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Autore: SamuelRoth93    16/03/2015    0 recensioni
Jade non è più una comune adolescente che frequenta il liceo ed esce a fare shopping con le amiche tutti i pomeriggi; non è più la ragazza superficiale e ingenua che era. Lei è la strega prescelta che, assieme al demone, ha salvato il mondo e compiuto la profezia, superando mille avversità. Qualcosa di nuovo, però, sta arrivando, un'oscurità che cerca vendetta e che non è mai stata così forte. Il Male sta tornando e lo sta facendo attraverso il canto di un misterioso cigno d'argento dai poteri mistici.
Una nuova avventura sta per iniziare e la sua fine segnerà profondamente la vita di tutti coloro che ne faranno parte.
N.B. La seconda stagione è composta da 22 episodi.
Genere: Avventura, Drammatico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO VENTUNO

“The Smile Sword”

 

 

Villa di Faith – Salem, Oregon

 

Dopo aver scoperto, grazie ad una visione, che Faith era viva, Samuel non si fece scrupoli nel chiamare Terence per informarlo della novità, sotto lo sguardo perplesso di Jade.

“Si può sapere cosa sta succedendo? Chi è questa Faith?”

“Un miracoloso asso nella manica!” esclamò l’altro, compiaciuto, mentre Terence compariva davanti a loro, alquanto stupito per quella chiamata.

“Ero venuto a cercarvi alla casa del viaggiatore. Cosa ci fate qui? Perchè non siete rimasti al sicuro, come avevi detto?”

Ma il demone ignorò tutte quelle domande:“Ho una notizia!” esclamò.

“Anche io: conosco tutto il piano che hanno architettato John e mio padre!”

“Davvero?!? Come hai fatto?”

“Mi sono fatto aiutare da una mia vecchia conoscenza. Tuttavia, il tempo stringe e loro potrebbero essere già in vantaggio.”

“Forse possiamo capovolgere la situazione. Io e Jade abbiamo avuto una visione: Faith è viva!”

“COSA?!? Non è possibile!”

“E invece è proprio così! Dopo l’esplosione, un paramedico l’ha soccorsa e rianimata. Come abbiamo potuto non accorgerci di nulla?!”

“Ma certo: Faith è una strega alchimista! Quando è morta lei, sono morte anche tutte le streghe che aveva riportato in vita. Poi, però, è stata salvata da quel paramedico e per questo Heith è viva. Che stupidi, avevamo la prova proprio sotto gli occhi!”

“Esatto! Nessuno di noi si è mai chiesto come Heith avesse fatto a sopravvivere. Perciò, se adesso eliminiamo Faith, morirà anche Heith e tuo padre non uscirà mai da quel cigno se non saranno in cinque a compiere il rito.”

“Ottimo! Nella visione hai visto anche dov’era?”

L’altro scosse la testa: “L’hanno portata in un ospedale, ma non so quale.”

A quel punto Jade, che finora si era limitata ad ascoltarli, decise di intromettersi nella discussione: “E se facessi un incantesimo? Sono una strega, no? Dovrei riuscirci.”

Terence, però, scosse la testa, nervoso: “Dobbiamo trovarla immediatamente. Senza Heith, il piano fallirà sicuramente.”

“Il potere è dentro di me, quindi non dev’essere complicato, giusto?!” la strega continuò a insistere, poi prese una pietra dal cumulo di macerie.

Fredda è la tua storia, di cui hai memoria. Mostraci la via che la strega Faith ha compiuto e saremo grati del tuo immenso aiuto...recitò.

La pietra, allora, si sollevò in aria e iniziò a muoversi e tutti la fissarono per un attimo, incantati.

“Beh? Ha funzionato, no? – esclamò lei, soddisfatta – Cosa aspettiamo a seguirla?”

“Per un attimo, mi sei sembrata di nuovo tu, sai?” le disse Samuel, ricevendo in cambio un sorriso.

Ma Terence, che stava già correndo via, rovinò il momento: “Muovetevi, accidenti! – urlò loro - Questa dannata pietra è veloce!”

 

 

North Platte, Nebraska

Dopo diverse ore di viaggio, Noa e Brenda erano finalmente giunti a North Platte. Mentre il ragazzo cercava di ricordare il quartiere in cui abitava la zia di suo padre, lei ripensava ancora alla faccenda dei solenoidi.

“Ancora non riesco a capire come ho fatto a far funzionare quei cosi. Insomma, non sono una strega o roba simile. Ho solo il potere di sentire i pensieri e una discreta abilità con la balestra...”

Noa si voltò e le lanciò un’occhiataccia, irritato: “Ma non ce la fai proprio a chiamarli solenoidi? E’ così difficile da memorizzare? E poi, cosa ti importa di quella storia? L’importante è aver trovato un mezzo con cui spostarci e, a giudicare dalle autostrade deserte che abbiamo percorso, è l’unico. E hai reso ricco quel meccanico, aggiustando tutti i suoi solenoidi, o qualunque cosa tu abbia fatto.”

“Ti ho detto che non ho fatto un bel niente, a parte toccarli. Dev’essere stato qualcos’altro!”

“Ok, comunque ci siamo. – esclamò lui, infilandosi in una stradina – Ne sono certo: è questo il quartiere.”

“Finalmente! Un altro minuto in auto e mi sarei gettata fuori dal finestrino. Forza, troviamo tuo padre e facciamola finita, ok?”

 

I due, allora, scesero dall’auto e si diressero verso il cancello dell’abitazione di fronte a loro.

“Vedi la cassetta delle lettere? – indicò lui, sempre più convinto di essere nel posto giusto - L’incisione che c’è sopra l’ho fatta io con la punta di una chiave.”

“Hai inciso aprimi?  - replicò lei, sarcastica – Ingegnoso... Scommetto che il postino non ci sarebbe mai arrivato da solo!”

Lui le lanciò un’occhiataccia: “Avevo solo 11 anni!”

“Quante volte sei venuto qui?”

“Una o due volte, credo.”

Lei rimase sbalordita: “Vedo che eri molto rispettoso nei confronti di una parente appena conosciuta!”

Noa le sorrise, mentre avanzavano: “Lascia stare, ero ribelle e maleducato, da piccolo. Pensa che una volta ho dipinto di viola il gatto di mia nonna e lei ha gridato per un’ora, finchè uno dei quadri appesi alla parete non è caduto a terra.”

Brenda non riuscì a trattenere una risata, mentre il ragazzo suonava il campanello e lei gli raccontava le sue avventure: “Io ho messo della super colla sulla cerniera della borsa di una professoressa, quando ero al primo anno. Ho pensato che se non poteva tirare fuori i libri, allora non avremmo fatto lezione. Morale della favola? Ne aveva una copia nel cassetto dell’aula professori e io sono stata sospesa. Però le ho anche fatto un favore, visto che quella borsa era orrenda!”

“Oh mio Dio, eri proprio tremenda! Chissà cosa avremmo combinato insieme, se fossimo stati compagni di banco!” ma la risata si spense nel momento in cui la porta fu aperta.

 

“Ehm… questa donna mi sembra un po’ troppo giovane per essere la zia di tuo padre, non credi?”

Come se avesse percepito qualcosa, quella rimise dentro la testa e urlò a qualcuno che si trovava all’interno: “Thomas, c’è qualcuno che ti cerca!”

Noa, sgranando gli occhi, domandò: “Mio-mio padre è qui?”

Lei gli sorrise: “Devi essere suo figlio, o sbaglio? Quegli occhi sono inconfondibili! E sì, lui è qui.”

In quel momento, l’uomo la raggiunse e rimase per qualche secondo a guardare il figlio, incapace di dire qualsiasi cosa: “Noa… - e corse verso di lui per abbracciarlo – Oh mio Dio, non posso credere che tu sia qui!”

“E io non posso credere di averti ritrovato, finalmente!” gli rispose, staccandosi da lui.

“Come hai fatto a ricordarti di questa casa? Ti ci ho portato solo due o tre volte, quando eri piccolo. E poi non ti avevo detto di non oltrepassare il confine?”

“Memoria fotografica!” esclamò il figlio.

Brenda rimase molto sorpresa nel vedere il meraviglioso rapporto che c’era fra l’amico e suo padre e, assieme alla donna, non poté non sorridere.

Poi, il ragazzo rivelò loro perchè si trovavano lì: “Mi mancavi tanto e poi non potevo lasciare lei – e indicò Brenda – da sola.”

Thomas la guardò attentamente: “Non può essere uno dei prescelti!”

“Infatti non lo sono, visto che gli esseri soprannaturali non possono attraversare il confine. Ho solo accompagnato i prescelti nel loro viaggio, perchè Jade, la strega, è la mia migliore amica.”

“Quindi sarai tu a portare l’arma, giusto?”

“Sì, se lei ci aiuterà. Siamo qui per questo, infatti. Noa mi ha detto che lei è l’unico ad essere entrato nel tempio dove è custodita l’arma, come ha scritto anche nella lettera.”

“Esatto. Io e Monique siamo stati gli unici.”

La donna, allora, si fece avanti, presentandosi: “Piacere, sono Monique.”

“La strega!” esclamò Noa, guardandola con più attenzione e quella annuì.

“Esatto.”

 

Il tempo, però, era prezioso e Brenda, frettolosa, interruppe il loro discorso: “Potete portami in questo tempio, tipo adesso? I miei amici sono là fuori ad aspettare l’arma e il tempo stringe.”

