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Autore: suni    15/12/2008    19 recensioni
Spirito di patata: letteralmente, dicesi di umorismo di bassa lega, dal gusto spiacevole e fastidioso, troppo pesante e difficile da digerire.
Naruto ritiene che, disgraziatamente, sia esattamente la descrizione del sense of humour di Sasuke.
[Legata a Konoha, mattina e successive]
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
- Questa storia fa parte della serie 'Konoha, mattina'
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Spirito di patata: letteralmente, dicesi di umorismo di bassa lega, dal gusto spiacevole e fastidioso, troppo pesante e difficile da digerire

Un altro momento che non serve assolutamente a niente. Ormai sta diventando lo standard, me ne scuso assai.

Sempre collegato alla solita Konoha, Mattina.

Ringrazio sentitamente Mala_Mela per la gentile consulenza.
E buona serata.

suni

 

 

 

 

 

 

Spirito di patata

 

 

 

 

Naruto sbuffa tra sé, le mani affondate in tasca e le spalle un po’ incassate, ciondolanti al ritmo del suo passo svogliato. Si guarda intorno con riluttanza, omaggiando di un vago e ingiustificato astio l’ampia facciata fregiata dello stemma degli Uchiha che marca l’ingresso del quartiere privato del clan.

Ieri sera un normalissimo battibecco con Sasuke, uno dei soliti quindici bisticci settimanali, si è trasformato nell’ennesimo litigio feroce, conclusosi con un paio di cazzotti e un sonoro “vaffanculo, idiota” sibilato dal genio subito prima che il suddetto gli sbattesse la porta sul naso.

Facendogli un male cane, peraltro.

La cosa peggiore è che, stranamente, stavolta aveva ragione Sasuke. La sua reazione sproporzionata però è stata completamente eccessiva: non era assolutamente necessario minacciarlo di una morte lenta e atroce semplicemente perché gli è sfuggito di dire una frase ambigua in presenza di Sai e Ino.

Sì, d’accordo, adesso Ino ha perfettamente capito che cos’è esattamente che lega lui e Sasuke, ma questo è successo soltanto perché lei è estremamente maliziosa: Naruto è assolutamente certo che Sai, al contrario, non abbia intuito minimamente il punto, anche se sicuramente la bionda si sarà premurata di spiegargli le cose non appena rimasti soli.

Comunque Sasuke ha dato i numeri come suo solito e gli ha rinfacciato di essere la solita testa quadra, di non capire una mazza e di saper soltanto rendergli la vita difficile. Quando ha sentenziato sprezzante e con estrema serietà che se lui non fosse mai nato la sua esistenza sarebbe infinitamente migliore – cosa assolutamente falsa, perché se lui non esistesse probabilmente Sasuke sarebbe morto da anni – Naruto non ha potuto che reagire focosamente e mandarlo a farsi stendere, così Sasuke gli ha fatto notare che basta ragionare su quanto tutto si sia complicato da quando i loro rapporti si sono, per così dire, intensificati per vedere chiaramente quanto la presenza di Naruto sia nociva alla sua serenità.

Lui ha perso le staffe, a quel punto.

“La tua serenità? Vogliamo parlare della mia, allora? Hai una vaga idea di quante cose sarebbero state migliori nella mia vita e di quanto meno avrei sofferto se tu non fossi mai esistito, teme? Ti rendi conto che sono stato male come un cane per anni soltanto per causa tua, eh? Se tu non ci fossi io sarei sempre stato molto più felice,” ha affermato rabbiosamente, scrutandolo ostile.

Che poi è assolutamente falso. Sasuke gli ha fatto molto male, in passato, più di chiunque altro. Ma gli ha fatto anche così tanto bene, sempre, che la sofferenza attraversata al confronto perde ogni peso. Lo sa lui e lo sa anche il genio, ma questo non gli ha impedito di arrabbiarsi e offendersi a morte ed è stato allora che sono partiti i pugni, mentre Sasuke ringhiava che se le cose stavano così poteva tranquillamente levarsi dai piedi così sarebbero stati meglio tutti e due.

