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Autore: ronnieisnotonfire    16/03/2015    2 recensioni
Forse era così che doveva andare. Forse la sua vita doveva essere solo uno sprazzo di addii e lacrime dedicate a persone, solo una boccata di felicità ogni tanto per non morire, anche se lei voleva farlo. L'unica cosa che la teneva su quella terra come un'anima in pena era quel groviglio di stranezza e di illusioni che aveva dentro; ma Londi era un mutante, esseri tormentati dalla vita per avere ciò che altri non hanno, portatori di sofferenze che le persone normali non capivano, abituati ad uccidere, ma abbastanza umani da pentirsene per il resto della vita.
[AU xmen-mutant!5sos] (non è necessaria la conoscenza degli x-men per la lettura)
Genere: Azione, Fantasy, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Trying to make it work,
but man, these times are hard

but we are gonna stop by drinking all cheap bottles of wine
sit talking up all night,
saying things we haven't for a while, a while yeah
you're smiling but we're close to tears,
even after all these years
we just now got the feeling that we're meeting
for the first time.

For The First Time - The Script

Capitolo 3

 
Un dolce torpore mi ricoprì come un piumone, appannandomi la vista mentre camminavo verso il bagno, impaziente della giornata che mi stava attendendo fuori da quella gabbia.
Erano passate 3 settimane dell’allenamento con Mars e per i dottori fu un gioco da ragazzi curare le ferite. Dopo l’affronto con il finto Calum sembrò come se qualcosa dentro cominciasse lentamente a ritrarsi nell’oscurità del mio cervello, infatti i sogni cominciavano a presentarsi meno spesso e gli attacchi di panico non si impadronivano di me da qualche settimana.  L’attacco di panico nell’ascensore era stato un ammasso di ricordi dovuti a tutti i flashback, mi sono ripresa in poco. Sembrò che in quel mese la mia vita non potesse andare meglio di così.

Mentre mi infilavo un maglione leggero pensavo alla sorpresa che Ashton mi teneva nascosta da una settimana, persino la dottoressa ne era partecipe; quella notte mi ero addormentata per miracolo pensando a quello che mi nascondevano. Con gesti automatici mi ritrovai a allacciarmi le scarpe, ero pronta senza essermi nemmeno resa conto di quello che avevo fatto.
Attesi l’avviso dell’infermiera per quello che sembrava un’eternità. Volevo solo uscire dalla mia stanza e correre a supplicare Ashton di raccontarmi tutto. Mi arricciai i capelli lisci con le dita, in segno di un crescente nervosismo, che però non stava annebbiando il cervello con aggressività, ma causava leggeri fastidi allo stomaco.
-Signorina Doughel?- mi voltai a un cognome che non sentivo pronunciato da tanti anni, di solito ai miei ultimi anni nelle scuole pubbliche omettevano il cognome Doughel, riportando Braston, il cognome della famiglia affidataria.
Mi alzai dalla sedia camminando lentamente verso la porta; una ragazza piccola e magrissima mi tenne la porta mentre uscivo. Aspettai che mi conducesse fino alla hall dove ci saremmo incontrati io e Ashton. Per mia scelta facemmo i due piani di scale, dato che gli ascensori a volte non “sopportavano” il mio potere.
Scesi i 35 scalini con una velocità pazzesca, dovuta all’elettricità che si scontrava con l’adrenalina. Arrivammo alla Hall e lì lo vidi, Ashton, bello come il sole in quei giorni che profumavano di sorrisi e ricordi tatuati sulla pelle. I capelli ricci di un castano chiaro tenuti da una delle tipiche bandane che componevano il suo intero vestiario. Senza pensarci due volte gli corsi in contro, più che altro mi gettai sulle sue spalle massicce, appoggiando automaticamente il viso nell’incavo del suo collo.

