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Autore: Matteo87    14/02/2005    4 recensioni
Un piccolo tributo per i morti del sud-est asiatico...
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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In memoria di…

In memoria di…

Take San

 

Note: Riflettendo per cercare di entrare con la mente in uno dei più grandi disastri di tutti i tempi

 

 

 

 

Scorre…

 

Scorre lenta…

 

Ormai l’acqua… l’acqua non mi trasmette niente.

 

La luce del sole non mi scalda più le ossa…

La brezza mattutina non mi solletica più la pelle…

 

Anche il dolore è sparito… o forse no…

Forse è talmente grande da sovrastarmi… da inghiottirmi a tal punto che non riesco più a percepirlo.

 

Le lacrime hanno smesso di rigarmi il viso… forse perché non ne sono rimaste altre dentro ai miei occhi.

Questi occhi… occhi aridi e incapaci di vedere tutta la sofferenza intorno a me.

 

Non so dove sono e sinceramente neanche mi interessa… perché alzare lo sguardo da ciò che rimane dell’asfalto, un mucchio di detriti, terra e fango…

 

Ormai tutti i sentieri sono uguali e io non sposterò lo sguardo per vedere un vecchio che aiuta a camminare la sua anziana compagna che ha perso entrambe le gambe sotto le macerie…

 

Non cercherò di distogliere l’attenzione da una donna che si stringe al petto un orsetto di peluche, probabilmente appartenuto alla figlia inghiottita dalle acque…

 

Non vedrò l’ennesimo bambino vestito di stracci che urla vanamente il nome dei genitori addosso ad una montagna di macerie dove prima c’era forse una casa…

 

Non intendo assistere a nessun altra manifestazione di vera disperazione… per cosa poi?

Per aggiungere nuova sofferenza a quella già presente? Per trovare un’altra ragione a giustificare il mio dolore?

 

PERCHE’!?

 

Perché ogni giorno sono costretto ad assistere a questo spettacolo di devastazione!?

Perché non riesco a togliermi dalla testa le facce di tutta quella gente inghiottita dalle acque!?

Perché… perché… sono qui da solo a tormentarmi?

 

PERCHE’ SONO RIMASTO SOLO!?

 

Voglio una risposta…

 

Voglio una ragione…

 

Voglio… qualsiasi cosa…

 

Perché… solo io sono sempre qui…?

 

Non potevo morire anch’io insieme a tutti loro…

Non avrei certo sofferto così…

 

La mia fortuna è la condanna…

La mia vita, la pena…

 

Camminando senza meta sono arrivato alla spiaggia…

O meglio, ciò che ne rimane…

 

Auto rovesciate… sedie… massi… recinzioni…

Un disastro…

 

Scendo lentamente la spiaggia e arrivo al bagnasciuga…

Un tempo, un paradiso…

 

Gabbiani e risacca…

Suoni conosciuti…

 

Alzo gli occhi e vedo l’acqua…

La spuma creata dall’infrangersi dell’onda sulla spiaggia…

 

  

“PERCHE’ NON HAI PORTATO VIA ANCHE ME!?”

“Perché sono qui!?”

 

La risposta si perde in un gorgoglio, sussurrato lamento delle anime.

Quante migliaia di vite spente dall’oceano in poco tempo.

 

Restare lì non serve a niente…

Ma in fondo perché continuare il mio cammino…

 

Mi muovo… percorro il lungomare.

 

L’aria di mare e il vento leggero…

Di solito mi rilassa…

 

Abbassando gli occhi vedo un camioncino giocattolo giallo con il rimorchio rosso…

Anche mio figlio ne aveva uno uguale…

 

Come mia moglie aveva quella collana…

Perle bianche ed una conchiglia di ferro al centro.

 

Ricordi di una vita felice…

Una vita tranquilla… che non tornerà più.

 

Mi volto verso l’oceano e vedo un uomo… all’incirca della mia età.

Sta dando al mare una barchetta di legno e paglia.

Nella barchetta una foto strappata di una donna con un ragazzo ed una bambina piccola…

 

Significato simbolico di tre vite prese dall’oceano…

Tre gocce di esso…

 

Chiudo gli occhi…

 

La scogliera…

Un salto senza fine verso l’abisso… il nulla assoluto…

La fine di tutto… anche del dolore.

Forse non è una cattiva idea.

 

Mi siedo sul ciglio dello strapiombo e guardo il tramonto…

Quello che ormai per me non è altro che un mare di sangue…

 

Neanche il rosso del cielo si riflette più nei miei occhi…

Le iridi, rese opache dal dolore, non riflettono più nulla…

 

Mi frugo nelle tasche…

Trovo le cicche, apro il pacchetto… l’ultima.

 

Niente accendino…

Non impreco più… ormai ho smesso di credere in qualsiasi dio.

 

Sento un movimento alle mie spalle…

L’uomo della barchetta si siede accanto a me e mi porge un accendino.

Dopo averlo usato glielo restituisco e anche lui si accende una sigaretta.

Dovrei ringraziarlo…?

Ormai non mi sento neanche in dovere di provare gratitudine verso nessuno.

 

“Sembrerebbe una buona idea vero?” mi dice

“Niente dolore, niente sensi di colpa, niente solitudine…” chiude gli occhi “niente di niente…”

 

Guarda giù “Ci avevo pensato anche io…”

“Credevo di essere troppo codardo per decidermi e non ci riuscivo mai…”

 

“Perché mi dici questo?” gli chiedo

 

“Perché ieri un volontario mi ha detto che qui ha perso tutta la sua famiglia…” mi risponde “…e non è ancora tornato in patria per aiutarci”

 

“Sai perché è qui?” mi chiede ed io rispondo di no

 

“Perché non vuole che altri soffrano come lui…”

 

Non so cosa rispondere

 

“Io ho capito…” mi dice con gli occhi persi all’orizzonte “…che non serve coraggio per morire, ma serve coraggio per vivere”

 

“Vedi il sole che tramonta…?” chiede indicando l’imbrunire

 

“Proprio come le nostre vite…” rispondo

 

“Già… ma domani sorgerà di nuovo, giusto?”

 

Per la seconda volta non riesco a rispondere…

 

Butto via la cicca ormai terminata e guardo il sole scomparire all’orizzonte…

Ci alziamo a ci incamminiamo verso la città…

 

Dopotutto c’è un paese da ricostruire… sarà bene che tutti ci rimbocchiamo le maniche.

 

 

Fine

 

 

 

 

 

Note: In memorie delle vittime del maremoto nel sud-est asiatico, cercando di essere partecipe al dolore mondiale

 

  
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