Fanfic su artisti musicali > My Chemical Romance
Segui la storia  |       
Autore: Frytty    14/12/2008    0 recensioni
Mi manchi. E sembra strano, ma la mia vita senza di te non vale molto...
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Dio ragazze! Sono davvero una frana! Non aggiorno da non so quanto ( e francamente, mi vergogno di vedere la data del mio ultimo aggiornamento, perché so che ne morirei )! Il capitolo, e voglio essere sincera, è stato un vero e proprio parto cesareo, cancellato, riscritto, cancellato una seconda volta fin quando esattamente 5 minuti fa, non ho finito di scriverlo più o meno soddisfatta. Senza contare la scuola che mi ha preso un sacco in questo periodo, tra interrogazioni-incubo e compiti in classe, non vedo davvero l'ora che arrivino le vacanze di Natale per poter rilassarmi almeno un minimo!

Passiamo ai ringraziamenti:

mcr_girl: Ciao! Mi dispiace tu abbia dovuto aspettare così tanto anche questa volta! Grazie per tutti i complimenti, sei, come sempre, troppo gentile! Per Gerard e Alex, da brava scrittrice, non posso anticiparti nulla, nonostante abbia qualche vaga idea sul loro possibile sviluppo di una relazione. Grazie ancora e scusami! *_*

Elyrock: Come sempre, ormai mi pare futile continuare a ripeterlo anche se nel contempo non posso farne a meno, sei riuscita ad entrare nel capitolo fino all'ultima parola e la cosa non può ovviamente, che farmi piacere! *.* fino ad ora rimani la mia recensitrice preferita XD! Mi dispiace per averti fatto attendere così tanto e spero almeno, che ne sia valsa un po' la pena. Un bacione! *_* ti voglio bene, socia!

Ed ora, ENJOY!

E' notte fonda quando sentii bussare alla porta del tour-bus.
Strano. Non mancava nessuno all'appello. Mi dò un'occhiata in giro ma i letti erano tutti occupati.
Mel sussultò appena, svegliandosi come se fosse stata scossa violentemente.
< Shh! Va tutto bene. > Le sussurro accarezzandole i capelli e stringendola un po' più forte.
I colpi si ripetono.
Nel silenzio generale è più che facile udirli.
Forse sarei dovuto andare ad aprire. La realtà é che non voglio lasciare sola Mel.
< Pensi... pensi possa essere lui? > Mi chiede con una voce che a stento riconosco, marchiata dalle troppe lacrime che avevano preso il sopravvento in quelle ultime ore.
< Non ne ho idea. Forse dovrei andare a controllare. >
< No... > Scuote la testa, stringendo i pugni intorno alla mia maglietta.
< Magari vuole solo vederti. E' comunque tuo padre. Non ti farebbe più del male. > Ma non ne sono convinto nemmeno io e non so se sarei in grado di proteggerla.
Continua a scuotere la testa, gli occhi rossi e gonfi che minacciano di piangere ancora.
La stringo al petto accarezzandole i capelli e baciandole la fronte l'attimo dopo.
Ancora due colpi alla porta.
< Vedrai che non succederà niente, te lo prometto. > Le sussurro.
< Non voglio rimanere da sola. > Singhiozza.
< Non voglio portarti da lui. Non così. Posso svegliare Mikey se vuoi. >
E' indecisa, lo leggo nei suoi occhi chiari.

Forse svegliare Mikey sarebbe una buona idea. In fin dei conti, non mi va di rimanere da sola né tanto meno affrontare mio padre. Non così. Non vorrei nemmeno che lo facesse Frank per me.
< Non ci metterò molto, vedrai. > Me lo sussurra mentre si alza, mentre mi accarezza il viso con il dorso della mano, leggero, come il vento quando ti scompiglia i capelli, ma non ne è convinto neanche lui.
Odio essere pessimista.
Scuote piano Mikey che borbotta l'attimo dopo, sbadigliando.
Gli sussurra qualcosa ma sono troppo concentrata sui colpi alla porta per leggere anche solo il labiale di Frank.
Lo sguardo di Mikey però, prepotente, me lo sento addosso nel momento esatto in cui Frank mi lancia un'ultima occhiata prima di scendere al piano di sotto.
Mi ricorda tanto uno di quei momenti drammatici dei film, quando il fidanzato della protagonista parte per la guerra e lei si dispera pensando che forse non tornerà più da lei, approfittando di ogni suo piccolo sguardo, dettaglio, ogni minima carezza.
Mi viene quasi da ridere perché Frank non è andato da nessuna parte, non è andato a combattere. O si? < Come va? > Mi chiede Mikey prendendo il posto di Frank, abbracciandomi.
Faccio spallucce.
Cosa dovrei rispondere?
Ho paura, ovvio. Tanta paura. Anche se forse non ce ne sarebbe affatto bisogno.

