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Autore: Chrystal_93    20/03/2015    2 recensioni
Avrei potuto anche intitolarlo "Le avventure da genitori di Belle e Rumple tra pannolini, urla e sorrisi", tanto per rendere meglio l'idea sul contento di questa raccolta.
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#12 cap: “Hai visto quanto muschio, Rose?” chiese Belle. [...] “E pensa che ogni albero col muschio può essere la dimora di un tipo molto speciale di fate.” Rose girò di scatto la testa per guardare il padre.[...] "Quando passano gli umani, si nascondono. Vengono fuori soltanto se una bella e buona fanciulla, in particolar modo amante degli animali, sta vagando per la foresta. Se il suo cuore è puro, la proteggeranno da ogni male. [...] Si dice che tessano sul fuso e sull'arcolaio. E inoltre hanno il potere di trasformare le foglie in oro.” “In oro?!” esclamò la figlia.” “Sì. È per questo che, in autunno, le chiome di alcuni alberi risplendono nelle ore del tramonto.”
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Belle, Signor Gold/Tremotino
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Vita da genitori

 
"Ci sono due cose durature che possiamo lasciare in eredità ai nostri figli: le radici e le ali ."
William Hodding Carter II


 
Legàmi
 

Dopo aver passato un mese e mezzo in preda alle nausee, Belle poteva finalmente godere di un po' di tranquillità e di assaporare la propria maternità immersa in un parco con un bel libro sulle ginocchia, aspettando che suo marito chiudesse il negozio.

Non aveva ancora sospeso il lavoro alla biblioteca, ma aveva ridotto l'orario così da poter far stare meno in pensiero il marito troppo apprensivo.

E poi, in quel modo, poteva gustarsi tutti i libri che non aveva ancora avuto modo di aprire.

Era da due settimane che faceva tappa fissa al parco e la gioia di vedere i bambini saltellare in giro contenti dopo scuola, le faceva sorgere un sorriso spontaneo sul volto, seguito immancabilmente da una carezza quasi involontaria al pancione, ormai visibile al quinto mese di gravidanza.

Inoltre, molto spesso, incontrava Archie e Pongo e, più di quanto si fosse immaginata, Geppetto, con cui intratteneva qualche mezz'ora di chiacchiere sui bambini.

Era anche riuscita a convincerlo a preparare lui stesso un lettino in legno intagliato apposta per il nascituro, il quale avrebbe potuto dormirvi una volta diventato troppo grande per la culla -appannaggio del marito.

Sorrise pensando a quest'ultimo. Presto avrebbe chiuso la porta del suo banco dei pegni il più in fretta possibile per non essere fermato da qualche cittadino dotato di un impeccabile tempismo.

Poi sarebbe corso dalla moglie -anche se non avrebbe mai dato a vedere di aver camminato molto di fretta- e, sorridendole, si sarebbe seduto accanto a lei e, senza neanche più chiederglielo, si sarebbe tolto la giacca e gliela avrebbe posata sul pancione, non prima di avergli riservato una tremante carezza.

Belle, allora, avrebbe sbuffato, sorriso e si sarebbe stretta a lui, appoggiando la testa sulla sua spalla.

Chiudendo gli occhi, avrebbe inspirato a fondo e il profumo del marito si sarebbe mischiato al sapore di mare che il vento portava fino al parco. Solo in quel momento avrebbe sentito che tutto sarebbe andato bene, che ogni paura era un prezzo tutto sommato piccolo da pagare per quella gioia così grande che non credeva fosse possibile contenere nel suo cuore. Tuttavia di cuori ne aveva due, il che rendeva possibile ogni eccesso di felicità.

Anche quel giorno aspettava il solito rituale che, però, stava ritardando di qualche minuto.

Riprese in mano il libro che aveva lasciato scivolare accanto a sé, pensando che probabilmente qualcuno si era presentato dal marito sul limite dell'orario di chiusura. Sorrise, pensando alla smorfia che lui avrebbe fatto.

