Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: TurningSun    14/03/2015    7 recensioni
Ron non sapeva bene se Hermione ne fosse a conoscenza, se ne avesse almeno una minima idea del fatto che per colpa sua stava sperimentando ciò che sua madre gli aveva spiegato essere i peccati capitali.
Superbia. Avarizia. Accidia. Lussuria. Invidia. Ira. Gola.
Hermione Granger era la causa di ogni suo male.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

MY DEADLY SINS
 

First comes the blessing of all that you've dreamed,
But then comes the curses of diamonds and rings.
Only at first did it have its appeal,

But now you can't tell the false from the real.

(Gold – Imagine Dragons)

 

 

Ron non sapeva bene se Hermione ne fosse a conoscenza, se ne avesse almeno una minima idea del fatto che per colpa sua stava sperimentando ciò che sua madre gli aveva spiegato essere i peccati capitali.

Superbia. Avarizia. Accidia. Lussuria. Invidia. Ira. Gola.

Ne aveva sentito parlare in modo vago e non aveva mai capito davvero cosa significasse ciascuno di loro. Questo prima di aver incontrato Hermione Granger, prima di essersene innamorato ed essere diventato il suo ragazzo.

Formavano una coppia da tre anni. Non lo credeva possibile, ma in questo lasso di tempo, aveva provato sulla propria pelle ciascuno di questi vizi.

Hermione Granger era la causa di ogni suo male.

 

 

 

Se non fosse stato per il bicchiere che aveva in mano e per il fatto che Harry continuava a parlargli, presentandolo a nuovi maghi e streghe, Ron avrebbe preso per il collo il biondino che flirtava senza remore con la sua ragazza.

Eric Qualcosa stava parlando, ridendo e sparando stupide battute alle quali Hermione rideva, da almeno quindici minuti.

Come sapeva il suo nome? Perché, ovviamente, Hermione parlava di quel damerino ogni giorno, almeno una volta al giorno. Era arrivato a zittirla con un bacio, tanto per marcare bene il territorio e sottolineare il fatto che era lui l'unico uomo di cui doveva parlare. Lui e suo padre, se si voleva essere gentili.

Invece no, Hermione Granger, definita da tutti la strega più brillante di Hogwarts, non capiva che sentir parlare del suo collega faceva andare su tutte le furie il suo ragazzo, Ron Weasley.

Prese un sorso di Acquaviola, trattenendosi, ancora una volta, dall'andare dalla propria ragazza, farla girare e darle un bacio sulle labbra così passionale, che poi sarebbero dovuto rinchiudersi nel bagno per sfogarsi.

Se da una parte, sperava che questa fantasia diventasse realtà, la propria parte razionale gli ricordò che la sua ragazza non avrebbe mai permesso né il bacio né ciò che ne sarebbe seguito.

Finì l'Acquaviola e ripose il bicchiere su uno dei vassoi che fluttuavano per la stanza.

Era il momento di far capire di chi era Hermione.

Si avvicinò a grandi passi alla ragazza e le prese la mano, alzandola davanti a Eric. Doveva vedere che solamente lui poteva intrecciare le dita con quelle di Hermione Granger.

Poi depose un casto bacio sulla guancia della ragazza, le cui guance si accesero di rosa. “Tesoro, ti ho cercato per cinque minuti. Ti stai divertendo? Hai provato le tartine al salmone?”

Hermione lo guardò non sapendo cosa passasse per la testa del proprio ragazzo. “Ron, questo è Eric Danes. Te ne parlo spesso.”

Ron sorrise forzatamente all'uomo che cortesemente gli porgeva la mano. Fece altrettanto per poi mettere un braccio attorno alla vita di Hermione.

È mia.

Solo mia.

 

Avarizia.

 

 

 

“Ti stava attaccato come un gatto ad un gomitolo di lana!” Sbuffò Ron, mentre si aggiustava il cappotto primaverile, all'uscita del Ministero.

Hermione camminava poco più avanti, i tacchi che battevano sulla strada, deserta a quell'ora della notte. “Mi hai reso ridicola di fronte a tutti!”