Un flashback luminoso mi buttò per 30 secondi sott’acqua, levandomi il respiro come se fosse un vizio privilegiato: io e Calum, era luglio, credo, una delle nostre prime uscite nei boschi intorno a casa mia, stavamo camminando tranquilli, quando ci imbattemmo in un piccolo corso d’acqua. Decidemmo di giocarci nonostante non avessimo più 10 anni. Saltammo nell’acqua, ci spruzzammo anche. Gli saltai sulle spalle e lui cominciò a girare, posai il viso nello stesso modo con cui lo feci con Ashton però sulla pelle scoperta del collo di Calum lasciai qualche semplice bacio, cose innocenti. Risate genuine abbandonarono le nostre labbra, scontrandosi a metà strada.

La sottile linea tra la realtà e ciò che non era altro che nostalgia sembrava mi si attorcigliasse intorno al collo togliendomi il passaggio dell’aria. Mi ripresi quando i risolini di Ashton mi riportarono il respiro
-Delicata però non lo diventi mai, eh?- affermò facendo ridere anche la dottoressa.
-Mi raccomando anche lei, Ashton, ha tutto e in caso dovesse succedere qualcosa di grave ha il mio numero, non esiti a chiamarmi.- si raccomandò la dottoressa Mendez gesticolando.
-Mi ha già ripetuto tutto 10 volte, me lo ricorderò. Ora dobbiamo andare o non arriveremo mai.- mi sistemò meglio sulle spalle. -A domani dottoressa!- la salutò avviandosi verso la porta.
Non salutai propriamente la dottoressa, ci scambiammo uno sguardo, che non saprei nemmeno come interpretare, fu un po’ come la pizza con l’ananas, sembrava buona, ma a volte faceva davvero schifo.
Quando uscimmo dal cancello guardai la guardia che mi osservò con sguardo duro, come se fossi una criminale. Magari lo ero, ma non capivo le sue ragioni.
Una volta nel parcheggio, mi misi a urlare dalla gioia. Ashton mi fece scendere direttamente sul sedile del passeggero di fianco al suo e mi tappò la bocca.
-Shh, Londi, non vorrai che ti rimettano subito dentro, vero?- rideva in una maniera così ipnotica che non riuscivo a non sciogliermi con lui. Feci segno di chiudermi la bocca e lui chiuse la portiera.
 
Il mio silenzio durò davvero poco: iniziai subito a riempirlo di domande a cui non rispose, poi lo circondai di parole di canzoni che ricordava tanto quanto me, poi lo accerchiai con la mia assenza dovuta a una improvvisa stanchezza.
Mi ripresi un’ora dopo, mi svegliai e la prima cosa che vidi fu il suo profilo, mi resi conto di quanto il ragazzo fragile di quattro anni prima fosse diventato un uomo. Mi persi per un po’ osservando i cenni di barbetta sul mento, gli occhiali che non erano più presenti sul suo naso, le fossette che sembravano sempre pronte a irradiare felicità.
 

Camminavo per i corridoi presa a cercare l’aula di biologia, in questo posto non si trovava mai un cazzo.  Improvvisamente il mio libro cominciò a volare. I soliti bulletti con la telecinesi. Cominciai a rincorrerlo, sicura che sarei arrivata comunque in ritardo alla lezione della professoressa Tempesta. Urlai ai ragazzi di lasciarlo andare mentre allungavo le braccia in aria per raggiungerlo.  Come mi aspettavo non potevo non fare una delle solite figuracce: quando saltai balzai troppo in avanti finendo addosso a un ragazzo, gettandolo a terra. I ragazzi ci mollanarono il libro sulla testa, facendolo cadere e correndo via sghignazzando.
-s-scusami, i-io, davvero.- alzai il busto cercando di coprirmi la faccia con i capelli
-no, no, s-scusami tu.- mi alzai e porsi la mano al ragazzo, il quale sistemò meglio gli occhiali neri sul naso. I ricci biondi e la frangetta gli coprivano un occhio; pensai che fosse carino, si aggirava intorno ai 16/17 anni. Era timido quanto me.
-i-io sono Londi.- dissi balbettando.
-Ashton.- mi strinse la mano con un leggero tremore. Non alzammo gli occhi dalle nostre mani
-sai dove sta l’aula di biologia? Io sono nuova e non mi ritrovo più in questi corridoi tutti uguali.- Ashton annuì facendomi segno di seguirlo; cercavo di fare amicizia dato che da tre settimane non avevo ancora conosciuto nessuno.
Camminammo impacciatissimi nei corridoi vuoti, in cui volavano solo gli strascichii dei banchi e delle sedie dei ritardatari.
-allora … -mi si bloccò la voce in qualche meandro oscuro. Si voltò verso di me con un po’ di timore. - tu sei qua da tanto?- gli chiesi.
-da un po’. C’era ancora il Professor Xavier *, è venuto lui a “reclutarmi”.- teneva il libro da un lato.
-che figo! Noi siamo state mandate qua a forza. Noi cioè io e la mia gemella, siamo opposte, come si può notare dai capelli, lei arancio e io blu. Ha fatto subito amicizia con tutte le ragazze.- cominciai tranquillamente finendo per guardare il vuoto con leggera invidia.
-anche io sono stato costretto, ero una specie di bomba a orologeria secondo loro.- disse tenendo una mano sul collo. -la mia famiglia non poteva permettersi i miei guai.- Annuivo continuiando a camminare in silenzio. Arrivammo a un’ala dell’immenso edificicio, la quale era fatta completamente di vetro.
-Questa è l’aula, quindi io ti lascio qui .- borbotta arrossendo - Ci-ci si vede in giro.- non feci in tempo a rispondergli che era scappato a testa bassa non so dove.
 