Passarono quindici minuti e, mentre la temperatura scendeva, l'ansia di Belle cominciava a crescere.

Fece un profondo respiro, non aveva nulla di cui preoccuparsi. Eppure non capiva perché uno strano nervosismo si stesse impadronendo di lei, senza che potesse fare niente per contrastarlo.

Dopo altri quindici minuti di attesa, decise di averne abbastanza e, con qualche fatica, si issò sulla panchina e si tirò su, pronta a incamminarsi verso casa.

Procedette piano, sentendo dei piccoli dolori a livello della schiena. Tutti quei chili che aveva acquistato si stavano facendo sentire, tanto che si sarebbe volentieri fermata a riposare, se solo lungo il marciapiede si fosse presentata qualche panchina.

Invece non c'era nessuna superficie su cui sedersi e sapeva che, se si fosse seduta per terra, non sarebbe più riuscita a rialzarsi tanto facilmente.

Se solo Rumple fosse stato puntuale... Eppure lui non si era nemmeno fatto sentire. Cominciò a rimuginare e il nervosismo crebbe fino a farle stringere la borsetta con le unghie.

“Belle!” sentì a un certo punto.

Si girò e vide il marito che correva verso di lei, un po' rosso in volto.

“Belle, aspetta!” Lei si fermò, con un sguardo parecchio corrucciato.

“Tesoro, ti ho...”

“Andiamo a casa, ho freddo.” tagliò corto lei, girandosi di nuovo e camminando a fatica.

“Sei stanca?” chiese lui, togliendosi la giacca e appoggiandola sulle spalle della moglie. “Se vuoi posso correre a prendere l'auto e tornare a prenderti, così non...”

“No, ho aspettato abbastanza. Voglio solo tornare a casa.”

Gold rimase per un attimo interdetto, mentre la moglie faceva qualche passa avanti rispetto a lui. Dopo qualche momento di smarrimento, si riscosse e la raggiunse, poggiandole una mano sulla schiena per aiutarla, nonostante tutti i suoi borbottii.

Quando tornarono a casa, Belle stava ancora sbuffando e, per il dolore alle caviglie, si gettò sul divano, togliendosi le scarpe per massaggiarsi i piedi.

“Vuoi un massaggio prima di cenare?”

“No.” rispose secca lei. Non sapeva perché ma, nonostante avesse una gran voglia di abbracciare il marito e piangere -senza neanche conoscerne il motivo-, si sentiva frustrata e nervosa come non mai.

Gold guardò la moglie con fare preoccupato e apprensivo. Stava per aprir bocca e indagare di più sul suo malumore, ma decise che era meglio dedicarsi alla cena.

Quando fu tutto pronto in tavola, i due si sedettero a mangiare in silenzio.

“Belle, sei sicura che vada tutto bene?”

“A parte tutto il freddo che ho preso aspettandoti?”

“Ho avuto un contrattempo. Quell'idiota di...”
“Non dare sempre la colpa agli altri. Potevi almeno avvisarmi. Mi assilli tutto il tempo con le tue preoccupazioni e la volta che dovresti chiamare non lo fai.” rispose secca la donna, mangiando una forchettata di risotto fumante.

Gold, che era rimasto a bocca aperta e con la forchetta a mezz'aria, tentò di spiegare ancora cos'era accaduto.

“Io in realtà ti ho chiamata.”
“E hai sbagliato numero?” rispose lei, sorprendendosi della propria acidità. Che le stava accadendo? Non era da lei.

“No, ti ho chiamata tre volte ma non hai mai risposto. Mi stavo preoccupando anche io!” proruppe lui, con un tono di voce un po' più alto del normale.

Lei gli lanciò un'occhiataccia. “Controlla, sono sicuro di non aver sbagliato numero. Non ti farei mai aspettare così tanto senza avvisarsi, ora che sei...”
“Una balena? Un'invalida che non sa nemmeno più scegliere i propri vestiti?”

Per la seconda volta in pochi minuti, Gold si ritrovò con la bocca aperta per la sorpresa.