Non si sono visti per tutto il giorno, e Naruto ha esitato fino ad ora prima di decidersi a trascinarsi fiaccamente a casa Uchiha per vedere se l’ira dell’amato si è per caso affievolita. Non che ci conti molto, considerata la straordinaria durevolezza del rancore del genio nei confronti di chiunque gli abbia mai fatto il minimo sgarbo. Ma Naruto è mediamente certo che con un paio di scuse ben piazzate e liberandosi di un tot di strati di vestiti ne verrà a capo.

Sospira stancamente, rallentando mentre giunge in vista della porta di casa di Sasuke. A quel punto prende un lungo respiro, frugandosi le tasche alla ricerca delle chiavi, quindi compone un ghigno scanzonato che simuli noncuranza per quanto avvenuto – minimizzare è la cosa migliore, per bilanciare la tendenza al melodramma del compagno – ed infine fa scattare la serratura socchiudendo la porta.

“Ciao,” esordisce, leggermente incerto. “Sono qui, disturbo?”

Il silenzio assoluto lo accoglie. La casa è immersa nella penombra, le luci sono spente e tutto è immobile e muto.

“Sas’ke? Teme, mi senti?” domanda perplesso, avventurandosi all’interno.

Non c’è traccia di presenza umana nell’anticamera, nel corridoio né in cucina: è tutto perfettamente ordinato e lindo, come al solito, e sembra che nessuno tocchi niente da giorni. Tutto il contrario di casa sua, dove pare perpetuamente che sia appena passato un ciclone particolarmente violento.

“Sas’keee!” ripete alzando la voce. “Sei di sopra?”

Trotterella su per le scale con un sbuffo, poi caccia la testa oltre la porta della stanza da letto del genio con una smorfia buffa e sorniona che nelle sue intenzioni dovrebbe rabbonirlo: peccato che anche lì di Sasuke non ci sia traccia. Si guarda intorno con un briciolo di delusione e aggrotta la fronte, leggermente perplesso. Il tramonto è già passato da un po’ ed è molto insolito che Sasuke esca di casa la sera, a meno che non sia proprio Naruto a trascinarlo a cena con questo o quel collega, o con Sakura. Penserebbe che sia con Kakashi, se non fosse che il ninja copia sarà fuori in missione con Yamato per un paio di giorni.

Poi guarda la scrivania e ha un moto di stupore, avanzando automaticamente all’interno, nello scorgere la cornice della vecchia fotografia del team sette rovesciata in avanti, com’era quando lo hanno riportato indietro, come Sasuke l’aveva lasciata partendo per Oto. La gola di Naruto si secca istantaneamente mentre raggiunge lo scrittoio e la solleva, raddrizzandola con mani leggermente tremanti. Istintivamente getta l’occhio dietro la porta, nell’angolino dove normalmente Sasuke lascia il suo zaino da viaggio così da averlo sempre a portata di mano per riempirlo in caso di incarichi esterni.

Lo zaino non c’è.

“Cosa cazz…” raglia Naruto allarmato, guardandosi febbrilmente intorno.

Emette un sordo gemito gutturale e disperato quando lo scorge: il coprifronte scheggiato che Sasuke ha ripreso diligentemente a portare quando è stato reintegrato come shinobi di Konoha è allungato ordinatamente sul tavolino da letto, tra un libro iniziato e una piccola lampada spenta.

“No,” rantola Naruto agghiacciato. “No. Nononono. No!”

Si scaraventa fuori dalla stanza derapando in corridoio, con uno scivolone che quasi lo sbatte al muro.

“SAS’KE! SASK’EEE!” sbraita atterrito, saltando i gradini a colpi di tre nella fretta di raggiungere il piano terra. “SAS’KEEEEE!”

Si getta fuori dalla porta, con l’aria incastrata nei polmoni, le ginocchia che tremano e la vista offuscata dal panico. Non è possibile. Non può essersene andato così un’altra volta senza una parola, senza una spiegazione e per uno stupido litigio da due soldi.

Si arresta nella strada deserta, con il fiato corto e i pugni serrati.

“Dove sei?” grida angosciato. “Dove cavolo seiii?” ripete, girando su se stesso per guardarsi intorno.