“Non essere così precipitosa!” la ammonì Thomas, lasciandola turbata e confusa.

Noa, allora, decise di venirle in aiuto: “A proposito del mondo esterno, perché siamo riusciti a oltrepassare il confine, ma non possiamo tornare indietro?”

Fu Monique a rispondergli: “Purtroppo siete rimasti bloccati qui, come tutti gli altri. Gli esseri umani possono oltrepassare il confine una sola volta e questa regola vale sia per chi è dentro, che per chi è rimasto fuori, fin dal momento in cui le pareti si sono sollevate.”

“Quindi, chi era dentro il pentagono quando il cigno è stato attivato può uscire, giusto?”

“Sì, perché?”

“Potrei recuperare l’arma e darla a qualcuno che la porti dall’altra parte. Qualcuno che non ha ancora utilizzato il suo biglietto di sola andata, no?”

Ma Noa subito la sgridò: “Brenda!”

“Che c’è? Di certo io non posso andare da nessuna parte, perchè ho già varcato una volta l’enorme metal detector soprannaturale!”

“Ascolta, Brenda, – intervenì Thomas, più gentile - ormai è un anno che sono qui e grazie a Monique ho scoperto molte cose sul mondo che pensavo di conoscere. E, se c’è una cosa che ho capito più di altre, è che quest’arma è troppo importante per essere messa nelle mani di un estraneo.”

“Molta gente è rimasta bloccata qui, visto che il cigno è stato attivato durante l’estate, quando molte famiglie erano di ritorno dalle vacanze. Gli altri che non sono mai andati via, non sono nemmeno consapevoli di poter uscire dal pentagono. Hanno paura, non c’è corrente, il cibo scarseggia, gli omicidi sono all’ordine del giorno e pensano che sia così in tutto il mondo. Perciò, mettere in mano un’arma ad una persona psicologicamente provata da tutto questo è un enorme rischio. Che non possiamo assolutamente correre.”

“E allora che cosa dovrei fare? Andare al supermercato e litigare per l’ultimo pacchetto di patatine con dei saccheggiatori sull’orlo di un apocalisse?” replicò l’altra, esasperata, alzando la voce.

“Magari può gettare l’arma dall’altro lato, come hai fatto tu con la penna, no?” propose Noa, ma la strega scosse energicamente la testa.

“Impossibile! L’arma è un oggetto soprannaturale, non può varcare il confine.”

La ragazza rimase letteralmente senza parole: “Mi state prendendo in giro, per caso?!? Allora cosa ci faccio qui? Dalla lettera, sembrava che sapeste perfettamente come fare per aiutarci!”

Thomas tirò fuori una collana da sotto la camicia: “Credo che questa possa portarti fuori da qui, o almeno credo. L’ho rubata ad un tizio che si aggirava nei pressi di quel tempio, probabilmente l’ha usata per entrare e uscire dal pentagono a suo piacimento.”

“Credo, magari, forse… Queste sono tutte supposizioni!” rispose lei, nervosa.

 

Noa, allora, si rivolse nuovamente alla strega: “Monique, tu che sei una strega, sai a cosa serve questa collana con gli anelli?”

“No, non l’ho mai vista in vita mia. Ma sono sicura che non deriva dai Creatori, o sarebbe sui libri di stregoneria. E’ stata sicuramente creata dai servitori del Caos, ma non so dirvi a quale scopo.”

Brenda guardò l’oggetto, dubbiosa: “Ma funzionerà quando la avrò al collo? Potrò varcare il confine con l’arma?”

“Gli anelli di questa collana sono sicuramente magici, ma all’interno del pentagono non esiste la magia, perchè, da quando il cigno ha cantato, da qui è sparita completamente.”

“Quindi, fatemi indovinare, gli oggetti magici non sono più magici, giusto? Dove sarebbe la soluzione ai nostri problemi?”

“Ascolta... Monique è fermamente convinta che, una volta in possesso dell’arma, sarà essa stessa a permetterti di uscire.”

E la donna prese parola per aggiungere dettagli a quanto appena dettole da Thomas: “Quella che serve al prescelto, non è una comune arma. Si tratta di una spada, la spada della buona sorte, detta anche spada del sorriso. Essa viaggia di dimensione in dimensione e, molto probabilmente, è nata nello stesso momento in cui è stato creato il Male più puro, il cigno. Infatti, compare nei luoghi in cui regna una minaccia e, soprattutto, dove qualcuno ha osato spingersi oltre il consentito.”

“Cosa vorresti dire?” le chiese Brenda, confusa.

“La guerra contro i servitori del Caos si sarebbe dovuta concludere con l’ultima profezia, ma così non è stato, perchè qualcuno è riuscito a riportare il Male in questo mondo, attuando un piano astuto ancora prima di sapere l’esito di quella battaglia.”

“Ma noi sappiamo chi c’è dietro a tutto questo: un servitore del Caos. Però non capisco, lei sta forse cercando di dirci che questa persona sapeva che la prima profezia si sarebbe compiuta?”

L’uomo annuì: “Monique pensa che l’uomo contro cui combattete, abbia consultato un oracolo.”

Noa era alquanto perplesso. “Un oracolo?”

“Gli oracoli osservano, VEDONO il futuro. Ma sarebbe troppo facile per chiunque poter prevedere l’imprevedibile, ecco perché sono rari da incontrare.”

“E, allora, come avrebbe fatto Luis, l’uomo contro cui stiamo combattendo, ad incontrarne uno?”

“Per contattare un oracolo, bisogna compiere tre massacri di enorme portata” le spiegò l’altra e subito la ragazza capì.

“La strage di Rosemberg” sussurrò e l’altra annuì.

“Quella è solo una delle tre, mia cara. Questo Luis deve essere perfettamente cosciente di ciò che sta facendo, altrimenti non avrebbe dato vita a tutto questo e non avrebbe reso la spada così irraggiungibile.”

“E come può aiutarmi ad uscire dal pentagono?”

“E’ una spada benefica e porterà buona sorte solo a coloro che combattono contro il Male. Non so esattamente in che modo ti farà uscire da qui per raggiungere i tuoi amici, ma, se non fosse così, perché Luis si sarebbe affannato tanto a rinchiuderla in un antico tempio, aggiungendo intorno ad esso delle pareti invalicabili? E’ come se avesse chiuso una cassaforte dentro un’altra cassaforte, capisci? Quella spada è troppo importante per finire nelle mani dei buoni!”

A quel punto Thomas capì che era ora di andare  e recuperò la giacca da una sedia: “E’ ora di fare visita a quel posto, se volete capire meglio. D’accordo?”

 

 

Ex villa di Terence – Augusta, Maine

 

 

Le streghe stavano ancora tentando di dividere il Libro, ancora a mezz’aria, quando John tornò alla villa per verificare i loro progressi. Purtroppo, ancora una volta non c’erano risultati.

“Accidenti, – disse fra sé e sé - non sta funzionando! Non posso deludere Luis, non dopo quello che ha fatto per me!”

 

 

1975 – Castello dei servitori del Caos, Canada

 

Luis, grazie ai suoi poteri da servitore del Caos, aveva appena compiuto un massacro, quello che tutti avrebbero chiamato “la strage di Rosemberg”. Quella notte, però, John si era presentato da lui per discutere di una questione delicata: Dana stava per rinchiuderlo in una cripta, perché ormai rappresentava una minaccia per lei e per il Consiglio da quando si era unito a loro.

Subito dopo aver parlato, lo portò al castello per aiutarlo a sfuggire a quel destino e, più precisamente, lo condusse nei sotterranei.

“E’ ora di portarti nella stanza di cui ti ho parlato, quella dove tengo nascosto il cigno.”

L’altro, però, era ancora scettico: “Sei sicuro che riuscirà ad aiutarmi?”

“Certo! L’ho creato io e può fare cose strabilianti.”

 

Arrivati nella stanza, l’uomo sollevò subito il telo che lo nascondeva.

“Ho creato questo cigno per renderlo un’arma infallibile contro i nemici. Purtroppo, la sto ancora perfezionando, ma posso controllare chiunque io voglia se solo ne verserò dentro del sangue. Tu e Dana siete collegati dal vincolo di prescelti, giusto? Perciò basterà versare qui il tuo sangue per collegarla e annullare quindi qualsiasi incantesimo lancerà su di te. Quando lei spezzerà il vincolo, perciò, farò in modo che solo lei rimanga collegata.”

“E poi che le accadrà?”

“Dana farà tutto ciò che voglio, se solo vorrò, anche se preferirei tenermi questo asso nella manica per un prossimo futuro. Sai, John, ormai sono quasi due anni che sei passato dalla nostra parte e, se ti sto aiutando, è perché per me sei stato una fonte di ispirazione...”

L’altro era lusingato e sorpreso per le sue belle parole: “Davvero? Beh... ti ringrazio, ma… per cosa ti avrei ispirato?”

Per rispondere, Luis si avvicinò a lui e abbassò la voce:“Hai presente questa battaglia che stiamo combattendo contro la fazione di cui facevi parte? Loro vogliono fermare il ritorno di Deimos, mentre noi vogliamo impedirlo, perchè, quando il nostro padrone tornerà a camminare tra noi, avremo potere e immortalità, ciò che ci aveva promesso, in pratica. Ricordi?”

“Sì, certo, quindi?”