Nasconde tutto come al solito.
Pensavo avrebbe imparato in fretta dopo tutto quello che le è successo, che a volte non è cattiva cosa lasciar scorrere via le emozioni, abbandonarsi ad esse, lasciarsi andare, piangere, urlare, qualsiasi cosa, ma forse sbagliavo.
< Credi voglia riportarmi a casa? > Si volta verso di me, producendo un fruscio fresco, di lenzuola che si spostano.
< Magari vuole solo vederti, sapere che stai bene. Torneresti con lui? >
In fondo magari il padre non l'avrebbe costretta a seguirlo.
Forse avrebbe solo dovuto prendere la sua decisione da sola.
< Non lo so. Non mi va di abbandonarvi. >
< Non ti va di lasciare Frank. > Quasi la correggo.
< Si e anche te. > Sorride accarezzandomi i capelli.
< Ti seguirebbe fino in capo al mondo forse lo sai meglio di me. >
< Forse è questo che mi frena, voglio dire che non voglio che sacrifichi il suo sogno per me, non voglio che si faccia del male per colpa mia. >
< Sembra quasi che tu abbia già scelto. > Constato.
Sorride e abbassa lo sguardo sulle sue mani strette intorno al lenzuolo.
< I miei rapporti con mio padre non sono mai stati granché. Per la maggior parte preferiva ignorarmi e a me andava anche bene, la comunicazione tra di noi non ha mai funzionato e se prima avevo quel qualcuno che riusciva a tirarmi su, a dirmi di farmi forza, che non pioverà per sempre, da quando se ne è andato per sempre, i rapporti con lui sono peggiorati. E' difficile. Mi ha fatto troppo male continuare a soffrire ma è come se non potessi ignorare la sua figura, la sua presenza costante nella mia testa, bene o male che sia. E Frank... beh... è un universo a parte... >
Non mi guarda negli occhi ma posso capire quello che prova per Frank, l'ho visto ogni singolo giorno da quando la loro situazione si è stabilizzata.
Lo ama, troppo forse e sarebbe uno strazio lasciarlo andare, lo so.
Ma dovrà saper scegliere.

< Si? > Chiedo mentre spalanco la porta. Indosserei una maschera se potessi in questo momento. Almeno conterebbe solo la mia parte esteriore e cosa più importante, mi nasconderebbe il viso. Mi sento spezzato in due: il cuore mi batte troppo violentemente all'interno della cassa toracica, la voce mi trema appena ma so che se mi guardassi allo specchio, i miei occhi rispecchierebbero esattamente lo stato d'animo che vorrei mantenere: freddezza e decisione.
< Salve! Forse non è il momento opportuno, me ne rendo perfettamente conto, ma tra poche ore prenderò il primo volo per Los Angeles e mi piacerebbe poter salutare mia figlia, prima. > L'uomo che mi sta di fronte potrebbe essere qualsiasi cosa eccetto una specie di maniaco. Mi riesce difficile credere che abbia potuto picchiare Mel, eppure è quello che è successo.
Mi sorride quasi rassegnato come se gli avessi appena detto che sua figlia non ha alcuna intenzione di vederlo né tanto meno di salutarlo e, in un certo senso, è proprio quello che vorrei dire. Che se ne andasse! Mel non ha bisogno di lui! Ma d'altra parte so di commettere un errore. Non ho nessuna giurisdizione su Mel e lei deve essere libera di fare le sue scelte.
< Scusi? > Chiedo.
< Mia figlia, Melanie. Vorrei vederla. > Continua a sorridere.
< E lei come ha scoperto che è qui? >
< Vi ho visti fuori del bar prima e... beh, l'opzione più plausibile era che foste dei musicisti, insomma, non so, il modo di vestire, i vostri volti... insomma, mi sono permesso di seguirvi e quando ho visto una ragazza con voi, beh, non ho avuto dubbi sul fatto che fosse Melanie. E' il genere di ragazza che vive per la musica. > Si scompiglia i capelli in un gesto fin troppo infantile per un uomo di mezz'età come lui.
< Potrebbe essere chiunque, potrebbe essere la fidanzata di uno di noi, la nostra manager... come fa ad esserne così sicuro? >
Forse sono troppo scortese, ma insomma, uno sconosciuto bussa alla tua porta e pretende di voler vedere sua figlia; d'accordo, non è proprio uno sconosciuto ma non ci si può fidare così, ad occhi chiusi, giusto?
< E' mia figlia, la conosco. > Lo guardo sospettoso, affilando lo sguardo. Forse è meglio chiamare Mel.
< Se aspetta magari glie la chiamo, che ne dice? > Troppo brusco.
< Non... potrei entrare? Si gela qua fuori. >
Alzo gli occhi al cielo.
< D'accordo. > Mi faccio da parte per lasciarlo passare e dopo essersi concesso un'occhiata per guardarsi intorno, si libera del cappotto e della sciarpa e si accomoda dietro il tavolino dove di solito ci riuniamo per fare colazione.
< Torno subito. > Dichiaro prima di correre quasi verso il piano superiore.

