My
only Love sprung from my only
Hate…
Prologo
- Cominciare
“L'unica gioia al mondo è cominciare.
È bello vivere perché vivere è cominciare,
sempre, ad ogni istante.”
Cit. Cesare Pavese
I
raggi aurei del sole illuminavano con la loro luce intensa
l’immenso
castello di Hogwarts, che sorgeva sull’altura più
alta come un faro di speranza
sempre acceso.
E’
difficile inserire la parola “scuola” e la parola
“speranza” nella
stessa frase, eppure questo era ciò che rappresentava per il
mondo magico e per
i suoi studenti - anche se, qualche volta,
gli stessi alunni stentavano a crederci-.
Hogwarts
era stato l’inizio di tutto: era lì che il
famigerato Lord
Voldemort aveva compreso l’inestimabile potere della magia, e
sempre tra quelle
mura aveva compreso quanto fragile potesse essere.
Perché
era stato questo il suo più grande sbaglio: considerare la
magia come una sua proprietà.
La
magia era di tutti; ogni persona poteva godere della sua potenza e
gioire per la sua inspiegabile natura.
La
guerra magica era finita.
Un’Hogwarts
nuova e splendente era sorta dalle proprie macerie, più
forte e potente di prima, pronta ad ospitare nuovamente le future
generazioni.
Ma
c’era ancora una generazione che non aveva completato il
proprio
ciclo; una generazione che aveva visto il suo futuro stroncato da una
guerra,
ma adesso che quest’ultima era terminata, tutto poteva
ricominciare lì dove si
era concluso.
Ma
non tutti ne erano usciti indenni.
Un’esile
figurina scese velocemente le scale quella mattina, e uscì
allo scoperto dopo il risveglio poco tranquillo.
La
giovane donna si lasciò bagnare da quell’unico
raggio di sole che
le si era posato sul viso, illuminando così i suoi
bellissimi lineamenti.
La
ragazza sorrise serena, sbattendo le palpebre e avvicinandosi ad
una colonna per osservare, estasiata, il sole che timidamente si
lasciva
intravedere dalle nubi bianche.
I
suoi raggi caldi illuminarono i suoi capelli di un colore
così intenso
da fare invidia ai papaveri rosso fuoco che ornavano i giardini.
I
suoi occhi erano due immense pozze d’oro che riflettevano la
gioia e
la spensieratezza di una donna che aveva combattuto la sua guerra, e
l’aveva
vinta.
Poggiò
la testa contro la maestosa colonna in marmo bianco, e si
lasciò accarezzare da quel sole che tanto amava, ma che per
troppo tempo le era
stato negato.
Un
autentico sorriso le illuminò il volto di porcellana, sulla
quale
un sapiente artista aveva sparso una pioggerellina di tenere lentiggini
rosse,
che rendevano il suo riso ancora più bello.
Perché
solo chi ha pianto molto, sa ridere di gioia.
E
Ginny Weasley, poteva finalmente sorridere per la felicità,
beandosi
per un ultimo istante di quel sole, i cui raggi erano, per lei,
un’ondata di
vita.
Poi,
s’incamminò silenziosamente verso la Sala Grande,
passando
casualmente davanti alle scale che conducevano nei sotterranei.
Se
una persona avesse imboccato quella strada, si sarebbe ritrovata
davanti un maestoso quadro, raffigurante un uomo basso, con una grande
parrucca
ottocentesca, dei lunghi baffi brizzolati e un paio di occhi superbi e
freddi:
il Barone Sanguinario.
E,
oltre quel quadro, avrebbe trovato l’immensa Sala Comune dei
Serpeverde, dipinta con sfumature argento-verdastre, che davano un
tocco di
classe a tutto l’ambiente.
In
quel momento, la Sala Comune era immersa nella penombra,
rischiarata solo dal fuoco scoppiettante: il buio non era una
novità per i
Serpeverde, ma il ragazzo che sedeva su una delle poltrone, sembrava
essere
vissuto nelle ombre per tutta la vita.
Una
striscia di luce illuminava il suo sguardo travolgente, le cui
iridi sembravano argento fuso e scintillavano nel cuore
dell’oscurità come
quelli di un felino.
Tutta
la sua figura emanava un’aura di mistero nota a pochi, e
nell’oscurità si riusciva a intravedere il suo
fisico tonico e ben curato.
Le
fiamme creavano magiche sfumature sul suo volto, illuminandone i
tratti cesellati ad arte dal più abile degli dei: dal viso
spigoloso e ambiguo,
fino alle labbra sottili e sensuali.
I
suoi capelli biondi sembravano fili d’oro finissimo, e gli
incorniciavano il volto affascinante, dandogli un’aria nota
solo a quegli
animali tanto affascinanti quanto letali.
Il
ragazzo era stravaccato sulla poltrona in pelle della sua Sala
Comune, mentre la mano destra era posata mollemente sul bracciolo.
Il
gomito sinistro reggeva la mano dalle lunghe dita che, in quel
momento, erano posate sulle labbra sensuali, in una posa tanto pensosa
quanto
inconsapevolmente maliziosa.
