riassunto
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Non riuscì a capire cosa le
prese.
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All’improvviso non le bastava più
guardarlo.
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Sentì la chitarra elettrica
premerle contro le forme appena accennate del petto,
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ma non ci fece caso.
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Alzò le braccia passandogliele
dietro al collo e, sollevandosi sulle punte, aderì completamente al suo corpo
con foga,
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abbandonandosi su di
lui.
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Lo baciò più di quanto avesse mia
baciato in vita sua, senza respiro.
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E quando finalmente lui alzò le
mani per afferrarla con forza e premerla ancora di più a sé, un rumore
metallico ferì l’aria.
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Infrangendola. Ma nessuno ci fece caso.
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I piatti della batteria
continuarono a vibrare a lungo, ignorati.
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NELLA SALA
PROVE
Per l’ennesima volta si passò la lingua sulle
labbra, cercando quella salivazione che al momento sentiva
essersi abbassata a un livello pericolosamente
vicino allo zero.
Si tormentò nervosamente una ciocca dei corti
capelli rosa, spingendoli con mala grazia dietro a un orecchio,
e poi la mano salì a scostarsi la frangia
scalata dagli occhi.
Quando Ino, davanti a lei, spalancò la porta
annunciando il loro arrivo con la sua tipica teatralità,
non riuscì a evitarsi di trattenere il fiato, e
dovette fare uno sforzo per non girare i tacchi e fuggire via.
Lui era lì dentro.
E lei ne era fin troppo cosciente. Era da più di
un anno che lo guardava, che ne spiava i movimenti,
che lo seguiva con gli occhi per poi abbassarli
se solo casualmente lui li faceva viaggiare nella sua direzione.
Ino, cosciente della sua ansia, le prese una
mano e, ridendo coi suoi perfetti denti bianchi, la trascinò nello stanzino,
piccolo e poco illuminato.
La prima cosa che Sakura notò furono gli
strumenti, non ne aveva mai visti così tanti tutti insieme, e così belli.
Splendevano, tirati a lucido, e sembravano
collegati con miliardi di fili neri a amplificatori e mixer vari situati negli
angoli della sala prove.
La seconda cosa che notò fu lui.
Uchiha Sasuke, del quinto anno, bello e
irraggiungibile come un giovane idolo.
Non si contavano tutte le ragazzine che gli
morivano dietro a scuola,
e la cosa assurda era il fatto che lui non
faceva assolutamente nulla per attirare su di se questa strepitosa popolarità,
anzi, piuttosto tentava di evitarla, leggermente
frustrato.
Sakura non si faceva illusioni, e mai se ne era
fatta, su loro due. Sapeva perfettamente che lei,
del quarto anno e con quei vergognosi capelli
rosa sgargiante, non avrebbe mai avuto nessuna possibilità con
lui.
Erano a due livelli diversi, due piani opposti
del genere umano.
Ciò nonostante Ino era inarrestabile se si
metteva in testa una cosa. La sua testardaggine,
tale da raggiungere livelli catastrofici, l’
aveva obbligata a seguirla in quella stanza,
nella saletta dove puntualmente si trovavo a
provare i componenti del gruppo del ragazzo della liceale, Shikamaru
Nara.
Sakura non sapeva se ringraziare la sua migliore
amica per quell’opportunità,
o piuttosto tirarle quei setosi e perfetti
capelli biondi fino a farla urlare dal dolore.
I membri del gruppo sollevarono la testa
all’entrata delle due ragazze e le guardarono con curiosità.
Ino lasciò la mano di Sakura per andare a
spalmarsi addosso a Shikamaru,
con una delicatezza che rasentava quella di un
camionista infoiato.
Riservatezza non faceva parte del suo
vocabolario. Decisamente.
La rosa si trovò per un momento spaesata, lì da
sola, ma poi una voce la chiamò.
"Sakura-chan? Ma sei tu?"
La ragazza si girò sorpresa verso il ragazzo
biondo alla batteria,
e socchiuse gli occhi cercando di capire come
conoscesse il suo nome.
Alto, capelli decoloranti e sparati in aria, un
fisico atletico e due ingenui occhi azzurri,
Sakura non ricordava di conoscerlo.
Ma poi lui le sorrise, e lei ci mise un istante
a capire. Le leggere rughe sulla sua fronte alta si spianarono.
"Naruto-kun!" esclamò "Come sei cambiato! Ma da
quando non ci vediamo?!"