“Ho dei forti dubbi sul suo esito, perché, siano noi che loro, siamo convinti di vincere. Perciò mi chiedo chi avrà ragione, alla fine. E, beh, non possiamo saperlo – e rise – non possiamo prevedere il futuro, no? Perciò l’unica che so è che, se vinceremo, otterremo tutto ciò che vogliamo, ma, se perderemo, sarà la nostra fine e io non voglio di certo soccombere. E sai cosa si fa in questi casi?”

“Prevenire, prima che sia troppo tardi…” replicò John, d’istinto, e l’altro annuì.

“Esatto. Ma qui, nel nostro Castello, vige la fedeltà assoluta nei confronti del nostro padrone. Nessun servitore del Caos oserebbe voltare le spalle a Deimos. Peccato che io ci stia già pensando e forse mi sono spinto troppo oltre, creando quel cigno. Se gli altri servitori lo scoprissero, io…” e si interruppe.

“Luis... cos’è questo cigno esattamente? Da quanto ho capito, può fare molto di più che controllare le persone…”

“John, io ho creato il cigno pensando di dare vita a una vera e propria arma, non un semplice oggetto! Da quando mi hai raccontato di quella faccenda dei prescelti che vanno in un mondo senza magia dopo la morte, il mio cervello ha cominciato a fare mille ragionamenti per arrivare da solo ad avere ciò che Deimos ha promesso a tutti noi.”

“Hai bene in mente ciò che vuoi fare?”

“Sì, certo. Inoltre, grazie alle mie conoscenza della storia sui servitori del Caos, sono riuscito a pensare ad un piano ben strutturato. Infatti, qui esiste un’altra stanza, nella quale vengono custoditi alcuni oggetti mistici e potenti creati da Deimos, che uniti alla mia creazione, lo renderebbero semplicemente… il piano perfetto!”

Il demone era sempre eccitato all’idea di una possibile collaborazione fra loro due: “Allora dimmi tutto. Dobbiamo assolutamente attuarlo!”

Ma quello scosse la testa: “No, non posso. I poteri del cigno devono essere ancora plasmati; inoltre, non posso dare origine a qualcosa di enorme, prima di essere certo che questa battaglia verrà persa.”

John lo guardò, perplesso: “Ma hai detto che non è possibile avere la certezza…”

“Lo so, per questo ho deciso di contattare un oracolo. Quello che mi hai visto fare stasera alla tenuta dei Rosemberg e le uccisioni di massa sono il modo per incontrarlo. Dovevo compiere tre massacri e quello di stasera era il secondo. Me ne manca ancora uno e poi potrò finalmente consultarlo e chiedergli se la profezia si compierà. Se risponderà no, allora non faremo niente, altrimenti... nessuno potrà fermarmi...”

 

 

Ex villa di Terence – Augusta, Maine 

 

John si riscosse dai suoi pensieri e capì che tutti quegli anni, passati a meditare e a preparare il piano perfetto, non dovevano essere vani, così gridò alle due donne: “FERME! BASTA!” ed esse cessarono di scatenare i propri poteri contro il Libro e alzarono la mani, facendo sì che questo cadesse al suolo.

Subito, l’uomo si avvicinò a loro: “Ditemi la verità: i vostri tentativi non serviranno a nulla, vero?”

“Il Libro è molto potente e oppone resistenza, ma noi faremo il possibile” gli rispose Dana, risoluta, ma non abbastanza da convincerlo.

“NON BASTA! E tu, nonostante sia sotto il mio controllo, hai ancora una mente da buona e quindi hai una visione del tutto limitata. – poi si rivolse ad Heith – Tu, invece, ragioni come i cattivi, che non hanno limiti. Perciò, cosa ti serve per dividere questo dannato Libro?”

“Più potere! Quello che abbiamo non è nemmeno la metà di ciò che serve.”

John rimase molto sorpreso da quella richiesta: “Vorresti dire che il potere dei disordini di cui sei dotata, immenso ora che sei rimasta l’unica del gruppo, non è sufficiente? Allora, sentiamo, come lo vorresti ottenere?”

“Beh... sarebbe una cosa proibita, punibile con la morte e nessuna strega oserebbe farlo...”

“Sì, sì questa l’ho già sentita! – ridacchiò lui - Il fatto è che non puoi più decidere cosa sia giusto fare e cosa non fare, perchè la posta in gioco è troppo alta e puoi vincere soltanto se osi fare quello che gli altri temono di fare. Perciò dimmi pure.”

Ma, sorprendentemente, fu Dana a rispondere: “Noi streghe possiamo appropriarci dei poteri di altre streghe. Questo, però, non può accadere, visto che siamo state dotate tutte degli stessi poteri e nessuna sovrasta le altre. Quando ciò avviene, però, non significa che essa abbia più magia, ma che, semplicemente, si è allenata maggiormente a usarla.”

“Ma voi siete collegate al cigno, ora,  e quindi ad un immenso potere, che io posso darvi. Questo, perciò, vi porta ad un gradino più sopra rispetto le altre. Ops... ho appena sovvertito le leggi della magia, o sbaglio? – e rise, prima di tornare serio e perfido - Adesso fate ciò che serve per dividere quel Libro, anche se significa privare tutte le streghe del mondo della loro magia. ORA!” e le due, subito, eseguirono.

“Sarà fatto!” esclamarono insieme le due donne, prima di alzare le mani al cielo, pronte a recitare la formula, mentre John le osservava soddisfatto.

 

 

Nei pressi di un quartiere residenziale – Salem, Oregon

 

 

Terence era fuori di sé, perchè ormai stavano seguendo la pietra incantata da Jade da almeno un’ora ormai, senza risultati.

Alla fine, perse del tutto la pazienza: “Okay, adesso basta! Sono stufo di seguire quella pietra, non la troverà mai!”

Jade, irritata, gli lanciò un’occhiataccia: “La vecchia me potrà anche esserti stata amica, ma in questo momento io decisamente no, ragazzo di Brenda o come diavolo ti chiami!”

“Mi chiamo Terence e non sono fidanzato con la tua amica!”

Sentendoli, Samuel sbuffò, incapace di sopportare simili battibecchi: “D’accordo, la pietra ci ha portati in ospedale, ma lì non c’era. Inoltre abbiamo scoperto che una certa Jane Doe è stata dimessa circa sei mesi fa, ma non sappiamo dove sia andata. Suggerimenti?”

“La volete smettere? – li ammonì lei - Questo è il mio primo incantesimo e, dato che mi avete ripetuto fino alla nausea che sono una brava strega, sono sicura che funzionerà. La pietra ci sta semplicemente mostrando il percorso che ha fatto questa Faith dopo l’ospedale, non credete?”

“Qualcuno può spiegarmi chi sarebbe questa Jane Doe, piuttosto?” chiese allora Terence, confuso.

“Suppongo che al castello dei servitori non c’era la tv via cavo, vero? E che quindi non hai mai visto Grey’s Anatomy o altre serie medical.”

“Ehm no, che cos’è?”

Jade, allora, lo prese bonariamente in giro: “Maddai, lo so perfino io che sono praticamente una lavagna bianca senza ricordi!” ma ne guadagnò solo un’occhiataccia.

“Ok, vuoi spiegarmi ora?”

Jane Doe è il nome assegnato alle donne sconosciute che non ricordano il proprio nome, oppure a quelle trovate morte e senza documenti che ne permettano il riconoscimento. L’equivalente maschile, invece, è John Doe.”

“Hai mai pensato di insegnare quando tutto questo sarà finito?”

L’altro, improvvisamente angosciato, lo guardò in modo strano: “Forse in un’altra vita, in questa non credo proprio!”

Ovviamente l’uomo notò che qualcosa non andava, ma non fece in tempo a scoprire di più perchè fu interrotto da un urlo di Jade, poco più avanti lungo la strada.

“Si è fermata! La pietra si è fermata!”

 

Quando la raggiunsero, i tre si ritrovarono davanti ad una tipica casa borghese, con il giardino perfettamente immacolato circondato da una staccionata bianca.

Terence sollevo un sopracciglio, perplesso: “Faith ha per caso sterminato una rispettabile famigliola e si è sistemata qui?”

“Stiamo per scoprirlo!” esclamò Samuel, avanzando, ma subito Jade lo fermò, prendendolo per un braccio.

“Hey, non mi dire che stiamo per usare la violenza! Potrebbe esserci altra gente in quella casa, oltre alla vostra Faith, sai?”

“E quindi cosa vorresti fare? Entrare con un cestino di muffin e chiederle gentilmente di farsi uccidere?”

La ragazza gli lanciò immediatamente un’occhiataccia: “Fate andare avanti me e statemi dietro pronti all’azione in caso volesse uccidermi, ok?” e, senza aspettare una risposta, iniziò a camminare verso la porta.

“Eccome se vuole ucciderti!” sussurrò l’uomo fra sé e sé.

Samuel, invece, fu più diretto: “Jade, non mi piace la tua tattica, sappilo. Un tempo l’avresti presa a calci, non ti saresti comportata come stai facendo ora!” ma lei lo ignorò, suonando il campanello.

 

Pochi secondi dopo, si affacciò una donna.

“Sì, eccomi, chi mi… – ma, quando osservò bene la ragazza, quella reagì male e cercò subito di chiudere la porta – Oh mio Dio!” esclamò.

Subito, Jade cercò di opporre resistenza e di tenerla aperta.

“Aiutatemi, cavolo!” gridò e subito il demone iniziò a preparare una sfera di energia, che distrusse la porta.

