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Autore: bridgetvonblanche    15/03/2015    2 recensioni
Forse Naruto avrà preso il colore dei miei occhi, ma la forza e l’energia che sotto di essi si cela è paragonabile solamente a quella stessa fermezza che io ho imparato a leggere nei tuoi ogni giorno, Kushina.
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MinaKushi scritta di getto, dopo essere rimasta particolarmente colpita da una semplice immagine.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kushina Uzumaki, Minato Namikaze, Naruto Uzumaki | Coppie: Minato/Kushina
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Naruto Shippuuden, Contesto generale/vago
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You have been the one

 

You touched my heart 
you touched my soul
changed my life 
and all my goals
and love is blind 
and I knew it when
my heart was blinded by you.

 

Minato lo sapeva, lo aveva sempre saputo. 

Era lei quella giusta.
L’unica donna che avrebbe voluto avere al suo fianco per tutta la vita era lì davanti a lui, le mani dietro la schiena ed una faccia imbronciata, tesa, probabilmente spaventata di fronte a decine di occhi che la stavano studiando da lontano, mantenendola a dovuta distanza.

Minato si domandava spesso come dietro quei grandi occhi grigi potessero coesistere il sole e la luna, il bene ed il male, la purezza ed il peccato.
In lei il tutto ed il nulla, il pieno ed il vuoto si completavano alla perfezione, come piccoli pezzi di un puzzle senza fine che partiva da quei capelli ramati fino al bianco latte della sua pelle delicata e priva di imperfezioni.
Minato era spaventato e, allo stesso tempo, irrimediabilmente attratto da lei e da quelle divergenze insite nella sua natura.

Ma non avrebbe mai voluto -e potuto- desiderare niente di più, niente di meglio.
Sapeva che non ci sarebbe stato posto per nessun’altra nel suo cuore. 
Quello strano muscolo accelerava il ritmo dei suoi battiti solo quando il celeste dei suoi grandi occhi incontrava il rosso fuoco dei capelli di lei, mentre un leggero profumo di rosa appena colta cominciava ad invaderlo, inebriando tutti suoi sensi.

Che si trattasse di una qualche tecnica sconosciuta?
Sicuramente gli effetti che riusciva a sortire erano certamente i più devastanti, i più penetranti, i più efficaci di qualsiasi Jutsu con cui Minato avesse mai avuto a che fare.

Non riusciva proprio a controllarlo, il suo battito. E stranamente, ogni volta che sentiva di trovarsi più vicino ad una conclusione brillante, ad una qualche risposta che potesse finalmente soddisfarlo, Kushina gli compariva davanti all’improvviso, una buffa espressione sul suo volto così tondo e bello, facendogli perdere la concentrazione, la risposta e l’equilibrio in un solo istante, condannandolo a cadere rovinosamente dal ramo dell’albero sul quale aveva speso gran parte del pomeriggio a riflettere sullo strano potere di lei che, ancora una volta, era riuscita a fregarlo.

Sorride a quel ricordo Minato, mentre le sue braccia si stringono un po' più decise attorno all’esile ma non per questo fragile figura che riposa con lui sotto l’ombra protettiva di un immenso e rigoglioso albero dalle spesse fronde e dai candidi fiori bianchi che sembrano incorniciare le loro figure al centro di un paesaggio edenico, fuori dal tempo e dallo spazio umanamente concepiti.

Con la schiena appoggiata contro il suo petto, Kushina ascolta ad occhi socchiusi ed il più bel sorriso stampato sul viso la melodia unica creata dai loro cuori che si rincorrono su uno spartito di cui solo loro sanno riconoscere le note.

Erano ancora bambini quando, per la prima volta, le loro anime si erano incontrate, sfiorate semplicemente attraverso uno sguardo sfuggente, interrotto bruscamente dall’arrivo del maestro nell’aula.

Cosa potevano saperne dell’amore a quel tempo?

Il suo sorriso si espande e distende sereno al ricordo di quella buffa scena che aveva unito in un istante i loro corpi, le loro anime ed i loro destini, per sempre.
Poi apre gli occhi Kushina, gettandosi immediatamente nelle mille e più sfumature di quelli di Minato, profondi e vasti come l’oceano, più belli di qualsiasi cielo lei avesse mai visto.
Sono sempre stati la sua unica luce, un porto sicuro e senza pericoli per lei che per tutta la vita aveva dovuto lottare contro le tenebre più oscure che avevano imprigionato la sua anima a quella di un demone.