"Saranno dieci anni ormai, ma tu sei
irriconoscibile! Hai gli stessi capelli color Big Babol di sempre!"
Sakura si stoppò nell’atto di farsi avanti per
salutarlo con un bacio sulla guancia,
soffocando
l’impulso di strozzarlo con le sue mani.
"Sei sempre il solito cretino, né Naruto!?"
esclamò.
Il suono di un piccolo applauso scoppiato
dall’altra parte della stanza distolse la ragazza dalla faccia mortificata del
biondo.
Girò la testa e fissò il ragazzo che batteva le
mani, era ben piazzato, moro,
con due strani segni rossi sulle guance e dei
tratti quasi… felini.
Lui le sorrise scaltro; "Kiba Inuzuka" si
presentò "E non posso che farti i complimenti,
io è tutta la vita che sostengo il fatto che
Naruto sia un idiota!".
Sakura sorrise incerta, e sbirciò un istante il
biondo, preoccupata di aver scatenato una lite
col suo commento schietto ma che non aveva
alcuna intenzione di essere offensivo.
Ma il batterista rideva insieme agli altri, e
così sospirò, sollevata, e si lasciò andare a un sorriso più
caloroso.
Ino nel frattempo si era staccata da Shikamaru e
la presentò agli altri con dei cenni veloce della mano sottile e ben
curata.
"Quello è Kiba, il cantante, frequenta il liceo
scientifico insieme a Naruto,
che mi sa cha a sto punto già conosci, il
chitarrista è Sasuke, è della nostra scuola".
Col cuore in gola Sakura si voltò di lui, ma,
con delusione,
notò che il ragazzo era girato verso
l’amplificatore e controllava l’accordatura del suo strumento,
senza degnarla nemmeno di un
occhiata.
Senza darci importanza Ino continuò con le
presentazioni.
"Lui è Neji Huuyga, un amico di Sasuke, ed è la
chitarra d’accompagnamento…"
Sakura fece un fugace sorriso a Neji, un ragazzo
alto, dai tratti del viso scultorei e un portamento elegante.
Lui la freddò con un occhiata veloce dei suoi
occhi color ghiaccio, inquietanti,
ma poi le fece un breve cenno col capo in segno
di saluto, "… l’ultimo è Shikamaru,
il bassista, ma mi sa che conosci già anche lui,
eh?" .
La ragazza sorrise, più sinceramente stavolta e
il ragazzo col codino la ricambiò con una smorfia pigra,
capire che era un sorriso era un impresa, ma
ormai Sakura lo conosceva abbastanza da non prendersela.
"Beh, se abbiamo finito con le presentazioni che
ne dite di cominciare con la musica? Abbiamo prenotato due ore,
e il tempo costa parecchio qui
dentro!"
Alla frase di Kiba le due ragazze si diressero
velocemente verso i due cubi di stoffa rossa
che erano addossati alla parete di fondo, e si
sedettero senza troppe cerimonie.
Sakura controllò che la mini verde scuro non le
salisse troppo lungo le cosce chiare,
e poi poggiò i gomiti sulle ginocchia,
racchiudendosi il viso tra le mani.
Gli occhi grandi, verde pastello, si puntarono
istantaneamente sul chitarrista, la figura mano appariscente,
vestito completamente di nero e grigio e
seminascosto nell’angolo più buio, vicino alla batteria di Naruto.
I capelli lisci, neri, gli cadevano un po’ sugli
occhi, mantenendogli in ombra il volto.
Sakura non sapeva che avrebbe potuto fare, solo
per sfiorarglielo con la punta delle dita,
per vedere quelle labbra disegnate inclinarsi in
quel sorriso nascosto che non gli aveva mai visto.
Poteva solo immaginarselo, e nella sua fantasia
ogni volta era più bello.
Quando la musica prese a scorrere, fu come se il
tempo si fermasse in quella stanza.
Quelle pareti ovattate, imbottite per non far
trapassare troppo il suono,
sembravano racchiuderli in un luogo metafisico
fuori da ogni spazio e tempo.
"Sono fatte di lana di vetro, cartongesso, e
ricoperte di poliuretano espanso"
Si ritrovò a pensare in quel momento, poi si
maledì da sola.
La sua mente le giocava sempre degli scherzi
così stupidi, che bisogno c’era di fare l’intelligentona adesso?
Come poteva pensare a una cosa razionale e
terrena come la tecnica in un momento irreale come quello.