“Dovevamo fare così dall’inizio!” esclamò Terence, mentre entravano.

 

Trovarono la donna in cucina, circondata da coltelli che fluttuavano per aria, minacciosi.

“Non vi avvicinate, o sarò costretta a farvi del male!”

Nel vederla, Terence rise: “Adesso saresti pacifica? Ma fammi il piacere!”

“No, – rispose lei - voi non capite: io non sono più quella persona. Non voglio farvi del male, ok?”

Il demone, invece, le lanciò un’occhiata strana, l’ennesima sfera di energia fra le mani: “Stai scherzando, vero?”

“Sta recitando, – gli gridò l’uomo – lanciala!” e in quel momento furono raggiunti da Jade, che entrò correndo nella stanza.

“Fermi, non fatelo!” urlò loro, tra le mani una fotografia presa da un ripiano in soggiorno.

Samuel, però, non si voltò nemmeno, rimanendo in guardia: “Jade, tu non capisci: se non la uccidiamo ora, è finita!”

Disperata, Faith lasciò cadere i coltelli: “Vi prego, non fatemi del male… ho una vita, adesso!”

Terence sgranò gli occhi per la sorpresa: “Come, scusa? Ho sentito bene?”

La ragazza, allora, intervenì, mostrando loro quello che aveva trovato: “Sta dicendo la verità: in questa foto sorride accanto ad un uomo. – poi si rivolse direttamente a Faith – E’ il paramedico, vero?”

“Sì, è l’uomo che mi ha salvata. Dopo avermi portata in ospedale, non mi ha mai lasciata sola, si è preso cura di me e io, lentamente, me ne sono innamorata, come lui di me. Mi ha cambiata, non sono più quella che ero un tempo e ora siamo felici, SONO felice, e viviamo insieme. Perciò, vi prego, non fatemi del male, non rovinate tutto questo... Perdonatemi per quello che vi ho fatto in passato, vi supplico...”

Terence era sbalordito: “Stai mentendo!” le urlò, ma subito Jade prese le sue difese.

“Non sta mentendo! Si vede chiaramente che è sincera!”

Samuel, però, prese le parti dell’uomo: “Jade, noi dobbiamo ucciderla, o…”

“O niente, Samuel! Noi non faremo proprio niente e tantomeno uccideremo qualcuno! Guardala... io forse non ricordo chi sia, ma la donna che ho davanti ai miei occhi adesso, è tutt’altro che malvagia e non merita di morire.”

Gli occhi della donna si riempirono di lacrime, mentre la guardava riconoscente: “Grazie!”

Con grande sconcerto di Terence, Samuel abbassò le mani.

“Stai scherzando, vero?”

“Cosa vuoi che faccia? Che la uccida davanti a Jade? Tu lo faresti, se Brenda fosse qui a dirti di non farlo? Beh, non credo, perciò non alzare la voce con me!”

La ragazza rimase sollevata quando sentì le sue parole: “Ti ringrazio!” ma quello, in procinto di uscire dall’abitazione, rimase serio.

“Non ringraziarmi, abbiamo un grosso problema, adesso”.

Ancora sotto shock, Terence lo seguì a ruota.

 

Prima che uscissero, però, Jade li fermò: “Io non vengo!”

Samuel, guardandola perplesso, tornò subito indietro: “COSA?!? Che significa? Brenda sta per tornare con l’arma e noi dobbiamo escogitare subito un piano B, visto che il piano A è dietro di te!”

L’altra, allora, li prese per un braccio, conducendoli via: “Devo scambiare due parole con loro, torno subito, ok?” disse a Faith, prima di uscire.

 

Appena varcarono la porta, però, i due si sfogarono.

“Allora? – chiese Terence, spazientito – la tua era una recita e possiamo ucciderla di sopresa?”

“No! Assolutamente no!”

“Quindi?” la incalzò Samuel.

“Terence ha delle informazioni sui piani delle persone contro cui state combattendo, o sbaglio? Andate da qualche parte e discutetene, mentre io resto con Faith e le faccio qualche domanda. In fondo, siete stati voi a dirmi che è una strega, quindi potremmo ottenere ciò che vogliamo senza dover uccidere nessuno, non credete?”

“No, non ti lascio da sola con quella. – le disse Samuel, contrariato - Ti ricordo che… anzi, no, non puoi ricordarlo. Ascolta, Jade, lei è malvagia e ci ha quasi uccisi l’ultima volta che l’abbiamo incontrata...”

Ma Jade scosse energicamente la testa: “Nei suoi occhi c’è qualcosa di innocente, non è più la stessa persona. Sentite, fidatevi di me e andate da qualche altra parte. Lei di me si fida, quindi riuscirò a farci dare una mano, ok?”

Alla fine, Terence capitolò e si arrese: “Senti, andiamo, è testarda come la sua amica!”

Il demone, però, non riuscì a trattenersi dal fare un’ultima raccomandazione: “Stai attenta, ok? Hai perso due anni della tua vita e non hai più le stesse abilità e la stessa astuzia che hai maturato con il tempo. E’ come se il tuo viaggio fosse ricominciato dall’inizio e all’inizio si è sempre ingenui...”

“Non preoccuparti!”

 

A quel punto, Terence e Samuel se ne andarono, mentre Jade rientrava in casa di Faith per parlare con lei. Ma i due non si allontanarono molto, anzi, si fermarono pochi metri più in là, dove c’era una panchina. Subito, Samuel vi si diresse e si sedette, lasciando l’altro molto perplesso.

“Cosa c’è, sei stanco, per caso?”

Quello gli lanciò un’occhiataccia, osservando la casa che avevano appena lasciato: “Credi davvero che me ne sarei andato da qualche altra parte, sperando che vada tutto per il meglio? Per lei Faith è solo una sconosciuta, ma noi sappiamo chi è veramente. Poi, Zack si sarà accorto che non siamo più a casa di Noa, rinchiusi nell’area protetta dall’incantesimo e sicuramente starà venendo qui per prendermi a calci. Quindi resto qui!”

L’altro annuì e lo raggiunse.

“Visto che ci vorrà molto, perchè non mi racconti cos’hanno in mente John e Luis?”

Terence, allora, iniziò a parlare.

 

 

Presso il Tempio Antico, all’interno del Pentagono

 

 

Thomas e Monique condussero i due ragazzi al Tempio in cui è custodita la Spada della Buona Sorte, ma Brenda sembrò essere talmente ottimista che l’uomo si sentì subito in dovere di ammonirla.

“Senti, non pensare che sarà così facile. Purtroppo dentro quel tempio ci sono numerose insidie. Ok?”

“Di che tipo di insidie parliamo?” chiese allora la ragazza, ormai davanti all’imponente ingresso.

Tuttavia, fu la strega a risponderle: “C’è una creatura all’interno di quel tempio. Diciamo che ho conosciuto Thomas in circostanze assai poco... gradevoli...”

L’uomo, ovviamente, si affrettò a spiegare loro com’era andata: “Monique mi ha salvato da quel mostro, perchè all’epoca aveva ancora i suoi poteri.”

Ma, con loro grande sorpresa, Brenda scrollò le spalle: “La cosa non mi intimidisce. Quest’anno ho affrontato cose che non pensavo potessero esistere, che andavano al di là di… beh, di tutto quanto! Perciò non sarà certo un mostro ad impedirmi di prendere quella spada.”

Thomas annuì, poi si rivolse di nuovo a lei e al figlio: “Siete riusciti a trovare la mappa all’interno della penna?”

Noa la estrasse subito dallo zaino: “Sì, da un lato c’era la mappa per arrivare a questo tempio e dall’altro lato… beh, suppongo sia quella per arrivare all’arma.”

“Esatto! Monique mi ha raccontato che il tempio che è stato creato dal vostro nemico per tenere l’arma lontana dal prescelto,  fa parte di una magia molto potente chiamataTempio del non ritorno, perchè, chi vi entra, è destinato a restarci per l’eternità.”

Lei lo guardò, perplessa: “E allora come ha fatto ad arrivare all’arma e ad uscire?”

“Credo che la spada sia talmente potente da avermi infuso parte della sua buona sorte, affinché potessi uscire sano e salvo.”

“Vedete, – aggiunse Monique - Thomas era del tutto neutrale, quando vi entrò. Era qualcuno di inaspettato, che non combatteva né per il Bene né il Male, perciò la spada si è fidata di lui, aiutandolo a trovare l’uscita.”

L’uomo, allora, prese la mappa dalle mani del figlio: “Ho fatto molto di più che uscire dal quel posto: ho trascritto il percorso sulla carta affinché chiunque fosse giunto qui per recuperare l’arma, potesse anche trovare la via per andarsene.”

La ragazza annuì, soddisfatta: “Bene, perciò non ho solo la mappa con me, ma anche l’uomo che l’ha disegnata. Direi che a questo punto possiamo entrare, no?”

“D’accordo, vi guiderò io. Ma non aspettatevi striscioni di benvenuto. Sarà dura!” e, senza aggiungere altro, entrò, seguito dagli altri.

 

 

Casa di Faith – Salem, Oregon

 

 

Jade si sedette accanto a Faith, che iniziò a raccontarle in breve tutto ciò che le era capitato, tenendo sempre in mano la foto di lei col suo fidanzato.

“Si chiama Alex – iniziò, mentre gli occhi le si inumidivano, mentre gliela mostrava –  e lo conobbi durante il mio terzo giorno in ospedale, quando mi svegliai.”

