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Autore: looking_for_Alaska    19/03/2015    3 recensioni
Nella piccola cittadina di Thorn City, Canada, si trovava una vecchia casa abbandonata. Dentro di essa viveva un fantasma assetato di sangue che uccideva chiunque ci metteva piede.
E poi c'era William, un ragazzo uguale a tutti gli altri, tranne per il fatto che era un "liberatore di fantasmi"; ovvero, li conduceva alla luce, salvandoli. Però a condurlo da Amelia dagli occhi dolenti sarà il segreto che lei custodiva da tempo e che in qualche modo li legava.
Ma le domande sono tante. Come è morta Amelia, e chi l'ha uccisa?
Cosa collega un fantasma morto da più di duecento anni ad un ragazzo adolescente? E soprattutto, qual è il segreto per cui Amelia ha ucciso e continua a uccidere?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Non-con
Capitoli:
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Amara e Mel passarono a prendermi alle sette in punto, come promesso. Seguirono la strada sterrata che portava verso la collina, e fecero talmente tante curve che iniziai a pensare che volessero stuprarmi e mollarmi in un vicolo (sì, lo so, sono mentalmente disturbato). Poi però, arrivammo in una specie di prato, dove la terra finiva improvvisamente in uno strapiombo. Un'enorme cascata si gettava nell'abisso, facendo un fracasso terribile. Il parco era pieno di ragazzi che ballavano, ridevano o bevevano birra. Qualcuno doveva aver attaccato delle casse da qualche parte, poiché la canzone si sentiva forte e chiara. Mel mi trascinò ( sul serio, questo suo trascinarmi come un cane stava diventando irritante) verso una tovaglia a quadretti rossi e bianchi stesa sul prato. Ci sedemmo, e dopo poco ci raggiunsero Brianna, Amara, Jimmy, Austin e un altro ragazzo che non conoscevo. Aveva capelli scuri, quasi neri, e una pelle quasi più chiara della mia. Due profondi occhi color della notte mi fissarono come se mi volessero scavare dentro. Poi mi sorrise in modo parecchio inquietante. << James West, piacere >>. Gli strinsi la mano, e sentii come se una fitta fredda mi avesse percorso il braccio, fulminandolo. La ritrassi subito. Un impercettibile sorriso gli si dipinse sul volto. Okay, diciamo che come secondo giorno non era il massimo. Non piacevo già a tre persone. Potrebbe essere un nuovo record. << Ehy, balliamo? >> mi chiese Mel facendomi gli occhi dolci. Cercai nella mia mente un modo gentile per declinare l'invito. Non trovandone nessuno, lanciai uno sguardo disperato nella direzione di Jimmy, che, prendendolo come un mio "farmi da parte" ripeté il suo stesso invito a Melissa. Che, fortunatamente, anche se di malavoglia, accettò. Guardandomi attorno, notai il modo adorante con cui Brianna guardava James, che tra l'altro si era allontanato per far ballare un'altra ragazza. Appena si accorse che la fissavo, mi lanciò un'occhiataccia e se ne andò. Io e Amara rimanemmo soli. Notai che era piuttosto imbarazzata e che non aveva idea di che cosa dire. Be', a questo potevo pensare io. << Birra? >> le chiesi sorridendo. Annuì, ricambiando il sorriso. Andai al tavolo delle "provviste", e racimolai due birre per lei. Sei birre dopo, Amara sembrava abbastanza brilla da potermi parlare di ciò che mi premeva davvero. Amelia dagli occhi dolenti. << Senti, Amara, per caso in questa città ci sono delle leggende degne di note? Qualcosa di interessante da sapere? >> iniziai. Fare la parte dell'ignorante aiutava sempre. Tentò di concentrarsi, e poi disse : << No... Oh, aspetta, sì, certo! So cosa vuoi sentire: la storia di Amelia dagli occhi dolenti >>. Trattenni un singhiozzo. Finalmente cose utili! << Sì, raccontami... Chi sarebbe questa Amelia? >>. Amara prese un respiro, come per prepararsi psicologicamente e poi, biascicando un po', cominciò a raccontare : << È il fantasma della zona. Si dice che sia una ragazza morta nel 1864, a sedici anni. È stata uccisa nella sua stessa casa. Nessuno sa da chi e perché, purtroppo. Ma posso dirti con sicurezza che chi entra in quella casa non ne esce vivo >>. Sospirai deluso. Come leggenda non era un granché. << Si narra che lei inoltre custodisca qualcosa. Non si sa bene che cosa, ovviamente >>. Ora ero più curioso. << E come mai la chiamano "Amelia dagli occhi dolenti"? >>. Un velo di paura si depositò su Amara. << Perché prima di attaccare qualcuno piange. Non lacrime vere, ovviamente. Ma sangue >>. Ora veniva la parte difficile. << Ti va di portarmi davanti a casa sua? >>. Amara scattò in piedi, barcollando. << Cosa? No! Sei impazzito? Ci ucciderà! >>. Mi alzai a sua volta e le appoggiai le mani sulle spalle. << Hai detto che uccide solo chi entra in casa sua. Be', noi non entreremo. Daremo un'occhiata da fuori, veloce, e poi ce ne andremo. Eh? Ti va? >>. Amara sembrò pensarci su, poi annuì lentamente. Sorrisi. Mi prese per mano e mi portò verso Mel e Jimmy. Toccò l'amica su una spalla e le sussurrò qualcosa all'orecchio. Dall'occhiata che mi lanciò, intuii