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Autore: Julietds    19/03/2015    1 recensioni
Ne andava della sua reputazione? Ai tempi neanche tanto: ai tempi Courtney – che ci crediate o no – era divertente, giovane e tirava delle gomitate micidiali. E se lo dice un batterista fidatevi.

Il rapporto tra due amici di vecchia data, Courtney Love e David Grohl, raccontato per come me lo sono immaginata io negli anni attraverso interviste e fatti successi realmente, partendo dagli inizi del grunge per arrivare al fatidico abbraccio alla Rock And Roll Hall Of Fame di quest'anno. Il titolo è preso da Big Me (Foo Fighters), canzone che mi sembrava potesse descrivere bene il modo in cui bene o male, tra amicizia e litigi, le vite di Dave e Courtney si sono incontrate, o meglio, scontrate.
Con la partecipazione di: Nirvana, Hole, Soundgarden, Melvins, Foo Fighters, L7, Red Hot Chili Peppers e chi più ne ha più ne metta.

"Qual è la cosa più carina che puoi dire di Courtney?
Uhm..Beh.. Immagino il fatto che sia una persona veramente singolare. Non ho mai incontrato qualcuno come lei in tutta la mia vita."
Genere: Commedia, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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« La tua ragazza è l'unica cosa che mi fa passare la voglia di trovarmene una, lo sai vero? » feci pulendo una pila di riviste dalla cenere che Courtney aveva rovesciato poco prima di addormentarsi. Le passai un braccio davanti al viso per arrivare al tavolino su cui erano impilati più o meno ordinatamente i giornali – almeno fino al suo arrivo – e aiutandomi con una copertina strappata buttai i resti dell'incursione in un portacenere che se ne stava riverso e inutilizzato per terra. Kurt rise appena e continuò a scribacchiare sul suo solito diario. Per un secondo mi domandai se per caso non avrei dovuto starmene zitto, Kurt mi lasciava sempre addosso la sensazione di aver appena detto o fatto la cosa sbagliata. O quasi sempre, comunque.

« Che scrivi? » gli chiesi fingendomi disinteressato e terribilmente annoiato e, a dire la verità, quest'ultima cosa era anche vera. Avevo passato  un sacco di tempo e addirittura condiviso un appartamento con Kurt ma mai avevo dato una sbirciata a tutti quei suoi diari… e mai l'avrei fatto. A quanto pare sembravo l'unico ad avere un briciolo di rispetto per le cose altrui; Courtney si era limitata a borbottare un “merda” svogliato prima di crollare stravaccata sul divano e lasciare lo sporco da pulire all'unico che avesse un po' di decenza in quella stanza. Krist non era ancora arrivato.

« Proprio non riuscite ad andarci d'accordo eh? » chiese atono senza staccare gli occhi dal taccuino. Per un secondo mi sembrò vederlo scuotere la testa come se tanto, dicendo quella frase, non avrebbe potuto cambiare il nostro comportamento. Non aveva neanche bisogno di specificare il soggetto, ormai era un argomento ricorrente, così mi limitai a fare spallucce e sorridere. Courtney non mi dispiaceva così tanto; certo, era irruenta, signora quanto me – forse anche meno – e paragonabile a un terremoto però era anche divertente, spiritosa e…divertente. E spiritosa. Ogni tanto si cambiava addirittura i vestiti – non che fosse qualcosa di fondamentale visti i soggetti che eravamo. Il vero problema, in realtà, era Krist che proprio non riusciva a farsela piacere. In presenza di Kurt cercava di evitarla ma era una parola, considerando di chi si trattasse.