“Carino!” esclamò la ragazza, sorridendo e suscitandole una risata.

“Sì, molto. – il suo tono, però, tornò subito serio – All’inizio non capivo bene cosa fosse successo e trattavo male chiunque mi si avvicinasse, perchè ero ancora malvagia. Facevo così anche con lui, dicendogli che non volevo la sua compagnia, che volevo solo andarmene. Un giorno, però, un’infermiera entrò nella stanza per cambiarmi le bende che avevo al braccio e mi disse quanto fossi stata fortunata: Alex mi aveva trovata, mi aveva salvato la vita, dato che ero praticamente morta, ed era stato così buono e altruista da aver passato ogni notte accanto al mio letto, nella speranza che io mi svegliassi e stessi meglio. Dopo quelle parole, quando lui tornò a trovarmi, la mia visione sul mondo era cambiata radicalmente: cominciai a ringraziarlo, a sorridere e lui ricambiava, gentile. E, ogni volta che se ne andava, sentivo un grande vuoto nel cuore. Improvvisamente, avevo come dimenticato totalmente chi ero, come se la mia vita prima della morte fosse svanita in un attimo.”

“Allora sei stata davvero fortunata a incontrarlo, perchè... beh, guarda dove sei ora: siete innamorati e vivete una vita meravigliosa in questa bellissima casa. Un po’ ti invidio, sai?”

Mortificata, la donna le prese le mani nelle sue: “Jade, voglio tu sappia che mi dispiace tanto per tutto quello che ti ho fatto passare quando ci siamo incontrate l’ultima volta. Se tu ricordassi, non ti saresti di certo seduta qui con me, anzi, mi avresti uccisa subito, come volevano fare Samuel e Terence non appena hanno varcato quella porta. Ora sono veramente cambiata, sono una persona buona e mi sento bene, come mai ero stata in tutta la mia vita. Non voglio morire…”

“E non morirai, non lo permetterò, te lo prometto. Non mi interessa chi eri prima, l’importante è che tu abbia deciso di cambiare. Però, avrai anche capito che siamo in una situazione difficile e che, se non ti uccideremo, avranno comunque bisogno di un aiuto magico per contrastare quelli contro cui combattono. Anzi, quelli contro cui combattiamo, visto che ci sono di mezzo anche io.”

“Ascolta, Jade, io non ho il potere di fermare John. Se la riuscita del suo piano è collegata ad Heith, l’unico modo di ucciderla è uccidere me, purtroppo. Perciò, se deciderete di risparmiarmi, io non potrò comunque aiutarvi. Mi dispiace...”

“Apprezzo la tua sincerità e, anche se non potrai aiutarci, non ti uccideremo ugualmente. Troveremo sicuramente un altro modo per liberarci di questa Heith. Tu cerca di vivere bene questa tua nuova vita, ok?”

 

Intanto, fuori dall’abitazione, seduto su una panchina, Terence stava spiegando a Samuel cosa aveva scoperto grazie alle Pietre Scisma.

“Mentre ero in quella sorta di allucinazione, ho sentito tutto quello che John diceva a mio padre, rinchiuso nel cigno. Quello che ti dirò, però, deve rimanere strettamente confidenziale, o almeno una parte. Non lo dovrà sapere nessuno, ok? Nemmeno Jade, né Brenda. Nessuno.”

“D’accordo, dimmi pure.”

“Mio padre creò quel cigno, dopo che John gli rivelò un segreto sui prescelti. Inizialmente, infatti, non era una vera è propria arma, ma lo diventò quando mio padre consultò un oracolo per scoprire se la prima profezia si sarebbe avverata, il che spiega i tre massacri: gli sono serviti per consultarne uno.”

“Come quello di Rosemberg, quando io e Jade siamo andati nel passato…”

“Quando questo oracolo gli confermò che la profezia si sarebbe compiuta, il cigno diventò una vera e propria arma diabolica. Mio padre, a quel punto, era sicuro che Deimos non sarebbe mai sopravvissuto e quindi realizzò il suo piano in segreto, senza che nessun altro servitore del Caos venisse a scoprirlo, apparte John, il suo unico alleato. Il cigno fu poi modificato e non ebbe più solo la capacità di controllare le persone, ma anche quella di assorbire al suo interno ogni tipo di magia, compresi i disordini.”

“Sì, però c’è anche tuo padre all’interno. Perché?”

“Per assorbire tutta quella magia dentro di sé, no? E immagina quanta possa essere dopo trentasette anni di reclusione!”

“Perché è dovuto rimanere dentro così a lungo? – chiese allora Samuel, alquanto preoccupato - Insomma, se voleva essere il più potente in assoluto, gli bastava restare lì dentro solo qualche anno. O sbaglio?”

“Non è quello il suo obiettivo, infatti. I servitori del Caos hanno da sempre aspettato il ritorno di Deimos per la salute e l’immortalità che ci avrebbe offerto e i disordini non fanno parte di questo mondo, per questo dobbiamo diffonderli, per sopravvivere. Così mio padre ha trovato il modo di renderli permanenti in questo mondo.”

“Come?”

“Si fece rinchiudere nel cigno da cinque servitori del Caos che controllava grazie ad esso. Per farlo, infatti, gli servivano esseri magici e discretamente potenti e loro facevano al caso suo. Subito dopo, però, essi morirono, perché una volta collegati al cigno con il loro sangue, avrebbero dovuto stipulare il patto oscuro per rimanere in vita e John, ovviamente, fece in modo di liberarsi subito dei corpi. Il cigno, poi, grazie a un incantesimo di occultamento, fu nascosto nel castello, insieme ad una lettera di istruzioni lasciata da mio padre, in modo che nessuno potesse trovarlo. Allora John, creduto morto sia dal Consiglio che da Dana, si esiliò su un’isola, attendendo gli eventi che avrebbero seguito il compimento della profezia.”

“Quindi il piano è stato progettato per avere inizio subito dopo la sconfitta di Deimos? E cosa c’entra John con il fatto di rendere permanenti i disordini in questo mondo?”

“Il segreto dei prescelti che John gli ha rivelato e che tu non dovrai riferire a nessuno. Quello secondo cui, riceverete una sorta di premio per il lavoro svolto…”

Il ragazzo rimase alquanto stupito dalle sue parole: “Un premio? Il Consiglio non ci ha mai parlato di questo!”

“Infatti, nessun prescelto ne è a conoscenza, almeno inizialmente. Lo si viene a sapere solo quando la missione è quasi arrivata al termine. John e Dana scoprirono di quel premio, nell’esatto momento in cui Annabelle Montgomery e Joshua Alison scoprirono di aspettare Jade, la cui nascita avrebbe significato la fine della loro missione, con la consegna dell’amuleto all’ultima prescelta.”

“E di cosa si tratta, esattamente?”

“Quando i prescelti muoiono in questa vita, si risvegliano subito in un nuovo mondo. Il Consiglio la definisce come una sorta di seconda opportunità per vivere la vita che non si è potuta avere, per via della lotta contro il Male. Esso, però, non è simile al nostro, perchè lì la magia non esiste.”

Samuel, allora, abbassò lo sguardo, triste, e sussurrò con voce quasi impercettibile: “Allora non morirò…”

Terence, però, lo sentì ugualmente: “Di cosa stai parlando?”

“Anche io ho un segreto che non dovrai dire a nessuno, nemmeno a Jade: ho scoperto che compiere la nuova profezia, causerà la mia morte, una volta incastrata l’arma nel cigno. Finirò in questo… mondo, a quanto pare.”

“Mi dispiace tanto, ma almeno sarai vivo, no?”

“Beh, sì, ma non con Jade. Comunque è ancora presto per dire addio a questa terra, perciò ora dimmi cosa c’entra il piano di tuo padre con il segreto dei prescelti.”

“Mio padre ha intenzione di scambiare la sua esistenza con quella di John, così, quando morirà, andrà nel nuovo mondo, grazie a un anello, chiamato Anello della congiunzione dimensionale. Ce ne è anche un altro, gemello, che porterà John e servirà per tenere collegati i due mondi.”

Il demone rimase letteralmente sconvolto da quella rivelazione: “Ma perché tuo padre dovrebbe voler andare in un luogo dove non c’è magia?”

“Quando mio padre uscirà dal cigno, avrà talmente tanta magia in corpo, che potrà cambiare le leggi di quel mondo in modo che ci sia anche lì. E, con i disordini in entrambi i mondi, creerà un equilibrio talmente perfetto da renderli…”

“... permanenti in entrambi! In questo modo, nessuno potrà mandarli via e i servitori del Caos otterranno tutto quello che Deimos aveva promesso loro: potere e immortalità. Un piano geniale, direi...”

“Esatto! Ecco perché mio padre e John hanno fatto in modo che l’arma fosse ben protetta all’interno del pentagono.”

Rendendosi conto della gravità della situazione, il ragazzo si alzò, pronto per andarsene: “Non possiamo permetterlo! Faith deve morire, non c’è altra soluzione per rovinare il piano di quei due prima che sia troppo tardi!”

 

In quel momento, però, poco lontano da loro, apparve Zack, un sorriso malvagio stampato sulla faccia.

“Ops.. – esclamò, vedendoli - spero di non aver interrotto niente. In ogni caso, qualcosa mi dice che qui non ci sarà un campo di forze ad impedirmi di staccarti la testa, Samuel...”

Allora i due, allarmati, presero posizione.

