Il dottore scrolla le spalle e se ne va. Neppure dieci minuti dopo Harry sente delle voci di donne avvicinarsi alla sua stanza.
“Eccoci qua, Harry Styles?”
Harry si sistema meglio sul letto, con il cuore che batte fortissimo. “Sì, sono io.”
“Ci sono due persone che vogliono conoscerla.”
Il neo papà annuisce felice. La prima infermiera gli passa in braccio in bimbo nato per primo.
“E’ nato alle 8.37 e pesa 3.840 kg.”
“Mentre quest’altro bimbo è nato alle 8.41 e pesa 3.500 kg.”
La seconda infermiera gli mette in braccio anche l’altro bimbo. Dormono entrambi e con le loro tutine azzurre sembrano degli angioletti.
“Grazie, grazie veramente a tutte e due.”
Le due donne sorridono felici e poi gli dicono che a breve porteranno nella sua stanza le culline per i bimbi. Prima di lasciarlo solo, inoltre, gli suggeriscono di pensare già ai nomi.
Harry però non deve pensarci molto. Ha già deciso da tempo i nomi per i suoi piccolini. Si abbassa fino a baciare la fronte coperta del bimbo nato per primo. “Emilien Styles, benvenuto al Mondo!”. Poi si avvicina alla fronte dell’altro bambino e la bacia dolcemente. “Léonard Styles, benvenuto al Mondo!”


















Angolo autrice:
Ciao a tutti! Scusate il leggero ritardo, ma sono ammalata…
Eh, sì. Sono ridotta come un vegetale e sappiate che ho scritto questo capitolo ieri ed oggi, tra un riposino e l’altro. Quindi, ecco spiegato il motivo se vi dovesse fare schifo!!
Devo dire la verità, a me è piaciuto molto... Scriverlo e poi rileggerlo. Harry con il pancione mi ha fatto quasi piangere – però potrebbe essere stata colpa della febbre!!!
Qui non si vede mai Lou e mi dispiace molto, ma nel prossimo ritornerà, più figo e dolce che mai.
Il prossimo dovrebbe essere l’ultimo, ma non ne sono certissima. Dipende tutto dalla mia mente!!
Ve li aspettavate i gemellini? Io sono contentissima di aver dato ad Harry due maschietti... Con tutto quello che gli è successo, se lo merita!! Comunque i piccoli sono dizigoti, per questo diversi tra loro!
Spero di non aver sbagliato a scrivere nulla sulla gravidanza... Sapete, mentre scrivevo deliravo per i nomi dei bimbi. E alla fine ho optato per nomi francesi perché LouLou ha un nome francese e credo che Harry ami pazzamente i nomi francesi.
Spero che questo capitolo non vi deluda!
Volevo chiedere perdono per il carattere delle altre due storie. Prometto che non userò mai più corsivo e grassetto!
Grazie per aver letto e apprezzato comunque…
Ringrazio chiunque mi abbia inserito tra gli autori preferiti… siete troppo carini!! O forse carine... E’ molto probabile che si tratti solo di ragazze!!!
Ringrazio poi chi recensisce, chi inserisce le storie tra quelle seguite/preferite/ricordate e anche chi legge solamente…
Sono felicissima che apprezziate le mie storie!!
Mi sento gli occhietti lucidi quindi meglio che vada... Spero di aver detto tutto!!
Ciao a tutti!!
A presto
Sunshine
PS: forse ci saranno errori visto che sto delirando!!! Sorry, guys!!!

   
 
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