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Autore: Gio_Gio22    18/03/2015    0 recensioni
Clary ha 17 anni. Ha una passione:l’equitazione. Adora gareggiare,sentire il vento tra i capelli,provare il brivido di volare ogni volta. Atlantis è il suo cavallo,un magnifico purosangue con un gran cuore.
Clary aveva una passione ma ora non più. Atlantis era il suo cavallo.
Questa è la storia di Clary,un’adolescente come tante,con i suoi problemi,i suoi litigi con i genitori,e le sue passioni. Una quella che scorre nelle sue vene fin da piccola:l’equitazione. Dopo un brutto incidente però ha perso anche quella,assieme al suo amato cavallo.
Il suo trasferimento dall’America in Inghilterra la porterà a fare amicizia un ragazzo,Kyle,con la sua stessa passione.
Conoscerà un cavallo:Spartan…riuscirà a superare la paura dell’incidente? E riuscirà a trovare il vero amore?
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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CAPITOLO 9
CLARY’S POV
Fui accolta a casa di Kyle da un uomo sulla cinquantina che mi sorrise e mi allungò una mano “Piacere David Little, tu devi essere Clary giusto?” si presentò l’uomo. Era alto, vestito con un pantalone nero da ufficio e una camicia bianca.
Si vedeva essere un avvocato, almeno così mi aveva detto Michael. Aveva i capelli grigi e gli occhi sul marrone con qualche sfumatura di verde. Mi fece entrare in casa e poi mi accompagnò in cucina: per quella giornata soleggiata avevo indossato un pantaloncino corto in jeans scuro e una maglietta bianca larga e ai piedi le Converse nere.
Un abbigliamento semplice, fresco e sportivo al punto giusto. Mi ero truccata leggermente considerando che era domenica mattina e che quindi avrei avuto forse qualche probabilità di incontrare i genitori di Kyle, cosa infatti accaduta.
“Prego accomodati” mi invitò con un cenno della mano alla sedia “Kyle ci aveva avvisati saresti arrivata” fece una pausa dirigendosi verso il frigo “Vuoi qualcosa da bere? Un succo, del thè..”.
“Un bicchiere d’acqua è più che sufficiente, grazie” risposi abbassando lo sguardo. Quell’uomo mi intimidiva un po’ e mi sentii a disagio quando mi allungò un bicchiere pieno di acqua che sorseggiai lentamente distogliendo lo sguardo dall’uomo di fronte a me.
Vedendo il mio imbarazzo sorrise debolmente “Kyle sarà qui a momenti, era andato a farsi una doccia. È da stamattina presto che è in piedi” e prima che potesse aggiungere altro arrivò il biondo di suo fratello che vedendomi in cucina mi sorrise e mi lasciò inaspettatamente un bacio sulla guancia.
Arrossii al gesto e mi fiondai sul bicchiere d’acqua cercando di far svanire il rossore. Manuel si sedette vicino a suo padre e cominciò a digitare messaggi dal suo Iphone e ogni tanto sorrideva forse alla risposta di qualche suo amico o amica.
Ora, guardando meglio padre e figlio, non trovavo nessuna similitudine però potevo constatare che la bellezza era una cosa di famiglia anche se Manuel era stato adottato. Distolsi lo sguardo quando il biondo alzò lo sguardo sorprendendomi a fissarlo e finii il bicchiere d’acqua che mi era stato offerto.
“Ne vuoi ancora?” mi chiese l’uomo allungandosi per versarmi dell’altra acqua prima che io potessi fermarlo “Fa bene bere molta acqua in queste giornate estive” iniziò lui e io non sapendo che rispondere mi limitai ad annuire prendendo un altro sorso.
Kyle entrò con i capelli leggermente bagnati e spettinati e mi sorrise “Ciao” mi salutò prima di dirigersi alla credenza per prendere un bicchiere pulito.
“Bene io ora vado a finire delle commissioni” si alzò suo padre sistemando la sedia e allungandomi una mano che strinsi “Piacere di averti conosciuta Clary”.
“Piacere mio signor Little” gli risposi sorridendo timidamente. Quell’uomo era come i figli: incuteva timore. L’uomo uscì dalla stanza e rimasi con i due ragazzi “Bene” iniziai “Cosa dovevi dirmi di così importante?” gli chiesi sorridendo al moro che si passò una mano tra i capelli umidi e lanciò uno sguardo a suo fratello che continuava a scrivere sul suo cellulare.
