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Autore: Serpeverde_    18/03/2015    1 recensioni
Una semidea, figlia della dea della verginità. Ha infranto un' antico giuramento.
La luna scomparirà.
Un'antica vendetta si ripercuoterà su entrambe.
Un impresa per salvare la madre,
una profezia,
un sacrificio,
chi porterà a termine l'incarico?
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annabeth Chase, Artemide, Leo Valdez, Nuovo personaggio, Percy Jackson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ringrazio infinitamente fvucku per il banner, 
è stupendamente stupendo. 

 
Apachtheís ~ Rapita

(13)


La vendetta non giova alla salute

 

La nausea si era arrestata, o per lo meno aveva smesso di farmi diventare la faccia paonazza ad ogni passo. Mi sentivo sempre così vulnerabile, e stavo cominciando a capire che non ero più sotto una sfera di cristallo, non lo ero mai stata.
Camminammo verso le montagne che sembravano alte vette che grattavano il cielo. Il sole era opaco, offuscato, oscurato da nubi scure il che prometteva veramente bene.
– Se qualcuno non mi sfama sbrano il primo vecchietto che mi passa davanti. Lo giuro.– mormorò lagnoso Leo al mio fianco, cosa che mi fece girare di scatto per la sorpresa.
Percy e Annabeth davanti a noi, che si tenevano rigorosamente la mano, si voltarono nello stesso momento rendendo il tutto molto tenero.
– Un vecchietto? Ti credevo un po' più ambizioso, amico – fece il figlio di Poseidone sorridendo al moro che intanto aveva fatto vagare lo sguardo intorno in cerca di qualche pub.
Una volta ispezionata la via illuminata da alcuni lampioni sfavillanti rispose – Il cibo scarseggia e io mi accontento.
Intanto io avevo già ripreso a camminare con un ghigno divertito in faccia, più passavo il tempo insieme a loro più mi sentivo accettata. E poi c'era Leo, che mi rassicurava a ogni mio momento titubante. Lo guardai in tralice scrutando i suoi morbidi ricci ricaderli in fronte, le sue guance arrossate per il freddo e la sua bocca rosea. La sua bocca.
– Mi stai fissando, lo sai questo? – esclamò quest'ultimo risvegliandomi dai miei pensieri. Sbattei più volte le palpebre per rendermi conto di cosa stavo facendo. Lo stavo fissando, e non in una maniera con cui guardi un tuo amico.
Infilai le mani nel giubbotto e affondai la testa nella sciarpa lasciando che le mie gote si colorassero di rosso per l'imbarazzo, sperai si mascherassero con il freddo.
– Ehi, questo non significa che non mi piaccia essere fissato da te– mi sussurrò all'orecchio con voce suadente mentre la mia faccia prendeva fuoco. Era caldo, e profumava di fumo e abete. Fortunatamente Annabeth urlò a squarcia gola che c'era un Fast-food lì vicino, cosa che aveva constatato leggendo un cartello pubblicitario, e sia Leo che io non ci rivolgemmo più la parola fino all'arrivo a destinazione.
Un lato positivo c'era nel non parlarli: non avrei fatto altre figure di merda, cose che mi riuscivano bene quando eravamo assieme a quanto pare.
Un insegna decadente con su scritto ''Dle Rpso'  sembrava essere l'unica presente una volta voltato l'angolo. Le lucette rosse intorno alle lettere sfarfallavano.
– Sarebbe questo il posto? – domandò Piper stizzita verso Annabeth.
Quest'ultima sospirò – Non hai idea di quanti ristoranti ci sono così in giro per il mondo, e non sai in quanti io ho mangiato.
Feci un sorrisetto spento per poi seguire gli altri tre che avevano ormai varcato la porta grigia, lasciando che la presenza di Leo alle mie spalle mi tranquillizzasse.