E sorride anche Minato quando la piccola mano di lei comincia a muoversi delicatamente sulla superficie piatta di un lago nel quale hanno entrambi già immerso i loro piedi, tornando per qualche minuto bambini, giocando a spruzzarsi a vicenda.

Kushina ne accarezza ogni increspatura, mentre il quarto Hokage osserva ogni suo singolo movimento con fare quasi assorto, incantato probabilmente dall’estrema delicatezza dei suoi gesti, così lenti eppure così decisi.

-Non arrenderti, ti prego- si lascia sfuggire ad un tratto, portando entrambe le mani ad oscurarle la vista. I suoi occhi lucidi non possono più guardare oltre, impotenti  di fronte alla visione di quel pugno scagliato contro il viso di quel ragazzo.

Come un lampo Minato accorre, intuendo immediatamente la sua implicita richiesta di aiuto, iniziando a scostarle piano, dietro le orecchie e la schiena, quelle lunghe e pesanti ciocche di capelli ramati ricadutele sul viso, nel vano tentativo di coprirne ogni espressione e debolezza.
Minato appoggia poi la testa sulla sua spalla ancora tremante, cercando con premura di fermare le calde lacrime che scorrono frenetiche lungo i contorni del suo viso angelico.

-Lui ce la farà, è forte almeno quanto te- sussurra, cominciando a baciarle la guancia per cercare di assorbire tutto il suo dolore e iniziando poi a cullarla tra le sue braccia forti, mormorandole che non aveva motivo di preoccuparsi in questo modo, si sarebbe fatto carico lui stesso di tutti i suoi affanni.

Poi, prendendole delicatamente la mano, che riporta sulla superficie dell’acqua dolce del lago, Minato le fa cenno di continuare a prestare attenzione a quel ragazzo dalla tuta arancione.

-Osserva i suoi occhi-

-Sono identici ai tuoi, Minato- si permette di fargli notare la kunoichi, un’espressione delusa dipinta sul suo volto affranto, stanco di vedere quel ragazzo in preda ad urla strazianti per le ferite che gli sono appena state inflitte.

-Sono stanca di sentirmi inutile, dattebane-

Minato rimane in silenzio ad ascoltare le torture che attanagliano quel suo animo di giovane madre che non riesce a darsi pace nel vedere il proprio figlio ridotto in quello stato.
Poi l’espressione del suo viso muta facendosi improvvisamente più seria mentre, con la sola forza delle braccia, aiuta Kushina ad alzarsi da terra per poterla guardare meglio negli occhi, per poter studiare più a fondo ogni suo respiro, ogni minimo cenno di dolore che traspare dalla sua anima così virtuosa, che ora però si ritrova incapace di pensare ad altro che non sia riconducibile ad una chioma di capelli color grano riflessa dalla superficie di quel lago da cui Minato sembra volerla allontanare.

Osserva ancora una volta i suoi occhi pieni di lacrime Lampo Giallo, prima di annullare definitivamente la poca distanza che separava i loro corpi ed avvolgerla così in un abbraccio quasi soffocante, addolorato.

-Almeno per una volta vorrei potergli essere accanto, vorrei poter fare qualcosa per lui-

Piange Kushina, le sue mani strette a pugno battono di tanto in tanto contro il petto dell’uomo che, impotente davanti a tanta sofferenza, le permette di impregnare ancora ed ancora la sua tuta verde da chunin della Foglia.
Minato non può capacitarsi del fatto che sia  proprio lei a soffrire in questo modo.
Non può accettare di vedere la sua Kushina in lacrime, non lei che fino all’ultimo ha  dimostrato di possedere una forza di volontà senza eguali.

Il coraggio di morire, per amore del loro unico figlio.

-Forse Naruto avrà preso il colore dei miei occhi, ma la forza e l’energia che sotto di essi si cela è paragonabile solamente a quella stessa fermezza che io ho imparato a leggere nei tuoi ogni giorno, Kushina- le sussurra piano, guancia contro guancia, solleticandole il viso con il movimento leggerlo dei suoi capelli del colore dell’oro.