“Zack, non voglio ucciderti, ok?” gli disse l’ormai ex-amico.

Ma Terence era di un altro parere: “Beh, io sì, però!”

Zack li osservò e rise: “Qui nessuno mi ucciderà, non illudetevi. Sono un demone potente dotato dei poteri del cigno, credete davvero che John mi avrebbe mandato a darvi la caccia, se fosse stato certo che mi avreste ucciso? – ma dai due non arrivò alcune risposta - No? Nessuno risponde? Bene, allora: Zack 1 - coppia di idioti 0.”

Samuel sospirò: “Beh, io non ti ucciderei in ogni caso. Siamo amici e non lo farei mai, anche se sei malvagio.”

“Wow, sei anche diventato sentimentale! – rise di gusto – Devi essere proprio disperato, perché non è da te.” poi sollevò le braccia e li fece letteralmente volare a terra.

Per poi aggiungere, in tono crudele: “E, Samuel, sappi che noi non siamo amici.”

 

Improvvisamente, Jade e Faith uscirono di casa, attirate dai rumori proveniente dall’esterno e la ragazza rimase letteralmente sconvolta dalla scena che si ritrovò davanti.

“Cosa sta succedendo?!?“ urlò.

“Torna in casa, Jade!” le urlò Samuel, rialzandosi, ma Zack aveva già puntato lo sguardo su di lei.

“Vedo con piacere che voi due siete ancora insieme: in salute e in malattia, finchè un’amnesia da parassita mangia-ricordi non vi separi, eh? Davvero patetico, Samuel, davvero patetico. Le hai raccontato di me, per caso? Del suo diabolico migliore amico?”

“E di quanto fai schifo in questo momento? – replicò l’altro, pulendosi il sangue che colava dal labbro – Ovvio che no, amico caro. E vuoi sapere una cosa? Lei ti odia a morte, adesso!”

Furioso, quello gli graffiò la faccia con un solo gesto della mano e, a quel punto, il demone decise che era arrivato il momento di giocare pesante.

“Terence, – disse, glaciale - porta via le ragazze. Io e Zack abbiamo un paio di cose da dirci” e subito l’uomo eseguì, allontananddosi con le due.

“Abbiamo qualcosa da dirci? – gli chiese Zack, appena rimasero soli - E cosa, di preciso? Che la ragazza giusta sta con il ragazzo sbagliato? Non ti senti privilegiato dalla profezia, per caso? Chissà se Jade avrebbe mai guardato un demone ripugnante come te, senza quella stupida pietra!”

“Sai, Zack, da quando ho scoperto di poter assorbire molti poteri, mi sono sempre chiesto come sarebbe stato usarli tutti insieme e forse sto finalmente per scoprirlo....” e improvvisamente, si alzò in aria, si avvicinò a Zack e gli tirò un calcio, beccandolo in pieno petto, per poi volteggiare all’indietro e tornare al suolo, lanciando una serie di sfere di energia.

Per evitarle, Zack dovette nascondersi dietro un auto, ma subito Samuel la sollevò grazie alla telecinesi, per poi rendersi invisibile.

“Ops, dove sono?”  gli disse, prendendosi gioco di lui e quello iniziò a guardarsi intorno per cercarlo, finchè non iniziò a ricevere una serie di pugni che lo colpirono allo stomaco e in faccia, buttandolo a terra.

 

 

Presso il Tempio antico all’interno del Pentagono

 

Il gruppo era ormai dentro il tempio: era un luogo cupo, le vie illuminate da torce infuocate e le pareti piene di disegni e incisioni. Thomas era davanti a tutti, con in mano la mappa, poiché ricordava i corridoi che andavano seguiti, mentre Brenda lo seguiva continuando a fargli domande.

“Questo posto è inquietante. Secondo voi, il mostro ci ha percepiti?”

“Questo tempio è la sua casa, sa come muoversi e sicuramente sa anche che siamo qui” le rispose tranquillamente Monique, mentre Noa la guardava.

“Davvero confortante! – esclamò, prima di rivolgersi al padre – Papà, manca ancora molto?”

Quello sbuffò, troppo concentrato per prestargli attenzione: “Noa, non è una passeggiata al parco questa!”

“Non mettergli pressione. Se sbaglia direzione, rischiamo di perderci, ok?” aggiunge la strega, più gentilmente.

“Davvero confortante!” replicò allora Brenda, imitandolo, quando un rumore ruppe il silenzio in cui erano immersi, facendoli voltare di scatto.

“Cos’è stato?” chiese il ragazzo, spaventato.

“Forse il mostro!” gli rispose lei, più coraggiosa, guadagnandosi un’occhiataccia.

“Non scherzare!”

Monique scosse impercettibilmente la testa: “Restate in guardia, ok? Potrebbe anche non essere nulla.”

Poi, Thomas esclamò: “Ok, ci siamo, mi ricordo questa zona del tempio. Solo che c’è qualcosa di diverso…”

Davanti a loro, infatti, c’era un muro con una scritta: Solo la verità potrà proseguire il cammino

Brenda la lesse, alquanto perplessa: “Che cosa significa, signor Quill?”

“Non lo so, quando sono passato io, non c’era.”

“Forse ti sei sbagliato, papà, perchè non proviamo un’altra via?”

 

Ma, quando si voltarono, il corridoio alle loro spalle era scomparso, sostituito da un altro muro: non c’era più nessuna vita d’uscita.

Brenda, incredula, esclamò: “Ok, sono sicura che dietro di noi ci fosse un lungo corridoio.”

Improvvisamente, però, la parete iniziò ad avanzare verso di loro, pronta a schiacciarli e tutti si allarmarono.

Thomas, però, era sicuramente il più nervoso: “Ok, mantenete la calma e toccate tutta la parete, ok? Magari c’è qualche passaggio segreto. O almeno spero.”

“Spero? Ha detto spero?!?” chiese la ragazza, isterica, mentre si metteva all’opera.

Il muro, però, continuava ad avanzare e allora a Monique venne un’idea.

“Aspettate! Forse dovremmo fare come dice la scritta: qualcuno di noi nasconde qualcosa e questo non ci permette di proseguire.”

“Io non nascondo niente. Giuro!” esclamò Brenda, risoluta, mentre Noa, imbarazzato, abbassava lo sguardo.

“Forse il problema sono io...”

Subito Thomas notò la sua angoscia e si preoccupò: “Hey, cosa ti succede? Intendi dire che nascondi un segreto? Che lo nascondi a me?”

“Sì…”

“Pensavo che noi ci dicessimo tutto. Io ti ho sempre ascoltato e appoggiato, non capisco…”

“Papà, sono gay...

Per qualche istante, il padre rimase fermo immobile, poi, si scrollò le spalle e ritrovò la parola: “Va bene, non è un problema. – e lo abbracciò – Va tutto bene, figliolo.”

Brenda, però, indicò terrorizzata la parete dietro di loro: “Il muro però c’è ancora! Significa che non tutti abbiamo vuotato il sacco.”

“Io non nascondo niente. Ve lo garantisco!” le rispose Thomas e, stavolta, infatti, fu Monique a prendere la parola.

“Sono io quella che nasconde qualcosa. Thomas, io…. sono innamorata di te, ma non ho mai trovato il coraggio di dirtelo e forse era destino che dovessi entrare qui con te per rivelartelo. Dal momento in cui ti ho incontrato la prima volta, ho capito che eri un uomo speciale, ma temevo che la mia natura di strega e la tua di mortale non potessero combaciare. Pensavo che non mi avresti mai accettata, perché era tutto nuovo per te.”

L’uomo rimase incredulo di fronte a quella rivelazione: “Accidenti! E io che pensavo di essere l’unico a provare qualcosa...”

Lei arrossì, imbarazzata: “No, non eri l’unico. E sono felice di saperlo.”

Ancora una volta, Brenda li interruppe, sempre più agitata: “Tutto questo è molto tenero, ragazzi, ma il muro c’è ancora. Stiamo per essere schiacciati vivi e vi assicuro che non sto nascondendo nulla, perché in genere non ho peli sulla lingua e non so mantenere un segreto. Faccio proprio schifo.”

Allora, Thomas ebbe un’idea e provò a toccare la parete, finendo subito a terra dall’altra parte.

Subito, gli altri lo seguirono.

“Fortuna che non siamo rimasti lì a pensare a cosa potessimo nascondere!” esclamò la ragazza, sollevata.

“Ve l’avevo detto che questo tempio è pieno di insidie e che questa non sarà di certo l’ultima!” le rispose lui, rialzandosi.

 

Più avanti, infatti, c’era una nuova sfida da affrontare: il corridoio, stavolta, aveva un pezzo mancante e tra loro e l’altra sponda c’era il vuoto più assoluto, superabile solo grazie a piccole piattaforme di pietra che oscillavano a mezz’aria.

Brenda non riuscì a trattenere una risata: “Davvero? Cioè, dovremmo saltare su quelle pietre per arrivare dall’altro lato?”

“Papà, per caso siamo fuori strada?” chiese invece Noa, preoccupato.

Ma quello scosse la testa: “No, no, questa parte me la ricordo benissimo, c’era anche prima. Dobbiamo solo fare attenzione e saltare uno alla volta, ok?” spiegò, tirando fuori una lunga corda dallo zaino.

“Allora, io andrò per primo così fisserò la corda a quel gancio dall’altra parte, ok?”

“Quindi ci aiuteremo con la corda, giusto?” gli domandò la ragazza, ancora dubbiosa.

