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Autore: Ely_fly    15/03/2015    6 recensioni
Dunque, salve a tutti :)
Sono tornata, stavolta con una song-fic ambientata al liceo.
Garfield e Rachel fanno parte del club di canto e il ragazzo cerca di sfruttare l'occasione per esprimere i suoi sentimenti, con una canzone, appunto. Anzi, più di una. Ma saranno sufficienti ad aprire gli occhi alla ragazza?
Genere: Commedia, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Beast Boy, Raven
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Garfield era agitatissimo. Era talmente agitato da non riuscire a stare fermo, mentre Dimitri, santo ragazzo, cercava di allacciargli la cravatta.

«Se non stai fermo, ti strangolo» lo minacciò.

«Ci provo» gracchiò l’altro, riuscendo nell’intento per ben cinque secondi.

«Basta, io ci rinuncio!» esclamò Dimitri, ingarbugliando la cravatta per l’ennesima volta nel giro di cinque minuti. «Faglielo tu» aggiunse, all’indirizzo di Kota, che guardava la scena divertito. Il suo sorriso si spense all’improvviso, davanti alla cortese offerta dell’amico.

«Mi spiace, ma non sono capace di annodare le cravatte» dichiarò il giapponesino.

Sia Garfield che Dimitri lo guardarono con tanto d’occhi.

«Che c’è?» chiese, sulla difensiva.

«Ehm… Potrei farti notare, così, en passant, che stai indossando una stramaledetta cravatta, perfettamente annodata?» rispose Dimitri, iniziando ad avere un tic nervoso all’occhio destro. Quei due l’avrebbero fatto uscire matto da lì.

«Oh» fu tutto quello che poté dire il ragazzo, arrendendosi all’evidenza e accingendosi ad annodare la cravatta al suo amico.

Dopo altri cinque minuti di tremori vari e maledizioni colorite, finalmente la maledetta cravatta fu domata e Garfield era pronto per il suo appuntamento.

«Non sembri nemmeno tu! Ma sei sicuro di non essere un alieno?» esclamò Kota, soddisfatto, ammirando principalmente il frutto delle sue fatiche, ma concedendo all’amico di essere davvero elegante.

«In realtà ancora non ci credo che stia succedendo proprio a me…» ammise Garfield, un po’ imbarazzato. Lui non stava per uscire con Rachel Roth. Doveva essere tutto un sogno, a momenti si sarebbe svegliato e tutto sarebbe finito.

«Gar?»

«Cosa?» domandò, riavendosi dai suoi pensieri.

«Sei in ritardo» gli dissero in coro i due compagni di stanza, pacifici come non mai.

Il biondo si alzò e corse fuori dalla stanza, imprecando a gran voce contro quei due maledetti.

 

Rachel aspettava, fuori dalla sua stanza, che Garfield arrivasse. Non aveva detto che sarebbe passato a prenderla alle sette e mezza? Magari aveva capito male lei, le aveva detto le otto e mezza… O le sei e mezza? Lanciò un’altra occhiata al cellulare: le 19.38. Sospirò sommessamente, cercando di calmarsi. Era tutto a posto, Garfield era solo un po’ in ritardo, come suo solito. Quindi non serviva a niente agitarsi. Sarebbe arrivato e sarebbero andati a cena tranquillamente…

… Prima della catastrofe imminente. No, non doveva pensare alla partenza di Garfield per la Florida e nemmeno a sua madre.

In quella, il telefono iniziò a squillare: era Richard. Col cuore in gola, rispose: «Pronto?»

«Ehi, cuginetta! Pronta per la grande serata?» Suo cugino era decisamente euforico, da quel che poteva sentire.

«Rich! Come sta la mamma?» chiese, ignorando bellamente la domanda.

 «Volevo parlare di te, Rachel, per una volta… Comunque non sta né meglio né peggio. I medici non sanno più cosa pensare, non ci capiscono più nulla, ma continuano a non darle grandi aspettative. Mi dispiace.»

La ragazza, sentendo la tristezza nella voce del cugino, addolcì un po’ il tono: «Presto sarò lì anche io e allora sono sicura che andrà tutto bene.»

«Ma sarai lontana da Garfield. Proprio ora che vi siete avvicinati così tanto…» le fece notare Richard.

«Lo so. Io non vorrei lasciarlo ora, ma…»

«Ma cosa, Rach?»

«Ma se ne andrà lui. Ha detto che gli stanno facendo pressioni dalla Florida per trasferirsi là e…»

«Sono sicuro che troverà un modo per non andare. Lui ti adora, Rachel, dal profondo del cuore. E non si lascerà certo scoraggiare da una cosa del genere. È più forte di quel che sembra, fidati. E sono sicuro che ti sorprenderà.»

«Rich? Cosa sai che io non so? Richard?» lo interrogò la ragazza, insospettita. Che cosa le stava nascondendo, suo cugino?

«Assolutamente nulla, buona serata, cuginetta!» E con questo le mise giù il telefono.

Rachel fissò rabbiosa lo schermo scuro del cellulare, masticando due o tre insulti da scaricatore di porto. Quando alzò lo sguardo, vide Garfield che correva verso di lei, un’espressione di puro terrore dipinta sul viso.