 

Un ragazzo dai capelli neri e dai magnetici occhi azzurri stava asciugando dei piatti dietro il bancone. Appena alzò lo sguardo, i suoi occhi, incrociarono i miei e non potei fare a meno di rabbrividire.
– Benvenuti a questa tavola calda – esultò il ragazzo. Uscì dal retro del mobile e ci raggiunse con un sorriso perfetto, quasi troppo perfetto per essere vero. Solo quando ci fu a un palmo di mano notai che era particolarmente in forma, e dalla maglietta blu si intravedeva il guizzare dei suoi muscoli.
Sarebbe stato molto affascinante, come uno di quei surfisti della California, peccato che trasudava di una sensazione tutt'altro che accogliente.
Percy si fece avanti, anche se giurai di aver visto la sua mano affondargli in tasca – Siamo in viaggio da molto, avremmo bisogno di qualcosa da mangiare.
– Oh, siete venuti nel posto giusto. Sapete non molti scelgono la nostra alta qualità, ma sono solo degli ignoranti in materia. Noi abbiamo i migliori panini di Colorado City.
Leo fece un fischio ironico – Ci credo.
Trattenni a stento una risata, ma lo sguardo glaciale del giovane mi fece rigurgitare l'istinto di ridere immediatamente. Invece, Leo, mi volse uno sguardo caldo che bastò a farmi riacquistare la calma.
Il ragazzo dagli occhi azzurri si passò una mano tra i folti capelli – Volete accomodarvi?
Di istinto mi girai verso Annabeth che mi lanciò un'occhiata della serie stai-tranquilla-è-tutto-sotto-controllo. Stentai a crederci.
Una volta preso posto a un tavolo rosso e giallo, il giovane, ci porse dei menù. Menù rossi, rossi come il sangue.
Massì Deborah pensiamo positivo.
Scorsi il dito sul pezzo di carta – ''Panino Rubacuori, solo per chi ha fascino e carisma'' – recitai con un certo sarcasmo.
Leo sorrise – Hanno inventato il mio panino.
Scossi la testa divertita ma appena cercai di aprire bocca per controbattere alla sua battuta, Percy, mi precedette.
– ''Panino frutti di mare, solo per i veri amanti degli oceani'' – alzò gli occhi verso Annabeth con fare sconvolto e impressionato. La bionda, che stava attentamente leggendo il Menù, lesse a voce alta – ''Cervello in fuga, solo per le vere sapientone''
– Oh – fischiò ironico Percy – Decisamente azzeccato.
Piper, seduta vicino a me, ripose la carta sul tavolino arrugginito – ''Panino della bellezza, solo per chi è nato sotto la la stella più bella''. Ma scherziamo? 
L'ultima a chiudere il libro fui io – ''Panino Lunare, solo per chi sa' cacciare''.
Mi buttai all'indietro sulla sedia mentre Leo esclamò – Inquietante.
Ero decisamente d'accordo, e noi come di buona norma eravamo entrati in un posto altamente inquietante. Tipico.
Il ragazzo dagli occhi glaciali, che stava tornando a passi svelti verso il nostro tavolo, incontrò nuovamente il mio sguardo e sorrise. Era spaventosamente pauroso nonostante quanto fosse bello.
Prima che raggiungesse le nostre sedute, Annabeth, si chinò verso di noi e sussurrò – Forse è stato uno sbaglio entrare, andiamocene il prima possibile ma non mostratevi frenetici di uscire.
Annuii impercettibilmente mentre seguivo con gli occhi il cameriere avvicinarsi finalmente all'unico tavolo occupato in quel locale tetro. Il nostro.
– Spero che abbiate scelto, il nostro chef è entusiasta di cucinare per voi.
– Ci dispiace averla fatta mobilitare per nulla, purtroppo è successo un imprevisto e la nostra presenza è richiesta altrove – spiegò la bionda con tutta la calma del mondo mentre io non potevo far altro che guardarmi le unghie nervosamente.
Gli occhi del ragazzo per un attimo mi sembrarono brillare, ma dato che ero visibilmente stressata diedi la colpa al mio cervello della troppa fantasia.
– Volete sapere quanti clienti hanno usato la vostra scusa? – rivelò occhi-azzurri scrutando Annabeth come se fosse un parassita che andava eliminato.
Lei sorrise apatica – è così che intendi intrattenerci? Con i tuoi vittimismi?
– Certo che no. Ho altri modi per intrattenervi.