“Certo, ora sono io il problema! Sempre io! Lui stava flirtando con te e tu nemmeno te ne sei accorta. Per essere la strega più intelligente del pianeta, sei cieca!”

Forse non avrebbe dovuto dirlo. No, non avrebbe dovuto proprio perché gli occhi di Hermione bruciavano di rabbia e delusione. Ma non le avrebbe permesso di vincere quel litigio.

Lui aveva ragione.

“Prova a dire che non è vero!” Continuò, totalmente cosciente che quella frase poteva essersela risparmiata.

“Tu sei un'idiota, Ron Weasley. Un emerito cretino. E devo ancora capire per quale motivo, dopo sei anni, io debba ancora ritrovarmi ad avere a che fare con un bambino geloso!” Aveva urlato. Hermione Granger aveva urlato in mezzo alla strada, dove una coppia di giovani passarono guardandoli sbigottiti.

Non poteva lasciare a lei l'ultima parola. Lui aveva sempre ragione, no?

Prese fiato e lasciò uscire le parole. “Se tu non avessi deciso di flirtare con quel manico di scopa, non sarei arrivato a tanto.”

Vide la ragazza sbattere le ciglia, sopra gli occhi lucidi. “Sei un cretino.” E detto questo si Smaterializzò.

Perché Hermione non voleva mai ammettere che lui aveva sempre ragione?

 

Superbia.

 

 

 

C'erano voluti tre mazzi di fiori, due scatole di cioccolatini, due film sdolcinati (Hermione diceva che forse da quelli avrebbe imparato e, no, lui non aveva davvero pianto quando Noah e Allie avevano fatto l'amore: gli era entrato qualcosa nell'occhio.) e una serie di messaggi sdolcinati alla segreteria telefonica perché Hermione si Materializzasse alla Tana.

Ron le aprì la porta, vestito di tutto punto e un sorriso timido.

Si guardarono un attimo senza pronunciare una parola.

Non si parlavano direttamente da una settimana, da quando erano usciti dal Ministero urlandosi contro.

Ron aveva deciso che per quella volta poteva lasciare a Hermione la vittoria e che, di sicuro, lei avrebbe capito il suo gesto. Insomma, aveva solamente messo un braccio attorno alla sua vita e le aveva dato un certo numero di baci sulla guancia, e a volte sulle labbra. Non aveva fatto altro.

Ma la settimana era passata lenta e più passava il tempo più Ron sentiva la mancanza della sua ragazza. Nemmeno mangiare Cioccorane a volontà lo aveva aiutato.

“Buonasera.” Sussurrò, avvicinandola a sé appoggiando le mani sui suoi fianchi. Avvicinò il viso a quello della ragazza, le cui labbra erano leggermente incurvate in un sorriso.

Sentiva il suo respiro sul collo: era caldo, ma leggero. Come il vento che tira sulla Tana alla fine di Maggio.

Le accarezzò le labbra con il pollice per poi farle combaciare con le proprie. Solo in quel momento si rese conto di quanto gli fosse mancato baciarla.

 

Lussuria.

 

 

Quando sentì la risata leggera della sorella provenire dalla stanza accanto, Ron non avrebbe mai pensato di dover essere testimone di una sessione di sesso sfrenato.

Sfogliando il settimanale sul Quidditch, si ritrovò a sentire un gemito.

Non potevano farlo davvero. Non con lui nella stanza accanto!

Chiuse la rivista con un gesto secco tanto da far innervosire i giocatori dei Cannons. Doveva fargli sapere che stava sentendo tutto. Era così imbarazzante sentire il proprio migliore amico respirare così affannosamente e chiamare il nome di Ginny... Strinse i pugni e fece un respiro profondo: espira ed inspira. Proprio come gli diceva sempre Hermione quando voleva saltare addosso a qualsiasi ragazzo che la importunava.

Non poteva entrare in camera di Ginny. Non ora che... Merlino!

Si coprì le orecchie arrossate e bollenti con le mani per non sentire ulteriormente.

Doveva pensare a qualcosa.

Cioccorane.

Treno.

Hogwarts.

Hermione.

Sì, Hermione che gli accarezzava il collo prima di baciarlo leggermente.

