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Autore: Slytheringirl093    15/03/2015    4 recensioni
Dopo la morte di sua madre, Caroline sembra non riuscire a trovare la forza di andare avanti. Quando comunica a Stefan che ha intenzione di spegnere la sua umanità, il ragazzo capisce che hanno bisogno d'aiuto. Sono disposti a tutto pur di aiutarla, persino a richiamare un certo vampiro originale che aveva giurato di non mettere più piede a Mystic Falls...
[...]
Dal prologo:
«Oh, no...» sussurrò tra sé, mentre anche Elena sembrava ci stesse arrivando. Stefan attese che anche la ragazza realizzasse, incapace di pronunciare il nome ad alta voce.
Non le ci volle molto.
«Klaus»
In un tacito assenso, Stefan optò per l’ennesimo bicchiere di Bourbon.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline\Klaus, Enzo, Klaus, Stefan Salvatore, Un po' tutti | Coppie: Damon/Elena
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Crossover : The Vampire Diaries/ The Originals
La storia inzia dopo la 6x12 (TVD) e dopo la 2x12 (TO)
[Qualsiasi cosa successa prima di questi episodi resta invariata]



Up with the birds



Chapter 3
Have you ever been so lost, known the way and still so lost



«Enzo è arrivato» comunicò Damon, chiudendo il cellulare e rimettendoselo in tasca. Elena era seduta sul divano e stava bevendo da una sacca di sangue. Se ne restò in silenzio mentre il vampiro si sedette accanto a lei passandole una mano dietro la schiena. Lei in tutta risposta gli lanciò un’occhiataccia a cui lui si limitò a replicare con un sorrisino sfrontato.
«Il telefono è sistemato» proclamò Stefan entrando nel salotto. Arrivò di fronte ad Elena e glielo porse.
«Tocca a te» disse mentre osservava la ragazza mettere da parte la sacca di sangue per prendere lo smartphone in mano. Ancora offesa, non si soffermò a guardare nessuno dei due fratelli mentre armeggiava col cellulare.
«Avreste potuto dirmelo» biascicò, mentre Damon alzava gli occhi al cielo. Non stavano avendo  di nuovo quella conversazione, vero?
«Non ce ne hai dato il tempo, miss-risolvo-tutto-io! » replicò annoiato. Quello che Elena aveva in mano era il telefono di Caroline, o meglio... era un nuovo telefono con la scheda di Caroline. A quanto pare la bionda aveva, in un momento di rabbia, distrutto il suo cellulare lanciandolo per aria. Stefan lo aveva preso e aveva salvato la scheda, con l’intento di ridarlo alla ragazza una volta calmata. Ma Caroline non aveva più chiesto, ne si era preoccupata del suo cellulare e così se ne era praticamente dimenticato. Quando Elena aveva proposto di cercare il numero di Klaus sul cellulare di Caroline, Stefan non aveva fatto in tempo a dire ad Elena che era lui ad avere la scheda. Elena era salita a parlare con Caroline, mentre Stefan era andato a comprare un nuovo cellulare per mettere la scheda al suo interno.
«In ogni caso non è stata proprio inutile la mia chiacchierata con Caroline» disse Elena, rassegnandosi all’idea di tenere il broncio ancora per molto, avevano cose più importanti a cui pensare. Stefan mise le mani in tasca, guardando la ragazza in attesa.
«Credo che chiamare Klaus sia una buona idea. Mentre ne parlavamo ho avuto come la sensazione che... non so, stesse meglio» disse Elena incerta, mentre i due fratelli si scambiavano uno sguardo tra loro. Elena sospirò e inserì il codice pin della sua amica, che sapeva a memoria.  Avevano cambiato così tanti cellulari, non per colpa loro, che facevano fatica a ricordarsi tutti i codici pin, quindi in tempi non sospetti, avevano deciso che avrebbero cambiato il pin delle schede dopo il primo uso ogni volta, per far si che il pin fosse sempre uguale. Avendo avuto finalmente accesso alla rubrica, Elena la scorse rapidamente, non che ci volesse chissà quanto. Niente.
«Qui non c’è niente. Nessun Klaus, K, ibrido...» commentò Elena, riscorrendo con più calma e soffermandosi su qualsiasi nomignolo sospetto.
«Prova anche sotto omicida, assassino...» suggerì Damon, allungando lo sguardo oltre la spalla di Elena, che si limitò ad alzare gli occhi al cielo.
« oh,oh! Magari lo ha segnato come Sesso selvaggio nella foresta, oppure oggetto segreto della mia attrazione» si corresse Damon. Ad Elena non potè fare a meno di scappare un sorriso. Rassegnata, chiuse il cellulare lanciandolo a Stefan. Il ragazzo ripetè la stessa operazione, purtroppo senza risultati.
«Sul serio... come ho fatto ad innamorarmi di te?» chiese Elena, sfidando Damon con un’espressione divertita. Il vampiro accavallò le gambe e lasciò andare il capo leggermente indietro. Sorridendo fece un occhiolino alla mora
«Beh... ho un certo fascino, come avrai potuto notare»
«Ribadisco, come?»
« Mi piacerebbe ricordarti qualche dettaglio particolare ma... sarebbe imbrogliare, no?» disse, sottolineando dettaglio particolare al punto giusto, da inviare un messaggio chiaro e tondo alla ragazza.
«Per quanto ne so potresti riempirmi di bugie...»
Damon sorrise della sua risposta, e le si avvicinò all’orecchio.
«Immagino che sarai costretta a provare per credere» le sussurrò suadente. Un brivido scosse la ragazza da capo a piedi, mentre le gote le si arrossarono e lo sguardo veniva catturato da un paio di impertinenti occhi blu.
« Immagino che dovremmo affidarci ad Enzo»
Elena e Damon si voltarono verso Stefan e annuirono leggermente, tornando ad evitarsi con lo sguardo. Il fratellino sembrava non essersi accorto della piccola conversazione avuta tra lui ed Elena, troppo preoccupato per quel telefono e per Caroline.  Damon sorrise tra sé. Un po’ alla volta l’avrebbe riconquistata la sua Elena. Dopotutto... l’aveva già fatto una volta.
 