E solo allora gli occhi grigi di lei tornano a brillare di una nuova e più potente luce, tornano a risplendere, come perle preziose portate a galla dalle profondità dell’oceano.
Minato le sorride premuroso, prima di condurre lentamente entrambe le mani sul suo viso, asciugando in un attimo quelle ultime lacrime con il delicato movimento dei polpastrelli.

-Minato, io-

Kushina vorrebbe potersi scusare, vorrebbe poter chiedere perdono per aver dubitato di Naruto.
Per aver pensato anche per un solo, breve istante, che potesse essere stato tutto uno sbaglio, un errore.
Per essersi scoperta nuovamente debole davanti agli occhi del Quarto Hokage.

-Shhh-

Ma nessuna frase di senso compiuto sarebbe mai potuta uscire dalla sua bocca e questo perché le labbra di Minato, appoggiandosi delicatamente alle sue, l’avevano presto costretta a trattenere il respiro invitandola a concentrarsi su altro.

Kushina amava l’odore della sua pelle. 
Amava il suo respiro fresco sul suo collo, amava sentire il suo sguardo addosso, amava il modo con cui Minato le accarezzava dolcemente i capelli, beandosi del loro profumo.

-Noi gli saremo sempre accanto, non importa come-

Un bacio.
Uno sguardo.

-Lui ci porta nel suo cuore e ci ama, così come lo amiamo noi-

Poi un altro.
Ed un altro ancora.

-Non potrebbe mai deluderci-

Sempre più intensi, sempre più coinvolgenti, più travolgenti.

-Non è stato uno sbaglio, credimi-

Occhi che si cercano, mani che fremono.
Pelle contro pelle.

-Non piangere più, Naruto non vorrebbe vederti così-

Ogni volta come se fosse la prima.

-Ed io nemmeno, Kushina-

I know your fears and you know mine
we’ve had our doubts but now we’re fine
and I love you, I swear that’s true
I cannot live without you.

******
 

Bridget’s wall

Terza e per ora ultima ahimè (anche se non posso certo escludere il fatto che abbia in mente un altro paio di coppie shippabili di cui vorrei scrivere qualcosina ;)) one-shot sulla mia terza OTP preferita dell’intera saga di Naruto: MinaKushi.

Mentirei se vi dicessi che ho pianto nel scriverla. 
Insomma, non sono proprio il genere di ragazza che versa lacrime tanto facilmente.

Ma come si fa ad non avere uno strano groppo in gola quando si tratta di questi due personaggi? Come si fa a non avere le mani leggermente tremanti, frementi, quando si guardano certe fotografie, certe fanaart, quando si leggono (e scrivono) certe storie che li riguardano? 

Non.si.può.

La ‘trilogia’ che ho voluto creare è come un cerchio che si chiude.

ObiRin, YahiKo, MinaKushi.

Storie che possono essere lette l’una indipendentemente dall’altra, ma che io ritengo estremamente legate tra loro da un sottilissimo fil rouge.

Un fil rouge che ripercorre le loro vite, così maledettamente simili nel triste destino che le accomuna, ma -allo stesso tempo- ognuna con le proprie peculiarità che le rende uniche e strazianti (nonchè le mie preferite ed intoccabili)
Un fil rouge che tiene legati anche tutti i protagonisti: prima Minato ed Obito, Obito e Rin e poi Obito, Yahiko e Konan e poi ancora Rin, Kushina, Minato ed Obito.

E forse è a questo punto si che potrei veramente mettermi a piangere.
Perché Kishi, perché sei stato in grado di distruggere così i miei feels?

Tornerò presto spero, sto ideando un nuovo #sfogodeifeels incentrato ovviamente sulla ObiRin, anche se dopo aver rivisto per la 500milionesima volta l’episodio 173 di Naruto Shippuuden la YahiKo è tornata prepotentemente a prendersi la sua fetta di spazio nel mio cuore (e nella mia vena artistica lol)

Ok, ora la smetto di scrivere certe riflessioni personali che a voi non importeranno granchè, levo immediatamente le tende aspettando un vostro parere o una vostra recensione (aka #sfogodeifeels) che mi farebbero davvero un immenso piacere! :)

Pace, amore e Tsukuyomi Infinito,
Bridget

 
  
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