« Krist? » Pat entrò senza salutare e senza nemmeno spogliarsi dondolò fino al divano logoro sul quale si sedette accanto a me schiacciandomi contro Courtney, la quale si rigirò emettendo un lamentio e sistemò la testa sulla mia spalla.
« Dovrebbe arrivare » risposi. Kurt non disse niente ma, da lì a dieci minuti, una chiamata del diretto interessato ci informò del fatto che non sarebbe venuto e il motivo lasciò sia me che Pat parecchio contrariati.
« Che stai dicendo Chris? » incollato alla cornetta con Pat di fianco, la vita era un po' più sudaticcia e schifosa del solito, soprattutto visto l'argomento della situazione.
« Passami Kurt » ordinò Krist dall'altro capo del telefono. Sbuffai: era la seconda volta che me lo stava chiedendo.
« D'accordo » risposi svogliato dopo qualche secondo; coprii la cornetta e allungai il braccio in direzione di Kurt.

Non appena i suoi occhi si alzarono dal blocco e si posarono sull'apparecchio color panna la sua espressione cambiò radicalmente; non ero certo un cazzo di psicologo ma chiunque se ne sarebbe accorto. Era un misto tra l'annoiato e lo scocciato piu' del solito, come se sapesse già cosa Krist gli avrebbe detto e, allo stesso tempo, come se fosse sorpreso del fatto che ne stessero parlando una volta ancora.

« Sì? » rispose finalmente. Non sembrava granché interessato a sostenere una conversazione costruttiva...
Io e Pat ci allungammo di qualche centimetro oltre il bordo del divano per ascoltare meglio e, non appena ce ne accorgemmo, ci guardammo sapendo che l'altro sapeva e, allo stesso tempo, cercando di ostentare indifferenza.
Kurt scuoteva la testa, poi sorrideva strafottente, sbuffava, giocava con il filo del telefono. « Sì, è qui. » Per qualche secondo il silenzio la fece da padrone così, nervoso, iniziai a punzecchiare Pat e a fargli domande stupide e lui a rispondermi con il suo solito tono di voce alla Pat Smear. La voce di Pat era qualcosa di fuori dal mondo e io avevo avuto mille e una occasioni per prenderlo per il culo, quella poi...
« D'accordo, pazienza. » Kurt riattaccò e, come niente fosse, riprese a scribacchiare con il busto chino sulle proprie gambe e il taccuino a dieci centimetri dalla faccia come un vecchio.
Pat ed io lo fissammo in attesa di una spiegazione che però non arrivo. « Allora? » chiese Pat dopo qualche minuto.
Kurt nemmeno alzò gli dalla pagina mezza scritta. « Mh... » mugugnò. « Ha detto che non viene. »
« Che vuol dire 'non viene'? » iniziavo a preoccuparmi, suonare senza il proprio bassista non sarebbe stato il massimo, anzi, a dirla tutta sarebbe stato proprio il minimo e ultimamente erano cose che stavano capitando sempre più soventemente.
« Kurt? » lo chiamai altre cinque volte ma niente sembrò perforare minimamente il silenzio in cui il cantante aleggiava sereno, lontano anni luce dall'incombente show e da tutti noi. Mentre lui continuava imperterrito a scrivere Pat fece spallucce senza però rilassare le rughe della fronte e Courtney scivolò con la guancia appoggiata sul mio braccio e la bocca semiaperta nel suo dolce russare che si sarebbe potuto paragonare a quello di un camionista in pausa pranzo; morale: l'unico preoccupato ero io e, siccome ormai succedeva un po' troppo spesso, decisi di aspettare che qualcun altro se ne preoccupasse. In fondo ero il batterista no?
Sconsolato appoggiai la testa sulla chioma spettinata di Courtney e mi addormentai da lì a poco.
 