 

«Scusa! Sono in ritardo! Assolutamente, innegabilmente in ritardo! Perdonami!» esclamò senza fiato, quando la raggiunse.

Il suo sguardo da cane bastonato non poté fare a meno di intenerirla. «Nessun problema, Garfield.»

«Sono un vero disastro!» si lamentò il ragazzo, spettinandosi tutti i capelli.

«Ahahah, non è vero» ridacchiò lei, riuscendo finalmente a distoglierlo dalla sua depressione autoindotta. Al suono della sua risata, il morale del ragazzo si risollevò e con fare assai cavalleresco le porse il braccio.

«Prego, signorina. Il ristorante aspetta solo noi.»

«Grazie mille, signore» rispose lei, stringendosi a lui con gratitudine. «A proposito, ti sta bene la cravatta. Ha un nodo molto elegante.» Garfield sobbalzò colpevole, prima di replicare: «Grazie. Sai, sono un esperto di nodi alle cravatte.» E si lanciò in una dissertazione senza né capo né coda sulla difficile arte di annodare le cravatte, mentre guidava la sua dama verso un ristorantino poco distante.

 

La serata passò tranquillamente, senza che i due si trovassero mai a corto di argomenti: era come se stessero recuperando il tempo perduto negli anni in cui si erano praticamente ignorati. Garfield era curioso di conoscere Rachel e altrettanto lo era lei di conoscere lui. Fu quindi con vero dispiacere che abbandonarono il ristorante per tornare al dormitorio in tempo per il coprifuoco.

Giunsero davanti alla scala del dormitorio femminile, tenendosi per mano.

«Grazie mille per la bella serata, Garfield» lo ringraziò Rachel, sorridendogli.

«Dici sul serio? Ti sei divertita? Non sono stato troppo invadente?» domandò lui, arrossendo come un pomodoro.

«Garfield…»

«Cosa?» domandò il ragazzo, guardandola con due occhi da cervo illuminato dai fanali in mezzo ad un’autostrada.

«Andava tutto benissimo. Non sei stato affatto invadente. Sei stato dolcissimo. Grazie ancora» lo rassicurò la ragazza, dandogli poi un leggero bacio sulla guancia. «Buonanotte.»

«Buonanotte» rispose lui, come in estasi, prima di avviarsi verso la sua camera.

 

Quando entrò nella stanza, i suoi compagni lo accolsero con un interrogatorio talmente serrato che nemmeno il Mossad o il KGB. In risposta alle mille domande degli amici, Garfield cominciò a cantare:

 

Though I've tried before to tell her
Of the feelings I have for her in my heart
Every time that I come near her
I just lose my nerve
As I've done from the start

«Oddio, Garfield, che hai combinato?» domandò Dimitri, prendendosi la testa fra le mani, disperato.


Every little thing she does is magic
Everything she do just turns me on
Even though my life before was tragic
Now I know my love for her goes on

«Oh, dai, è innamorato…» fece Kota, solidale.


Do I have to tell the story
Of a thousand rainy days since we first met
It's a big enough umbrella
But it's always me that ends up getting wet

«Beh, effettivamente, da quel che ci hai detto, non era proprio uno zuccherino, con te…» ridacchiò Dimitri, ricevendo una gomitata da Kota.

«Che c’è? È vero!» si difese, massaggiandosi il braccio.


Every little thing she does is magic
Everything she do just turns me on
Even though my life before was tragic
Now I know my love for her goes on

«Sì, ma quindi… Cosa avete combinato?» chiese curioso il ragazzo russo.


I resolve to call her up a thousand times a day
And ask her if she'll marry me in some old fashioned way
But my silent fears have gripped me
Long before I reach the phone
Long before my tongue has tripped me
Must I always be alone?

«Ha detto che dovreste restare amici?» domandò preoccupato Kota.


Every little thing she does is magic
Everything she do just turns me on
Even though my life before was tragic
Now I know my love for her goes on

 

«Ragazzi, è andata alla grande!» esclamò Garfield, una volta conclusa la canzone. «Resta però il problema che domani lei partirà per Jump.»

«Cavolo, è vero!»

«Eheheh, ma io ho un asso nella manica, diciamo così…» E con un gesto che voleva essere elegante, ma che risultò piuttosto goffo, il biondo estrasse dalla tasca della giacca un biglietto aereo per…

«Jump City? Torni anche tu in California?!?» esclamò stupito Kota, alzandosi di scatto dal suo letto per controllare da vicino il biglietto che il suo amico sventolava beatamente.

«Proprio così. Le farò una sorpresa e andrò con lei a Jump. Non può farcela da sola. E vedrete che torneremo più forti di prima. Ve lo garantisco» raccontò il ragazzo, entusiasta.

«E io ti garantisco che ti ucciderà, quando scoprirà che sei pronto a rinunciare a questa opportunità per lei» commentò Dimitri.

«Perché dovrebbe farlo? Lo faccio per lei!» obiettò ingenuamente l’altro.

«Proprio perché lo fai per lei. Non so se hai notato, ma non è una persona che dispensa amore ad ogni passo.»

«Sono sicuro che capirà. E ora, buonanotte» chiuse il discorso Garfield, preparandosi per andare a dormire. Rachel avrebbe capito cosa lo spingeva a tornare in California con lei.

  
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