Hermione che gli slacciava i bottoni della camicia.

Perché Hermione doveva giocare con i suoi ormoni e non farlo dormire da lei? La risposta arrivò veloce come le immagini di Hermione con le guance arrossate dal piacere: aveva fatto il cretino alla festa ed ora questa era la punizione.

Quanto avrebbe voluto avere anche lui baciare la propria ragazza.

 

Invidia.

 

 

È con lo stesso pensiero della notte precedente che Ron si svegliò all'alba.

Hermione che gli sfilava il maglione con le dita gelide.

Hermione che gli slacciava la cintura con gesti veloci.

Aprì gli occhi per controllare se tutto quello che la mente gli stava facendo provare non fosse effettivamente vero. Erano un sogno.

Si passò una mano tra i capelli per trovarli bagnati dal sudore.

Benché avesse gli occhi aperti, le immagini di Hermione mentre facevano l'amore in quello stesso letto gli vorticavano davanti, unite alle emozioni che ogni singolo tocco della ragazza innescava in lui.

La sua parte razionale stava cercando di oscurare quelle immagini, ma sembrava non avere alcun potere su di lui.

Hermione che gli accarezzava gli addominali.

Hermione che stringeva i suoi capelli, gemendo.

Scosse la testa e spinse i palmi delle mani sulle palpebre chiuse. Non poteva né voleva vedere quelle scene: era imbarazzante, ma soprattutto frustrante.

Aveva bisogno di Hermione.

Si diede dello stupido a quel pensiero. Non poteva trasformare la sua ragazza in un oggetto con cui sfogare le proprie fantasie ormonali.

Prese un respiro profondo e scaraventò le coperte in fondo al letto, lasciando che l'aria fredda del mattino reagisse contro il proprio corpo accaldato.

“Hermione... Perché non sei qui?” Sussurrò chiudendo gli occhi e passandosi nuovamente una mano tra i capelli, portandoli all'indietro.

... Sei così carino quando hai i capelli così...”

Si alzò di scatto dal letto e si diresse verso il bagno.

George dice che una doccia gelata è tutto ciò di cui si ha bisogno per scacciare questi pensieri.

Non poteva scendere a colazione in quelle condizioni, con il suo “amichetto” intenzionato a fare bella mostra dai pantaloni del pigiama e non poteva nemmeno sistemarlo “alla vecchia maniera” come diceva George.

Trattenne un urlo quando l'acqua fredda lo colpì in pieno petto. Stava per congelare, lo sentiva.

Perché non proviamo a farlo sotto la doccia?”

Ancora una volta la voce sensuale di Hermione gli attraversò la mente, facendolo tremare d'eccitazione.

Guardò verso il bacino, sconsolato.

Avrebbe dovuto restare sotto la doccia per parecchio tempo.

 

Gola.


 

Dopo essersi fatto la doccia più fredda e più lunga della sua vita, Ron scese i gradini che lo conducevano alla cucina.

Sentiva ancora così freddo che avrebbe potuto accettare pure la zuppa di patate della sera precedente.
Ovviamente, la mattinata di Ron Weasley non poteva essere conclusa lì. No, i due piccioncini che la notte precedente non lo avevano fatto dormire, anzi gli avevano procurato non pochi problemi tecnici e fisici, ora se ne stavano appollaiati sul tavolo della cucina a scambiarsi risolini e fette biscottate con la marmellata.

Harry aveva della marmellata di pesche, la sua preferita sulla guancia destra.

Oltre alla sua sanità mentale, stavano attentando alla sua pazienza!

“Giorno.” Tuonò bruscamente, dirigendosi verso la pentola dove friggeva la pancetta.

Né Harry né Ginny risposero: continuarono a guardarsi negli occhi mentre si scambiavano la colazione.

Ron prese una forchetta, lasciata lì vicino, e giro le fettine di pancetta. Avrebbe potuto infilzare Harry con la forchetta e fargli tanti buchi dal collo fino al suo amichetto... E alla sorella avrebbe potuto intrecciare i capelli come in quel film babbano della sirenetta. A Ginny era piaciuto tanto: vediamo se è davvero carino spazzolarsi i capelli con una forchetta unta!