-Mi stai ascoltando?- Si voltò velocemente.
-No, scusa, ero assente con la testa.-
-Dicevo che il posto ti lascerà di stucco, non è cambiato, solo leggermente disabitato.- osservai fuori dal finestrino e riconobbi i quartieri circondati dai boschi, le villette grosse e pallide che portavano della firma degli anni più felici della mia vita.
-Oh, mio dio, siamo a … - lasciai in sospeso la frase mentre entrava nel vialetto.
-Siamo a casa .- confermò spegnendo la macchina. Corsi fuori spinta dal desiderio di respirare l’aria pulita che profumava di biscotti, di mamma, di papà, di vita. Sentivo ancora nell’aria la vecchia musica di papà, quel rock assordante che rimbombava dal garage dove sistemava sempre il suo vecchio pick-up.
Sì, sono a casa ”, pensai sorridendo.
 
-Allora? Non è una sorpresa con i fiocchi?- Mi voltai verso di lui, i ricordi che scivolavano felicemente sulle mie guance, gli corsi in contro e trovai il suo petto ad accogliermi, la mia seconda casa, le sue braccia intorno a me, era tutta la famiglia che mi rimaneva insieme a Mars e Michael e giuro che senza di loro niente avrebbe avuto più un senso.
Lo tirai dentro prendendolo per la mano e ci trovai tutto un po’ improvvisato, più o meno come l’avevamo lasciata, i materassi appoggiati nel vecchio salotto, le bottigliette di coca-cola ammassate fuori dalla porta finestra che dava sul giardino, però era stata sistemata per il nostro arrivo, per esempio c’erano delle coperte pulite, la polvere era pochissima e soprattutto
-Oh mio dio, Ash, hai fatto riempire la piscina?- Mi fiondai fuori notando l’acqua pulita e cristallina. Mi avvicinai e mi ci specchiai . Ne presi una manciata e la lanciai sopra di me come pioggia. Ashton mi conosceva troppo bene.
-Mentre porto dentro le borse guarda se trovi qualche candela o fiammifero, guarda cosa trovi e basta okay?- Guardai il bancone e quando toccai il granito freddo tremai, un flashback mi annebbiò.
 

