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Autore: Akemi chan    18/03/2015    2 recensioni
Dopo aver visto il film mi è rimasto un po' di amaro in bocca per un semplice motivo: Pitch.
Normalmente i cattivi come lui li odierei, ma questa volta è stato diverso.
Alla fine del film mi dispiaceva per lui, perché in fondo voleva solo essere amato.
Fu in quel momento che pensai "Perché non farlo?".
Ed è così che è nata questa storia...
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Pitch
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 9- Verità

Iniziò così una nuova routine per Annie.
Non con poca fatica riuscì a convincere Frost e, finalmente, ogni due giorni si vedeva con Pitch.
La ragazza si era ritrovata a desiderare quasi dolorosamente quell'ora in cui erano solo loro due e nessun altro, tanto da esserne quasi stupita.
Alcuni dei loro pomeriggi insieme si consumavano in parole e risate, ma molto più spesso non parlavano nemmeno. Le prima volte, l'impetuosità con cui Pitch iniziava a baciarla, l'aveva lasciata leggermente spiazzata, ma ci aveva fatto velocemente l'abitudine.
Era una sensazione stranissima, ma ogni volta che stava in quella piccola cella si sentiva come se avesse trovato il suo posto nel mondo. E poco le importava se quel posto fosse tra le braccia di quello che era considerato da tutti uno degli esseri peggiori che fossero mai esistiti.
"Pitch..." iniziò a dire un giorno.
"Sì?" Le chiese lui tra un bacio e l'altro.
"Vorrei che avessimo più tempo."
Lui la guardò con malcelata tristezza.
"Anche io. Fosse per me non ti lascerei mai andare."
Dicendo questo la strinse a sé e la baciò di nuovo.
Prima che la mente di Annie si perdesse ancora in quel turbinio di sensazioni, un pensiero le si impresse a fuoco.
"Tirerò Pitch fuori da qui" si disse.
"Fosse l'ultima cosa che faccio".
Chi è veramente Annie?
Questa domanda tormentava Jack da giorni.  
Era la cugina di Jamie certo, ma che altro poi? Perché quella ragazza era tanto legata ad un tipo come Pitch?
Doveva scoprirlo, ma non poteva certo chiedere a Dentolina.
Chiese così a Jamie dove si trovasse la casa della cugina e, saputolo, volò subito là.
Arrivò in una piccola cittadina non molto più grande di quella dove viveva Jamie e cercò subito la casa.
Era una normalissima abitazione in un normalissimo quartiere.
Nulla di strano.
Vi entrò da una finestra aperta al secondo piano. Doveva essere finito nella camera di Annie perché vi trovò una foto della ragazza con il cugino sopra una mensola.
Per il resto la stanza non sembrava avere una personalità alcuna. Era tutto di un monotono giallo pallido e non c'era traccia di poster o disegni. Sembrava una di quelle camere da vetrina, usate come campioni nei negozi.
Quella stanza non aveva senso.
 Non poteva essere la stanza di una ragazza di sedici anni. Se non fosse stato per un paio di foto e dei testi scolastici non si sarebbe mai detto che lì ci dormisse qualcuno.
Era estremamente fredda e vuota.
Uscì da quella camera più in fretta che poté e si ritrovò in un lungo corridoio.
In tutte e due le pareti erano presenti foto di famiglia che diventavano sempre più recenti man mano che ci si avvicinava alle scale che conducevano al piano inferiore.
La cosa che lo stupì di più fu la trasformazione di Annie negli anni.
Più tempo passava più la sua pelle diventava pallida, il suo viso magro, le sue occhiaie profonde ed il sorriso perdeva sincerità. Il resto della famiglia però sembrava sempre uguale.
Sembravano sempre perfetti.
Scese le scale e si ritrovò in un salotto ordinato e...perfetto. Non una cosa era fuori posto e anche lì c'erano molte foto che immortalavano la famiglia in vacanze o durante giornate al parco.
Stava per andarsene quando sentì dei rumori venire dalla cucina.
Più precisamente sentì delle risate.
Un scintilla di speranza gli si accese nel petto, ma venne subito spenta non appena entrò nella stanza.
Vide quello che riconobbe come il padre di Annie con una donna.
I due si stavano baciando appassionatamente appoggiati al bancone della cucina, ma lei non era la madre di Annie.
La donna aveva i capelli molto più scuri ed era molto più bella e giovane della signora bionda delle foto.
Jack spalancò la bocca incredulo e scappò al piano superiore, mentre quelle voci sembravano inseguirlo.
Passò davanti una stanza e sentì una voce provenire dal suo interno e non resistette alla tentazione di guardare.
Dentro, un bambino di circa dieci anni stava raggomitolato in un angolo della stanza con un grande libro in grembo e continuava a ripetere una specie di cantilena.
