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Autore: AresEris    17/03/2015    1 recensioni
"Mi lascio cullare dal frusciare delle foglie degli alberi e dei cespugli, nessun pensiero in testa, distratto poi dal rumore dell'erba calpestata: socchiudo gli occhi annoiato, adocchiando la figura familiare di Nicole per la prima volta in tutta la giornata, soffermandomi sul solco tra i seni, compressi in una camicetta azzurro pallido, creato dalla tracolla. Resto a fissarle il petto anche una volta che mi si è parata di fronte a braccia conserte – l’ha fatto di proposito o pensa davvero che lo colleghi ad un gesto offeso? -, sorpreso e incuriosito da un capo che non le ho mai visto addosso.
«Guarda che i miei occhi sono più su.»
«Lo so, ma a me interessa quello che hai più giù.»"

Storia cancellata e ripubblicata perché l'autrice è stupida e non sapeva di volere una long.
Genere: Commedia, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Were you waiting for me?
 
La sera dopo, Adam torna in quel bar, ordina una birra e aspetta per un paio d'ore, uscendo poi con la coda tra le gambe. La seconda volta decide di ordinare anche un cornetto - almeno non torno a casa ubriaco. La terza volta che entra in quel bar riconosce alcuni clienti abituali – lo sto diventando anch'io? – e scopre anche il nome del barista – Karl, con la K. Si ripromette anche di non tornare più – è inutile. La quarta volta, Karl con la K gli fa trovare già la sua birra e il suo cornetto e gli rivolge uno sguardo che la sa lunga, contornato da un sorrisetto di scherno – gli sta già simpatico. La quinta volta spera non ci sia, perché è davvero inutile. Tanto quanto farsi questa promessa.
 

