Anime & Manga > Saint Seiya
Segui la storia  |       
Autore: SagaFrirry    15/03/2015    2 recensioni
La Dea Atena risveglia i suoi cavalieri, condannati nella roccia dopo aver abbattuto il muro del pianto. Tutti gli Dei greci richiamano i loro sottoposti e creano alleanze. Perché? Non me ne vogliano i puritani della mitologia..in questa storia gli Dei greci lottano contro le divinità romane. L'Olimpo è troppo piccolo!
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gemini Kanon, Gemini Saga, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Olympus Chapter'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

XI

 

OSPITI

 

“Certo che con le treccine sembri davvero un coglione” rise Phobos, notando i capelli di Saga.

“Avevo fatto un patto con quella bambina” rispose il sacerdote, indicando la piccola, che sedeva al suo stesso tavolo.

“Perché quella bambina è lì?” domandò il fratello maggiore.

“Non lo so, mi ha seguito dal palazzo di Zeus” furono le parole del minore, seduto in modo molto poco composto. Fissava l’elmo con il drago, cercando di capire il senso delle frasi di Ares.

“E perché?” continuò Phobos.

“Cosa ne so io?! Adesso, se non ti dispiace, vorrei mangiare”.

“E mangia! Chi ti trattiene?”.

“Io mangio sempre da solo”.

“Beh, adesso che siamo di più al grande tempio, non credo tu possa concedertelo”.

“Lasciami il mio ossigeno!”.

“Ma che problema c’è? Mangi cose strane? Carne umana? Insetti?”.

“Ma che dici?!”.

“Non sarai mica vegano!”.

“Smettila di sparare bestemmie”.

“Ah, meno male. Per un attimo ti avevo immaginato con un ravanello in mano, che fissavi l’orizzonte, nutrendoti di quello per non fare del male ad un innocente animale”.

“Me ne sbatto degli animali innocenti. Ora smamma!”.

“Che pigna nel culo che sei! D’ora in poi, posso chiamarti così?”.

“C’è già Shaka qui al tempio con quel soprannome, mi spiace”.

“E chi è Shaka?”.

“Quello biondo”.

“Quello con gli occhi chiusi?”.

“Lui..”.

“Sì, si capisce subito che è una pigna in culo. Ora, però, fammi assaggiare un po’ di quel che mangiate qui al tempio, sto morendo di fame”.

“E allora? Non sono il tuo cameriere”.

“Sei il fratello piccolo, devi obbedirmi”.

“Scordatelo! E poi, non ho tempo da perdere con te!”.

“Padre Ares ci ha dato un ordine, e ancora non l’abbiamo portato a termine”.

“Dici quello di portargli la testa di Marte? Ci sto lavorando. È che lui mi ha detto di usare il drago e sto cercando ancora di capire in che senso”.

“Non posso aiutarti”.

“Non avevo dubbi..”.

Phobos, scocciato dall’ennesima rispostaccia, ringhiò. Il fratellino aveva superato il limite e doveva pagarla cara!

 

Kanon era tranquillo. Seduto comodamente su un divanetto alla terza casa, con le gambe allungate ed un birra ghiacciata in mano, stava guardando un film sullo schermo piatto ed aveva piena intenzione di rimanere in quella posizione a lungo. Purtroppo per lui, un rumore attirò la sua attenzione. Lo ignorò ma il rumore si fece risentire.

“Chi è là?” domandò “Deathmask, sei tu? Se ti serve la birra, è in frigo. Non ho cazzi di alzami..”.

Non ricevette risposta. Un altro lieve rumore.

“Che palle” sbuffò Kanon, alzandosi.

Senza lasciare la bottiglia, il cavaliere della terza casa esplorò i dintorni. Non trovò nessuno e la cosa lo infastidì alquanto. Che ci fossero dei topi? Poi guardò meglio: qualcosa luccicava in un angolo. Un regalo? Un riflesso? Cos’era?

“C’è qualcuno?” ripeté ancora, maledicendo la mancanza di luce elettrica.

Quando fu abbastanza vicino, Kanon capì che cosa aveva di fronte: l’armatura del dragone del mare. Ma che ci faceva lì?

“Chi ti ha portato alla mia casa?” chiese “Guarda che non appartieni più a me, sai?”.

Il cavaliere, con indosso le vestigia dei gemelli, pensò ad un pessimo scherzo. Se Poseidone lo avesse saputo, sarebbe andato su tutte le furie. Quell’armatura andava riportata al giusto posto.

“Che seccatura” borbottò Kanon.

Rifletté su cosa poter usare per trasportarla, quando l’armatura si mosse. Il cavaliere sobbalzò, facendo cadere la birra.

“Che cazzo..?”.

 

La Dea Afrodite ed Efesto giunsero alla dimora di Atena, seguiti da alcuni figli di lei ed Ares. Era passata circa una settimana dal trasferimento del Dio della guerra ed il fabbro degli Dèi era riuscito già a realizzare un oggetto molto utile per il fratello.