“Ron, il maiale è già morto, non c'è bisogno di ucciderlo di nuovo!” Il tono canzonatorio del ragazzo sopravvissuto arrivò alle orecchie di Ron, il quale si accorse di aver infierito sulla propria colazione riducendola in poltiglia.

“Vado da Hermione. Quella è per voi.”

E senza guardarli prese il proprio mantello e si Smaterializzò.

Avrebbe tanto voluto togliere quel sorriso sul viso dei due amanti.

 

Ira.

 

 

Si Materializzò davanti alla porta della casa di Hermione, pronto ad esplodere.

Forse era il calo di zuccheri, forse era il fatto che si era fatto una doccia fredda per mezz'ora e che non aveva dormito bene, ma iniziò a tirare dei sassolini trovati nel giardino della propria ragazza alla sua finestra.

Doveva essere cosciente di quello che gli stava facendo passare.

“Hermione!”

Tonk.

Prese la mira e centrò il vetro superiore della finestra. “Svegliati!”

Tonk.

Lanciò alte due volte due sassi contro la finestra finché non intravide una massa di capelli dietro il vetro. Era sveglia finalmente.

Quello a cui non aveva pensato era l'umore con cui la ragazza si sarebbe svegliata e, di conseguenza, sarebbe scesa ad aprirgli la porta.

“Sei deficiente?” Gli occhi marroni di Hermione fiammeggiavano di rabbia. “Sono le otto di mattina e ti metti a tmfp...”

Ron aveva preso il viso della ragazza tra le mani e ora la stava baciando. Le sue labbra premevano contro quelle screpolate di Hermione, la quale si allontanò confusa.

Si guardarono per alcuni secondi: lei, nel suo pigiama giallo, e lui con la maglietta rossa di Star Trek.

“Posso fare colazione con te?”

Ne aveva abbastanza di litigare, di sentire la rabbia montargli dentro, di immaginarsi Hermione nel proprio letto.

Voleva solamente vivere una giornata tranquilla senza dover pensare a qualcosa.
Voleva Hermione.

Voleva baciarla ancora, accarezzarle i capelli e guardarla leggere un libro.

Voleva lasciare che il tempo scorresse lentamente.

 

Accidia.

 

 

“Tu non ti rendi conto di cosa mi fai.” Le sussurrò all'orecchio, prima di baciarle il lobo e scendere con le labbra verso la clavicola.

Le mani vagavano sotto il pigiama di Hermione come se animate di vita propria. Conoscevano quella pelle centimetro per centimetro. Ne conoscevano i difetti, la consistenza, la sensibilità.

“Cosa?” La voce di Hermione era roca, spezzata dai sospiri, mentre con le proprie mani percorreva la muscolatura della schiena del ragazzo, che, in quel momento, le stava torturando il collo.

“Mi fai arrabbiare.” Le baciò le labbra. “Mi fai desiderare ogni centimetro di te.” le bacio la clavicola. “Mi fai ingelosire.” Le baciò la pelle all'altezza del cuore. “Mi fai sentire stupido.” Le baciò l'addome. “Mi fai venir veglia di guardarti leggere.” Le baciò l'ombelico. “Per poi volerti avere solo per me.” Le bacio il lembo di pelle sopra gli slip.

Alzò la testa e la guardò negli occhi, coperti dalle ciglia lunghe e sottili.

 

Ron Weasley aveva sperimentato tutti i vizi capitali a causa di Hermione Granger.

Più continuava a fare l'amore con lei, più si malediva di non averli mai provati prima.

 

Fine

 

NdA: Spero che questa storia vi sia piaciuta! Ho preso spunta da una storia che ho letto qualche tempo fa (nessuna fan sfegatata di Free!?) su AO3.

Ho tentato con questo nuovo tipo di storia, con delle piccole drabble unite da un filo conduttore

Una sola precisazione: Noha e Allie di cui parla Ron sono i protagonisti di 'Le pagine della nostra vita'.

Grazie per aver letto!:D

  
Leggi le 7 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: TurningSun