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Autore: kiko90    18/03/2015    3 recensioni
I sogni sono come le nuvole che scorrono lente nel cielo trascinate dal vento, si deformano, si spezzano, sono così fragili e ci ricordano che anche i sogni lo sono, anche loro possono spezzarsi, deformarsi, svanire...
I sogni sono come alberi dal tronco spesso come una corazza, dai rami chiamati speranza e le foglie chiamate desideri.
Questi alberi crescono forti è rigogliosi, innaffiati dalle nostre lacrime di gioia e di paura. Questi alberi siamo noi, pieni di speranze e desideri, combattiamo ogni giorno per realizzare i nostri sogni perdendo qua e la qualche foglia, spezzandoci qualche ramo, ma continuando a combattere sognando un futuro dove i nostri sogni si possano realizzare, un futuro dove il nostro albero possa continuare a crescere.
I sogni sono un insieme di desideri, speranze, protetti da una corazza fragile a cui ci aggrappiamo ogni giorno.
Ognuno di noi a un sogno, anche io ne ho uno; io voglio guarire, voglio vivere!
*panda day*
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Trafalgar Lamy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note autore: Scusate l’intrusione, ci tengo a spiegare alcune cose prima che leggiate questa One shot. In questa OS la protagonista è Lamy la sorella di Law scampata all’incendio dell’ospedale di Flevance non si sa come, o meglio non lo dirò in questa ff visto che ci scriverò una Long. Qui Lamy è chiamata Lily per un motivo che poi spiegherò nella long.
Spero che la ff vi piaccia comunque.
Baci kiko90




La fragilità dei sogni
*sogno*


I sogni sono come le nuvole che scorrono lente nel cielo trascinate dal vento, si deformano, si spezzano, sono così fragili e ci ricordano che anche i sogni lo sono, anche loro possono spezzarsi, deformarsi, svanire...

I sogni sono come alberi dal tronco spesso come una corazza, dai rami chiamati speranza e le foglie chiamate desideri.
Questi alberi crescono forti è rigogliosi, innaffiati dalle nostre lacrime di gioia e di paura. Questi alberi siamo noi, pieni di speranze e desideri, combattiamo ogni giorno per realizzare i nostri sogni perdendo qua e la qualche foglia, spezzandoci qualche ramo, ma continuando a combattere sognando un futuro dove i nostri sogni si possano realizzare, un futuro dove il nostro albero possa continuare a crescere.

I sogni sono un insieme di desideri, speranze, protetti da una corazza fragile a cui ci aggrappiamo ogni giorno.

Ognuno di noi a un sogno, anche io ne ho uno; io voglio guarire, voglio vivere!


Osservo dalla finestra della mia stanza un campo pieno di fiori, lontano da qui, lontano da me. Un tappeto di terra colorato vicino al mare, un mare tranquillo dove smanio da tutta la vita di potermi buttare, di poter assaporare la freschezza delle sue acque, un mare che ha il sapore di libertà, di vita.
Sospiro come sempre nel sognare la vita oltre queste mura, la libertà che non ho mai potuto assaporare, l’aria profumata dei mille fiori di quel campo; chissà se un giorno potrò vivere tutto questo, chissà se mi sarà permesso di vivere una vita vera.
Sono fortunata ad essere ancora qui, avrei dovuto essere morta ormai da dodici anni, almeno così mi hanno detto, io non ricordo niente del mio passato, non ricordo come sono finita qui, in questo ospedale; so solo che non sono mai più uscita da qui, non conosco niente del mondo al di fuori di queste mura e non so se potrò mai conoscerlo visto che la morte è sempre in agguato.
Il mio sogno è questo, una vita, una vita vera fatta di nuove amicizie, amori, libertà. Una vita con la V maiuscola, una vita che vale la pena di essere vissuta, ecco per cosa sto combattendo, ecco cosa sogno più di qualsiasi altra cosa.

Bussano alla mia porta e io mi volto lentamente aspettando che l’infermiere ingabbiato nella sua tuta protettiva con tanto di mascherina, entri.