***********************************


«Una vodka liscia. Anzi, fanne tre»
Enzo sedeva sullo sgabello di un bar di New Orleans, pronto a ingerire una bella dose di alcol prima di andare alla ricerca dell’originale che, molto sicuramente, avrebbe messo fine alla sua vita.  Non c’era bisogno di una motivazione precisa, almeno non  da quello che si diceva in giro di Klaus. Pareva che uccidesse anche per noia, figuriamoci per essere stato infastidito. Prima di partire, di mettere piede su quell’aereo, Enzo si era fatto un calcolo delle probabilità. Sapeva della sua percentuale di vita, eppure ogni volta che aveva pensato di darsela a gambe, mandare al diavolo i Salvatore e i loro problemi del cazzo, un paio di occhi celesti facevano capolino nei suoi pensieri, un paio di occhi tristi, gonfi di pianto e il solo pensare a quell’immagine, lo riportava ogni volta sulla retta via. Retta via... insomma! Chissà se poi era davvero la retta via, se era davvero la strada giusta, la scelta giusta per risolvere quella situazione. Enzo sospirò, chiudendo gli occhi  e lasciò la quella musica che sembrava risuonare per tutta la città gli entrasse nell’animo. Da quando aveva messo piede fuori dall’aeroporto non ricordava mai di essere stato nel silenzio per più di due secondi. Quella città sembrava scoppiare di musica. Era ovunque. Non che non fosse piacevole, anzi... era un buon calmante per i pensieri, se solo fosse stato capace di tenerli a bada, i maledetti.
«Ecco a te»
La barista, una moretta bassa e piena di tatuaggi gli sorrise a malapena mettendogli davanti i tre shot. Enzo si soffermò a guardarla: aria triste, spettinata, occhiaie, sembrava non dormisse da giorni. Quella donna era abbandonata a se stessa, priva di gioia di vivere. Magari... poteva farsi un pranzetto, prima di andare a trovare Klaus. Le afferrò il polso, strattonandola leggermente e avvicinandola a sé le sorrise, suadente. Non era bella, ma nemmeno brutta. Era gradevole in un certo senso. Le lentiggini le ricoprivano naso e guance, gli occhi castano scuro erano coperti da un paio di ciglia nere e pesantemente truccate, i capelli castani raccolti in una coda scomposta. , un pranzo gradevole.
«Tesoro potresti...»
«Portarmi quello che ha preso lui?»
Enzo si voltò verso il terzo elemento di una conversazione che avrebbe preferito restasse privata. Una chioma di capelli castani ondulati gli impediva di soffermarsi sul viso della giovane in un primo momento. Si era seduta sullo sgabello accanto al suo, le cosce accavallate e fasciate in un paio di jeans aderenti, una leggera camicia marrone le fasciava dolcemente il seno, ma poi le ricadeva morbida e larga su braccia e fianchi. Quando si voltò verso di lui, un’espressione combattiva e un paio di labbra decisamente invitanti entrarono nel suo campo visivo. Gli occhi castani della ragazza si soffermarono curiosi sul viso dello sconosciuto.
«Beh? Che aspetti?» aggiunse, rivolta alla barista, ma con lo sguardo fisso ancora sul vampiro di fronte a lei. Enzo inaspettatamente lasciò andare il polso della barista, e le lasciò svolgere il suo lavoro, mentre un sorrisetto leggero prendeva spazio sul suo volto.
« A quanto pare non sono l’unico ad avere un po’ di problemi da dimenticare» celiò all’indirizzo della giovane, che distolse lo sguardo, soffermandosi a guardare il bancone in legno.
«Mi ci vorrebbero più di tre miseri bicchierini di vodka per dimenticare » sussurrò lei, portando anche le braccia sul bancone. Enzo voltò lo sguardo, ma non perse il sorriso.
«Oh... ragazza complicata*. Mi piace»
La giovane sorrise appena, scuotendo la testa.
«Ragazzo probabilmente pericoloso che tenta approccio in un bar. Decisamente il mio tipo»
Stavano...flirtando? Lo guardo che la ragazza gli lanciò poco dopo, lasciava poco spazio all’immaginazione. Enzo ricambiò, leccandosi le labbra in quello che era uno dei suoi migliori sguardi seducenti. Il pranzo avrebbe potuto aspettare. Dopotutto... come condannato a morte gli spettavano un paio di ultime richieste, no? E lui aveva proprio l’idea di sapere quali fossero le sue.
 