Gli altri ragazzi non esistevano per
lei.
Cancellò dalla sua testa i capelli a punte di
Naruto, quel suo look che non avrebbe ben saputo definire,
un imitazione dell’Axel Rose dei tempi d’oro, un
glam-rock rubato ai Guns.
Cancellò dalla sua testa gli occhi di Neji,
l’unica cosa chiara in lui,
che si intravedevano attraverso i lisci capelli
scuri che gli cadevano sul viso ad ogni movimento che faceva,
sembrano così puri ora, forse era effetto del
suonare. Sembrava un altro, come se una parte di lui fosse emersa dall’ombra,
un effetto che non stonava con la sua immagine
da "metallaro maledetto".
Cancellò dalla sua testa gli urli di Kiba,
quella voce che usciva dalla sua gola in grida cariche di energia,
quelle mani che stringevano il microfono sotto
le borchie e il giubbotto di jeans pieno di toppe di gruppi chiaramente
punk.
Cancellò dalla sua testa anche Shikamaru, la sua
kefiah lasciata cadere morbida sul torace esile,
quei jeans rovinati e strappati che cadevano
sulle sue all star logore.
Quel suo basso che era marchiato da una grossa
scritta gialla che urlava "ska" da tutte le parti.
Cancellò dalla sua testa persino Ino che sedeva
di fianco a lei fremendo eccitata,
con le lunghe gambe distese e fasciate dai jeans
che si stringevano sulle caviglie rivelando le costose decolté col tacco
rosso.
L’unica cosa che non riuscì a cancellare fu
Sasuke, anzi, la sua figura continuò a ingrandirsi,
finché nella sua visuale non rimase
altro.
C’era solo lui davanti a lei, ci sarebbe sempre
stato solo lui.
Avrebbe potuto cercare di distrarsi in tutti i
modi, avrebbe potuto cercare di rincorrere altre futili illusioni d’affetto,
lasciarsi coccolare da altri ragazzi nella
patetica speranza che un giorno sarebbe riuscita a fare si
che il volto di lui non fosse più impresso a
fuoco dietro i suoi occhi.
Ma sapeva già che sarebbe stato
inutile.
Non riuscì a capire cosa le prese.
Sapeva solo che all’improvviso guardarlo non le
bastava più.
Senza pensare a nulla, se non a lui, si alzò in
piedi con un unico movimento sciolto.
In principio Ino fu l’unica ad accorgersene,
alzò il viso a guardarla, confusa, e provò a chiamarla
sopra al frastuono degli amplificatori che
sparavano la musica a livello altissimo dritto verso di loro.
Sakura non se ne accorse nemmeno.
Puntò Sasuke. Non c’era nient’altro.
Gli fu davanti prima che qualcuno nella saletta
se ne rendesse conto,
vide solo per un istante i suoi occhi alzarsi su
di lei, come a rallentatore,
ed esitare per una frazione di secondo, sorpresi
e increduli.
Lo vide fermare le sue mani, stringendo più
forte il plettro nella destra.
Poi si slanciò contro di lui.
Sentì la chitarra elettrica premerle contro le
forme appena accennate del petto, ma non ci fece caso.
Alzò le braccia passandogliele dietro al collo
e, sollevandosi sulle punte, aderì completamente al suo corpo,
abbandonandosi con impeto su di lui.
Lo sentì cedere, solo per un istante, preso di
sprovvista, poi sbatterono contro il muro alle loro spalle.
Sakura non mollò la presa, lo baciò più di
quanto avesse mai baciato in vita sua, senza respiro.
Le braccia di Sasuke non si erano ancora mosse,
erano pietrificate dove lui le aveva fermate prima,
una stretta al manico dello strumento e l’altra
abbandonata sulle corde, schiacciata tra i loro due bacini.
Ma rispondeva al bacio. Con una passione e un
bisogno quasi vorace, lo sentiva spingere la testa contro la sua,
cercando di rubarle quel controllo a cui lei lo
aveva costretto imponendosi con quel suo bacio bruciante.
Quando finalmente alzò le mani per afferrarla
con forza e premerla ancora di più a sé, un rumore metallico ferì l’aria.
I piatti della batteria continuarono a vibrare a
lungo, ignorati.
Naruto lanciò un’imprecazione mentre nella foga
i due si trascinavano lungo il muro,
fino a cozzare violentemente contro la
percussione.