-Mamma, Ella sta mangiando tutta la pasta dei biscotti!- la mia voce era tipica di una bambina di 6 anni.
-Non è vero!- disse mia sorella con la bocca piena.
-Ella se mangi tutti i biscotti poi come facciamo domani alla festa del vostro compleanno?- Dovevamo compiere 7 anni, i nostri genitori avevano organizzato una festicciola per noi, le nostre “amichette” e i nostri parenti, cose tipicamente da bambine.
Apparve la mamma dallo sgabuzzino con il viso affettuoso e sporco di farina, mi crebbee una morsa allo stomaco ricordando quanto fosse sempre dolce con noi, la sua voce che ci leggeva le storie degli eroi la sera, prima di dormire. Con passo felpato arrivò anche nostro padre, la telecamera alla mano e appesa al collo la polaroid.
-Eccole qua le nostre festeggiate di domani, allora, signorina Londi Doughel, ci vuole lasciare qualche opinione sui suoi vicinissimi 7 anni?-
-7 anni sono tanti, però quando sono grande voglio essere come mamma e papà!- delle leggere risate arrivarono dai nostri genitori mentre schiacciavamo la pasta cercando di dare una forma ai biscotti. Lo pensavo veramente quello che avevo detto.
-E lei signorina Ella Doughel?- si voltò verso la mia gemella
-Voglio diventare grande così potrò prendere a papà un pick-up nuovo, tanti cd rock e alla mamma prenderò una stanza piena di libri di cucina e di libri belli.-
-Cosa farai da grande per avere tutti questi soldi?-
-Farò la principessa eroina! Salverò la gente con il mio principe e tutti ci ameranno.-
-E tu Londi?-
Alzai gli occhi, fissai la telecamera e non ricordai più nulla.

 
Mi ritrovai ancora appoggiata al granito del bancone. Quasi 11 anni dopo, avendo perso tutte le persone che avevano popolato quella casa con la loro felicità.
-C’è una sorpresa in più.- mi voltai e teneva in mano delle bottiglie di quel vino scadente che di faceva ubriacare dopo una bottiglia e mezza ciascuno, quel vino schifoso che bevevamo a 15 anni quando ci rifugiavamo qua dentro, l’estate finita la scuola, senza posti dove andare o meglio, senza persone da cui tornare.
 

-Guardiamo le fotografie? Mi ricordo dove le ho nascoste, aspetta.- appoggio la bottiglia vicino al materasso e corro in cucina, sotto a un doppio fondo di un mobile avevo nascosto gli album e le scatole di cassette di video.
-Queste sono dell’estate prima del terzo anno, quando stavamo tutti qua.- portai la scatola, mentre Ashton prese un grande sorso dalla bottiglia. Feci lo stesso una volta sistemata meglio sul materasso contro al muro.
-Oddio guarda i miei capelli! Che avevo in testa? La piastra era un grande errore.- esclamò sogghignando.
-E guarda Michael! Aveva ancora quasi tutti i capelli, con quel colore poi sembrava quasi normale.- ridemmo e continuammo a sfogliare le pagine, fino a una foto fatta con la macchinetta subacquea di me e Calum, ci stavamo baciando e intorno a noi le bollicine fluttuavano senza paura, desiderose di sentire anche loro l’amore di qualcuno prima di scoppiare.  Come tante volte in quel giorno mi sentì privata dell'aria, senza fiato, sfiancata, soffocata. Lo sguardo di Ashton puntato sul mio viso, io fissa sulla fotografia; ci passai una mano sopra, ma poi un sorrisetto uscì naturale sulle mie labbra.
-Sai cosa faccio? Ora mi butto in acqua vestita.- mi tirai via solo il maglione e le scarpe, poi corsi fuori, mi lanciai nella piscina.
Le bolle riapparvero intorno a me, circondandomi, scoppiando a ogni mio tocco. Ero sempre stata convinta di essere nata per l’acqua, riuscivo a stare a fondo senza problemi e trattenevo il fiato per lungo tempo. Sembrò quasi irreale quanto mi ricordasse la mia vita con Ella. Eravamo opposte in qualsiasi cosa: quando io scoprii di gestire l’elettricità lei scoprì di poter far uscire spuntoni dal terreno, di dirigere le radici del sottosuolo, eravamo l’alto e il basso. Come io e l’acqua, eravamo una cosa sola, eppure stavamo a due estremi così separati, come il blu e l’arancione, come l’elettricità e il terreno.
Guardai in alto notando le gambe di Ash immerse, pensai di essere stata sotto un minuto abbondante.
-Per fortuna sei uscita, pensavo fossi svenuta sul fondale.- mi disse mentre emergevo. -Non pensavo avessi ancora il legame con l’acqua.-
-E’ una cosa che rimarrà sempre, io e l’acqua siamo amanti negati, qualcosa è andato storto e siamo innamorati clandestini.-
Mi fissò non dicendomi nulla, mi porse un telo, osservando ogni mio movimento da sotto le lenti dei suoi occhiali da sole.
 