“Io non intendevo quello. Ti ho solo detto che forse era più sicuro se mettevi tacchi più bassi o...”

“Perché sono grassa! O perché sono una pasticciona e tu non ti risparmi mai di farmelo notare? Oh, scusami se qualche volta ho lasciato cadere qualcosa! Forse perché qualcuno adorava spaventarmi o lasciava tutto in disordine!”

“Belle, ma io...”

“No, nessun ma! Sono stanca e questo risotto è scotto.” si alzò, sentendo la rabbia montarle dentro.

“Belle, aspetta, non hai mangiato quasi niente e...”

Lei grugnì e non lo stette a sentire. Salì le scale appoggiandosi al corrimano e andò a rifugiarsi in camera, sbattendo la porta.

Quando fu sola, si gettò di schiena sul letto e, così facendo urtò qualcosa di duro.

Mise una mano sotto la testa e sentì la borsetta che portava quel pomeriggio e che, probabilmente, il marito aveva portato nella loro camera da letto, immaginando che lei, come al solito, se ne sarebbe dimenticata e il giorno dopo l'avrebbe cercata in lungo e in largo, con la paura di averla lasciata al parco.

La gettò il più lontano possibile e, facendo ciò, uscirono parecchi oggetti. Un pacchetto di fazzoletti, una penna, uno specchietto e qualche caramella che Geppetto le donava ogni volta che la incontrava. Senza zuccheri, ovviamente.

Insieme a tutto ciò, anche il cellulare era scivolato. Lo prese in mano e vide sul display che non c'erano le tre chiamate che il marito aveva detto di aver fatto. Ce n'erano quattro, più un messaggio.

Per un attimo l'aria sembrò mancarle. Che stupida che era stata.

Si coprì il volto con le mani e si mise a singhiozzare, fino a piangere a dirotto, senza il potere di fermarsi.

“Belle.”

Suo marito, dopo aver bussato lievemente alla porta, era entrato, con la testa china e gli occhi ricolmi di preoccupazione.

Lei si girò su un fianco e si raggomitolò su se stessa, cerando di non dare a vedere che stava piangendo.

“Belle, amore mio.” disse lui, raggiungendola a letto e abbracciandola.

“Rumple, io non so cosa...”

“Va tutto bene. Eri nervosa, può capitare.”

“No.” riuscì a dire lei.

“Sì invece. Non litighiamo più.”
“Ma io...”

“Nemmeno io volevo. Non farò più ritardo, per niente al mondo.” disse lui, baciandole la nuca.

“Lo so che non volevi. Non ho sentito il cellulare...”

“Quelle diavolerie. Dove sono finiti quegli affidabili volatili messaggeri?”

Belle scoppiò a ridere e, girandosi, si strinse all'uomo che amava e che, poco prima, avrebbe voluto prendere a pugni.

Pensò che fosse stato solo un momento, che con tutto lo stress della gravidanza era normale avere un cedimento e che, probabilmente, non sarebbe più ricapitato.

Eppure, senza volerlo e senza nemmeno rendersene conto, anche i giorni dopo tornò ad essere nervosa e intrattabile, soprattutto col marito.

Così nervosa che Gold capì che c'era un problema a monte e che avevano bisogno d'aiuto.

“Belle, dobbiamo chiarire questa cosa.” disse, quasi due settimane dopo, appoggiato al bancone della biblioteca.

“Non c'è niente da chiarire. Ho da fare. Lavoro anche io, sai?”

“Lo so che sei nervosa, ma mi sembra troppo. Dobbiamo capire perché lo sei.”

“Perché non mi ascolti! Non lo fai mai!” esclamò lei, inserendo nel database del computer la restituzione di un libro.

Gold strinse le labbra. “Ho fatto il caffè esattamente come me lo avevi chiesto.”

“Sai benissimo che non amo il caffè.”

“Ma me lo hai chiesto tu!”