“Ciao, mamma” salutò Deimos, vedendo arrivare Afrodite.

“Ciao, caro” sorrise lei, sulla soglia della tredicesima “Come ti trovi qui? Ti danno da mangiare a sufficienza o quella cattivona di Atena ti stressa? E ti riesci a divertire?”.

“Tutto bene. Tranquilla”.

Dietro ad Afrodite, stava Armonia con le sue figlie. Eros ed Anteros, invece, seguirono Ermes nelle stanze di Ares. Il Dio della guerra, ancora debole, non vedeva l’ora di provare a camminare di nuovo, grazie all’oggetto creato da Efesto.

“Sei debole” lo ammonì Efesto “Non cercare di strafare”.

“C’è una guerra là fuori, fratello” sbottò Ares “Non ho tempo per stare steso a letto a fissare il soffitto e rimuginare”.

Il Dio, ospite di Atena, era stato sistemato in un’ala della tredicesima. Nella stanza a fianco, i suoi figli potevano riposare, quando non si allenavano. Questo faceva sì che il sacerdote di Atena avesse molto meno spazio a disposizione e la cosa lo infastidiva. Abituato a stare da solo, tentava invano di trovare spazio per sé. In quel momento, cercava di capire se Ares era in grado di rimettersi in piedi. Distratto dalle ali d’angelo di Eros, non voleva entrare in stanza.

“Dici che funzionerà?” domandò Anteros, che possedeva splendide ali da farfalla.

“Dipende dalla pazienza di tuo padre” rispose Efesto, estraendo dalla sacca che si portava appresso una piccola scatola.

Con un solo tocco della mano, la scatola si aprì e mutò, divenendo una sorta di armatura per le gambe di colore rosso.

“Woh..” non riuscì a trattenersi Saga, facendosi scoprire dalla compagnia.

“Di che ti stupisci, cavaliere di Atena?” commentò Efesto “Anche le vostre armature si richiudono e rientrano nelle Pandora Box”.

“Si ma le Pandora sono grandine..”.

“Dipende dal tipo di armatura. Alcune di esse occupano davvero un piccolo spazio. Pensa alle vestigia di Atena, per esempio. Tutto dipende dal come si evocano e come si creano. La prima versione delle armature di voi saints le ho realizzate io e poi ho insegnato ai lemuriani come agire. Così come io sono colui che ha realizzato tutte le armature divine”.

“Bello. Credo che Mur sarebbe troppo felice di parlarvi..”.

“Il lemuriano di quest’epoca? Sarà un piacere. Ma prima sistemo Ares”.

Il Dio fabbro si avvicinò al fratello, pregando i figli di lui di aiutarlo a tenerlo fermo.

“Non guardare me” si affrettò a dire Eros “Chiama Phobos e Deimos!”.

“Ma di che cosa hai paura? Sei suo figlio, non ti farà niente”.

“Gli farai male?”.

“Probabile”.

“Allora mi massacrerà di botte. Ares non ha autocontrollo!”.

“Sacerdote” sospirò Efesto “Potresti andare a chiamare Phobos e Deimos? Ti dispiace?”.

“Posso aiutare pure io. Ed anche i miei cavalieri, senza scomodare i gemelli..” rispose Saga.

“Non ci vai tanto d’accordo, vero?”.

“Più che altro si divertono a dimostrarmi continuamente che sono più forti di me”.

“Tipico dei fratelli maggiori”.

“Dovrò chiedere perdono al mio fratello minore. Se pur di solo qualche minuto, l’ho maltrattato ed ora comprendo la sua frustrazione”.

“Va bene. Allora prova ad aiutarmi, se te la senti” sorrise Efesto.

“Che devo fare?”.

“Tienilo fermo. Ci vorrà solo qualche istante”.

“È sicuro?” chiese Atena, incuriosita e leggermente spaventata.

“Tranquilla, sorella”.

“Piantatela di trattarmi come se fossi una bestia feroce!” ringhiò Ares.

“Ma tu sei una bestia feroce!” ribatté Efesto.

“E tu sei un mostriciattolo, ma non per questo ti schifo!”.

“Ti sputerei in faccia, ma come forza fisica so che tu sei superiore. In quanto a cervello, invece..”.

“Per favore, non litigate!” li zittì Atena.

“Hai ragione. Prima sistemo questa cosa, e prima me ne posso andare” annuì Efesto.

Senza aggiungere altro, il Dio fabbro si avvicinò al fratello. Saga, in silenzio, si posizionò dietro la nuca del padre. Il letto, con il fianco destro addossato alla parete e gli altri tre lati liberi, permetteva al sacerdote di eventualmente afferrare il Dio per le spalle. Eros ed Anteros  si tenevano a distanza di sicurezza, senza fidarsi troppo. Efesto sorrise, assicurando che ci voleva solo un attimo. Le gambe che aveva creato si mossero, raggiungendo il Dio della guerra. All’inizio parve non succedere niente di particolare. Ares, steso tranquillo, nemmeno percepì la fredda superficie, non avendo sensibilità agli arti inferiori. Poi mutò espressione. Le vestigia si stavano assemblando addosso alle  gambe del Dio, ancorandosi alla spina dorsale per permetterne i movimenti. Questo procedimento fece gridare Ares per il dolore.