"Annie non c'è e io posso studiare. Non avrò problemi a dormire la notte. Studierò e diventerò ricco. Studierò e la mamma sarà finalmente felice. Io non sono mia sorella. Io sono normale. Non mi servono gli amici."
Vedendo quella scena il Guardiano sentì il sangue gelarsi nelle sue vene.
Dove diavolo era finito?!
Tornò nella camera di Annie, preso dal panico, ed in quel momento si accorse di una cosa che prima non aveva notato.
Tra il letto ed il muro c'era un'enorme quantità di fogli. Sapeva di non doverlo fare, ma li prese comunque.
Rimase così scioccato da quelle parole che si lasciò cadere sul pavimento.
Richieste di aiuto da parte di Annie, sfoghi di rabbia e tristezza, ma, soprattutto, lettere da lasciare prima di suicidarsi.
Come avrebbe potuto? Si stava parlando della stessa persona? Perché questo desiderio di farla finita?
Jack non ci capiva più nulla. Quella casa sembrava così normale da fuori che non si sarebbe mai immaginato nulla di simile. Era come se la casa fuori fosse solo una mera illusione. Una finta perfezione.
Scappo via, incapace di vedere altro e tornò da Jamie, ancora sconvolto.
Passarono tre giorni e Jack non si fece mai vedere. Annie cominciava a preoccuparsi. E se avesse deciso di non aiutarla più?
Proprio mentre stava per perdere la speranza sulla venuta dello spirito, questo arrivò e le si parò davanti.
Annie prese fiato per dirgli qualcosa, ma riconobbe all'istante lo sguardo negli occhi di lui: pietà.
"...che hai scoperto Frost?"
Il ragazzo abbassò lo sguardo e fece comparire semplicemente il portale.
"Cosa sai sulla mia vita ora?"
Ancora silenzio.
"Frost lo so che sai! Dimmi che hai visto!"
In quel momento il ragazzo parlò, facendo un resoconto veloce su quanto visto e sentito.
Annie si prese un secondo per riflettere, poi, con il sorriso migliore che le venisse in quel momento, si rivolse a lui.
"Non farne parola con nessuno. Nemmeno con Pitch. Lui non conosce tutti i dettagli."
"Perché non glielo dici?" Chiese curioso il Guardiano.
"Perché è un problema mio quello che accade a casa mia. Non tuo, non suo e né di mia zia. Solo mio."
Con quelle parole per Annie il discorso fu chiuso ed attraversò il portare senza aggiungere altro.
Quando la ragazza entrò nella sua cella, lo spirito non poté fare altro che guardarla corrucciato.
“Dove sei stata in questi giorni?” chiese avvicinandosi a lei.
“Ho avuto qualche problema, nulla di grave, tranquillo.”
La ragazza lo baciò e lui lo prese come un permesso per toglierle la maglia, cosa che fece immediatamente.
“No” lo fermò lei “Non oggi.”
“Ma…”
Senza dargli possibilità di replicare la ragazza si rivestì e cominciò ad esaminare la sua stanza. Pitch attese paziente (o almeno per i suoi standard lo era stato fin troppo), ma dopo poco cominciò ad annoiarsi.
“Sai…hai proprio un bel fondoschiena” le disse fissandolo.
La vide arrossire, ma questo non bastò per far rivolgere le sue attenzioni a lui. Così il ragazzo si alzò e si avvicinò quel tanto che bastava per fare in modo che il suo respiro le solleticasse il collo.
“Che stai facendo dolcezza?”  le sussurrò piano.
Appoggiò leggermente il corpo a quello di Annie e sentì chiaramente il brivido che la attraversò.
“Un…un modo per farti uscire da qui.”
Lo spirito non rimase molto sorpreso da quella affermazione. Era il tipico comportamento che la ragazza dimostrava di solito. La solita abnegazione inconscia che la rendeva tanto adorabile ai suoi occhi.
“E non puoi farlo un’altra volta?”
Annie si girò verso di lui e lo guardò sorpresa.
“Tu non vorresti andartene?”
“Certo! Voglio andarmene sicuramente! Ma ho solo un’ora con te, non voglio passarla a fissarti il fondoschiena mentre certi chissà cosa! Anche se la cosa non sembra così male se la si mette sotto questi termini…”
Pitch sembrò perdersi in chissà quali fantasie, così Annie pensò bene di farlo tornare coi piedi per terra nel modo più semplice possibile.
“Quanto tempo abbiamo?”
L’uomo nero sorrise furbo.
“Quindici minuti. Spera che queste pareti siano abbastanza insonorizzate, o dovrai scusarti per la voce troppo alta.”
Così dicendo la abbracciò e la fece distendere sulla brandina, dove andò a buttarsi anche lui poco dopo.


Angolino autrice:
Il miracolo è avvenuto signore e signori! Il mio blocco è passato.
Anche se non credo che questo basti come scusante. Mi dispice.
 So che non era esattamente ciò che vi aspettavate, ma…volevo darvi un piccolo scorcio sul passato di Annie.
Detto questo io vado a dormire che è tardi. Buona notte!
  
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