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Autore: Colpa delle stelle    15/03/2015    2 recensioni
Hanno vinto i giochi. Sono entrate nei cuori dei capitolini. Sono diventate famose. E sono sopravvissute. Ma quella era solo una delle tante battaglie.
La vita le ha messe di fronte a nuove prove e l'edizione della memoria le reclama, trascinandole in un nuovo vortice di pericolo e di sangue.
Chi dice che l'amore regali solo gioie? E che gli insegnamenti ricevuti da bambini siano davvero giusti?
Per quanto ferma nei suoi ideali, Lucinda arriverà a mettere in dubbio tutto quello in cui credeva e sarà difficile recuperare la certezza nelle sue scelte.
Incredibilmente alle sue aspettative invece, Camille è sopravvissuta ed è tornata nel Distretto 11, ma l'ultima cosa che le riserva il destino è proprio la pace che lei tanto desidera.
E Felicity, che aveva promesso di essere forte, sempre, capirà che davanti a certi tipi di dolore sarà complicato ritrovare il coraggio di alzarsi in piedi senza spezzarsi.
Gli Hunger Games ricominciano. Per cosa vale la pena combattere davvero?
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovi Tributi, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'The power of the elements'
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The power of the elements - Il sacrificio del fuoco
 



 Dejavù 

 

Un guerriero accetta la sconfitta.
Non la tratta con indifferenza,
non tenta di trasformarla in vittoria.

Egli è amareggiato dal dolore della perdita,
soffre all'indifferenza.
Un guerriero sa che la guerra è fatta di molte battaglie:
egli va avanti.


 

 

Lucinda non aveva mai ricevuto lettere, per il semplice fatto che non aveva molti amici disposti a scriverle. In verità, non aveva mai avuto amici al di fuori del Distretto 4 e chiunque avesse voluto parlarle era sempre venuto a bussare alla sua porta o direttamente a quella dell'accademia, dove aveva passato più della metà della sua intera esistenza. Per questo quando quella mattina aveva trovato una busta bianca sul gradino di casa, ci aveva messo qualche minuto per decidersi a raccoglierla e portarla in camera. Non l'aprì e Joey la trovò così, seduta al tavolo della cucina con la busta in mano. Margot fece spallucce, ad indicare che non sapeva cosa avesse la sorella, e Joey si decise quasi subito ad avvicinarsi e a sfilarle la lettera dalle mani. Non riuscì nemmeno a girarla che Lucinda se la riprese.
- È di Nick. - comunicò, rigirandosela tra le mani.
- Come lo sai? -
- Riconosco la sua scrittura. -
- Vi siete scritti altre lettere quindi? -
Il tentativo di Joey di alleggerire l'atmosfera si rivelò un totale disastro. Margot ingoiò d'un fiato il resto del latte nella sua tazza e si dileguò rapidamente in camera sua, senza preoccuparsi di sapere cosa non andasse nella sorella. La conosceva troppo bene da sapere che sicuramente Lucinda non voleva che lo scoprisse.
- Cosa dice? - ritentò Joey, sporgendosi verso il tavolo e afferrando un biscotto.
Lucinda non se ne accorse nemmeno. - Non l'ho ancora aperta. -
- E cosa aspetti a farlo? -
- Non sono tranquilla – confessò Lucinda, poggiando la busta sul tavolo. - Non so se voglio farlo davvero. -
Il biscotto che Joey teneva in bilico sulle labbra si ruppe e un pezzo precipitò sul pavimento, sbriciolandosi. - So che io voglio farlo. - affermò, pulendosi le mani e afferrando la busta. L'aprì senza troppe cerimonie e iniziò a leggere, sotto lo sguardo attento di Lucinda. All'inizio, sembrava che non ci fosse niente di storto; aveva un'espressione beffarda negli occhi e Lucinda aveva ormai perso la pazienza, stava quasi per strappargli la lettera di mano, quando un singulto incredulo abbandonò le sue labbra. Lucinda si bloccò all'istante davanti allo sguardo atterrito di Joey. Aveva ragione a non voler aprire quella lettera. Lei aveva sempre ragione.
 


La bambina con la quale si era scontrata quel giorno nella foresta era stata chiamata dalla presentatrice. Felicity avrebbe dovuto aspettarselo. Niente sfuggiva alla capitale e se i poteri di Mozely non erano passati inosservati come invece tutti credevano, non poteva che chiedersi come avesse fatto Diagon City ad ignorare i suoi. Doveva essere stata davvero brava a nasconderli.
La chioma scura di Mozely si mosse, abbandonò il recinto delle streghe e si avvicinò al palco. Le regole dell'edizione della memoria parlavano chiaro: qualsiasi Invincibile avrebbe potuto partecipare, nonostante fosse immune alle estrazioni. Bastava solo che si offrisse volontario. E a Felicity non importava che quella potesse trattarsi di una trappola, che la capitale stessa avesse potuto fare in modo di costringerla ad offrirsi volontaria. Gli Hunger Games non davano una seconda possibilità e Felicity era già stata fortunata ad uscire una volta dall'arena, indenne. Eppure non poteva non salvare quella bambina. Era uguale a lei da piccola.
- Aspettate! - Felicity si alzò dalla sua sedia da mentore e mosse alcuni passi verso la presentatrice, bloccandola con una mano.
Mozely la fissava incredula, con gli occhi spalancati, e capì all'istante quello che voleva fare. 
- Non andare! - urlò infatti, nel silenzio della piazza. - Lascia andare me, lo sai perché lo hanno fatto! -
Il sorriso che curvò le labbra di Felicity era amaro tanto quanto falso. La capitale l'aveva incastrata di nuovo. - Mi offro volontaria come tributo. -
Perché per quanto lei si impegnasse, per quanto lei provasse ad apparire dura e impenetrabile, Felicity era sensibile, era buona e coraggiosa. Non avrebbe mai permesso ad una bambina di morire in quei giochi. Non lo avrebbe mai fatto.