L’anello
a forma di serpente che portava all’anulare sembrava brillare
di luce propria, così come lo sguardo intenso del ragazzo
che fissava
insistentemente le fiamme scarlatte.
Dietro
quelle due pietre preziose si nascondeva un’anima dannata, e
più il ragazzo fissava le fiamme avvolgenti, più
non poteva fare a meno di
paragonarle alla sua anima: bruciata da un fuoco insaziabile, da quando
quel
marchio incandescente aveva brutalmente sfregiato la sua pelle dal
bagliore lunare.
Non
era la prima volta che mancava a cena, e non sentiva la mancanza
di quell’ambiente chiassoso e confuso, che sembrava
appartenere a un’altra
vita: una vita che quel marchio non aveva ancora sconvolto.
Dopo
la guerra magica, lui e sua madre erano stati rilasciati per
mancanza di prove: adesso, aveva avuto la possibilità di
frequentare
quell’ultimo anno che gli era stato negato.
Non
voleva ammettere che, in realtà, aveva solo bisogno di stare
lontano da quel castello che l’aveva visto crescere,
maturare, e morire
interiormente.
Troppi
ricordi si nascondevano tra quelle mura e – sebbene
fosse sempre stato una persona molto
abile nel mascherare i propri sentimenti, e, alle volte, rinnegarli
– non
poteva negare che quell’ambiente gli procurava un dolore
immenso.
Il
ragazzo staccò le dita affusolate dalle labbra, mentre
quest’ultime
si curvavano in un sorriso sardonico ed amaro: nessuno avrebbe potuto
salvare
la sua anima.
Più
nessuno…
Perché
Draco Malfoy non aveva mai combattuto la sua guerra, non
l’aveva
mai iniziata, mai conclusa, mai vinta: essa era costantemente dentro di
lui.
Il
giovane decise di crogiolarsi ancora in quell’ambiente
silenzioso,
ma sarebbe rimasto tale per poco tempo, poiché la cena in
Sala Grande era quasi
terminata.
Il
fatto che il ragazzo non si era presentato a cena fu un bene, specie
tenendo conto di ciò che sarebbe succedendo in
quell’ambiente.
Le
candele fluttuanti lo illuminavano come se fosse l’ora di
punta, e
le immancabili ciance degli studenti riempivano l’aria, come
a dare un segnale
che quel castello era ancora vivo e pulsante.
Ginny
Weasley, seduta al tavolo dei Grifondoro, respirò per un
attimo
interminabile quell’aria familiare che per troppo tempo le
era mancata,
sostituita dalla costante percezione della malvagità .
I
suoi compagni di Casa ridevano, scherzavano e parlavano tra di loro
come se nulla fosse cambiato, e questo le riempiva il cuore di gioia.
-Humm…quanto
mi sono mancate queste prelibatezze!-
Mugolò
Ronald Weasley, ovvero suo fratello e fidanzato della sua migliore
amica, ingozzandosi con una buona dose di patate al forno con tanto di
pollo.
-Non
cambi mai, Ron…-
Le
disse la sorella, riempendo l’aria con la sua risata
cristallina
che attirò lo sguardo rapito di Harry Potter, seduto al suo
fianco.
-Già…se
la tua mente fosse ampia quanto la tua pancia, non avresti
difficoltà
a imparare gli appunti di Pozioni, che tanto ti danno
problemi…-
Lo
rimproverò la sua ragazza, alias Hermione Granger, che lo
osservava
con sguardo severo ma anche un po’ divertito dalla sua stessa
battuta,
rivolgendo uno sguardo al bambino sopravvissuto.
Quest’ultimo
aveva gli occhi fissi sulla sorella del suo migliore
amico, e sembrava aver perso di vista il mondo circostante, il che non
sorprese
più di tanto la castana.
-Guarda
che noi non stiamo parlando di “appunti”! Quelle
pergamene
sono più grandi della pila di maglioni regalatami da mia
madre, e lei ne cuce
uno ogni-mese-da-tutta-la-vita!-
Scandì
lentamente il ragazzo, dando un’idea della loro grandezza, e
questo fece sorridere la rossa: lei sapeva cosa significava ricevere
ogni mese
un maglione di due taglie più grandi, ma, in fondo, anche
per questi
inconvenienti amava la sua famiglia.
-Le
dimensioni non sono importanti, Ronald. Sei tu che non hai voglia
di studiare!-
-Guarda
che le dimensioni sono importanti per qualsiasi persona!-
Ribatté
Ron, sentendo il dovere di ottenere l’ultima parola.
-Certo
che le dimensioni sono importanti! Pensa a quel disgraziato del
tuo sarto!-
Una
vocetta squillante s’intromise nel loro discorso, facendo
calare
un mare di risate sulla tavolata alle loro spalle: non avevano bisogno
di
voltarsi per sapere che era stato uno dei Serpeverdi a parlare.