-Signorina Lily la devo scortare al terzo piano- mi annuncia l’infermiere guardandomi oltre la mascherina. Sono una persona infetta, da sempre, e non ho mai potuto toccare la pelle di qualcuno, percepire il calore di un altro corpo accanto al mio perché sono malata, ho questa maledetta malattia che nessuno sembra saper curare, ma che Stefan cerca da anni, insieme a suo padre, di debellare salvandomi la vita e fin ora sembra riuscirci.
Sorrido sperando che sia Stefan ad avermi mandato a chiamare, lui ha sempre ottime notizie per me, lui è colui che alimenta ogni giorno il mio sogno, le mie speranze, lui è il mio unico amico, il mio confidente.
Cammino qualche passo dietro l’infermiere seguendolo verso il luogo prestabilito, mentre attraverso i corridoi asettici di questo ospedale che ormai è casa mia.
Sono arrivata qui quando avevo cinque anni, non ricordo molto solo il volto di Stefan che mi sorrideva, lui di solo qualche anno più grande di me, lui che non mi ha mai considerato un mostro infetto a causa di queste maledette macchie bianche che coprono al mia pelle da sempre, macchie che crescono insieme a me, ma che ora da qualche mese sembrano voler sparire, forse per sempre.
L’infermiere mi fa entrare nell’ufficio del padre di Stefan il dottor Fristen. Il dottore è un uomo alto dalle spalle possenti e i capelli brizzolati, lui ha trovato anni fa la cura per la mia malattia, la sindrome del piombo ambrato, o meglio quel che secondo lui potrebbe essere la cura. Sono anni che mi viene iniettato un siero violaceo nelle vene e grazie ad esso sono potuta crescere senza più nessun sintomo, tranne le macchie che mi ricordano che non sono guarita, ma che non sono neanche morta a causa loro.
Non so niente della mia malattia, come me la sia procurata, nessuno sembra saperlo e a me non importa molto, voglio solo guarire.
Osservo Stefan accanto al padre, alto quasi quanto lui e con i suoi capelli neri a contrasto con le sue iridi chiare. Ricordo il primo giorno che i miei occhi hanno incrociato i suoi, l’immagine di un bambino dai lineamenti simili ai suoi che mi leggeva una favola dove principi e principesse andavano ad una festa, mi era passata davanti, e quella stessa immagine che rivedo ogni notte nei miei sogni. Non so chi sia quel bambino, forse era frutto solo della mia immaginazione, della febbre alta che mi stava quasi uccidendo quando mi portarono qui, quando vidi Stefan.

-Lily dobbiamo parlare della tua malattia- disse il dottor Fristen con aria seria, lui che riservava sempre un sorriso per tutti i suoi pazienti, accanto a lui Stefan deviò lo sguardo da me.

-Certo dottore!- dissi allegra –le macchie sono quasi tutte scomparse, ne sono rimaste solo due sul braccio!- esultai mostrandogliele, ma né il dottore né Stefan sorrisero questa volta, sembravano entrambi molto dispiaciuti, ma per cosa?

Davanti ai miei occhi passarono le immagini della vita che avrei potuto vivere appena fossi guarita. Sarei corsa subito in quel prato di fiori e mi sarei buttata su di loro per inspirare il loro dolce profumo e poi sarei corsa verso il mare; il mare che mi chiamava ogni giorno da lontano invitandomi a raggiungerlo.

-Lily…- la voce di Stefan mi riscosse dai miei sogni ad occhi aperti e sbattendo più volte le lunga ciglia bionde lo guardai avvicinarsi a me, anche lui racchiuso dentro quelle maledette divise.

-Purtroppo abbiamo brutte notizie- disse con gli occhi chiari lucidi.

-No, ti prego no…- sussurrai con la voce rotta dalla paura.

-Lily abbiamo analizzato il tuo sangue e…ci siamo sbagliati… le macchie stanno scomparendo non perché tu stia guarendo, ma…- Stefan abbassò lo sguardo e suo padre gli si avvicinò mettendogli una mano sulla spalla cercando di fargli coraggio.

-Lily quando le macchie saranno del tutto scomparse tu morirai. Mi dispiace piccola- disse il dottore con voce cruda.

Morirai…

Morirai…

Le parole del dottore mi rimbombavano nella testa, non avevo mai pensato di non poter morire, avevo fatto tutto ciò che mi avevano detto, mi ero sottoposta a tutte le cure senza chiedere niente… ma non era servito a niente perché stavo per morire.

Ed eccolo li il mio sogno, svanito come una nuvola di vapore.
I sogni sono fragili come le speranze che riponiamo in essi, io il mio sogno non potrò realizzarlo, non potrò mai vivere una vita normale; il mio albero ormai ha perso ogni foglia, i rami si sono spezzati tutti e il tronco pian piano sta cadendo, come io pian piano sto morendo.

Salgo in camera mia senza dire una parola, non c’è niente che possa dire, mentre in lontananza sento dei rumori, forti botti, ma non ci faccio caso più di tanto visto che succede spesso e nessuno mi ha mai detto cosa siano.
Entro nella mia stanza con il cuore a pezzi e mi metto davanti la finestra ad osservare il campo di fiori mentre dico addio al mio sogno, senza sapere che in realtà lontano da qui c’è qualcuno che può salvarmi, qualcuno che cerca da anni una cura a questa malattia, qualcuno che ho dimenticato, ma che presto ritroverò.






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Prossima parola: cassonetto





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