 

 

Anche quell'anno, durante la mietitura per l'edizione della memoria, nel Distretto 11 la presentatrice aveva preferito chiamare per primo il tributo maschio. Era una donna che non rispettava gli schemi. Il biglietto che pescò dall'ampolla era bianco e liscio, così come tutti gli altri, ma quando la donna lo toccò e lo sollevò, Camille sobbalzò. La morsa allo stomaco che l'aveva tormentata in quei giorni era tornata, prepotente, e la ragazza non ne conosceva il motivo. Lo comprese solo quando la donna lesse il nome del tributo estratto.
- Omar VanHorn. -
Suo fratello era un mago della terra, rischiava la vita tanto quanto tutti gli altri abitanti del Distretto, ma Camille non aveva mai sospettato che avrebbe potuto essere estratto. Era convinta che la sua famiglia si trovasse ormai al sicuro, aveva sottovalutato il potere della capitale. La piccola bolla di felicità che aveva aleggiato in casa durante quei mesi era scoppiata. Suo fratello non era intoccabile, a Capitol City non interessava che Camille fosse sopravvissuta ad un edizione degli Hunger Games. Era comunque in pericolo.
- Ora il tributo femminile che avrà l'onore di rappresentare il Distretto 11 nell'edizione della memoria. -
Mentre la donna si affrettava verso l'ampolla delle streghe, le lacrime iniziarono a scorrere sul viso di Camille. Non poteva rimanere impassibile davanti a quella scena, non poteva ignorare il fatto che il fratello avrebbe combattuto nell'arena, non poteva semplicemente fargli da mentore. Avrebbe avuto più possibilità di salvarlo dall'interno, affrontando i giochi insieme a lui.
Camille si schiarì la voce e non si curò che la donna non avesse ancora detto ad alta voce il nome della strega estratta. - Mi offro volontaria. -
Lo sguardo atterrito di Omar la spaventava, forse più di quello che aveva appena detto. Si era offerta volontaria. Sarebbe tornata nell'arena.
Capitol City aveva vinto.

 

 

La lettera che le aveva inviato Nick giaceva al sicuro nell'angolo più remoto del suo armadio. Solo Joey l'aveva letta insieme a lei e le parole che riportava erano bastate per fargli perdere la voce. Non accennava a come avesse fatto ad ottenere quelle informazioni, ma il tono della lettera di Nick era sicuro: Diagon City avrebbe fatto in modo che sia Camille sia Felicity si sarebbero offerte volontarie nell'edizione della memoria. Per eliminare loro e l'organizzazione dei ribelli una volta per tutte.
Il fatto che la capitale non avesse voluto colpire anche lei, l'aveva lasciata turbata. La prima idea che le era passata in mente, era che il presidente Snow non la considerasse una minaccia, che non era una delle streghe dell'acqua più potenti mai esistite, come si divertiva a sussurrare per la strada la popolazione del Distretto 4. La teoria di Joey era invece più veritiera e preoccupante. Per lui, il presidente Snow non la considerava una minaccia perché era certo che fosse dalla loro parte. Lo aveva dimostrato durante il tour della vittoria, quando era riuscita a litigare con Felicity e Camille nello stesso giorno. Per colpa di quella profezia alla quale non aveva creduto, ma che per il presidente Snow evidentemente rappresentava invece una minaccia.
La preoccupazione l'aveva accompagnata fino al giorno della mietitura. Era preoccupata per Felicity e per Camille ed era in ansia anche per Alexander. Avevano litigato, avevano idee diverse, completamente opposte, ma non voleva vederli morire. Non l'avrebbe mai ammesso, ma le sarebbe dispiaciuto. 
Non aveva modo di sapere se le parole di Nick fossero vere o meno, ma qualcosa le diceva che si, lo erano. Una convinzione sconosciuta, misteriosa e altamente preoccupante, che non riusciva ad ignorare. Per questo, quando alla mietitura la presentatrice chiamò il nome del tributo femminile, fece quello che nessuno mai si sarebbe aspettato, che nessuno mai avrebbe potuto prevedere.
Lucinda si offrì volontaria.

 


Angolo d'autrice:
Torno con due capitoli consecutivi perché settimana scorsa non ho fatto in tempo a pubblicare e volevo farmi perdonare!
Ormai è ufficiale: Camille, Felicity e Lucinda tornano nell'arena! Come andrà a finire? 
Alla prossima,
Colpa delle stelle

   
 
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