 
* * *

 
Quando mi risvegliai la prima cosa che percepii fu un tremendo torcicollo. Ero in una posizione da cani e, come se non bastasse, la prima persona che vidi fu Krist impalato di fronte a me.
« Cristo santo... » borbottai con la voce ancora impastata dal sonno.
Krist mi squadrò velocemente per poi incrociare le braccia e mettersi a fissare la parete di fronte a sé fingendo che non ci fossi. Che problema aveva? Ah, giusto.
Per alzarmi spiaccicai una mano in faccia a Dave, ancora addormentato, il quale si tirò su lagnandosi per il suo dolce risveglio.
E ringrazia che non mi sia rimessa a dormire data la prima cosa che ho visto, pensai.
Per qualche secondo si massaggiò la testa poi, finalmente, mise a fuoco e degnò la pertica della sua parola. Forse sarei ancora riuscita a riprendere sonno.
« Chris... Che succede? »
Al diavolo i vostri discorsetti del cazzo – urlava il mio trapanante mal di testa. Mi coprii le orecchie ma quel demente parlava con lo stesso volume con cui suonava quindi mi arresi e mi limitai a lasciar sprofondare la faccia tra le pieghe del divano; Pat intanto prese a carezzarmi i capelli e, non appena fui abbastanza sveglia da accorgermene, mi voltai e gli sorrisi ancora mezza acciaccata. « Ho bisogno di una sigaretta » gli bisbigliai.
« Possiamo andare di là a parlare? » chiese scocciata la pertica a Dave.

Io roteai gli occhi infastidita: non c'era nessun bisogno di tutta quella messa in scena, come se non fossi a conoscenza del fatto che Krist mi odiasse e che stesse cercando di mettermi tutti contro. Kurt sembrava non dargli corda per fortuna; era uno che faceva di testa sua, lui. D'altro canto non mi sarei presa uno qualunque, no? Uno qualunque come Dave, ad esempio. Lui abboccava che era un piacere. Novoselić se lo portava via a braccetto per fare lunghe passeggiate il cui argomento era la solita lavata di testa su quanto io avessi una cattiva influenza su Kurt, su quanto non facessi altro che peggiorare la situazione, sul fatto che avrei fatto a pezzi la band... dal momento che il suo migliore amico ne aveva piene le palle.
Improvvisamente una mano tiepida mi scivolò nell'incavo del collo e riconobbi in quel contatto l'identità del mio uomo, ora seduto sul bracciolo del divano. Voltai la testa e non potei impedirmi di sorridere mentre lui mi fissò distrattamente con i suoi soliti occhi azzurri da ragazzino, persi in chissà quale lontano universo. Sorrise sovrappensiero e mi carezzò una guancia prima che batterista e bassista tornassero nella stanza.
Non appena gli occhi di Kurt e quelli di Novoselić si incontrarono l'atmosfera nella stanza si raggelò e persino Dave chiuse quella fogna che era perennemente spalancata. Kurt riprese ad accarezzarmi dopo poco e per un istante pensai che avrebbe fatto finta di niente ma dal sorrisetto dispettoso che stava man mano affiorando sempre più insistente in faccia capii che tutti nella stanza avrebbero potuto fuori i popcorn e, da lì a poco, godersi il solito spettacolo.

« Sei venuto alla fine » disse con una punta di sarcasmo nella voce.
Krist fece roteare gli occhi. « Sei proprio ci tieni me ne vado. »
Dave lo fermò poggiandogli una mano sulla spalla mentre Kurt sussurrava un “Fai pure” probabilmente sperando un po' sì e un po' no di essere sentito. Avevano bisogno di un bassista. Già la band sembrava sempre sul punto di crollare a pezzi... se poi avessero perso un membro sarebbe andato tutto definitivamente in malora. Prima o dopo sarebbe successo ugualmente, tanto. Lo sapevo già. Stavo solo aspettando.

 
* * *

 
Gennaio 1992
 
Tum.
Tum.
Tum.
Tum
.

La batteria entrò al settimo secondo subito dopo al riff di chitarra che ormai tutti avevano sentito sino alla nausea e che in quel video precedeva l'entrata di uno stuolo di ragazzi urlanti ed alcune cheerleader nella loro divisa color bianco sporco.
Kurt e gli altri si ritrovarono a pensare almeno un milione di volte a quanto fosse incredibile il successo che quella canzone aveva avuto e a come, allo stesso modo, poco tempo dopo la soddisfazione iniziale, era arrivata la nausea. La nausea per quel pezzo che era ormai diventato così mainstream, così suonato e risuonato che i fans non avevano fatto che logorare in negativo persino il logoro rendendolo disgustoso persino a un gruppo come il loro.