*************************************


«Ehi. Posso?»
Caroline annuì mentre continuava a frugare nella sua borsa. Stefan entrò chiudendosi la porta alle spalle e si avvicinò al letto sul quale la ragazza era seduta. Sembrava stesse leggermente meglio, notò il ragazzo soffermandosi sul volto della sua migliore amica, sul quale le tracce di pianto non erano così visibili come al solito. Si era anche cambiata osservò, guardandole le gambe fasciate da un jeans chiaro e un top rosso. Aveva i capelli legati in una coda bionda, qualche ricciolo ribelle ai lati del viso ed un’espressione che per la prima volta non sembrava triste ma solo corrucciata.  Forse avevano esagerato a pensare che servisse l’aiuto di Klaus. Forse... ce l’avrebbe fatta da sola. Caroline dopotutto era sempre stata più forte di tutti loro. Forse erano corsi ai ripari troppo presto? Forse il suo voler spegnere tutto era stato dettato dalla disperazione dei primi giorni, e adesso l’idea non la sfiorava nemmeno più? Eppure avevano dormito insieme anche la notte scorsa e Stefan l’aveva sentita singhiozzare nel sonno, anche se a differenza delle altre volte non l’aveva stretta a sé, non l’aveva consolata. Aveva deciso di lasciarle affrontare il suo dolore un po’ alla volta anche solo con se stessa. Quindi se ne era stato in silenzio, respirando un po’ più forte per farle intendere che era sveglio, che la stava sentendo e che lei avesse voluto avrebbe potuto piangere ancora una volta fra le sue braccia. Ma Caroline aveva preferito restarsene sola, su un fianco a piangere in silenzio, limitando i singhiozzi e Stefan, da una parte, era stato orgoglioso di lei: si stava sforzando di farcela da sola.  Si lasciò ancora qualche secondo di silenzio per osservarla ancora più attentamente. La luce del sole che proveniva dalla finestra le illuminava a malapena i polpacci, mentre il resto della stanza era ancora semi-avvolto nel buio. La vide estrarre le sue mani dalla borsa e sospirare quasi melodrammaticamente mentre posava gli occhi su di lui, un’espressione esasperata in viso.
«Hai intenzione di restare a fissarmi con quella faccia ancora per molto?» chiese.
« Quale faccia?»
« La faccia da sono preoccupato per te Caroline, che metti su ogni volta che entri in questa stanza» replicò lei. Stefan scosse il capo sorridendo leggermente.
« Hai ragione. Scusami. Sono venuto a riportarti questo» disse, mostrandole il cellulare sul palmo della mano sinistra. L’espressione di Caroline si fece curiosa. Scese con uno scatto dal letto e si avvicinò al ragazzo, osservando il cellulare in maniera minuziosa.
«E’ il mio nuovo cellulare?» chiese titubante.
«Il tuo vecchio cellulare non era disponibile. Così... mi sono preso la libertà di prendertene uno nuovo»
Sul viso di Caroline comparve un tenue sorriso e poi un lampo di realizzazione sembrò colpirla. Si portò entrambe le mani a coprirsi la bocca, mentre i ricordi riaffioravano velocemente.
«Oh! Il funerale! Io ho lanciato il telefono... me ne ero completamente dimenticata!» concluse, portandosi una mano alla fronte. Stefan scrollò le spalle, mettendogli il nuovo cellulare in mano. Quando le loro mani si toccarono una scossa elettrica fece sussultare entrambi.  Stefan finì per posare i suoi occhi in quelli blu della vampira di fronte a sé. Per un secondo e solo per un secondo si chiese se quel brivido avesse scosso anche lei allo stesso modo.
« Wow, vacci piano Pikachu» scherzò lei, prendendo il cellulare e distaccandosi dal quel contatto visivo. In un attimo era di nuovo sul letto a gambe incrociate e schiena poggiata alla spalliera.
«Elena ha inserito il pin» si affrettò a precisare, prima che Caroline potesse fare qualche affermazione o peggio domanda pericolosa. La bionda annuì senza staccare gli occhi dallo schermo del suo nuovo Blackberry.
« Bene. Io torno di sotto. Se hai bisogno...»