Arrivò la sera con il suo mantello buio, pieno di incertezza e delle stelle che hanno guidato tanti fuori dalle tenebre.
Avevamo trovato delle candele e stavamo sul materasso, accerchiato da tristi bottiglie di vino, mentre sulle nostre gambe avevamo dei panini mezzi mangiati.
-Ti giuro, quel tipo aveva 10 anni, ma mi ha fatto una paura che, cazzo, stavo per rimetterci la-la vita capisci?- eravamo due sciocchi adolescenti cresciuti troppo in fretta alle prese con l'ebrezza e tempo andato perso.
-Secondo me la dottoressa non ha figli, se no mica spenderebbe la vita a correre dietro a questa impanicata.-
-Ma, ma ti immagini Logan che corre dietro a Michael in mutande per i corridoi?- lo disse fissando serio la fiammella della candela.
-Ma, non è mica già successo? O, o era tipo quel … quel ragazzo quello che era strano e aveva tutto quel “bum”?- domandai finendo la prima metà della seconda bottiglia. 
-No, no aspetta era, era Luke che.- ci fermammo a ridere come degli idioti. -Che era stato beccato a uscire dalla camera di tua sorella dopo la folle nottata di sesso.- le risate scoppiarono più fragorose di prima.
-Sì e, e poi Logan gli aveva lanciato una scarpa e gli aveva fatto lavare i piatti per, per una settimana.- ci sganasciammo. Risate tanto false a coprire di ricorda di una vita che fino ad allora non mi era stato concesso rivivere, con l’alcol a fare da barriera anti-dolore.
Ci buttammo di schiena, tenendoci la pancia, testa contro testa.
-Mi mancano, mi sei mancata, la mia vita non aveva più senso senza di te e anche senza i ragazzi, ma ora che ho di nuovo te un pezzo del mio cuore sta in pace con sé stesso o forse sta peggio conoscendo tutto quello che è successo in questi due anni da dimenticare, questa vita non ci dà tregua e non lo so. Sorrido, ma non dovrei sorridere perché tu sei qui con me e mi sento troppo bene, come se senza di te nulla fosse stato quello che era prima.- Mi girai e lo osservai, i capelli erano più lunghi, i tratti mascolini, virili, era diventato un bellissimo uomo e non avevo avuto la chance di vederlo crescere; eppure c’era quel velo di rammarico e oscurità che ai miei occhi inebriati dal dolce sapore del vino lo rendevano ancora più sexy, poi le sue parole erano state talmente reali anche dal mio punto di vista che non riuscì a ricollegare i pensieri, non pensando di fare un errore madornale.

Non fu nulla di premeditato, mi avvicinai direttamente, annullando la distanza senza timore, senza tentennare, lo baciai diritto sulle sue labbra, le intrappolai nella mia morsa del dolore, gestita dall’alcol, senza il mio permesso. Ashton rimase sorpreso all’inizio, poi si lasciò andare al bacio, nonostante lui lo facesse con più consapevolezza dell'errore. Mi sentì dentro più un subbuglio di domande che di sentimenti, eppure quelle labbra le volevo, in quel momento le desideravo. Cercai di non sembrare disperata in quel bacio, ma lui aveva già capito.
In realtà avevo sempre avuto il dubbio su Ashton, eravamo fratelli o lo amavo? Era anche il mio migliore amico, la spalla su cui piangere, l’amico di bevute, quello che volevo nel mio buio quando ero arrabbiata, il mio compagno nella tristezza di una vita da rinnegati.