Ma non gli risponde nessuno. Abbassa la testa per un istante, amareggiato e impotente, stringendo i pugni ancor di più tanto da sentire le unghie conficcarsi nel palmo, poi riprende a correre.

 

La luna illumina bianca l’ampia spianata, la radura circostante il fiume. Le sommità delle teste rocciose del Primo e di Uchiha Madara sono schiarite dai raggi notturni, solenni e maestose come quella volta. Naruto si guarda intorno febbrilmente, cercando un segno, una traccia, qualcosa, ma non c’è assolutamente nulla. Deglutisce faticosamente, domandandosi atterrito da quante ore Sasuke possa essere partito, per andare dove e con chi.

È allucinante. Sembra un incubo.

“Sas’ke,” mormora con voce spezzata.

Solleva uno sguardo sofferente verso la luna quasi piena, emettendo un gemito come un singhiozzo. È allora che lo intravede, a un centinaio di metri: una sagoma scura che si muove rapidamente. Ma non abbastanza, ci puoi giurare, ruggisce internamente, scagliandosi in avanti con tutte le sue forze.

Lo raggiunge in un paio di minuti.

“Sas’ke!” strepita inviperito, rallentando a breve distanza da lui.

La schiena del genio si irrigidisce, mentre si arresta sul posto senza voltarsi. Naruto lo sente sospirare.

“Oh, no. Ancora tu. Lo sapevo che dovevo passare da un’altra strada,” afferma Sasuke freddamente, con voce ostile.

“Cosa stai facendo?” stride Naruto imbufalito, aggrottando il viso in una maschera di collera.

Sasuke volta appena il capo, con un’occhiata superiore e condiscendente.

“Non ci arrivi da solo, dobe?” chiede glaciale. “Me ne sto andando.”

Naruto batte un piede a terra, esasperato, e leva gli occhi al cielo.

“Ma sei completamente idiota, o che?” sbotta alzando la voce, sputando fuori lo spavento e il risentimento. “Ti sei bevuto il poco cervello rimasto?”

Sasuke raddrizza il capo, altero, regalandogli un’occhiata di puro disgusto.

“Non abbiamo nient’altro da dirci,” afferma truce. “Visto che la mia presenza ti è talmente dannosa, te ne libero. Starò molto meglio anche io, avrei dovuto spezzare definitivamente ogni legame molti anni fa ma stupidamente non l’ho fatto fino in fondo.”

Naruto lo guarda allibito, sentendo la rabbia che gli matura dentro come un temporale che si prepara.

“Io avrei dovuto romperti la testa, ma c’è sempre tempo per rimediare ora,” ringhia, facendo un minaccioso passo avanti.

“Non credere di potermi fermare, Naruto,” lo avverte Sasuke con ferocia. “Non mi puoi trattenere in nessun modo. Anche se lo facessi, comunque, non potresti certo costringermi ad avere a che fare con te,” precisa, incurvando le labbra con aperto disprezzo.

“Non credi di stare esagerando, Sas’ke?” lo riprende Naruto infuriato, afferrando uno dei tiranti del suo zaino con uno scatto d’ira. “Non pensi che…”

“Io e te abbiamo chiuso,” ribatte fermamente il genio, con l’espressione distante e determinata che gli ha già visto altre volte in passato, con quello sguardo vuoto e crudelmente indifferente dei suoi ricordi di quindicenne. “Questa volta ti consiglio di prenderne atto,” aggiunge, afferrando saldamente la sua mano, tanto da fargli male all’osso, e spingendola via con risoluta calma.

Naruto si acciglia, sempre più esterrefatto e sempre più vittima di un panico radicato.

“Tu stai vaneggiando. Tu non…non puoi volere una cosa del genere. Con tutto quello che c’è tra noi…”

“Questo è quel che vedi tu,” lo interrompe Sasuke seccamente, soffiando le parole come lame. “Tra noi c’è sempre stata solo la tua volontà di tenermi al tuo fianco. In questi quattro anni ho avuto bisogno di appoggiarmi da qualche parte. Adesso mi rendo conto di non provare più questa necessità, quindi non c’è motivo che mi trattenga ulteriormente,” spiega freddamente, senza il minimo trasporto. “Sei soltanto un povero illuso.”

