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Autore: DreamWings    14/03/2015    0 recensioni
Tra le misteriose aule della Roswath, una scuola apparentemente normale, due potenti forze celesti stanno per riscrivere la storia e salvare così il mondo dall'oscurità.
Genere: Fantasy, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way, Mikey Way, Ray Toro | Coppie: Frank/Gerard
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Angels  

Astio profondo

1.

                                                                     
                                                                             
HIGHTSVILLE, NORD CAROLINA,
OGGI

 
 

Le pellicole oscuranti del vetro, che contrastavano l'elegante e lussuosa carrozzeria grigia dell'automobile, impedivano alla luce del sole di filtrare sui sedili posteriori. Un accento sconosciuto del Nord risuonò da fuori il finestrino del conducente, richiedendo un identificazione da parte di quest'ultimo. La frizzante aria di novembre, approfittando di quello spiraglio semichiuso, si infiltrò all'interno della Lancia Delta a cui erano appena stati aperti i cancelli del prestigioso edificio che si ergeva da innumerevoli secoli. Il verde lussureggiante dei giardini naturali accoglieva una miriade di ragazzi, ognuno assorbito in un'attività differente; c'erano quelli che giocavano a palla, quelli che erano completamente assenti perchè immersi nella lettura di un libro di fantascienza, e poi c'erano le ragazze raggruppate tutte insieme per aggiornarsi probabilmente sugli ultimi pettegolezzi della settimana, e lanciando ogni tanto qualche sorrisetto malizioso nella direzione dei ragazzi. Quando l'auto si arrestò in quelli che dovevano essere i parcheggi riservati al personale, la portiera venne aperta in automatico e Frank potè ritornare a riscaldarsi sotto i raggi luminosi del sole
 "Vedrai che ti piacerà questo posto." intervenì dopo due ore di silenzio l'uomo, mentre le porte scorrevoli principali si aprivano. Frank annuì ancora teso a studiarsi intorno. La radura era incredibilmente verde per essere autunno.
Quella mattina era cominciata nel più assurdo dei modi. Tutto ebbe inizio quando si ritrovò, nella cucina di casa sua, un uomo mai visto prima, che si rivelò essere un vecchio amico di sua madre.
Ma la sua attenzione ricadde subito sul messaggio che aveva portato per lui. Infatti, entrambi gli annunciarono che avrebbe dovuto preparare i bagagli all'istante perchè sarebbe partito oggi stesso, per trasferirsi in una scuola sperduta del Nord Carolina. E ora che se la ritrovava davanti, era la versione moderna di Hogwarts. Per quanto riguardava suo padre, invece, tutto ciò che sapeva era solo che fosse misteriosamente scomparso la notte in cui lui venne al mondo. Aveva origliato sua madre e quel tizio parlare da soli, ed era riuscito ad evincere solo qualche frase come "E' per il suo bene." "E' giusto così, ha diciassette anni ormai." Ma cosa era giusto? E cosa c'entrava il fatto che avesse diciassette anni? Un cambio di scuola non era poi così vitale, pensò. L'unico problema adesso, sarebbe stato quello di riuscire ad ambientarsi nonostante si fosse iscritto a metà anno scolastico inoltrato. In più quella scuola si differenziava. Per le regole rigide che esigeva, la si poteva paragonare ad un collegio. Ma Frank giurò di non aver fatto nulla di male per finire in un istituto del genere.
Nel silenzio dell'atrio adagiò il suo borsone sulle mattonelle in marmo del pavimento splendente della Roswath. La custode dai lunghi capelli bianchi, e la fronte pronunciata, annunciò un freddo benvenuto al ragazzo e gli elencò subito dopo quali erano gli orari da rispettare. Wow, per quel che ne sapeva, Frank non era mai andato a dormire alle nove di sera.
"Così lo spaventerai." fu l'ironico commento dell'uomo.
"Sta' zitto Brian." sputò la donna, acida. "Ragazzo, questo è tutto. E bada a come ti comporti, mi raccomando." Gli lanciò un'ultima occhiataccia scorbutica e si ritirò, a passo svelto, dietro la porta del suo ufficio.
"Fa' sempre così, ma ormai le vogliono tutti bene nonostante sia una vecchiaccia senza cuore." l'uomo ridacchiò. "Comunque piacere, io sono Brian." strinse la sua mano umida. "Tua madre mi ha chiesto di badare a te, e sarà esattamente quello che farò." sorrise. Frank, ancora intontito per il viaggio, lo fissò ed esitò prima di rispondere.
" Piacere." disse infine.
Rimasto solo, si mise subito alla ricerca disperata di qualcuno che potesse aiutarlo a trasportare i pesanti bagagli verso la sua stanza. A quanto dichiarava la chiave che gli aveva consegnato la vecchia, doveva essere la numero 43. In quel momento la sua tasca destra, contenente il cellulare, vibrò e fulmineo, un sorriso si accese sul suo volto quando riconobbe il numero impresso sul display. 