che Amara le aveva detto che volevo andare da Amelia dagli occhi dolenti. E dalla faccia di Jimmy, sembrava che fosse la cosa più stupida del mondo. Ma lo capivo. Gli stavo chiedendo di portarmi dove era morto suo fratello. Avrei potuto andarci benissimo da solo, intendiamoci, se solo avessi saputo come arrivarci. Andarono a chiamare Brianna e poi anche James. Dato che non ci stavamo tutti in una macchina, decisero chi mi avrebbe accompagnato e chi invece se ne sarebbe stato a casa, al sicuro. Jimmy disse subito che lui non sarebbe venuto perché quel posto aveva ucciso suo fratello Bob. Amara purtroppo era un po' troppo brilla per essere ancora minimamente utile, quindi le consigliai di dormirci su. Mel, James e Brianna invece erano pronti a partire. James si mise al volante, io dal lato del passeggero e Mel e Brianna dietro. Rifacemmo la strada all'incontrario, fino a svoltare a destra al bivio. Dopo due o tre curve, eccola lì : la casa di Amelia. Si ergeva sopra la collina, solitaria. Sembrava come bruciata : le pareti erano grigie, e sembrava come se stesse per sbriciolarsi da un momento all'altro. Era grande, una villa. Anche il giardino, o meglio, il parchetto che la circondava emanava un'aura malvagia. Quando James parcheggiò davanti al cancello, alto e appuntito, sentii qualcosa scuotermi dentro, e ad un tratto, seppi cosa fare. Dovevo entrare. Scesi dalla vettura, seguito a ruota dal ragazzo dagli occhi scuri, da Mel e da Brianna. La osservai meglio. C'era come un alone grigio intorno, una spettrale essenza di morte, che intimava a chiunque di stare alla larga da quel luogo. L'erba del prato era secca, i roseti piantati tutt'intorno erano marci, annichiliti. C'era un albero, al centro del giardino, un pesco probabilmente; nemmeno una foglia lo rivestiva. Il legno era nero, scuro, come se un fuoco potente lo avesse divorato. Il cancello, nero anch'esso, non era chiuso. Appoggiai una mano su di esso e feci per spingerlo, quando una mano mi bloccò. << No >>. Mi voltai ed incrociai lo sguardo di James. << Devo entrare >>. Il ragazzo lanciò uno sguardo inquieto alla casa. << È l'effetto che fa questo posto. Dai, andiamo via >>. Ma io scossi la testa, e prima che potessero fermarmi, spinsi il cancello e lo varcai. Come misi piede sul vialetto che conduceva alla porta, seppi che qualcosa in me era cambiato. C'era una tristezza infinita, che si insinuava con insistenza tra i miei pensieri, e una paura grande, che tentava inesorabile di mangiarmi il cuore. Okay, potrò sembrarvi esagerato, ma vi giuro, la prima volta che andai alla casa, fu un'esperienza terrificante. Ma questo non mi fermò. Un passo dopo l'altro, raggiunsi la veranda fatta di legno, completamente bruciata, ma che stranamente reggeva ancora. A sinistra c'era un dondolo, e io mi avvicinai ad esso per osservarlo meglio. Aveva la stoffa strappata in più punti. Spuntavano delle molle ed era rovinatissimo. Vicino, c'era una finestra dai vetri sporchi, con ragnatele e pieni di polvere. Ci appoggiai sopra la mano e compii dei movimenti circolari per toglierle, affinché potessi poi guardare dentro. L'interno, dal poco che riuscivo a vedere, non era molto diverso da quel che avevo notato fuori. Anche dentro sembrava tutto nero a causa di un grande incendio, e nella sala d'ingresso c'era un tappeto logoro e un divano in condizioni disastrose. << Will? >> sobbalzai. Senza voltarmi, risposi bruscamente : << Taci un attimo, Melissa >>. Ma lei mi arpionò il braccio e cominciò a tirarmi verso il cancello. << Will... >> la sua voce era poco più che un sussurro terrorizzato, quindi la guardai indispettito. << Cosa c'è? >>. Poi seguii il suo sguardo. Nella finestra a destra, in alto, si intravedeva chiaramente la figura di una persona minuta alla finestra. Un attimo dopo, però, era scomparsa. Pensai che fosse stato uno scherzo dei miei occhi, quando qualcosa colpì forte il vetro della finestra da dove io prima sbirciavo, frantumandolo in mille pezzi. Una mano, bianchissima e sporca di sangue si allungò per afferrarci, e il viso di un ragazza dagli occhi che piangevano fiumi di sangue, che irrimediabilmente cadevano sui cocci della finestra e sulla veranda spuntò fuori, ruggendo. Mel saltò indietro, terrorizzata, anzi, se esiste una parola più forte per parlare di paura, ecco, pensate a quella, e moltiplicatela infinitamente. Io? Be', anche io mi spaventai, ma più per il gesto improvviso che per la sua apparizione. A dire il vero, speravo di vederla, finalmente. Quando il fantasma incrociò il mio sguardo però, qualcosa cambiò. In un attimo, l'immagine del mostro alla finestra svanì, lasciando il posto ad una ragazza minuta, dai lunghi capelli neri e lievemente mossi, con grandi occhi azzurro cielo. Mi guardò, allibita, e poi, in un battito di ciglia, scomparve. Sentii Mel tirarmi verso l'auto e questa volta non glielo impedii, troppo frastornato per fare o dire alcunché.
   
 
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