Aveva la voce folle e finalmente capii che la luce che avevo visto prima era del tutto fondata. Una ringhiera calò istantaneamente sopra la porta impedendo qualsiasi via di fuga. Perfetto.
Annabeth e Percy si alzarono prontamente sfoderando uno Anaklusmos l'altra il suo fedele coltello.
– Non cercare rogne, amico – consigliò il figlio di Poseidone – Siamo di fretta e l'ultima cosa che vogliamo è rimanere rinchiusi in un bar dai bassi standard.
Il suo sguardo pazzo si posò su di me facendomi raccapricciare per la milionesima volta. Quest'ultimo scavalcò il tavolo così rapidamente che non lo vidi nemmeno muoversi, mi prese per il collo e mi trascinò fino al muro opposto dove mi tenne saldamente ferma con un braccio sotto la testa. Volevo togliermi quell'arto da davanti la bocca ma più mi opponevo più la stretta aumentava.
– Credete che io non sappia chi siete? – urlò psicopatico.
– Lasciala andare immediatamente o non avrò pietà, te lo giuro – strillò Annabeth fuori di sé brandendo il coltello. Leo si alzò facendo stridere la sedia per avvicinarsi a me.
Volevo intimargli di stare fermo, di non istigare il cane.
– Ancora un passo e le faccio saltare la testa. Vuoi essere tu a raccoglierla?
Un modo di rabbia fece scaturire un verso gutturale dalla gola di Leo che venne placcato da Percy evitando che potesse avanzare e causare la mia morte. Che prospettiva allettante.
Il braccio del ragazzo era forte, troppo forte per poterlo contrastare.
Occhi-azzurri sussurrò sui miei capelli – Una bella donna, tua madre.
A quell'affermazione non potei far altro che divincolarmi impotente, anche se dopo uno strattone violento evitai di farlo innervosire
troppo. Mi guardai la scarpa da dove sbucava l'impugnatura di
 KatagidaAvrei solo dovuto allungare leggermente la mano e sarei riuscita a raggiungerla.
– Non abbiamo intenzione di passare alle armi, libera Deborah e poi possiamo discutere su quello che vuoi da noi. Non c'è bisogno di violenza. – spiegò Annabeth pacata.
Piper era come sparita, e nessuno sembrava averlo notato.
Sentii il petto del giovane che si alzava e si abbassava in una risata macabra –Io voglio solo quello che volete voi. Trovare Artemide.
Per un attimo credetti di aver sentito male, tanto che stetti cinque secondi buoni a fissare il vuoto in silenzio continuando a sentire il braccio del ragazzo appiccicato alla bocca.
– Vorresti trovare mia madre. E perchè noi dovremmo crederti? – bisbigliai nonostante la sua pelle mi impedisse di aprire le labbra. Subito mi alzò la testa in modo che potessi vederlo in faccia.
I suoi occhi azzurri non erano più ammalianti, erano agghiaccianti. I suoi capelli neri non erano più ricoperti di gel, ma di sudore.
Sorrise – Oh, se solo conoscessi tua madre sapresti quante sere ha dedicato a me.
Sgranai gli occhi sbalordita ma non feci in tempo a rispondere che mi precedette Annabeth – Tu sei Endimione.
Volsi uno sguardo confuso alla bionda che lasciò cadere il coltello a terra – Zeus ti costrinse a un sonno eterno, ed essendo un bel giovane, Artemide ti venne a trovare per trent'anni sulla caverna del monte Latmo a vegliarti dormire.
Mi rigirai verso Endimione – Che cosa vuoi da mia madre?
Lui sorrise inclinando solo un lato della bocca – Vendicarmi.
Per la seconda volta dilatai le pupille sconvolta ma ovviamente, Annabeth, spiegò sottovoce – Lo ha abbandonato a sé stesso, dimenticando che esistesse non si recò più da lui per i restanti anni.
Durante la frase lui assentì col capo stringendo sempre di più la stretta sotto il mio mento.
– E ho già un ottimo modo per castigare Artemide per avermi trascurato e lasciato nel buio da solo. Quale buon metodo che uccidere l'unica sua figlia? – rivelò Endimione tirando fuori da dietro la tasca un coltello dalla punta intrisa di nero.
Riuscii solo a sentire Leo urlare una frase del tipo 
''Bastardo'' prima che Percy, Annabeth e lo stesso figlio di Efesto vennero imprigionati dalla parte opposta della stanza a causa di una rete scesa dal soffitto che divise in due il locale.