“Parlavo nel sonno, Rumple!”
“Non parlavi nel sonno, ne sono assolutamente certo dalle tue occhiate di fuoco.”

Belle non rispose e continuò col suo lavoro.

Gold sospirò. “Ieri te la sei presa con me perché ti avevano restituito un libro con un mese di ritardo.”

“Quel libro poteva servire a qualcun altro.”

“Ma io che c'entravo?”

Belle borbottò qualcosa a denti stretti.

“Tesoro, sono davvero preoccupato. Non mangi quasi più niente e mi va bene se non ti piace la mia cucina, possiamo andare da Granny anche ogni giorno, ma basta che mangi. Inoltre sei sempre nervosa e ogni sera piangi. Dobbiamo...”

Belle si fermò di colpo. “Che cosa?”

“Dobbiamo andare dal dottore. Così magari possiamo capire perché...”
“Vuoi andare da Whale?” chiese lei, incredula.

“No, certo che no.” disse lui, raddrizzandosi. “Non mi fido molto di lui.”

Belle sbuffò. “Come al solito.”

“Cosa?” chiese lui.

“Sei geloso.”

“Non lo sono affatto! Solo non voglio che ti tocchi se non è neccesario.”

Belle alzò gli occhi al cielo e strinse la copertina di un libro. Di lì a poco il battibecco sarebbe ricominciato e Gold sarebbe stato costretto a ritirarsi nel suo di negozio, tentando di pensare a cosa avrebbe potuto fare per calmare il malumore della moglie.

 

 

 

“Non è che in qualche maniera subconscia ce l'hai con lui per non poter più fare le cose che facevi prima?”

“Mi stai chiedendo se ce l'ho con lui per essere rimasta incinta?”

Archie sorrise. Gold, invece, spalancò gli occhi, completamente terrorizzato dalla risposta che la moglie stava per dare. Alla fine, dopo altri giorni di fuoco e altre notti immerse nelle lacrime, Belle aveva convenuto che aveva bisogno di un aiuto. Ed ora eccoli lì, seduto vicini di fronte a un Hopper che non sapeva bene dove andare a parare.

“No, certo che no! Io voglio questo bambino.” disse, stringendosi il pancione.

“E lei, signor Gold, ha un'idea del perché Belle sia così...”

“Se lo sapessi non saremmo qui.” rispose lui. Era stata una sua idea quella di un consulto esterno, eppure era restio a parlare di sé con qualcuno che non fosse Belle.

“D'accordo. Ci sono altre cose che sono cambiate in te, Belle?”

“Mi sento sempre così nervosa. E la sera sono a pezzi. Non riesco nemmeno a...”

Archie la guardò interrogativamente.

“Non mangia più tanto.” intervenne Gold.

“Nausee?”

Belle scosse la testa. “E' come se quel cibo mi desse fastidio. Come se... se non fosse ciò di cui ho bisogno.”

“Bisogno per cosa? Per saziarti?”

“Forse. Per sfogarmi. Per calmarmi. Non lo so. Sono confusa.” ammise lei.

Archie aggrottò la fronte, vedendo le mani della donna tremare.

“E' normale essere confusi. È il tuo primo bambino e vivere in due non è certo facile. Ci sono tanti mutamenti nel corpo a cui non si è abituati e...”

Non fece in tempo a finire che Belle si era coperta con le mani il volto e, dopo essere scoppiata a piangere, si era alzata ed era uscita dallo studio.

Gold fece un cenno ad Hopper e corse subito appresso alla moglie, appoggiata al muro, con la faccia ancora coperta dalle mani.

“Io... Io non lo so perché...”

L'uomo l'abbracciò e lasciò che lei si sfogasse. “Lo so, ma andrà tutto bene. Torniamo a casa.”

La aiutò a scendere le scale e si incamminarono piano verso casa, abbracciati ancora l'uno all'altra.

“Mi lascerai vero?” chiese lei a un certo punto, tirando su col naso.

Lui si fermò e, tenendola per le spalle, le chiese: “Come puoi pensarlo?”