“Non è vero!” ruggisce Naruto ferito, sporgendosi in avanti verso di lui. “Noi siamo legati, sei veramente cretino se ricominci con questa storia ridicola dei ponti da tagliare! Io e te…noi…Sas’ke…tutto quello che abbiamo passato…” continua, con la voce che trema.

Trema incontrollatamente, come la sua mano ancora allungata in avanti.

Sasuke ha chinato la testa, rigido e composto. Ha le braccia allungate lungo i fianchi e il viso celato dalla coltre dei capelli neri.

“…Io…non so nemmeno cosa fare senza di te. Anche diventare Hokage non avrebbe nessun senso. Se non hai intenzione di fermarti allora sarò costretto a farlo io, a costo di usare la forza. Lo sai,” continua Naruto con enfasi, il viso deformato dall’ansia e dalla contrarietà. “Tu sei la prima persona con cui ho costruito davvero qualcosa, e qualcosa di grande. Pensa a tutto quello che abbiamo vissuto insieme…alle missioni quando eravamo genin, ad Haku e Zabusa, a…”

E s’interrompe, incredulo.

Le spalle di Sasuke stanno tremando, adesso. È l’unica cosa che Naruto vede distintamente della sua sagoma illuminata dalla soffusa luce lunare dietro di lui. Tremano visibilmente, come scosse da silenziosi singhiozzi.

“Sa…sas’ke?” sfiata lui a fatica, speranzoso.

E poi succede, la sente.

La risata.

Sasuke sta ridendo.

…Ridendo?

Immobile, con la testa china, ride udibilmente, nonostante lo sforzo per nasconderlo.

“Sas’ke?” ripete Naruto sospettoso.

E il genio getta il capo indietro, lasciando libero sfogo a una sghignazzata come Naruto non gliene ha mai viste fare, eccezion fatta per il momento della sua uscita dalla botte del Quartetto del Suono, quando si è messo a ridere da solo come uno psicopatico.

Una crudele, canzonatoria, maligna sghignazzata.

“Sei…impazz…?” borbotta Naruto spaesato.

Sasuke ride ancor più incontrollatamente, portandosi una mano al ventre e stringendosi gli addominali.

“Sei…veramente…un idiota…” balbetta, tra un accesso di risa e l’altro.

E Naruto sgrana gli occhi, folgorato dalla comprensione della realtà.

“Era uno scherzo?” squittisce sbigottito.

Sasuke non risponde. Ride, tanto da piegare le ginocchia e crollare a terra. Naruto è immobile, pietrificato sul posto, e Sasuke ride seduto per terra, come se stesse vedendo la cosa più comica e demenziale del mondo.

“Dovevi…veder…la tua facc…” esala senza fiato, con lacrime esilarate a brillare a lato degli occhi. E giù a ridere follemente, sempre di più.

Naruto lo osserva ancora inebetito, quindi la rabbia lo invade, amplificata dal sollievo e dall’umiliazione di esserci cascato come un allocco, con tutte le scarpe.

“Teme, io ti ammazzo!” strepita, scagliandosi in basso contro di lui e rifilandogli un pugno. Sasuke finisce tirato in terra senza nemmeno disturbarsi a cercare di recuperare un minimo di serietà.

“Lo trovi divertente, eh? Eh, razza d’idiota?” continua a gridare Naruto, scrollandolo per le spalle. Sasuke ridacchia ancora di gusto.

“Infierire su di te è sempre stata una delle mie massime fonti di gioia,” afferma, prendendo di nuovo a ridere e scuotendo la testa con sollazzo. “Quindi sì. Dei, quanto sei stupido.”

“Va’ al diavolo!” urla Naruto rifilandogli una botta con il ginocchio che aveva poggiato in terra. “Mi hai fatto prendere un colpo, maledetto stronzo!”

Sasuke prende un lungo respiro, con un ultimo risolino appagato.

“Ho visto. Stavi per metterti a piangere,” afferma convinto, ridacchiando nuovamente finché non esplode ancora in un riso deliziato. Naruto lo scruta torvo. Non ride mai, mai e poi ancora mai, tranne per prendersi gioco di lui. È seccante come nient’altro.