Spingo la porta del locale, chiudendomela alle spalle e assaporando il calore del chiuso, mentre adocchio un posto libero al  bancone – birra e cornetto già pronti. Saluto la cameriera bionda dal sorriso scintillante – magari è la volta buona che imparo il suo nome – e saluto qualche cliente, mentre mi dirigo al posto riservato allo sfigato di turno – l’ha detto Karl la terza sera quando ha scoperto il perché delle mie visite; ha anche detto che Nicole non l’aveva mai vista fino a quella sera. Mi rivolge un cenno del capo mentre mi siedo, intento a pulire i bicchieri e a servire qualcuno, e inizio già a perlustrare il locale con lo sguardo, sapendo già di star sprecando tempo inutilmente.
«Come va, piccolo sfigato?» la voce tonante di Karl mi distrae dalla mia occupazione e sposto lo sguardo su di lui – calvo, grosso, occhi chiari -, una smorfia in viso.
«Parli così a tutti i tuoi clienti, Karl? Mi sorprende che tu non abbia ancora chiuso, allora.» ribatto divertito, alzando la bottiglia verso di lui a mo’ di brindisi.
«Parlo così solo con te. E sono sicuro che difficilmente ti perderò come cliente, tutto grazie a quella Nicole. Dovrei offrirle da bere la prossima volta che viene, se mi fa guadagnare in entrate.»
Continuo a bere, addentando il cornetto perché assorba subito l’alcol, rivolgendo poi uno sguardo scettico al barista sorridente «Forse sarà l’ultima volta questa, è tempo perso.»
«Credo tu te lo sia ripromesso dalla seconda volta in poi, Adam, eppure sei ancora qui.» ammicca e io sbuffo irritato, perché ha fatto centro.
E mentre Karl si dilegua per servire gli altri clienti, continuo a mandare giù pezzi di cornetto e sorsi di birra – si può diventare alcolizzati per una ragazza?- riprendendo poi a guardarmi in giro, in cerca di una testa familiare, ma senza speranze. Il frastuono nel locale – il chiacchiericcio, la musica, i bicchieri sbattuti ai tavoli – mi riempie le orecchie e mi impedisce di avvertire il ritorno del barista, finché non mi schiocca le dita davanti agli occhi per attirare la mia attenzione.
«Se te la giochi bene, forse questa sera sarai molto fortunato.» seguo lo sguardo di Karl verso la porta, adocchiando una ragazza familiare avvicinarsi al bancone. Ne osservo la figura, vestita di pantaloncini, maglietta scollata e stivali col tacco; quando si avvicina e mi riconosce, sorridendomi sorpresa, noto anche del rossetto e un filo di trucco sugli occhi.
«Qualcosa non va, Adam?» si siede al mio fianco, guardandomi perplessa e solo allora mi rendo conto di avere una faccia da pesce lesso.
«Scusa.» mi riprendo «E’ che non ti ho mai vista nemmeno con la matita, al liceo, e ora sei tutta in tiro.» abbasso lo sguardo sulla scollatura per un attimo – indossava jeans e maglia al prom, diamine! – per poi tornare col naso nella bottiglia quasi mezza vuota.
«Avevo dei bisogni da soddisfare e ho pensato di venire qui a rimorchiare.»
Arriccio il naso alle sue parole, divertito: non è cambiata poi tanto, con la sua schiettezza e i suoi modi di fare. La osservo di sottecchi mentre ordina una birra e noto Karl farmi cenno verso di lei quando la serve – «Offre la casa, signorina.»: lo scacciò con un gesto stizzito della testa, mentre il nervosismo inizia a farsi sentire e mando giù un altro sorso.
«La mia offerta è ancora valida, sai?» le mormoro disinvolto «Non mi faccio certi problemi.» bevo un altro sorso prima di voltarmi verso di lei che mi imita, sorridendomi divertita.
«Sono sicurissima che non ti fai certi problemi, ma io sì.» beve anche lei un sorso, iniziando poi a guardarsi in giro discretamente e un leggero fastidio inizia a risalirmi su per la bocca dello stomaco, che cerco di contrastare con il sapore dolce del cornetto.
«E’ per questo che sei qui? Aspettavi me?» un pezzo del cornetto mi cade dalle mani, finendo dietro il bancone, mentre il sangue inizia a fluire velocemente in viso, che prende fuoco; Karl mal trattiene le risate ripulendo, guardando impietosito me e ammirato Nicole. Quest’ultima, nel frattempo, riporta la sua attenzione su di me, il sorriso divertito che sembra aver preso casa sulle sue labbra e lo sguardo malizioso – o forse è solo di scherno? – fisso sulla mia persona, niente affatto a disagio.
«C-cosa?» deglutisco, cercando di darmi un contegno, mandando giù un altro sorso di birra per rilassarmi «Non essere così egocentrica, Nicole.» le rispondo un po’ brusco, imbarazzato per essere stato subito scoperto «Anch’io avevo dei bisogni da soddisfare e sono venuto anch’io qui a rimorchiare.»
Ride lievemente del mio imbarazzo e del mio broncio, aumentando di poco il tono al per cinque sere consecutive sussurrato di Karl che si allontana per servire altri clienti, guadagnandosi un’occhiataccia da parte mia. Porto di nuovo la bottiglia alle labbra, imitato dalla ragazza, e dimezzo ulteriormente il contenuto.
«Non mi vorrai dire che ti sei un po’ scottato, vero?» mi chiede dopo qualche momento in silenzio «Non c’è stato più il tempo, non vedo come possa essere successo.»
Arriccio il naso senza guardarla, abbozzando un sorriso sbilenco e spiluccando il cornetto «Vorrei ricordarti che abbiamo avuto tutto l’ultimo anno del liceo, ma non la definirei una scottatura quanto più un attrazione verso quel fuocherello.» mi rivolgo poi di nuovo a lei «Non essere così egocentrica, Nicole.» le ripeto con fare scherzoso, portandola a sollevare un angolo della bocca in quel sorriso amareggiato che mi aveva affascinato.
Restiamo immersi nel silenzio, interrotto ogni tanto dai sospiri di Karl quando si avvicina a noi a controllare la situazione – ma che vecchia zitella che è! – mentre la mia birra finisce e svolge il suo compito di rilassarmi i nervi; Nicole guarda fisso davanti a sé giocherellando con il collo della sua bottiglia, pensierosa, e noto qualche ragazzo puntarla con un sorrisino, che di innocente ha ben poco, passandola ai raggi X.
Passa solo un altro minuto – l’orologio dietro il bancone è l’oggetto più affascinante che avessi mai osservato, in momenti come questi – che la ragazza scende dallo sgabello, lasciando la birra ancora mezza vuota e sistemandosi.
«Già te ne vai?» le chiedo perplesso «Non sei ancora andata in perlustrazione, la mia presenza ha calato il tuo desiderio?»
Mi sorride divertita – ancora -, uno sguardo che la sa lunga – si è messa d’accordo con Karl? – ed evita la cameriera bionda con il vassoio per un soffio «Ho già trovato chi può soddisfare i miei bisogni.» si ferma di fronte a me, il capo inclinato, e mi domando se non abbia avuto una silenziosa conversazione fatta di sguardi ammiccanti con qualcuno dei ragazzi che la squadravano, quando poi riprende a parlare «Andiamo? Non vorrai di certo lasciarmi insoddisfatta, no?»
E’ un momento molto lungo quello in cui elaboro le sue parole, intontito. L’attimo dopo ho già pagato un Karl ridente e indossato al volo la giacca, assicurandomi di avere le chiavi di casa in tasca mentre con la mano libera afferro quella di Nicole, estasiato.
E, per un attimo, la sua risata fragorosa è tutto quello mi serve mentre usciamo dal locale e l’aria fredda ci sferza in viso e colpisce le mani intrecciate.
Ti aspettavo da una vita.



 
N/A (Ares)
Secondo capitolo di questo schifo - tanto AmmoreH <3.
Ringrazio chi ha preferito e seguito questa storiella, mi fa piacere sapere che vi abbia colpito - anche solo per volervi fare qualche risata a mie spese.
Saranno 6 capitoli in tutto, l'ultimo ancora da scrivere - ma non ve ne importa niente, lo so. Dal prossimo capitolo ci saranno dei flashback, così che possa essere più chiaro il rapporto tra Adam e Nicole.
Alla prossima settimana.
Ares <3
  
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