'Stronzo. Te ne sei andato. Tua madre mi ha detto tutto, ti odio, ma ti voglio bene lo stesso e mi manchi già. Appena puoi fatti sentire, ho bisogno di parlare con te, sapere come stai, come sono le ragazze lì, in quel posto dimenticato da Dio (ho fatto le mie ricerche). Un bacio.'

In effetti quella mattina aveva avuto a malapena il tempo di respirare. Aveva persino dimenticato di salutare, o perlomeno informare, il suo migliore amico che si sarebbe trasferito in una nuova scuola e addirittura in un nuovo posto. Ma Steve a quanto pare non si era offeso- non del tutto- visto che almeno lui si era degnato di scrivergli un messaggio. 
Erano stati amici sin dai tempi delle elementari, quando entrambi scoprirono di condividere la stessa passione per la musica rock e per la voce graffiata di Marilyn Manson. Ma la musica che ascoltava non si addiceva per niente al suo carattere. Frank era un ragazzo introverso- non esageratamente però- gentile, diligente, brillante e coscienzioso. Insomma, il tipo di ragazzo caratterizzato da un indole che lo renderebbe facilmente desiderabile da ogni genere di madre. Basti pensare al fatto che non avesse fatto storie, quando quella mattina era stato letteralmente estorto da casa sua e dai suoi affetti personali più cari.
Intravide due ragazzi e una ragazza infondo al corridoio.
Il primo dei ragazzi era facile da memorizzare per la sua capigliatura afro.
Il secondo probabilmente per la barba in accordo con i capelli biondi.
La ragazza era bassina e in carne, con un taglio di capelli neri che sopraffaceva quello che in realtà era un aspetto ingenuo.
Tutti e tre si voltarono e gli rivolsero un'occhiata piuttosto intrigata, fissandolo da capo a piedi. Avvertì gradualmente il disagio risalirgli per tutto il corpo.
Prese i bagagli da terra e si avvicinò a loro.
La ragazza rimase affascinata dai suoi lineamenti dolci e perfettamente tratteggiati, visibili chiaramente sotto la forte luce che in pieno giorno illuminava il corridoio in quella zona.
 "Ciao. Io sono Jamia, tu devi essere nuovo." quella voce così gentile ed educata aveva ridestato un qualcosa che Frank non sentiva ormai da tanto tempo.
"Si." si schiarì la voce, forse un po' nervoso.
Ma anche quando si presentarono gli altri due tipi- il riccioluto si rivelò chiamarsi Ray, e il barbuto era Bob- lui persistette a concentrarsi sulla ragazza ipnotizzato dalla sua purezza incontaminata e dai suoi ingenui occhi da bambina.
"Mi avevano detto che sarebbe arrivato un ragazzo, ma non mi avevano detto che sarebbe stato così carino." constatò lei, con un risolino che risuonò piacevolmente. Frank si sentì sottoposto ad una sfilza di emozioni che aveva già provato in passato quando gli era piaciuta una ragazza. Ed ora risalivano tutte alla luce grazie a lei. Era sempre la solita storia delle farfalle nello stomaco. Ed era qualcosa che gli altalenava il respiro e gli rendeva le gambe molli come gelatina. 
Jamia era davvero bella, ma bella sul serio.
 "Sei sempre la solita." rispose automaticamente Ray. "Un ragazzo non ha nemmeno il tempo di arrivare che tu provi a sedurlo, ragazzaccia." sogghignò.
"Non farmi passare per una maniaca, perchè non lo sono. Non gli ho proposto una sveltina nei bagni pubblici, il mio era solo un complimento." disse a sua difesa. I due stavano chiaramente scherzando, perchè il loro tono di voce sprizzava ironia. "Comunque Frank," disse tornando a guardare verso di lui. "Se hai bisogno di qualcosa, qualsiasi, puoi contare tranquillamente su di noi." 
Proprio in quel momento una voce strillante emerse nello sfondo dei corridoi e una figura bionda e slanciata sfilò verso di loro esibendosi in una camminata sicura di sè. "Jamia! Ti vuoi muovere?" esclamò la ragazza  dalle unghie rosso porpora. "Si arrivo, arrivo." sbuffò seccata. "Ricordati, se hai bisogno io sono qui." 
"Allora Frank, ti va di visitare come si deve questo posto si o no?" gli chiese Bob.
"Infondo dove le trovi due guide come noi." aggiunse Ray, facendo scivolare platealmente le mani sulle loro figure. Frank fece un cenno d'assenso.
 Bob gli piazzò una mano salda sulla spalla. "Perfetto." disse. "Il nostro gruppo aveva proprio bisogno di un ragazzo come te."
"Qui è un continuo 'non fate questo, non fate quello'. Ci trattano come dei bambini." Dichiarò Ray. "Ma noi sappiamo come fregarli ogni volta." procedette con una punta di malizia nella sua  voce.
"Cioè?" domandò Frank quando svoltarono all'angolo.