“Sei soddisfatto?” chiede stizzito.

Sasuke annuisce, rilassandosi sull’erba.

“Mi sono vendicato di ieri. Sì, molto,” ribatte sfrontato.

“Devi piantarla di vendicarti per qualunque stronzata, sai?” lo riprende Naruto risentito, voltando il viso dall’altra. “Non è stato affatto divertente, anche se non ci ho creduto per un solo momento,” precisa sostenuto.

Sasuke ride di nuovo.

“Sì, come no,” lo canzona perfido. “Oh, ti prego, non te ne andare, senza di te non voglio nemmeno diventare Hokage,” motteggia impietoso, facendolo arrossire nel buio. “Te la stavi letteralmente facendo sotto, dobe,” conclude vittorioso, col suo sorrisetto condito alla boria.

Naruto si alza di scatto, offeso e mortificato.

“Sono contento che tu abbia imparato a ridere, di tanto in tanto, ho sempre sperato che succedesse. Buon per te,” afferma freddamente, allontanandosi per tornare verso Konoha.

“Ehi! Dove vai?” esclama Sasuke, ancora straordinariamente ilare.

Naruto si volta indietro rabbuiato, stringendosi nelle spalle.

“A casa,” risponde grave. “Ho già perso un sacco di tempo,” continua, prima di riprendere a camminare.

“Ehi, ehi,” sente dire a Sasuke, la cui voce si avvicina. “Poi sono io quello che non ha il senso dell’umorismo…” commenta sarcastico, con sufficienza.

Naruto si gira di nuovo di scatto, irritato.

“Questo non c’entra con l’umorismo,” scandisce secco, la voce che freme di rabbia. “Non è divertente e non fa ridere,” precisa risentito.

“Sì che lo è,” ribatte caparbiamente Sasuke.

Naruto emette un lungo sospiro, scrollando la testa.

“Come ti pare. Buonanotte, teme,” esclama, indifferente.

Non fa in tempo a fare un altro passo che le braccia di Sasuke si afferrano al suo torace, sicure.

“Mi sa che qualcuno qui si è offeso per essersi fatto smascherare un’altra volta come l’idiota che è,” commenta ironico, mormorando contro il suo orecchio. Naruto si irrigidisce, colto in flagrante.

“Dai, lasciami, ho sonno,” risponde imbronciato.

Invece il genio gli rimane aggrappato anche nel momento in cui tenta di avanzare, dondolandogli appresso. Sbuffa annoiato, lasciando finalmente la presa per qualche decina di metri. Naruto avverte la sua silenziosa presenza alle proprie spalle senza che il genio dica una sola parola finché non si trovato accanto alla sommità della cascata.

“Ehi, dobe,” lo apostrofa a quel punto. “Sai che pensavo?”

“Sicuramente una cattiveria,” risponde automaticamente Naruto, con distacco.

“Questo posto,” inizia distrattamente Sasuke, saltellando sulla testa di Madara con, giurerebbe Naruto, aperta insolenza. “Ne ha viste delle belle, no?” continua, abbassando lo sguardo sulla pozza d’acqua sottostante.

Naruto storce il naso con una smorfia scettica.

“Certo. Belle è proprio il termine che mi viene in mente. Momenti di pura gioia,” conferma sarcastico.

Sasuke si volta verso di lui, con un sogghigno inquietante. Ritorna indietro con lentezza, senza smettere di guardarlo fisso. Naruto porta il corpo indietro tendendo i muscoli, ancora risentito.

“Penso che sarebbe doveroso sostituire ricordi più piacevoli a quelli di allora,” afferma Sasuke con una sorta di solennità artefatta. Sporge la testa in avanti, sfiorando le labbra del jinchuuriki con le proprie inaspettatamente. Naruto si ritrae, aggrottando la fronte.

“Non è così che funziona,” mormora severo. “Voglio andare a casa,” ribadisce deciso, facendo un passo indietro.

Sasuke sospira pazientemente, parendo rassegnato alla sua profonda demenza.

Dobe, guarda che era solo uno scherzo,” borbotta sostenuto.