Con una veemenza che quasi la sollevò da terra,
Sasuke le passò le mani intorno alla vita e la
sollevò per poter arrivare al suo collo delicato,
che arrossò e baciò con le labbra.
C’era tutto quello che Sakura
desiderava.
C’era passione.
C’era ardore.
C’era sentimento.
Era bello come un sogno.
Ma poi i sogni finiscono.
"Sakura, se non la smetti di fissare così Sasuke
se ne accorgerà..!"
La voce squillante di Ino in un orecchio
risvegliò la ragazza dalle sue fantasticherie.
"Come..?" mormorò, per un attimo ancora troppo
immersa nella sua incantevole visione.
"Lo stai divorando con gli occhi, Sakura-chan,
di questo passo lo incenerirai, non ne resterà che cenere!"
Soffocando le risatine dietro le mani le due
ragazze tornarono ad ascoltare la musica.
E Sakura non riuscì a impedirselo.
Lei tentava davvero di controllare i suoi
occhi, ma quelli facevano come pareva a loro.
Ino sollevò un sopracciglio nel vederla,
sarcastica. Poi si arrese.
L’angolo della sua bocca morbida salì un poco
mentre tornava a guardare il suo Shika,
che sentendosi osservato alzò gli occhi verso di
lei e accennò con disinvoltura
una serie di esagerati movimenti da bassista
professionista.
Ino rise battendo le mani civettuola e lui
eseguì un mezzo inchino ironico.
Lei batté le ciglia, con aria
civettuola.
"Groupie di Shika" sillabò indicandosi il
petto.
"Se insisti" sillabò lui di rimando.
Gli arrivò uno specchietto addosso.
Sopra il sopracciglio.
Che si aprì. A metà.
Furono costretti a fermare la musica, mentre
Shikamaru bestemmiava.
E Ino rideva, e rideva, e rideva.
Nel trambusto che seguì Sakura si diede da fare
per fermare il sangue.
Corse in bagno a bagnare un fazzoletto d’acqua
fredda e glielo premette sopra il taglio.
Kiba puliva il liquido rosso dal pavimento,
accigliato dal compito ingrato.
Naruto era dal gestore della saletta a spiegare
le cose, Neji stava semplicemente in piedi,
a fissare distaccato e forse un filo sprezzante
la scena, Shikamaru non aveva ancora finito di inveire,
lanciando occhiate di fuoco alla sua
ragazza.
Ino non faceva nulla, semplicemente perché non
riusciva a smettere di ridere.
Tornando dal bagno con un fazzoletto nuovo,
Sakura notò che l’unico a essere del tutto estraneo alla scena era Sasuke.
Se ne stava in un angolo a ripulire la sua
Fender come se fosse stato un piccolo gioiello,
e in effetti la chitarra nera dai riflessi
bluastri era un vero spettacolo.
Inoltre, da quel che se ne intendeva Sakura, le
Fender erano il top, e costavano di conseguenza.
Rimase nuovamente rapita dai suoi gesti, da ogni
suo più piccolo movimento, da ogni sua più insignificante espressione.
Ogni cosa la portava via, la distraeva dal
presente.
Fu nei saluti generali che lei notò per la prima
volta che lui sollevò i suoi meravigliosi occhi d’ossidiana su di lei.
Per un istante si perse in quello sguardo
magnetico, in quei due buchi neri che sembravano risucchiarla in un'altra
dimensione.
Poi arrossì e distolse il viso,
imbarazzata.
E poi fu la sua voce.
"Ti chiami Sakura, vero?"
Il suo battito cardiaco si fermò. La ragazza ne
fu certa.
Realizzò nel tempo che ci mise a rialzare la
testa che quella era la prima volta in assoluto che sentiva la sua
voce.
Sommessa, raschiava un po’, come un basso
ringhio. Ma era più morbida di qualsiasi carezza.
Sakura annuì.
Lui inclinò un poco il viso verso sinistra, e i
lunghi capelli gli sfiorarono il collo e la spalla.
Assottigliò un poco lo sguardo mentre la
studiava.
"Ho visto che mi guardavi" affermò.
Lei non pensò nemmeno per un secondo di negare,
sarebbe stato ridicolo.
Era evidente che l’aveva guardato.
Anzi, non l’aveva guardato, l’aveva inchiodato
tutto il tempo con lo sguardo più intenso che riuscisse a trovare.
"Sei… bravo a suonare" minimizzò,
incerta.