Ron
s’immobilizzò all’istante con una coscia
di pollo in bocca, e il
suo viso assunse una sfumatura rossastra, più per la rabbia
che per
l’imbarazzo.
Nel
frattempo, Harry sembrava essersi risvegliato dal suo stato di
trans, e si voltò in direzione del tavolo alle sue spalle,
ancora pieno di
risate.
Rimase
immobile nell’osservare quei volti tanti odiati che, ancora
una
volta, non si facevano scrupoli a ferire gli altri, nonostante la
guerra magica
li avesse segnati quanto loro.
Dopo
la battaglia, il numero dei Serpeverdi era notevolmente
diminuito, ma non per questo erano diventati meno scorbutici.
-Cosa
c’è, Potter? Sorpreso di vederci ancora seduti a
questo tavolo?
Scommetto che era l’ultimo posto in cui avresti pensato di
vederci!-
Esclamò
Blaise Zabini, alzando il calice colmo di vino elfico con un
sorriso di scherno, per poi prendere una lunga sorsata del liquido
color
rubino.
-Sbagliato!
L’ultimo posto è il paradiso…-
Esclamò
acida la giovane di casa Weasley, senza degnare di uno sguardo
i ragazzi della casa verde-argento: si limitò a prendere
Harry per braccio,
facendolo voltare.
Dopo
quell’esclamazione, calò il silenzio alle loro
spalle, e Ginevra
fu felice di averli sorpresi a tal punto.
-E
comunque…dubito che tu sappia cosa significa patire la vera fame. Specie quando voi, figli di
papà, avete una marea di elfi domestici che vi puliscono
il…-
Ron
non terminò la frase, ma le sue labbra si curvarono in un
sorriso
suadente e a tratti spaventoso.
-…moccio-
Terminò,
continuando a mangiare tranquillamente il suo pasto: se si
fosse voltato, avrebbe senz’altro osservato uno spettacolo
esilarante: alcuni
dei Serpeverdi erano diventati più rossi dei peperoni.
Solo
Blaise Zabini e Theodore Nott sembravano totalmente indifferenti
alle sue parole.
-Almeno
noi non spaliamo letame per vivere in una latrina…-
Esordì
Nott con tono calmo e sguardo annoiato: quelle parole fecero
breccia nelle loro menti con una potenza inaudita.
-Beh…gli
“spalatori di letame” hanno qualcosa che voi non
avrete mai…-
Disse
Hermione con lentezza calcolata: bastò uno sguardo per
capire a
cosa si riferiva, e in un secondo Ron si voltò verso di
loro, continuando a
rimanere seduto sulla panca in legno.
Sollevò
la manica della divisa, mostrando loro l’avambraccio sinistro
dalla pelle candida: i volti dei due Serpeverdi rimasero granitici, ma
i loro
occhi scintillarono per la rabbia repressa.
-Questo
è ciò che non avrete mai. Tutti voi! Compreso
quel mangiamorte
di Malfoy…-
Ginevra
osservava confusa il fratello maggiore mentre pronunciava
quelle parole velenose, prima di voltarsi verso il suo lauto pasto.
Continuò
a mangiare come se nulla fosse successo, ma rimase in
silenzio fino alla fine della cena, mentre gli occhi d’oro
della sorella
osservavano un punto in lontananza.
Ronald
reagiva sempre male quando qualcuno scalfiva la sua famiglia,
specie dopo la morte di Fred…
Una
stilettata colpì la ragazza in pieno petto, e la spinse a
chiudersi in un silenzio tombale, ignorando i Serpeverdi che
borbottavano
qualcosa alle loro spalle.
Malfoy
non sarebbe stato felice del nomignolo che suo fratello gli
aveva affidato…
Decise
di non pensarci, e si concentrò solo sull’ambiente
che la
circondava, sperando di rimuovere dalla sua mente il sorriso di Fred.
Quello
che Ginevra e Draco non sapevano, era che – quella
sera stessa – l’impossibile si
stava già realizzando…
To
be
continued…
Saaalve
mie cari
lettori!
Sono
tornata con
una nuova (naturalmente Drinny) fanfiction ^^ Mi scuso per avervi fatto
attendere così tanto, ma sappiate che un po’ di
stacco mi ci voleva: avevo
bisogno di rimettere la testa apposto ehehehe @.@ Sappiate,
però, che le vostre
bellissime recensioni mi sono mancate tantissimo, ed è per
questo che ho creato
questa nuova fanfiction! Sarà una storia più
elaborata rispetto alla
precedente, ma non altrettanto lunga, purtroppo Y.Y Diciamo che in
questa fic
predomineranno i caratteri diversi di Ginny e Draco: Ginevra
sarà l’angioletto
dalla purezza candida come la luna, mentre Draco sarà
un’anima nera tormentata
dal passato. Spero che questo primo capitolo stuzzichi la vostra
immaginazione
OwO Non vedo l’ora di risentirvi *0* Sappiate che
aggiornerò la storia tutte le
domeniche ;) Vi aspetto ;) Un bacio,
Bimba