Mi fece cenno con una mano di seguirlo “Vieni” e ci incamminammo verso il retro della casa. Balto drizzò le orecchie al di là del cancello e cominciò ad abbaiare e scodizzolare felice intanto che ci avvicinavamo.
Neanche il tempo di varcare il cancello che l’animale era già addosso al suo padrone e cercava di leccargli la faccia cosa che Kyle non gli permetteva anche se riempiva di coccole. Balto alla fine fece quasi lo stesso con me solo che il ragazzo lo trattenne per il collare di cuoio.
“È da stamattina presto che sono sveglio” incominciò a spiegarmi lui intanto che ci avvicinavamo ad uno steccato che dava su un prato dove poco lontano un cavallo stava brucando tranquillo “Non riuscivo a dormire, un po’ per il caldo un po’ perché non sono uno che dorme molto. Così all’alba sono uscito e ho portato fuori Spartan” fece una pausa per guardarmi e poi si sedette sullo steccato aiutando anche me “Ho voluto vedere fino a che punto arrivava e devo dire che è veloce e ha una buona resistenza anche se però è indisciplinato e testardo”.
Sorrisi a quelle parole. Avevo notato fin da subito che era un cavallo tosto, anche senza mai esserci salita in groppa.
“In poche parole è un Mustang” disse alla fine “Purtroppo non è stato allenato e insegnato come si deve quindi è abbastanza agitato. Credo però che con il giusto allenamento possa venire un ottimo cavallo” e detto ciò fischio attirando l’attenzione del cavallo che alzò la testa.
Notai solo allora che era Spartan che pian piano si avvicinò. Gli accarezzai il collo e il muso “Perché è da solo in questo paddock?” gli chiesi curiosa.
Kyle mi sorrise passandosi una mano tra i capelli “Si lascerebbe trasportare dagli altri cavalli e prima di lasciarlo libero con un gruppo voglio vedere come si comporta” mi spiegò ed io annuii.
“Potrei” iniziai insicura “Potrei darti una mano?” gli chiesi “C’è questo sempre se tu vuoi, non vorrei essere un peso insomma”
“Certo che puoi. Mi farebbe molto piacere, credimi” mi rispose con uno dei suoi tanti sorrisi a dir poco perfetti. Il sole, riflettendosi, fece brillare il piercing al lato della sua bocca ed io dovetti distogliere lo sguardo sentendomi andare in fiamme.
Mi concentrai sul cavallo, che indossava una cavezza di tessuto rosso, un po’ rovinata e sbiadita dal tempo.
“Ti comunico già che però non salirò a cavallo” ammisi alla fine senza guardarlo e cercando di non far riemergere i ricordi dolorosi che si insinuavano ogni volta nella mia mente.
Tutto inutile ovviamente.
Sentii le lacrime salirmi agli occhi mentre cercavo inutilmente di cacciarle indietro. Quando poi Kyle mi fece la classica domanda “perché?” lì mi resi conto che trattenere le lacrime sarebbe stato impossibile. Cercai di scendere dalla staccionata nascondendo il viso, tenendolo basso verso il terreno.
“S-scusa..devo..devo andare è tardi…s-scusami” blaterai ma mi sentii prendere per un polso  e trattenuta. Poi un’altra mano mi alzò delicatamente il mento per farmi incontrare duo occhi castani, grandi e preoccupati che mi scrutavano “Ehi, ho detto qualcosa di male? Che succede, perché piangi?” mi chiese dolcemente mentre manteneva il mio sguardo.
Non ce la feci, scoppiai a piangere in un pianto disperato e scesi dalla staccionata liberandomi dalla stretta del ragazzo che però non mi fece allontanare di tanto e mi bloccò di nuovo facendomi girare verso di lui.
Mi sorpresi quando lui mi abbracciò forte e potei sentire chiaramente il mio cuore sussultare e perdere dei battiti.
Era molto più alto di me quindi affondai la faccia sul suo petto e piansi, piansi come forse non avevo mai fatto. Mi sentivo distrutta mentre quei ricordi si facevano nuovamente vivi nella mia mente, ma l’abbraccio di Kyle mi confortava e mi diede la forza dopo pochi minuti di smettere di far scendere quelle lacrime.
Era proprio vero che gli abbracci risolvono tutto. O almeno la maggior parte delle volte risolvono e sono di aiuto.