Mi alzo di scatto dal letto quando sento i passi di Frank riecheggiare sulle scale che conducono qui, al piano superiore, e Mikey mi segue.
Si ferma appena sulla soglia, forse sorpreso di trovarci sull'attenti.
< Allora? > Chiede impaziente Mikey.
< E' tuo padre e vuole vederti. Dice che tra poche ore prenderà il volo per Los Angeles e vorrebbe salutarti prima di partire. > Sospira.
< E tu cosa gli hai detto? >
< L'ho fatto entrare. Non volevo ma insomma, aveva ragione, si muore di freddo fuori e non potevo lasciarlo lì. > Risponde in un sussurro dopo che Gerard si mosse infastidito nel suo letto.
< Immagino che devo parlarci. > Sussurro anch'io in una sorta di conferma.
< Se vuoi. Non sei obbligata a fare nulla, lo sai. > Mikey mi si avvicina, mi abbraccia e mi bacia una tempia.
< No, voglio farlo. > Dico.
< Sei sicura? > Mi chiede piano Frank. < Hai sofferto troppo per causa sua, forse sarebbe meglio lasciar perdere. > Scuoto la testa. Ho sofferto e non posso negarlo ma voglio sapere cosa ha da dirmi. Non accetterò le sue scuse perché non lo merita, ma voglio lasciarlo parlare.
Voglio che sappia quanto ho sofferto anche per causa sua.
< Se è questo che vuoi... > Frank mi abbraccia stretta, baciandomi i capelli.