Io e Endimione da una parte, e gli altri tre dall'altra. Piper non sembrava aver dato segno di essere ancora nel pub, cosa che mi fece confidare in qualche suo piano.
– Prova solo a sfiorarla e io ti spacco qualsiasi ossa che tu hai in corpo – sbraitò Leo dimenandosi contro la ringhiera.
Occhi-azzurri mostrò la sua dentatura perfetta in segno di sfida – Hai davvero fegato, peccato che ti servirà poco da ora in poi.
Leo scosse il tramaglio imprecando sottovoce mentre Annabeth gli intimava di stare calmo sussurrandogli all'orecchio. Qualsiasi cosa gli disse funzionò perchè i suoi occhi si illuminarono di speranza mentre percorrevano spediti l'intero locale.
– Preferisci un bel taglio netto oppure un graffietto proprio qui, sulla Giugulare? – mi propose Endimione sadico mentre il coltello nero scorreva sul mio collo.
Quando la lama toccava la mia pelle era come se bruciasse al tocco, doleva e non potevo far altro che irrigidirmi e sopportare il dolore. Con la mano cercavo disperata di raggiungere Katagida che splendeva come se mi intimasse di prenderla. Perchè non ero nata con gli arti più lunghi?
Intanto la lama del pugnale si avvicinava sempre di più alla mia gola.
–E così che intendi fargliela pagare? Rifarti su una vita innocente. Ragiona. – urlò Percy cercando qualche fonte d'acqua vicina. Purtroppo i suoi poteri da figlio di Poseidone in quel locale non funzionavano.
Edimione alzò lo sguardo disumano – Non mi sono mai fatto scrupoli, stupido. Perchè dovrei iniziare proprio ora che sono a un passo dal vendicarmi. Capirai quando sarai tu ad essere deluso, quando cercherai solo che un modo per porre fine alla tua sete di vendetta.
Intanto non potei fare a meno di notare un movimento nell'ombra a destra del locale. Chiusi gli occhi e pregai.
– Artemide comprenderà, mi perdonerà e potremmo tornare ai principi. Non serbo rancore, sapete? Ho semplicemente un desiderio irrefrenabile di uccidere. Ancora e ancora. Mi dispiace dolce Deborah ma sei solo capitata nel posto sbagliato al momento sbagliato. Spero che tu mi possa un giorno perdonare – finì il giovane rancoroso. Puntò in alto il coltello e chiusi gli occhi prima di vederlo calare su di me.
Abbassandomi riuscii ad aggrappare Katagida che si illuminò al tocco. Quando feci per alzarla mi accorsi che Edimione aveva mollato la presa lasciandomi finalmente la possibilità di respirare.
La ringhiera che separava il locale si alzò di colpo permettendo a Percy,Annabeth e Leo di raggiungermi.
Endimione era a terra rantolante che si premeva il petto dolorante da dove usciva la punta di un pugnale. Il pugnale di Piper.
La ragazza cheeroke se ne stava in piedi bellamente vicino al corpo morente del giovane. Notavo nei suoi occhi il dispiacere che provava ad avere ucciso, e non potei biasimarla.
Un rivolo di sangue uscì dalla bocca di Endimione, segno che aveva appena lasciato la terra.
– Come ti senti? – era Leo che mi aveva preso per il bacino lasciando che le sue mani accarezzassero i miei capelli.
Provavo solo una cosa in quel momento. Tristezza.

 

 


 

Buonaseraa

Come potete notare sono in tempooo! Almeno, un giorno di ritardo dai. Stavo comunque pensando che un mese è tanto tra un capitolo e l'altro, di questo passo ci vorranno anni prima di concludere tutto.
Per cui ho deciso di ridurre l'attesa a due settimane! Prossimo aggiornamento quindi il 7 aprile!
Okey mi sto gasando, sorratemi.
Volevo ri-precisare che il banner non è opera mia ma di , ed è bellissimo. Ceh, oh, lo amo.
Ho pochissimo tempo a disposizione, come al solito, quindi vi mollo qui.
Ci sentiamo presto, alla prossima.
Serpeverde_

 


Personaggi

 

                                   Deborah          Percy            Annabeth           Leo               Piper                                       

 

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