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Autore: ArashiStorm    16/03/2015    1 recensioni
[SPOILER per la fine di ACIII]
...Lo aveva perso, anzi lo aveva ucciso lui stesso, poco più di un mese fa. Le sue mani potevano dirsi ancora bagnate del suo sangue, anche se non solo del suo, perché insieme a quello di Haytham Kenway, dalla lama celata che teneva al braccio, colava anche il sangue, ben più odiato, di Charles Lee. E se non provava nessun pentimento per quell'ultimo omicidio, lo stesso non poteva dirsi del macigno che sentiva nel cuore per l'uccisione del padre. Soprattutto ora che, dopo la lettura del suo diario, era riuscito, forse, a capirlo anche se ancora non sapeva se sarebbe riuscito a perdonarlo...
Genere: Angst, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Aveline de Grandpré, Connor Kenway, Haytham Kenway, Kaniehtì:io (Ziio)
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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11. Doubts


Connor se ne stava seduto alla scrivania. Davanti a sè il libro contabile della tenuta, in mano la penna, ma sulla punta l'inchiostro era ormai secco e il foglio ancora bianco.

«Hai fatto bene!»

Lo aveva detto d'impulso, senza riflettere e questo lo spaventava alquanto. Significava quindi che lo pensava veramente? Dopo la lettura del diario di Haytham aveva appurato che la morte del padre era, anzi, sarebbe stata uno sbaglio. Era felice di sapere le sue mani monde del sangue di un padre che pensava di conoscere ma che invece ogni giorno si scopriva essere una persona diversa, un persona, stentava a crederlo, migliore.

Sospirò. Lo faceva fin troppo volte ultimamente. Il suo cuore di figlio lo stava davvero rammollendo così tanto? La mancanza dell'autorità di Achilles e delle sue parole, a cui credeva con tutto se stesso, lo stavano facendo vacillare a tal punto? Dove era finito il Connor risoluto e determinato di un tempo?

«Che mi sta succedendo?» si chiese con un filo di voce posando la penna.

«Connor?»

La voce greve di Aveline, lo fece sussultare leggermente. Si voltò verso di lei vedendola avanzare nella sua direzione.

«Tutto bene?» chiese preoccupata, non voleva farlo capire ma aveva colto l'ultima frase del confratello e non poteva fare a mene di preoccuparsi. Connor era diventato la guida degli Assassini della zona dopo la morte di Achilles, un suo cedimento sarebbe potuto essere un cedimento della confraternita intera.

Aveline era pronta a indagare fino a che il ragazzo non avresse ceduto, parlandole dei suo dubbi o problemi, quindi si stupì quando Connor non finse di star bene e anzi non mascherò nemmeno la preoccupazione sul suo volto.

«Non lo so» rispose portando una mano al viso «La realtà è che non capisco più nemmeno me stesso.»

La ragazza gli si inginocchiò di fronte prendendogli la mano che ancora gli nascondeva il volto. « È normale che tu sia felice di riavere tuo padre. Io darei qualsiasi cosa per poter riavere il mio»

Connor districò la mano da quella della ragazza e scosse il capo con forza. «Non è la stessa cosa. Tuo padre non ha cercato di ucciderti, Tuo padre non era un templare...» - e poi gli ritornò alla mente di quando Aveline gli aveva raccontato della sua matrigna. «sarebbe come se tu fossi felice di riavere la tua matrigna»

Aveline si levò nuovamente in piedi. Lo sguardo duro sul suo volto. «No sbagli - disse con fermezza nella voce - c'è un differenza fondamentale tra Madeleine e tuo padre»

«A cosa ti riferisci?» chiese il giovane Assassino sinceramente, alzando lo sguardo su di lei.

«Tuo padre ti ama sul serio!»

Connor continuò a fissarla mentre il viso di Aveline si rilassava in un sorriso, poi distolse lo sguardo, andando a fissare i suoi stivali. Non che Connor non credesse nelle parole della consorella, anzi, dopo la lettura del diario si poteva dire praticamente certo dell'amore che il padre provasse per lui. Un amore strano e mascherato fin troppe volte, eppure sincero, così come lo era il suo del resto.