Mi staccai da lui guardando il punto sulla sua maglietta che avevo inondato di lacrime e che ora era sporca di trucco colato “Scusami..io..non volevo macchiarti la maglia..te la farò pulire, veramente…scusami” iniziai senza riuscire a dire una frase di senso compiuto ma il ragazzo mi sorrise debolmente “Tranquilla, non ti scusare e non farti problemi”.
“Tu invece, come mai hai  pianto? Veramente ora lo devo sapere perché vederti così mi ha fatto stare…male” mi chiese con gli occhi supplichevoli.
Annuii asciugandomi con il dorso della mano le guance bagnate “Ok va bene” e mi sedetti su una panchina lì vicino. Gli raccontai il motivo di tutte quelle lacrime, di tutto quel dolore. Gli raccontai della gara, del mio cavallo e di quanto fossi legata a lui. Gli raccontai della caduta, di come avevo sentito il dolore degli zoccoli sul mio corpo. Dei nitriti disperati del mio cavallo. Del sangue che mi colava anche davanti agli occhi.
E poi gli raccontai di quando tutto questo era finito e non avevo sentito più niente.
“Credevo di essere morta” dissi alla fine “e invece la mia morte è stata ripagata con quella del mio cavallo” feci una pausa “è colpa mia, è tutta colpa mia. Se non avessi tirato le redini per farlo svoltare verso la staccionata ora lui sarebbe ancora qui”
Delle lacrime scesero nuovamente sulle mie guance e mi affrettai ad asciugarle.
“Perché ti incolpi di cose che non hai commesso?” mi chiese lui guardandomi negli occhi “Non è stata colpa tua. Se è successo vuol dire che il Destino aveva deciso così, forse per riservarti qualcosa di migliore. Veramente non incolparti perchè tu non centri nulla”
Scossi la testa e abbassai lo sguardo “Non lo so Kyle, ormai non credo più a niente. Sono passati 3 anni ormai. Fatto sta che la mia passione è morta con quell’incidente”
Lui sorrise “Non è vero, sei tu che vuoi importi questa cosa ma so che non è così: hai ancora la passione solo che hai paura e ti capisco perché anche io ho provato il parte quello che hai provato tu, solo in un’altra occasione”
Alzai lo sguardo sorpresa “Davvero?” gli chiesi e lo vidi annuire “Si. Avevo 14 anni” iniziò a raccontare “Ero in uno skater park con dei miei amici. Su quella tavola mi sentivo Dio, se si può dire. Mi sembrava di toccare il cielo ad ogni salto” fece una pausa sorridendomi e io ricambiai “Stavo facendo una rampa, la più alta e la più difficile quando, dopo un salto, ho perso il controllo dello skate. Sono caduto da credo 3 metri di altezza e ho appoggiato male il piede fratturandomi la caviglia” fece una pausa “In ospedale hanno detto che ero stato fortunato ad indossare il casco e che la mia caviglia sarebbe guarita ma che non sarei più potuto andare in skate” altra pausa “Mi veniva da piangere e volevo urlare, e correre e non sapevo neanche io quello che volevo fare. Fatto sta che dopo essere guarito, testardo come sono, ho provato a risalire sullo skate. All’inizio è stato difficile: avevo paura, molta e stavo per arrendermi quando però la mia tenacia mi ha fermato e mi ha dato la forza di continuare con la mia passione. Se hai una passione è veramente difficile rinunciarvi per questo dico che tu la passione non l’hai persa, è solo la paura che ti blocca e cerca di farti credere questo”
Annuii debolmente, colpita da questa storia e dalle sue parole. Alzai lo sguardo e gli sorrisi non sapendo che dire.
Lui ricambiò “Che cosa c’è?” mi chiese divertito.
Scossi la testa senza perdere il sorriso “è che è tutto cosi strano…insomma si dice che dopo che ti è accaduta una disgrazia non sei più lo stesso, ti chiudi in te stesso, hai quasi paura di affrontare la realtà, diventi quasi acida e hai un carattere di merda…questo è successo a me ma tu, tu sei rimasto così solare, così contento della vita, sei aperto a nuove amicizie e il tuo carattere è così perfetto in tutto..insomma tu sei forte” ammisi.
Lui mi sorrise e vidi il suo sguardo farsi più profondo “Credimi anche io all’inizio, dopo l’incidente, ho passato un brutto periodo ma ho affrontato la vita, ho rischiato, ho seguito la mia passione e questo mi ha portato a diventare quello che ero prima. Io rischio, sempre. Vivo la mia vita come un rischio, vivo la mia giornata come potesse essere l’ultima ma senza pensarci mai tanto e sempre rimanendo me stesso.