“Sì, esatto! Mio figlio fisserà l’altro capo della corda al gancio che c’è qui e così  riusciremo a passare senza problemi e senza vertigini. Più o meno.”

“Odio quando le sue frasi finiscono con più o meno, o credo, ma va bene. Male che vada precipiterò in eterno in un vuoto senza fine, perché questo vuoto non ha un fondo, giusto?”

Monique, vedendola nervosa, cercò di tranquillizzarla: “Ce la faremo, cara, non preoccuparti. So perfettamente che senti il peso di questo compito sulle spalle e che i tuoi amici contano su di te, perciò sta calma. Se c’è qualcuno che conosce bene questo posto, quello è Thomas, perciò fidiamoci di lui.”

 

Lei, però, non si arrese e iniziò ad assillare Noa.

“Sei sicuro di saperlo fare?”

Quello le lanciò un’occhiataccia: “Mio padre mi ha costretto ad andare al campo scout per sei estati di fila. Credimi, lo so fare un nodo ad un gancio!”

Il padre, che stava per saltare, lo sentì e non riuscì a non farsi sfuggire un commento: “Almeno c’erano scout carini?” e, mentre le due ragazze erano rimaste pietrificate dalle parole appena uscite dalla bocca dell’uomo, Noa rispose tranquillamente.

“Papà, ti prego, non iniziare... Ti voglio bene e sono contento che hai accettato la cosa, ma lascia stare, ok?”

“Ok, sto zitto!”

“Per la cronaca, – aggiunse Brenda - al campo scout ci sono sempre dei tipi carini, per questo ci vanno anche le ragazze.”

L’uomo annuì: “Ok, vado, allora!” e iniziò a saltare una pietra dietro l’altra, mentre Monique lo guardava, in apprensione.

“Stai attento!”

“Ora che ho una donna che mi ama, non cadrò di certo!” e finalmente, nonostante tutta l’ansia, arrivò dall’altra parte, fissando subito la corda all’altro gancio.

“Bene, ora che la corda è ben tesa potete tenervi, mentre saltate. Forza, Brenda, vieni tu, adesso!”

Lei indietreggiò, intimorita: “Io? Non posso essere l’ultima, come a ginnastica?”

L’uomo roteò gli occhi, sbuffando: “Non siamo a scuola, Brenda! E poi dubito che nella tua palestra ci sia un percorso simile.”

Allora, la ragazza cercò di farsi coraggio e, attaccandosi con una mano, iniziò a saltare sulla prima: “Ok, la prima è andata, no? Ora devo passare alla seconda.”

Ma, improvvisamente, Thomas si accorse che alle spalle di Noa e Monique stava arrivando qualcosa, anzi qualcuno, così gli avvisò.

“Attenti, alle spalle!”

E un feroce mostro con il corpo ricoperto di bende, gli occhi gialli, denti e unghie affilatissime e cicatrici sparse su tutto il corpo, si avvicinò lentamente verso loro, come se stesse annusando le sue prede.

Preoccupata, Brenda si voltò: “Oh mio Dio!”

Subito, Monique si mise davanti a Noa per proteggerlo e, quando il mostro le saltò addosso, il ragazzo cadde indietro nel vuoto, rimanendo aggrappato solo grazie a una piccola sporgenza rocciosa.

 

Brenda, allora, prese la balestra e iniziò a colpire il mostro, che nel frattempo stava cercando di trascinare via Monique, mentre Thomas tornava indietro per aiutarli.

“Noa! Monique! Resistete!”

Intanto, la ragazza era riuscita a colpirlo e quello, gravemente ferito, lasciò andare la strega, per poi scappare via.

“Monique, stai bene?” le chiese subito, preoccupata, mentre quella cercava di rialzarsi, ancora scossa.

“Sto bene, sto bene. – poi corse ad aiutare il ragazzo - Eccomi Noa!” esclamò, tirandolo su.

 

A quel punto, però, Thomas si trovava sulla stessa pietra di Brenda.

“Bene, vieni, ti aiuto io a finire la traversata, ok?” ma non fece in tempo a fare nulla, che le pietre fluttuanti iniziarono a spostarsi via dalla fune.

Brenda, spaventata, iniziò a gridare: “Cosa sta succedendo?!?”

“Attaccati alla corda! Attaccati alla corda!” la incitò lui e, quando tutte le pietre si allontanarono, rimase solo quella a salvarli dal vuoto.

 

Noa li osservò dalla sponda, preoccupato. Erano rimasti appesi.

“Ce la fate?”

“Evidentemente dovevamo attraversarla uno per volta. Se ci aiutiamo, è come imbrogliare!” gli rispose Thomas, mentre la ragazza, in difficoltà, invocava il suo aiuto.

“Mi sudano le mani, sento che sto per mollare!”

“No, non mollare! - le urlò lui - Non abbiamo fatto tutta questa strada per mollare!”

“Io ci sto provando, ma… oddio, le mani iniziano a farmi male. Non ce la faccio!”

“Sali sulla mia schiena!” le ordinò allora l’uomo, lasciandola sbigottita.

“Cosa? Ma…”

“Brenda, ti ho detto di salire sulla mia schiena! Fidati di me.”

Lei eseguì e, nonostante il grande sforzo, lui riuscì ad avanzare, poco alla volta. Le sorprese, però, non erano finite lì, tant’è che, dal vuoto, iniziarono a salire delle minuscole fiammelle, quasi stesse piovendo al contrario.

La ragazza, quando le notò, rimase senza parole: “Cosa sta succedendo? Da dove arrivano?”

Monique e Noa, invece, osservavano sconvolti la scena, incapaci di fare nulla, mentre Thomas cercava di ignorare tutto quanto e di continuare ad avanzare, finchè una di esse non sfiorò la corda, che iniziò a bruciare.

“Oh mio Dio.. la corda sta bruciando, sta bruciando!” gli urlò Brenda, ma lui non fu abbastanza veloce e, inevitabilmente, essa si ruppe, facendoli precipitare per qualche metro, fin quando non colpirono duramente l’altra sponda, rimanendo appesi per miracolo.

“State bene?” gridò subito loro la strega, preoccupata, ma i due ignorarono le sue grida.

“Arrampicati, presto!” intimò Thomas alla ragazza.

“D’accordo, ma…”

“Non preoccuparti se mi metterai un piede in testa o su una spalla, devi arrampicarti e fregartene. Sei tu quella che deve arrivare alla spada, non io. Ok?”

Gli occhi di lei si riempirono di lacrime: “Ma… Oddio, la prego, mi dica che salirà dopo di me... Non può mollare!”

Lui le fece un sorriso forzato, perchè ormai era arrivato al limite delle sue forze: “Sto per cedere, non ce la faccio più, Brenda. Nell’ultimo tratto di strada sarai sola, ma potrai usare la mia mappa, intesi? Alla fine di questo corridoio ti troverai davanti un’enorme porta e dietro ad essa troverai la spada. Adesso vai e dì a Noa e Monique che li amo!” e lei, arrampicandosi con la morte nel cuore, finalmente riuscì a salire la sponda.

Noa, a quel punto, iniziò a incitare il padre: “Dai, papà, tocca a te! Arrampicati!”

Ma quello scosse la testa: “Non ho più forze figliolo. - poi si lasciò cadere -  Mi dispiaceeeeeeeeee...”

“Noooooooooooooo!” gridarono tutti, distrutti dal dolore, mentre Brenda si rialzava in piedi a fatica, osservando gli altri, sconvolti quanto lei.

Monique, allora, strinse fra le braccia Noa, mentre le lacrime le solcavano il viso.

“Non può essere vero. – mormorava il ragazzo - No, non può essere!”

La strega, allora, fece capire con un cenno a Brenda che doveva proseguire e quella comprese il messaggio e iniziò ad allontanarsi, distrutta dal pianto incessante dell’amico.

 

 

Casa di Noa – North Platte, Nebraska

 

 

Mentre la lotta tra Samuel e Zack continuava, Terence aveva teletrasportato Jade e Faith a casa di Noa. Non essendoci nessuno a fermarlo, l’uomo pensò che fosse meglio per tutti togliere di mezzo la donna una volta per tutte e poter quindi rovinare tutti i piani del padre.

Ovviamente, Jade si oppose, mettendosi davanti alla donna nel tentativo di difenderla.

“No, tu non la toccherai!”

“Non vedi che sta cercando di ingannarti con questa commedia sull’essere cambiata ed essere diventata buona? Dobbiamo eliminarla, prima che sia troppo tardi!”

“Ho detto che non le torcerai un capello. CAPITO?” e fece partire un urlo ultrasonico che fece cadere l’uomo a terra.

Poi, ancora incredula, si voltò verso Faith: “Presto, scappa, prima che si riprenda! Io lo terrò occupato.”

Lei fece quanto le aveva detto, ma subito Terence le comparve davanti di nuovo.

“Spiacente!”

“Ti prego, lasciami andare. – lo supplicò allora lei, disperata - Io sono davvero cambiata, proprio come hai fatto tu. Perché non mi credi?”

“Okay, puoi anche essere cambiata, ma resta il fatto che Heith è collegata a te, perciò se muori, morirà anche lei e questo manderà a monte i piani di mio padre. In questo modo salveremo il mondo, perché la tua vita non vale più di quelle che verranno sacrificate quando questo sarà un luogo di dolore e sofferenza. Vuoi davvero che la persona che ami, quel paramedico, viva in un mondo simile?”