“Lo so, dimmelo e basta.”

“Belle, io non ti lascerei mai. Per nessun motivo.”

“Dici così ora, ma cosa sarà domani e dopo domani ancora, quando tornerò ad essere nervosa, acida, arrabbiata e... fredda?”

Gold sorrise e l'abbracciò a sé. “Ti regalerò un mazzo di rose ancora più grande.”
“Non penso che funzionerà.” disse lei, appoggiando la fronte sul petto dell'uomo.

“No, ma almeno se vorrai tirarmi qualcosa addosso avrai quello disponibile e farà meno male.”

Belle scoppiò a ridere e lo strinse ancora di più a sé.

“Sono una moglie terribile.”

“Non dire così, sono solo gli ormoni, hai sentito cos'ha detto Hopper.”

“Questi ormoni mi stanno facendo impazzire.” mormorò lei, staccandosi piano dal marito.

Gold sorrise e le accarezzò il volto. “Forse ho in mente qualcosa che li terrà a freno per stasera.”

L'uomo aveva uno strano sorriso in volto che incuriosì Belle.

“Di che parli?”

“Di qualcosa di magico.” rispose lui.

“Rumple, non credo proprio che...”

Lui però non la stette a sentire e, prendendola per mano, la trascinò da Granny..

La fece sedere a un tavolino all'esterno e, nel giro di pochi minuti, tornò da lei con un cono gigantesco ricolmo di gelato.

“Un gelato?”

“Molto di più.” disse lui, porgendoglielo. “Forse ti farò arrabbiare ancora e i tuoi ormoni ti faranno urlare con tutte le energie che hai in corpo, ma possiamo raffreddarli e appagarli un po'.”

Lei guardò il cono gelato dubbiosa.

“Dai, prova.” la invitò lui.

Belle assaggiò il cono gelato e, per la prima volta dopo tanti giorni, sentì una strana e piacevole sensazione partirle dal ventre e irradiarsi in tutto il corpo.

Quando lo finì, Gold si mise a ridere.

“Che c'è?” chiese lei.

“Vedo che ti è piaciuto.”
“Sì, grazie.” disse, mentre il marito l'aiutava ad alzarsi. “Scusa, non te ne ho lasciato nemmeno un po'...”

“Non proprio.” disse lui, pulendole con un dito il mento sporco di gelato.

Belle arrossì e, stringendosi all'uomo, si avviò verso casa.

 

 

 

“Non capisco. Non è mai piaciuto questo gusto di gelato.” disse lei. In realtà non le dispiaceva, ma di solito lei sceglieva fragola, e non gusti come nocciola.

Da qualche tempo, il marito aveva preso a sorprenderla con strani picnic in biblioteca, favoriti dal fatto che Belle, dopo la serata del cono di gelato enorme, era ritornata quella di sempre.

Gold aveva notato che il gelato dava una sorta di pace alla moglie e aveva cominciato a prepararglielo anche a casa.

“Io lo mangiavo nella coppetta.” disse ancora lei, accarezzandosi il pancione, mentre il marito la raggiungeva a letto. “Eppure non riesco più a mangiarlo. Se non c'è il cono mi innervosisco.”

Gold sorrise, scivolando sotto le coperte e pensando che aveva ordinato una confezione di coni che solo una gelateria avrebbe potuto consumare.

Le diede un bacio e si strinse a lei.

“Sei tu a preferire il cono.” disse a un certo punto lei.

“Sì.” rispose lui, tornando a disegnare strane trame sulla pancia di lei.

“Ed sei tu che vai pazzo del gelato, molto più di me.”

“Corretto.” disse lui, senza smettere di coccolare la tana della loro creatura.

Belle osservò lo sguardo innamorato del marito e la dolcezza dei suoi gesti e, per un attimo, tutto le sembrò più chiaro. Il marito amava il gelato e, in particolar modo, mangiarlo con il cono. E lei, adesso, si calmava solo quando lo mangiava. Le nausee l'avevano già resa schiava prima e ora ...