“Tienilo” suggerì Efesto.

Il sacerdote obbedì, mettendo le mani sulle spalle del genitore. Non era semplice bloccare quel Dio, specie se furioso. Gli occhi di Ares si fecero rossi come il sangue, mentre la capigliatura era nera già da qualche istante.

“Passerà subito” commentò il Dio fabbro.

Il dolore aumentò ed Ares si sollevò. Saga tentò con tutte le sue forze di tenere giù il padre, che però era notevolmente più potente. Il sacerdote si ancorò alle spalle del Dio, ma questi si sollevò comunque, sollevando a sua volta il figlio.

“Stai giù, cazzo!” sibilò Saga, mutando leggermente.

“Non puoi fermarmi, ragazzino!” ribatté il Dio.

Ares urlò di nuovo dal dolore e piegò la testa in avanti, spostando ulteriormente il sacerdote. Poi parve calmarsi. Ansimando, rimase fermo qualche istante. Atena, prendendo coraggio, ne sfiorò il corpo. Saga, sollevato da terra, con un braccio attorno al collo di Ares, era ridicolo. Ares, sfiorato dalla Dea, si rilassò e ricadde all’indietro. Il sacerdote finalmente poté lasciare la presa. Aprì i palmi sulle spalle del padre e lo fissò negli occhi. Entrambi ansimavano. Il Dio stava riprendendo il controllo. Con un grande sguardo stanco, sorrise al figlio.

“Adesso dovrai stare fermo qualche istante” suggerì Efesto “E poi faremo qualche prova, per vedere se il tutto funziona”.

“Vuoi un bicchiere d’acqua?” chiese Atena, preoccupata per il ferito, che sanguinava di nuovo.

“No” rispose Ares, con un sussurro.

Continuava a fissare il figlio. Si passò una mano su una delle ferite, che si era riaperta, e poi allungò le dita verso l’elmo del sacerdote. Saga non capì e non disse nulla.

“Ora meglio che vada” commentò poi, il figlio.

“Cerca di farti valere con Phobos e Deimos, se ci riesci” ghignò Ares.

“Cercherò di sopravvivere”.

Una volta uscito da quella stanza, il sacerdote camminò lentamente. Vide i gemelli Phobos e Deimos parlare con la Dea Afrodite. Che bello, almeno così erano distratti e non passavo il tempo a picchiarlo per “rafforzarlo”! Saga si sfiorò la testa. Gli faceva un po’ male e l’elmo pareva più pesante del solito. Lo tolse, prendendo un gran respiro. Udì uno strano verso, ma non ci fece troppo caso. Poi qualcosa gli sfiorò la mano. Sobbalzò, non capendo cosa potesse essere, e guardò in giù, verso l’elmo. Il drago rosso posto su di esso si stava muovendo!

“Ma che..” esclamò Saga, gettando l’elmo in terra per istinto.

Il dorso della mano gli sanguinava leggermente, probabilmente graffiato dalla coda dell’animale o morso. Il copricapo cadde e ruzzolò. Il sacerdote si scosse. Forse era stata solo una visione, dovuta alla stanchezza od alla mancanza di medicine. Capì quasi subito che non era così, perché il drago si mostrò. Mosse leggermente la coda irta di spuntoni e mosse le ali.

“Come sei carino..” cercò di fare amicizia Saga, tenendosi la mano ferita.

Il drago lo fissò, accigliato. Stava aumentando di dimensioni, crescendo notevolmente.

“Fa che sia una visione..” gemette il sacerdote, vedendo l’animale divenire alto quasi quanto lui.

Ancora aumentava di volume ed il cavaliere capì che forse era meglio andarsene. Ne fu completamente convinto quando il drago spalancò la bocca e ringhiò.

“Oh, cazzo!” esclamò Saga, girandosi e mettendosi a correre.

Inciampò sulla tunica e saltellò per non cadere, in una scena molto poco da sacerdote, che per fortuna nessuno vide. Uscì all’esterno, accorgendosi che il drago lo stava seguendo.

“Dove corri, fratellino?” sorrise Phobos.

“Levati!” gridò Saga “C’è un drago!”.

Phobos alzò un sopracciglio, vedendo l’animale e non capendo perché il fratellino si agitasse tanto per un draghetto. La bestia ringhiò di nuovo e Saga capì di essere alle strette. Si girò.

“Non costringermi a farti del male!” disse.

Il drago non rallentò e si fiondò sul sacerdote, piantandogli  gli artigli nella carne. Così facendo, entrambi finirono oltre la superficie sicura del tempio, cadendo nel precipizio di roccia.

“Dici che dobbiamo intervenire?” si chiese Deimos.

“Naa!” storse il naso Phobos “Lascia che si diverta”.

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Saint Seiya / Vai alla pagina dell'autore: SagaFrirry