Aveline lasciò a Connor ancora qualche minuto per rielaborare le sue parole prima di appoggiarsi alla scrivania e spezzare nuovamente il silenzio.

«Sai, poco fa è stato proprio tuo padre a domandarmi se l'amore di Madeleine nei miei confronti fosse davvero finto come credevo. E' stato in quel momento che mi sono accorta della differenza tra lei e Mr. Haytham. Gli occhi con cui mi guardava lei, sono completamente diversi da quelli con cui lui guarda te. Quella luce l'ho vista solo negl'occhi di mio padre e in quelli di mia madre.»

Il ragazzo ascoltava, le mani strette una nell'altra e lo sguardo sempre ancorato al pavimento. Rimase lì fermo a pensare fino a che non sentì una mano sulla sua spalla.

«Achilles mi ucciderebbe se sapesse che sto ospitando Haytham Kenway nella sua casa.» disse lui in risposta a quella stretta.

Aveline alzò lo sguardo al soffitto. «è per quello che lo hai sistemato nella tua stanza al piano di sopra invece che in quella più comoda al piano di sotto?»

«Questa qui sotto era la stanza di Achilles, non potevo certo mettere a dormire sul suo letto il suo più acerrimo nemico»

«Capisco» rispose lei allontanando la mano e incrociando le braccia al petto.

«Ti ricordi che una volta mi dicesti che tu credi solo nelle tue mani?»

E Connor spalancò gli occhi per un secondo, alzando finalmente la testa. Lei lo guardò e gli sorrise ironicamente.

«Allora continua a farlo! Non guardare al passato, ma al futuro. Anche se Achilles non c'è più non sei da solo!»

«Puoi ben dirlo!» una terza voce di unì in quel momento. I due Assassini si voltarono all'unisono verso la finestra, entrambi pronti a far scattare la lama celata al loro polso.

Ma quando Myriham si mostrò i due si rilassarono all'istante.

«Myrhiam!» esclamò il ragazzo con un tono quasi di rimproverò mentre si alzava andando verso la finestra.

 «Che succede?»  chiese poi porgendosi sul davanzale.

La donna se ne stava in piedi con l'impugnatura del fucile dietro il collo e la canna dritta lungo le spalle con una mano appoggiatasi sopra. Alla cintola il suo coltello preferito, un regolo di Norris, il vestito sgualcito e i capelli un po' in disordine.

«Mi domandavo se non ti andrebbe di venire a caccia. L'inverno si avvicina e siamo un po' a corto di risorse. E poi... non voglio impicciarmi nella vostra conversazione ma da quel poco che ho colto hai bisogno di un po' di svago Connor!»

Il ragazzo rimase perplesso per qualche secondo prima di scoppiare in una sonora risata. Sbatté una mano sul davanzale e una volta che la risata si spense sorrise verso Myriham.

«Hai ragione. Cacciare mi farà bene!» decretò sistemandosi il tomahawk alla cintola e girandosi verso l'interno della casa per andare a prendere l'arco.

«Oh e Connor...» lo chiamò la cacciatrice prima che lui sparisse dietro l'angolo «sinceramente non voglio impicciarmi nei vostri affari, ma quella che ha detto la bellezza qui a fianco - disse indicando Aveline - è vero. Non sei da solo, qualsiasi cosa tu decida qui siamo tutti dalla tua parte. Ricordalo!»

Connor sorrise, un po' imbarazzato. «Grazie» rispose grattandosi la guancia, come avrebbe fatto un ragazzino più giovane di quanto lui non fosse. Poi si volse verso Aveline e con il sorriso ancora sul volto indicò la foresta con un cenno del capo.

«Che dici? Ti unisci a noi?»

Lei lo guardò e sfilò la sua arma dalla cintola facendola roteare tra le mani. «Perché no?» disse e seguì il confratello per prepararsi alla caccia, mentre fuori Myriham li attendeva sistemando il suo inseparabile fucile. 
  
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