Non fece in tempo a finire quel pensiero che sentì una strana sensazione, calda e avvolgente, partirle dal ventre, proprio mentre il marito poggiava un bacio e una carezza sul pancione.

 

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Rose, dall'alto dei suoi due anni e mezzo, aveva in mente solo due cose: esplorare e mettersi in bocca il maggior numero di cose che trovava sul suo cammino.

“Belle, sei sicura che non puoi venire nemmeno un attimo?”

“Tesoro, siamo a metà settembre e sai che la biblioteca si riempie di studenti che...” non fece in tempo a finire che sentì un urlo all'altro capo del telefono.

“Rose! Rosie, non appenderti, è antico e potresti farti male!”

“E' agitata?” chiese, porgendo un libro di botanica elementare a un bambino di sei anni pieni di lentiggini.

“Se per agitata intendi che si appende sugli scaffali e sugli orologi più antichi che ho in negozio, sì.”

“Prova a leggerle qualcosa.”

“Non posso, devo sistemare alcune cose e devo finire entro stasera.”

“Prova a farle fare l'aeroplano.”

“Gliel'ho già fatto fare. Per dieci minuti di fila.”

“E non ha funzionato?”

“Eccome se ha funzionato! Ha potuto vedere mille altri oggetti da poter ingerire o con cui ferirsi... Belle, non so che fare. Forse sono io vecchio, ma non ho più energie e non so come calmarla. Era così calma a casa...”
“Vuole solo esplorare. Ci sono mille oggetti nuovi che non ha nemmeno mai immaginato.”

“Lo so, ha preso da te. Anche tu mi distruggevi metà castello.”

Belle rise e si immaginò il marito con la cravatta tutta sciupata e la camicia sgualcita.

“Portala fuori e prendile un cono gelato.”
“Un cono gelato? Così finirà per imbrattarsi tutta! E poi, quando l'avrà finito che faccio?”

“Prendiglielo e basta. Alla nocciola.”

“Non penso che il mio gusto le possa piacere...”

“Fidati. Ora devo andare, ciao. Ti amo.” disse Belle, dovendo chiudere in fretta.

 

 

Gold finì di spolverare una lampada d'ottone. Alzò lo sguardo e vide la figlia, con ancora delle tracce di gelato attorno alla bocca, tutta tranquilla e pacifica. Quasi non la riconosceva.

Per un attimo si chiese se dentro il gelato alla nocciola e alla vaniglia qualcuno non avesse messo del calmante.

La vide prendere con le manine un libro cartonato di favole e girarne le pagine, osservando con le labbra schiuse per la sorpresa le immagini colorate; fu in quel momento che Gold ringraziò che la figlia assomigliasse così tanto alla moglie.

Belle, a qualche metro di distanza, in biblioteca, osservò il cellulare e lesse un messaggio del marito che la avvisava che la sua idea aveva sorprendentemente funzionato. Sorrise al pensiero che la figlia assomigliasse così tanto al padre.






Note dell'Autrice
Avendola scritta apposta per marzo, in alcuni punti può risentire un po' della situazione attauale dei Rumbelle, anche se in maniera molto all'acqua di rose. Conto sul fatto che non rovini quest'episodio e, soprattutto, il progetto che sta a monte. Inoltre, per una volta, mi sono concentrata un po' di più sulla gravidanza  di Belle, lasciando alla piccola Rose un piccolo spazietto alla fine. Tuttavia si è genitori non solo quando il bimbo nasce, ma sin da prima. Quindi, lasciatemela passare.
Visto che non sembro in vena di scrivere delle note decenti, passo ai ringraziamenti. Voglio dire grazie a tutti coloro che preferiscono/seguono/ricordano questa raccolta, episodio dopo episodio. E un grazie anche a Elema, Euridice100 e Saja che hanno recensito lo corso capitolo; il vostro sostegno è davvero importante per me.
E infine un grazie anche a tutti i lettori silenziosi, sperando che questo capitolo vi sia piaciuto.

 

  
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