Sentendo le sue parole, la donna si arrese con un sospiro: “D’accordo, forse hai ragione…”

Ma Jade si intromise subito, furibonda: “NO! No, che non ha ragione! Possiamo trovare un’altra soluzione, lei non merita di essere uccisa perché ci fa comodo per salvare il mondo. Noi dovremmo salvare tutti, nessuno escluso.”

Faith si voltò verso di lei: “Per le mie azioni passate, meriterei di essere morta in quella esplosione, ma non è stato così. Ora tu vuoi salvarmi e io sento sempre di più di non meritarmelo, soprattutto dopo le parole di Terence. Probabilmente, lui vi ha dato una prova del suo desiderio di voler cambiare, o per dimostrare che lo stava facendo, perciò lasciate che io faccia altrettanto, ok?”

L’uomo le lanciò, allora, una lunga occhiata: “Impedirai a mio padre di uscire dal cigno?”

“No, ma posso risolvere un grosso problema futuro, quello di Jade.”

 

Intanto, poco lontano,  Samuel e Zack erano distesi, feriti, in mezzo alla strada, senza la forza per alzarsi e riprendersi.

“Non posso credere che siamo arrivati a questo punto…” disse il demone, sospirando.

“Mi dispiace, avresti dovuto aspettartelo.”

L’altro fece un sorriso triste: “Mi dispiace che sia andata a finire così. Ciò che dirò, probabilmente non ti sfiorerà nemmeno, visto che sei succube del cigno e che non provi più nulla. Ma io ci provo lo stesso, perché, quando tutto questo finirà, tu ricorderai tutto.”

“Non me ne importa niente delle tue parole!” gli gridò l’altro, insensibile.

Samuel, però, parlò ugualmente: “C’è stato un periodo della mia vita in cui sono stato davvero felice e ci siete tu e Jade, oltre a Brenda, anche se è arrivata dopo. Tutte le avventure, i litigi, le incomprensioni, le risate nei momenti più critici fanno parte di un meraviglioso ricordo che serberò per sempre nella memoria. Non credo nemmeno io a ciò che sto per dirti, ma lo faccio comunque: tu sei l’unico vero amico che io abbia mai avuto e sono sicuro che in fondo al cuore, tu non mi odi veramente. Zack, io sto per morire… ed è per questo che voglio che tu ti prenda cura di Jade, quando tutto questo sarà finito, perché lei sarà distrutta e avrà bisogno dell’altra persona che ama più al mondo. Ok?”

Zack, per tutto il tempo, aveva fissato il cielo, col sangue che gli colava lungo il volto e uno sguardo arrabbiato e, come previsto, quelle parole non lo toccarono: “Va all’inferno, Samuel!”

L’altro, però, sorrise, perchè capì che non era il momento.

“Ti voglio bene anche io, amico...” sussurrò, prima di teletrasportarsi via.

 

Pochi secondi dopo, ricomparve presso il fiume che scorreva vicino alla casa di Noa e gli altri si accorsero subito del suo arrivo e gli corsero incontro, soprattutto Jade, quando notò che era ferito.

“Samuel, stai bene?” gli chiese, preoccupata.

“Si, tranquilla! – la rassicurò, per poi rivolgersi subito a Terence – Si può sapere perché Faith è ancora viva?”

“Perché ha qualcosa da offrirti, a quanto pare” replicò quello, lasciandolo perplesso.

“Di che cosa stai parlando?”

Ma fu direttamente la donna a prendere la parola: “A quanto pare, non avete raccontato a Jade del suo parassita.”

“Non avevi il diritto di dirglielo!” le urlò il demone, arrabbiato, ma subito la ragazza lo calmò.

“E’ tutto a posto. Non prendertela con lei!”

Lui la guardò e abbassò lo sguardo: “Mi dispiace non averti rivelato il motivo della tua amnesia, ma non volevo spaventarti. Fai ancora fatica a capire tutto ciò che ti circonda e…”

Faith, però, si intromise, impedendogli di finire la frase: “Sei molto dolce a volerla proteggere, ma così non la salverai.”

“Sì, invece! Una volta che avrò incastrato l’arma nel cigno, il parassita morirà e Jade ricorderà tutto.”

Ma la donna scosse la testa, mortificata: “Mi dispiace, ma le cose non funzionano così, Samuel. Il parassita è nella mente di Jade da parecchio tempo e sta facendo più danni di quanto immagini. Se non fosse per la pozione di Heith di cui mi ha parlato Terence, infatti, sarebbe in condizioni ben più gravi. Tuttavia, il suo effetto non durerà ancora per molto e perciò presto perderà nuovamente i ricordi.”

Lui, però, continuò ad insistere: “Ho detto che quando porterò a termine…” ma fu di nuovo bruscamente interrotto.

“Non servirà a nulla portare a termine la tua missione! Il parassita ha danneggiato la memoria di Jade a tal punto, che, anche se i disordini spariranno da questo mondo, lei non sarà comunque mai più quella di prima!”

Allora, Terence si intromise, per cercare di farlo ragionare: “Lei vuole offrirti il suo aiuto, in cambio della salvezza.”

“Questo è solo un trucco per non permetterci di ucciderla!” ribatté il ragazzo, sempre diffidente.

“Credimi, è la verità! Posso ancora salvarla! So che voi morite dalla voglia di farmi fuori, ma lasciate che meriti di vivere facendo un atto di altruismo verso Jade, datemi l’opportunità di redimermi. Vi prego!”

“Ti prego, Samuel! – la sostenne Jade, rivolgendosi direttamente a Samuel - Sono stanca di essere confusa e non voglio risvegliarmi in un mondo in cui non mi ricordo dei miei più cari amici e di te.”

Tutti videro che, dopo quelle parole, Samuel era combattuto.

Tuttavia, c’era ancora un’importante questione da sistemare e il ragazzo si voltò verso Terence per chiarirla: “Come facciamo con l’altra faccenda, però?”

“Sapevo che l’avresti risparmiata, così ho preparato anche un piano B.”

“Bene, è quello che speravo di sentirti dire. – poi si rivolse a Faith – Cosa le farai?”

“Le farò un incantesimo, che preserverà la sua memoria fino a quando i disordini non lasceranno questo mondo. Tuttavia, per fare questo, dovrà cadere in un lungo sonno. Quando si sveglierà, però, la sua memoria sarà intatta e i vecchi ricordi ripristinati.”

Terence la guardò, dubbioso: “Ma non hai detto che la memoria di Jade è gravemente danneggiata? Cosa vuoi preservare, allora?”

“Il mio incantesimo andrà ad aggiustare i danni fatti dal parassita, prima di preservarne la memoria. Fortuna che mi avete trovata appena in tempo, o non l’avreste mai saputo!”

Samuel non aveva più dubbi, a quel punto: “Allora procedi!”

 

 

Presso il Tempio antico all’interno del pentagono  

 

 

Brenda, senza voltarsi indietro, imboccò l’ultimo tratto di strada che la separava dalla meta. E, come le aveva detto Thomas, dopo pochi passi si ritrovò davanti ad un’enorme porta, affiancata da una fontana di pietra e dall’ennesima incisione.

Andrà versato il sangue di chi ha perso per permettere al vincitore di spalancare le porte e giungere al proprio premio 

In quel momento la ragazza, con ancora gli occhi lucidi e il respiro affannato per gli eventi appena vissuti, sentì dei passi alle sue spalle e, quando si voltò, vide se stessa: vestita bene, unghie perfette e capelli impeccabili. Solo quella sorrideva malvagiamente, mentre lei la accoglieva con ghigno dipinto sulle labbra.

“E così sarei io l’ostacolo di me stessa? Bene – e afferrò una freccia dall’astuccio che portava sulle spalle – non sarà così difficile togliere di mezzo tutto ciò che rappresentavo un tempo, visto che ora sono cambiata...” poi corse verso la ragazza e gliela conficcò nello stomaco, facendola accasciare a terra.

“Beh, all’epoca non sapevo difendermi molto bene, in effetti...” esclamò, mente strappava una parte della maglietta e tamponava parte del sangue che stava colando copioso sul pavimento. Poi, lo portò vicino alla fontana e, strizzandolo, fece colare il liquido al suo interno.

Allora, la porta si spalancò ed ecco, l’arma era proprio davanti a lei, che fluttuava al centro dell’enorme stanza immersa in una bolla di energia celeste. Non appena la ragazza attraversò la soglia, la ragazza si sentì quasi travolta da un’ondata di pace e speranza.

“E’ così bella…- sussurrò, con voce soave e un sorriso dipinto sul volto - Finalmente ti ho trovata, finalmente sei mia, spada della buona sorte” poi si avvicinò, pronta a prenderla fra le mani. Il suo braccio penetrò all’interno di quella bolla di energia e la sua mano afferrò senza timore la spada.

“Portami fortuna…” aggiunse, prima che il Tempio iniziasse a tremare...

 

CONTINUA NELL’ULTIMO EPISODIO DELLA SECONDA STAGIONE

Testo a cura di Lady Viviana.

ANGOLO AUTORE: Siamo arrivati al penultimo episodio di questa stagione, purtroppo, però, non sono riuscito a revisionare anche l'ultimo e dovrete aspettare fino a domani per il gran finale della seconda stagione dal titolo "Incastro". Ricordate di lasciare sempre un commento ai fini della continuazione della storia, a domani!


 

  
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