Questo ti porta ad essere felice e io senza skateboard non potrei vivere, come tu senza l’equitazione e questo lo so, lo vedo lontano un miglio che vorresti salire in groppa e tornare a correre” fece una pausa per avvicinarsi un po’ di più a me “Io ti chiedo solo, perché non provarci?”.
Abbassai lo sguardo imbarazzata dalla sua vicinanza e dopo poco mi alzò il mento con due dita guardandomi con un’espressione del tipo “e allora?” e sorridendo parlai “Potrei provarci” facendolo sorridere.
Sentimmo un rumore di zoccoli su ghiaia che avanzava e ci alzammo tornando alle nostre solite distanze “Vieni ti presento mia madre. Lei voleva conoscerti quindi..” e mi fece strada verso un portico della stalla  dove una donna stava scendendo da un cavallo castano scuro.
“Mamma!” la richiamò Kyle e la donna si girò dandomi così la possibilità di vederla in volto.
Era veramente bellissima! Magra, alta e slanciata. Aveva dei profondi occhi castani, come quelli del figlio, i capelli erano legati in una coda bassa ed  erano di un castano chiaro con qualche striatura di biondo. Gli zigomi rialzati e la bocca stretta e di un rosa pallido facevano pensare a una qualche attrice di hollywood.
“Mamma questa è Clary. Clary mia madre” ci presentò il ragazzo e la donna subito mi allungò una mano sorridendomi e sfoggiando così una dentatura perfetta e bianchissima, sicuramente opera di qualche dentista.
“Molto piacere Clary. Mi chiamo Julia. Kyle mi aveva detto che saresti venuta a trovarci oggi” si presentò lei senza smettere di sorridermi e per questo mi sentivo un po’ in imbarazzo.
“Si, Kyle mi aveva chiesto di venire quindi” spiegai brevemente e mi sentii un idiota alla risposta che avevo appena dato.
“Bene sono proprio contenta di conoscerti e devo dire che sei una bellissima ragazza” si complimentò facendomi arrossire e sussurrai un flebile “grazie”.
In quel momento un uomo, sicuramente lo stalliere, arrivò e portò via con se il cavallo della madre di Kyle che con un sorriso ringraziò prima di riportare la sua attenzione su di me “Perché non ti fermi a pranzo da noi Clary? Sarei veramente contenta di averti come mia ospite” mi propose.
“Ehm..grazie dell’invito ma mia madre i vuole a casa oggi. È l’unica giornata dove possiamo pranzare assieme perché molte volte per lavoro questo non è possibile” gli spiegai.
“Ah bene, non importa sarà per un’altra volta” mi rispose la donna allungandomi poi la mano e dandomi due baci a mo di saluto “Veramente sono stata contentissima di averti conosciuta. Spero di vederti presto”
“Anche per me signora, arrivederci” la salutai e la donna se ne andò.
Mi girai verso Kyle che stava trattenendo una risata.
“Che c’è?” gli chiesi confusa.
“L’hai veramente chiamata signora?!” mi chiese prima di ridere. Misi il finto broncio e gli tirai dei pugni sulla spalla “Eddai! Veramente non sapevo come comportarmi…e poi non c’è nulla di male a portare rispetto”
Lui scosse la testa “Va bene va bene..comunque tanto per la cronaca ti ha visto con il trucco colato” e detto ciò rise. Una risata che fece ridere anche me. Cavoli ero veramente un disastro!
 
Ehiii! Intanto comincio col scusarmi per l'attesa infinita...scusatemi veramente tanto però in questo periodo sono molto impegnata con la scuola e quindi non ho avuto tempo di scrivere qualche capitolo...fortunatamente però, se si può dire, sono ammalata quindi ho trovato un pò di tempo per scrivere e pubblicare...spero di riuscire a continuare anche con l'altra mia storia "Vampire Fire" anche se è più difficile come storia e richiede un pò più di tempo
Comunque che ne pensate?
Aspetto le vostre recensioni, veramente vorrei sentire tutti i vostri pareri, belli, brutti o quello che sia...AIUTATEMI A MIGLIORARE, VE NE SAREI ETERNAMENTE GRATA!
Comunque ora vi lascio e alla prossima! :)



Il papà di Kyle


La mamma di Kyle
  
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