Lasciò la frase in sospeso sapendo che non c’era bisogno di aggiungere altro. Diede le spalle alla ragazza e si affrettò a raggiungere la porta.
«Stefan!» lo richiamò Caroline. Il ragazzo si fermò proprio sulla soglia.
«Io...»
La sua incertezza trapelava anche dal solo pronome che era riuscita a pronunciare. Quando il ragazzo si voltò la vide tentennante, il telefono poggiato in grembo e lo sguardo improvvisamente fisso sulle proprie gambe. Sembrava  stesse valutando se parlare.  Stefan non disse nulla e attese. Pochi secondi dopo Caroline sollevò il capo e le parole sembrarono uscirle più facilmente.
« Io volevo ringraziarti»
«Caroline... è solo un cellulare»
«No, non è per quello. Voglio dire... sì è anche per quello! Ovvio! Ma io mi riferisco ad un grazie più generico, più grande...» cercò di spiegare, mentre le mani iniziavano a muoversi come accompagnamento alle sue parole. A Stefan veniva da sorridere a vederla così impacciata. Piegò le labbra in un mezzo sorriso, portandosi le mani nelle tasche dei jeans e voltandosi stavolta completamente nella sua direzione.
« Non c’è bisogno...»
«Sì, invece»
Prese un lungo respiro prima di parlare di nuovo.
« A volte il dolore  è insopportabile. Non ho mai provato niente di simile prima d’ora e non so come gestirlo. A volte diventa rabbia, ma la maggior parte delle volte ho solo voglia di piangere. E piango tanto... insomma, lo sai»
Stefan annuì impercettibilmente, giusto per farle capire che la stava ascoltando e che capiva ciò di cui stava parlando. I suoi occhi la incitarono a continuare.
« Sapere che tu sei qui... La tua presenza... è rassicurante» concluse, torturandosi le mani che teneva in grembo.
«Ci sarò sempre per te Care, lo sai»
«Sì, lo so. E, hai sempre così tanta pazienza con me quando lì fuori siamo in totale stato d’allerta!»
«La situazione è sotto controllo»
«No, non è vero, ma tu mi dici questo perché per te è più importante che io stia tranquilla. Lo vedo, lo percepisco e ti ringrazio.  Io non sono ancora pronta a tornare lì fuori... lo so. Non sarei utile a nessuno. Probabilmente alla prima occasione mi lancerei verso il pericolo più sprezzante perché non ho più paura di...»
Stefan sapeva perché si era fermata.  Stava per dire paura di morire, gliel’aveva letto sulle labbra. Ma si era fermata appena prima di pronunciare quelle parole che avrebbero fatto male, forse più a lui che a lei. Glielo doveva,  aveva pensato Caroline. Non poteva confessare alla persona che aveva fatto di tutto per starle accanto, per rassicurarla, per proteggerla dagli altri e da se stessa, che aveva pensato anche a ... insomma a far finire tutto in un altro modo che non implicasse diventare una vampira stronza e senza sentimenti allo sbaraglio. Non poteva dirglielo. E forse non voleva nemmeno ammetterlo ad alta voce. Un conto era pensarlo. Un altro era... dirlo.
« ...comunque, non sono in me ultimamente» tentò di recuperare, anche se sapeva che Stefan aveva colto perfettamente il senso della frase precedente.
« Passerà Caroline. Tornerai in te, te lo prometto»
Le parole di Stefan erano ferme e definitive. Per un attimo Caroline si permise il lusso di credergli.
« In ogni caso... comunque vada a finire questa storia, volevo solo che sapessi quanto ti sono grata»
E con queste ultime parole, Caroline gli regalo un ultimo sorriso incerto prima di alzarsi dal letto e dirigersi verso il bagno in camera, chiudendosi la porta alle spalle. Stefan restò immobile per qualche secondo assimilando le ultime parole proferite dalla bionda. Comunque vada a finire questa storia... quella frase continuava a rimbombare nella sua testa come il ticchettio di un orologio. Che quello fosse il suo modo di comunicare che aveva preso una decisione?
« Questa storia avrà un finale felice, Caroline. Te lo prometto» sussurrò, forse più a se stesso che alla ragazza che probabilmente nemmeno l’aveva sentito. Senza aggiungere altro abbandonò la stanza. No, non avevano esagerato. Caroline aveva bisogno di aiuto.