"Ogni sera dopo le nove molti di noi si riuniscono in qualche camera e organizzano dei festini notturni." Ray gli rese una breve spiegazione, alquanto su di giri all'idea, mentre avevano quasi raggiunto l'uscita principale.
Superata la porta scorrevole dell'edificio, Frank potè osservare meglio tutti gli studenti disseminati nel cortile della scuola. E si accorse che indossavano delle uniformi, ma non erano tutte le stesse. Alcuni seguivano un codice di abbigliamento che pareva esigere jeans chiari e magliette bianche con il logo della scuola che mostrava delle ali in piuma d'oca. Altri, invece, indossavano jeans più scuri e t-shirt nere con lo stesso logo stampato sopra.
"Diciamo solo che la scuola è divisa a metà e che non seguiamo tutti gli stessi corsi."chiarì Bob come se gli avesse letto nel pensiero.
"Capisco." disse, scrollando le spalle. In realtà non aveva capito niente. "E io?" domandò.
"Sei fortunato." osservò Ray."Ho sentito dire che eri iscritto ai corsi che frequentiamo noi. Quindi ti divertirai molto." 
Si sedettero su di una panchina tinta di un verde simile alla menta, sotto due alberi di melo di cui i rami si intricavano sopra le loro teste.
"Ce lo aveva annunciato la professoressa alla fine della scorsa lezione." gli spiegò meglio Bob senza batter ciglio. Subito dopo rivolse un'occhiata a Ray di sfuggita.
 Gettando gli occhi al cielo, Frank notò che le nuvole qui erano diverse, erano ancora più bianche del solito. Sembrava un pensiero stupido, che infatti tenne per sè, ma non poteva fare a meno di farci caso. 
Allineò lo sguardo ad altezza media, e fu in quel momento, che si accorse di due occhi verdi oltraggiosamente attraenti. Portava una giacca di pelle scura sopra la t-shirt. Contemplò i suoi capelli di un nero intenso come la notte; le labbra sottili; il naso lineato all'insù; l'epidermide latteo come quello di un vampiro. Rimpianse il respiro altalenante di poco prima, perchè adesso gli si era mozzato, violento, nell'esofago.
Stava parlando con un altro ragazzo dai capelli biondi, entrambi mescolati in una cerchia di persone vestite alla stessa maniera. 
Non appena il ragazzo dalla chioma corvina si accorse di lui, sfoggiando i suoi occhi che inchiodavano al suolo, e che erano così profondi da essere disarmanti, Frank, non sapendo cos altro fare, sorrise imbarazzato, aspettandosi di essere ricambiato. Invece il ragazzò sollevò un braccio e gli mostrò, con una smorfia sfottente, il dito medio suscitando la risata divertita dei ragazzi che stavano con lui.
Ora era l'imbarazzo ad essere disarmante. Rimase con la gola secca e abbassò lo sguardo sui fusti d'erba fresca. 
"Quello è Gerard Way." Lo informò Ray all'orecchio. "Il biondo è il fratello, Mikey." Gli indicò con un cenno il ragazzo che nonostante portasse gli occhiali da nerd, sembrava una di quelle spie sexy che appaiono solamente nei film di azione. "Non ti conviene farci AMICIZIA, non è un gran che in simpatia." concluse neutro.
"E' per caso il genere di stronzo viziato che sta con la più figa della scuola e si sente superiore a chiunque?" Si incuriosì Frank, ripristinando lo sguardo fisso sulla sua figura.
"Per essere un novellino te ne intendi di stronzi."esclamò sorpreso. " Dovrei per caso pensare che tu sia stato uno di loro nella tua vecchia scuola?" disse, suscitando la risata anche di Bob.
"No, è che ce ne erano di questo genere anche a Greenville." si morse il labbro inferiore.
 "Caapiscooo." cantilenò il riccioluto.
"Comunque, Gerard Way non è un semplice stronzo, è anche più di questo." Negli ultimi secondi la voce di Ray era calata in maniera quasi teatrale.
"Cosa intendi dire con questo?" 
Una voce al megafono interruppe la conversazione. "E' ora di pranzo." strillò per più di tre volte la voce. 
"Andiamo." scattarono Ray e Bob, sollevando entrambi di peso Frank, ancora titubante per la figuraccia che aveva appena vissuto.
"Qui sono severi sui ritardi." Dichiarò Bob.
"Qui sono severi su tutto." schioccò Frank.
"Vedo che hai imparato." esclamò Ray sorpreso."Si ma ora andiamo." 
Il viso di Frank si sfuocò dalla vergona finalmente. Ma durante tutto il tragitto gli mancò il coraggio per sollevare lo sguardo e affrontare le occhiate derisori di quei ragazzi, tutti agghindati a nero. Capitò però, per sbaglio, che incrociasse di nuovo le iridi verdi di quel Gerard, e non tradiva alcuna espressione, se non astio profondo e immotivato nei suoi confronti.






 
   
 
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