< Vuoi andarci da sola? > Le chiedo, liberandola dal mio abbraccio.
Ci pensa un attimo su.
< Vorrei scendeste anche voi, vi va? >
Non che ci fosse bisogno di chiederlo. Io e Mikey annuiamo all'unisono.
La prendo per mano e cominciamo a scendere le scale argentate.
Appena nella piccola saletta, l'uomo si volta verso di noi, sorridendo appena incontra il volto freddo e quasi indifferente di Mel. Sembra una contraddizione, uno scherzo: lei così scostante e lui così felice.
< Mel! > Si alza in piedi e le si avvicina a braccia aperte.
Mel non si sottrae all'abbraccio appena libero la mia mano dalla sua.
< Papà. > Risponde apatica. < Lui è Frank e lui Mikey. > Ci presenta quasi dovessimo mantenere rispetto ed educazione anche in una situazione del genere, come se fossimo ad una cena tra colleghi importanti.
L'uomo ci stringe la mano ma non riesco a mantenere il suo stesso entusiasmo.
Fossi stato in lui sarei già crollato di fronte all'espressione esattamente priva di espressione di Melanie.
Ne morirei.
< Mi spiace essere piombato qui all'improvviso, senza nemmeno avvisarti, ma d'altronde anche tu sei scomparsa senza lasciare traccia. > Sorride appena adesso mentre si siede. Mel fa lo stesso prendendo posto di fronte a lui.
Mikey si rifugia in cucina. Io rimango in piedi, le mani nelle tasche.
< Avevo i miei buoni motivi, non credi? Mi hai picchiata, papà, fatto del male, cosa avrei dovuto fare? Ringraziarti? >
Sussulto. Non mi sarei mai aspettato un attacco così diretto da parte di Melanie.
L'uomo abbassa il capo, torturandosi le mani.
< Mi dispiace. Ho perso il controllo e mi dispiace. Ti ho fatto del male. > Soppesa le parole, le butta fuori lentamente, indugiando dal guardarla negli occhi. Mel non avrebbe problemi a sostenere il suo sguardo.
E' arrabbiata e forse è meglio così.
< Non mi interessano le tue scuse. Quel che è fatto è fatto. Voglio solo che tu capisca. >
< Ma io ho già capito. >
< Ne sei davvero così convinto? >
< Si, lo sono. > Alza lo sguardo e sembra riesca a sostenere lo sguardo di sua figlia, ancora disgustato, sprezzante.
E' Mel che abbassa gli occhi.
Forse sono di troppo e dovrei fare come Mikey, rifugiarmi in cucina con lui e pensare che qui stia andando tutto bene, ma non riesco a muovermi. Sono come una statua, fredda e isolata dal resto del mondo che la circonda. Non riesco a muovermi nemmeno per sedermi da qualche parte, nemmeno per prendere parte alla loro discussione.
Come se ne avessi il diritto, poi.
< Io non credo. > Sussurra Melanie e suo padre sussulta appena, sgrana gli occhi, così simili ai suoi.
< Non credo proprio. > Riprende. < Non lo hai mai fatto in fondo. Non ci hai nemmeno mai provato. Troppo comodo pensare che ci avrebbe pensato mamma, perché in fondo è quello che ha fatto fino a quando non ha deciso di mollarci entrambi. Aveva capito molto prima di me forse. Sarei voluta scappare con lei, sai? Ma non mi ha voluta, non mi ha cercata mai più dopo allora e tu hai continuato a far finta di nulla come sempre. A leggere il tuo giornale a colazione, a lavorare fino a tardi. E da quando è morto Billy le cose non hanno fatto altro che peggiorare. Ti sei mai chiesto come mi sentissi? Come riuscissi ad affrontare il dolore? No. Non l'hai mai fatto. Hai fatto finta che andasse tutto bene, che io fossi la stessa. Ti sei chiesto dove fossi finita quella settimana? Magari l'hai fatto ma non hai provato a cercarmi, quando io rischiavo di morire. Ed io, come una stupida che ti ho mentito. Avrei potuto dire la verità. Magari ti saresti arrabbiato per non averti avvisato, avresti mostrato un po' d'affetto nei miei confronti, ma forse sbaglio. Hai urlato quando hai visto le mie analisi e cosa ne ho ricavato? Altro dolore da sommare al resto. Mi hai picchiata, papà. Non credo tu abbia capito. Non ancora. >
Il silenzio che segue le sue parole è denso e teso. L'aria è fredda.
L'uomo annuisce appena mentre le parole di Melanie sembrano rimbalzare sulle pareti in tutta la loro forza.
< Ho sbagliato, è vero. Lo so. So di essere stato un cattivo padre, da sempre. Un cattivo marito forse. Non ti ho voluto bene come avrei dovuto, non ti sono stato vicino quando ne avevi bisogno. Mi sono tirato sempre indietro. Hai ragione, non posso dire di no. Sai, lo si impara sempre troppo tardi, suppongo. Gli sbagli si pagano all'istante ma la ragione perviene più in là quando il tempo è volato troppo in fretta e le cicatrici sono troppo profonde per poter scomparire. E' passato troppo tempo, non è così? Non posso biasimarti della tua furia, me l'aspettavo. Sapevo che non sarebbe stato facile ma volevo provare. Forse non ho bisogno di una seconda possibilità. Me ne hai concesse già troppe. Non ho possibilità di espiazione e lo vedo nei tuoi occhi. >
Si alza lentamente, afferra il cappotto, lo infila, poi si annoda la sciarpa chiara intorno al collo, assicurandosi che lo tenga al caldo quanto basta per non farlo ammalare, poi percorre i pochi passi fino alla porta.
< Parto per Los Angeles tra meno di un'ora. Non ho intenzione di chiederti di seguirmi. Non ero venuto qui per questo. Forse hai trovato il tuo posto, quello che ti è sempre mancato, quello che non hai mai avuto. > Afferra la maniglia, la gira lentamente mentre il venticello freddo scuote appena i capelli di Mel.
So che non lo fermerà. Non hai mai avuto l'intenzione di farlo suppongo.
Si volta ancora verso di lei, poi incrocia il mio sguardo e sorride triste per poi sparire.

E' finita. Davvero finita. Dovrei esserne contenta. Non avrei sopportato di vivere nel continuo terrore che potesse trovarmi, portarmi via con la forza, allontanarmi da quella che è diventata la mia nuova famiglia.
Eppure sapevo che in ogni caso sarebbe stato lì, nel bene o nel male.
Mi sento vuota, spaesata. Forse mi sono liberata di un peso troppo ingombrante per essere trascinato ancora eppure è come se all'improvviso mi mancasse.
Sprofondo la testa tra le braccia conserte sul tavolino. Non ho intenzione di piangere. E' tempo anche per le lacrime di arrendersi finalmente alla mia volontà.
< Mel? > Sento Frank sedersi vicino a me, passarmi un braccio intorno alla spalle, scuotendomi appena.
Volto la testa nella sua direzione e sorrido appena.
< Stai bene? >
< Non lo so. > Sussurro. < Mi sembra di si. > Riesco a farfugliare.
< Sei sicura di volere che sparisca così? > Ci penso un po' su. Non avrei mai detto di doverci riflettere.
< Si, sono sicura. >

P.S: Ho aperto un piccolo blog dove mantengo l'aggiornamente corredato di elenco di tutte le mie Ffs, se vi va, fateci un salto e lasciate un commento, firmandovi cortesemente: www.makingamemory.splinder.com
P.P.S: COMMENTATE? XD

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > My Chemical Romance / Vai alla pagina dell'autore: Frytty