La figura di Kurt, magro come un chiodo e consumato come una sigaretta mezza spenta, suonava quasi strappando le corde alla sua chitarra. Dapprima si limitò a saltare preso dalla sua musica, poi iniziò a trascinarsi in giro svogliato e a cantare con voce roca il testo.
Krist nel frattempo se ne stava poco dietro di lui, mezzo inghiottito dall'ombra ma pur sempre impossibile da ignorare per la sua altezza. Le sue braccia ciondolavano spostandosi lungo il manico del basso mentre le sue gambe lo sollevavano da terra di poco, quasi avessero paura di sfondare il soffitto, poi di nuovo seguivano il suo corpo barcollare in avanti quando la strofa ricominciava.
Immerso tra i caos, la musica, oltre la folla, il cantante, il bassista, la coltre di polvere che sembrava cercare inutilmente di coprire quei corpi pieni di energia e allo stesso tempo così svogliati, una chioma appena illuminata dalla luce fioca si agitava su piatti e tamburi. Dave ci stava dando dentro come al solito, scatenato nei suoi venti e passa anni.
L'effetto rallenty del video voleva dare l'effetto rockstar, cosa che effettivamente si potevano definire ormai dato il loro seguito, ma che allo stesso tempo non sembrava riuscire a scalfire l'aura di trasandato che circondava i Nirvana fuori dall'obiettivo. Dave sgomitava riversando tutto se stesso sulla batteria… troppo forte, come al solito. Un paio di volte avevo già visto stampato in faccia a Kurt un'espressione vagamente infastidita sul suo modo di suonare la batteria ma non importava, anche se Dave gli avesse domandato cosa non andava lui avrebbe risposto che non c'era niente che non andasse.
Quando finalmente la musica sfiorì nelle ultime note come un fiore appassito Kurt era ormai mezzo riverso sul pavimento. Restai sdraiata sul feltro del pavimento a guardarlo, a guardare quel suo sguardo così stanco ed esasperato che rivolgeva alla massa urlante. Massa urlante che non poteva intenderlo.
I tre tirarono un sospiro fermando finalmente i loro corpi stanchi e sgocciolarono un po' di sudore qua e là prima di attaccare con Territorial Pissing.
“Hey fiorellino” una mano mi spettinò i capelli cogliendomi di sorpresa: Leslie. [1]
Gli Hole avevano suonato da un'ora ormai e tutti iniziavano a brucare erba attorno al parco giochi dei Nirvana attendendo che finissero anche loro per andarcene in qualche altro cazzo di posto. Io rimanevo spesso a sentirli, a sentire lui più che altro. Non mi stancava quasi mai la sua musica. Qualche volta mi aveva chiesto se volevo una mano o se volevo farmi passare qualcosa. Non che mi servisse la carità di qualcuno, intendiamoci, ma la sua musica era veramente bella. Veramente. Non veramente come quando si dice per dire.
Poi di nuovo quello sguardo, quello stanco e annoiato ma questa volta con una sfumatura di tristezza come quella negli occhi di chi è stanco di vomitare e vorrebbe solo andarsene a dormire per non svegliarsi tanto presto.

“Andiamo Les” dissi prendendola a braccetto e voltandomi dando le spalle al palco. “Hanno quasi finito” la rassicurai cercando di scacciarmi da quella mia testaccia la visione di Kurt.

 




 
[1]  Doverosa noticina – anche se io le odio – per Leslie Hardy, bassista degli Hole dal '92 agli inizi del '93 prima di essere sostituita da Kristen Pfaff.









Capitolo scritto troppo con il culo, mi sono accorta dopo dell'incoerenza in cui l'intera situazione iniziale sguazza ma pazienza. Il secondo pezzo è ambientato un mese prima del matrimonio di Kurt e Courtney, il primo teoricamente doveva essere nel periodo di crisi dei Nirvana…peccato che il caro Kurt fosse già sposato in quel periodo. E Dave parla di Courtney come la sua ragazza. Ah. Esigo un Pat Pat. Pazienza dai, è banale come la merda ma prendetelo con le pinze per ora, prometto di scrivere il prossimo con meno culo.
   
 
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