*******************************************

 
 
« ... un’altra cosa. C’è anche un uomo con lei. Non ne sono sicuro, ma a me sembra uno di noi»
«Uno di noi? »
« Non l’ho mai visto qui, ma ormai riesco a riconoscere un vampiro quando ne vedo uno»
« Non perderla di vista, Joey. Sarò lì tra un minuto»
Il vampiro riattaccò e si rimise il cellulare in tasca. Quello nuovo doveva essere o molto ingenuo o disinformato riguardo gli ultimi sviluppi della loro situazione a New Orleans. Quel branco di lupi mannari al servizio del più folle degli originali poteva irrompere nel locale da un momento all’altro. Joey rimase nell’ombra, mentre il suo sguardo non lasciava la vampira , che sembrava tranquillamente ignara del pericolo che correva stando lì in piena vista e in pieno giorno, e anzi si perdeva in chiacchiere con un nuovo amico. Oh, no... Marcel non l’avrebbe presa bene...






My Corner

Buona domenica a tutti voi!
Mi chiedo se l'aggiornamento della settimana scorsa sia passato inosservato, dato che la sola recensione era di una nuova lettrice...!
In ogni caso, date un'occhiata per vedere se avete letto lo scorso capitolo!!
Duuuunque, cosa dire!
Ma quanto mi piace scrivere le battute di Damon?!? Troppo! Prima parte, con tanto di un pizzico di Delena, sui nostri tre amici che tentano di trovare un recapito del nostro ibrido preferito, Ahimè senza successo. Come avrete potuto notare, apparteneva proprio a Damon la prima delle tre frasi che vi ho lasciato la settimana scorsa.
«Immagino che sarai costretta a provare per credere» dice Damon ad Elena ;)
Seconda parte, troviamo Enzo che arrivato a New Orleans se ne va in un bar! Avevate dubbi? Insomma, cercate anche un pò di mettervi nei suoi panni, povero!
Ma... chi sarà questa... donna? A cui tra l'altro appartiene la seconda citazione «Ragazzo probabilmente pericoloso che tenta approccio in un bar. Decisamente il mio tipo»
Terza parte... beh, decisamente Steroline. Vi avevo avvertito, gente. Questa storia non sarà tutta rose e fiori, non sarà la solita banale e scontata Klaroline. Al momento in cui inizia questastoria , Caroline e Stefan provano qualcosa l'uno per l'altro, c'è poco da fare! Deal with it! Come ripeto sempre, abbiate fiducia, ogni cosa a suo tempo!Inoltre... Caroline avrà finalmente preso una decisione definitiva? Cosa avrà voluto dire con « In ogni caso... comunque vada a finire questa storia, volevo solo che sapessi quanto ti sono grata»
Ultimo, ma non meno importante, essendo finalmente arrivati anche a New Orleans, dal prossimo capitolo entreranno in scena anche i nostri amati Originali!
Come avete potuto notare a fine capitolo, il nome Marcel, è comparso. Per cui, next week, finalmente arriverà il nostro amato Klaus. Ecco, l'ho detto!

La scorsa settimana non ha avuto molto successo, ma ho deciso continuare col mio giochetto "Chi dice cosa" e "perchè".
Che dite? Provate a indovinare? xD

Ecco a voi tre citazioni tratte dal 4 capitolo. A chi apparterranno...?

1. «Quello che ho o non ho intenzione di fare è solo affar mio, sorellina»
2. «Sarà meglio che tu abbia un buon motivo per essere qui, altrimenti la prossima a spezzarti il collo e a rimetterti su un aereo sarò io»
3. « E’ così doloroso essere umani, non è vero?»


Ah, la canzone di questo capitolo è Lost di Katy Perry
E con questo... a domenica prossima!

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