Quando mi staccai notai le mie mani intrappolate trai suoi ricci.
-Ti conosco da una vita eppure mi sembra di averti appena conosciuto.- lo osservai dritto negli occhi di quel colore senza nome, ma che era ormai il suo colore.
-Anche a me.- rispose intrecciando le nostre dita.
Mi appoggiai alla sua spalla e quando mi lasciò un bacio sui capelli capì che stava cercando di salvarmi e di salvarsi dalla delusione e dall’errore di questa storia.
-Ashton..- dissi svariate decine di minuti dopo, prima di addormentarmi con la sua mano che mi accarezzava la schiena tremante con fare fraterno.
-Lo so, lo so. Tranquilla, non è cambiato niente.- stavo perdendo la scioltezza del vino e vedevo di nuovo tutto in modo razionale. -Siamo migliori amici, amici di bevute, siamo persone perse, vogliamo certezze, ma non troveremo tutto questo mescolando le carte da soli a spese del Fato.- mi sussurrava tranquillamente come se avesse capito il mio dubbio interiore; ma lui lo sapeva sempre cosa pensavo.
Alzai il mento e lui ricambiò il mio sguardo.
-Sei la mia casa.- gli dissi addormentandomi.
 

Ero me stessa, stavo infondo a un lago e camminavo senza problemi nell’acqua, sul fondale tempestato di alghe e pesci. Arrivai a una caverna, sul terreno era pieno di ossa, di attrezzi, cose di cui non conoscevo l'esistenza e camminando più avanti vidi tre cupole, dentro tre corpi circondati da tubi. Quando riconobbi le tre facce caddi urlando.
Mi avvicinai al tubo che conteneva Calum e mi ci appoggiai. Osservai tutti i particolari del suo viso dormiente, ma, all’improvviso, spalancò gli occhi puntandoli su di me. Urlai.
-No, Londi, non urlare, potrebbero sentirti, ti prego non voglio che ti facciano del male.- appoggiò la mano al vetro.
-Cosa? Calum, tu oh dio mio, che succede? Dove sono?- domandai avvicinandonandomi.
-Non è tutto come sembra, tutto è un gioco, Londi, devi solo collegare il tutto, so che tu sei più intelligente di loro, abbiamo un collegamento empatico più forte di questa dimensione in cui sono costretto, ti prego, ho bisogno di te. Non è un gioco Londi, collega tutto ti prego.- cominciò a piangere e, senza preavviso, i tubi gli inflissero una scarica elettrica. Cominciai a battere i pugni sul vetro, sempre più forte, urlando il suo nome di continuo.
Improvvisamente cominciai a sentire il peso della profondità del Lago farsi opprimente sui polmoni, sotto allo sguardo dei pesci cominciai ad annaspare per raggiungere la superficie di quel lago degli orrori.
Svenivo sul fondale mentre mi svegliai trovando Ashton sopra di me che mi teneva le braccia, aveva una guancia tagliata circondata da un livido viola e io stavo in una pozzanghera di sudore freddo.
Non sapevo cosa avevo fatto ad Ash e 
non capivo quel sogno, ma ne fui sicura, mi aggrappai a quella certezza improbabile: Calum, Ella e Luke non erano morti.


*il professor Xavier: il fondatore degli X-men; Carles Xavier è uno dei mutanti più potenti, a favore della giusta convivenza tra umani e mutanti, ma viene ucciso dall'allieva Jean Grey in una delle versioni(x-men conflitto finale).


SPAZIO A RONNIE

HELLO! Allora ecco questo capitolo che "sudo" da tre mesi, l'ho riscritto talmente tante volte che è una liberazione postarlo.
So che questa storia non è amata e seguita da una fitta fascia di amanti del fantasy, ma se quei pochi di voi leggono questo capitolo vi ringrazio, davvero.
La scrittura è una specie di mio spazio alternativo in cui posso essere tutto, posso rifugiarmi senza paura e se sono riuscita solo a trascinare uno di voi nella mia visione allora avrò compiuto il mio compito(?).
Anyway, dopo questo pointless ringraziamento vi dico con felicità che ieri sono stata al cartoomix e ho preso fumetti vintage e maglie fighe e che sto lavorando a un nuovo progetto super figo che prima devo sviluppare un po', poi lo posterò.
Eee niente, alle 4 anime che arrivano qua vorrei sapere come vi è sembrato il capitolo, cosa ne pensate del bacio e della svolta e vi sarò grata per sempre se mi lascerete una recensione.
A presto,
Ronnie xx

   
 
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