Lui alzò le sopracciglia, con un‘espressione
sardonica. Era palese che credeva ci fosse altro.
Era palese che avesse capito tutto.
"Grazie" le rispose.
Davanti alla sua occhiata beffarda lei si
ritirò, amareggiata.
Non avrebbe sopportato di essere sbeffeggiato.
Non l’avrebbe retto. Non ne sarebbe stata in grado.
Gli diede le spalle e fece per allontanarsi,
veloce.
Ma lui le afferrò un polso.
Rimasero entrambi immobili con gli occhi bassi,
poi, lentamente, lei si girò.
Li sollevarono insieme.
E lui, come se fosse stata la cosa più naturale
del mondo,
si allungò e poggiò per un fugace e brevissimo
attimo le labbra su quelle di lei.
"Grazie Sakura"
Mormorò lui sorpassandola per raggiungere
l’uscita.
E lei agì d’impulso, la sua mano scattò verso
quella di lui e gli strinse due dita,
senza l’intenzione di lasciarlo
andare.
Dentro si sentiva andare in fuoco. Non sapeva da
dove le arrivasse quel coraggio.
Era il gesto più azzardato che avesse mai
fatto.
Ma non riusciva a pentirsene.
Lui lentamente si liberò.
Sakura sentì con chiarezza il suo cuore che si
spezzava in milioni di piccoli pezzi.
E poi Sasuke, allargando le dita circondò la
mano più piccola di lei completamente. Riscaldando la sua pelle.
Il battito impazzito di un cuore così pieno da
scoppiare si sente poche volte in una vita.
La ragazza ne restò inebriata, sentì il calore
avvolgerla tutta completamente.
Pregò di sentirlo altre mille volte.
Lui cominciò a camminare di nuovo, tenendo ben
stretta la sua mano, e lei lo seguì.
Quando uscirono, insieme, mano nella mano, fuori
ad aspettarli c’erano tutti.
Sasuke come al solito ignorò il mondo intero,
chiudendosi in un ostinato silenzio e stringendole più forte la
mano.
Esplosero i commenti, le risate maliziose, gli
sguardi ammiccanti.
Ma Sakura furono solo due gli occhi che
cercò.
E l’occhiata che si scambiarono lei ed Ino, non
l’avrebbe più scordata.
"Ce l’hai fatta" sembrava dirle.
E lei avrebbe voluto gridarlo.
- Si! Si! Ce l’ho fatta!
-
***
Piccola One-shot senza nessuna
pretesa.
Ho solo tirato fuori tutto il
romanticismo che c’è in me e l’ho riversato in una storiella, facile e
leggera, ispirandomi a una situazione che mi è familiare.
Ho la nausea delle sale
prove^^.
Ho cercato di fare emergere la
doppia personalità di Sakura, quella che Kishimoto rivela già dai primi numeri
del manga, e l’ho inserita in un contesto dove, per una volta, è Sasuke quello
a fare il primo passo e ad accorgersi del BISOGNO che ha di Sakura. Perché ce
l’ha. E basta. >__<
Inoltre, non lo so se si nota, ma
ci ho ficcato dentro il "Sakura…grazie" che dice il ragazzo nella scena in cui
abbandona Konoha per andare da Orochimaru.
Solo che questa volta l’ho fatta
finire in modo diverso, con una Sakura che si "sveglia".
Oh! Quanto amo i lieto-fine!
*___*
Grazie a tutti quelli che
leggeranno, e spero che mi lascerete un commentino veloce per farmi sapere che
ne pensate!
Grazie mille, e un bacio a
tutti!
Ah, cosa
importante.
Non chiedetemi che razza di musica
possano suonare un punk, uno che segue il metal, uno che ascolta ska, uno che
tende al glam-rock e un semplice alternativo come Sasuke.
Una sola cosa è
chiara.
Non ne esce musica EMO, POSER o
qualsiasi nuova stronzata del momento che "fa tendenza".
Scusate ma sono un po’ irritata da
questa storia della musica. Perché io rispetto tutti, ma proprio tutti, anche
l’emo, che era una corrente seria risalente agli anni ottanta, ma non rispetto
quelle persone che si appropriano di uno stile solo perché va di moda, senza
nemmeno conoscerlo realmente.
Mi mandando in
bestia.
Detto questo, non voglio risultare
offensiva per nessuno, è solo il mio pensiero.
Grazie di nuovo.
Ah, per inciso, credo sia una band
hard rock, con tendenze hardcore.
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