“No!” sbotta Naruto a voce alta, iroso. “Non è uno scherzo, è solo una cattiveria! Tu…questo posto…Ho passato il momento più brutto di tutta la mia vita in questo posto!” esclama enfatico. “Per te non era così. Quella volta mi hai detto che non potevo sapere cosa significasse aver perso le persone più importanti. Adesso invece lo so. Mi è successo qui, in una notte come questa di sette anni fa,” aggiunge astioso. “Non fa ridere. Nemmeno vagamente.”

Sasuke sbuffa, voltandogli le spalle. Dondola la testa, con le braccia incrociate al petto.

“Non hai mai perso niente. Se fosse stato così quella notte ti avrei semplicemente ucciso,” osserva atono. “Dici sempre che non mi lascio mai andare, ma adesso sei tu quello attaccato alle cose vecchie.”

“Oh, certo,” freme Naruto indignato. “Quindi?”

Sasuke sbuffa, condiscendente.

“Quindi adesso vieni qui e mi svesti.”

L’idea, sussurra una vocina nella testa di Naruto, è decisamente allettante. Il jinchuuriki però rimane fermo e serio, incupito. Sasuke lo guarda per qualche secondo, attendendo una reazione, quindi sospira nuovamente.

“Va bene. Mi svesto io, sei troppo idiota per collaborare.”

Naruto deglutisce mentre lo zaino di Sasuke cade a terra, seguito a breve dalla sua giubba scura. Un sandalo vola per aria e l’altro, scagliato via a casaccio, precipita giù dalla cascata nell’indifferenza assoluta del proprietario.

“Guarda che non funziona,” osserva Naruto seccamente.

Sasuke si limita ad annuire, sfila dai pantaloni la camicia e sposta lo sguardo su di lui, iniziando a slacciarne la sottile cintura. Il suo petto chiaro si intravede dall’ampia apertura scollacciata, asciutto e ben disegnato. Naruto trattiene il fiato quando una prima manica scivola via con calcolata lentezza, avvertendo un familiare senso di calore irradiarsi da qualche parte verso l’intestino.

G-guarda che potrebbe arrivare gente,” azzarda, incerto.

Sasuke solleva appena un sopracciglio, scettico.

“Certo, questo è un posto trafficato. Tutti gli amici vengono qui a prendersi a botte e tagliare i ponti,” commenta caustico, osservandolo con raccolta compassione. La seconda manica gli scorre sul braccio impiegando un tempo che a Naruto sembra assurdamente lungo, prima che il tessuto chiaro raggiunga zaino e giubba in terra.

Le spalle morbide, la vita sottile, la linea dritta della pancia, il solco tra i pettorali, Naruto lo percorre tutto e decide che tutto sommato non ha molto senso arrabbiarsi tanto per uno scherzo.  Sbuffa, annullando l’ultima traccia di collera, quindi gli si avvicina scuotendo piano la testa.

“Perché mai ti do retta,” borbotta senza troppo fiato, prima che la mano di Sasuke gli intrappoli il polso e lo strattoni contro di sé. Naruto lo bacia con uno slancio che ha ancora qualcosa di rabbioso, afferrandogli il braccio e stringendogli le dita tra le ciocche corvine di capelli, dietro la nuca, abbastanza forte da tirarli con decisione.

“Stronzo,” sussurra contro le sue labbra.

Sasuke trattiene il fiato, poi emette una specie di gorgoglio sordo e, maledetto, teme, si rimette a ridere tra sé.

“Sas’ke!” rumina Naruto feroce. “Ho capito, ti sei divertito, adesso finiscila.”

Il genio si morde le labbra, annuendo ripetutamente, ma il fremito del suo naso indica la sua persistente ilarità. Naruto sbuffa esasperato, facendo per spingerlo via, ma Sasuke è abbastanza veloce da stringergli il braccio in vita.

“Ho perso anch’io qualcosa di importante, quella notte,” mormora contro il suo orecchio. “Però quella cosa è l’unica che ho ritrovato. Per questo ne posso ridere,” conclude serio.

A Naruto scappa un sorriso spontaneo, scaturito da un genuino senso di sollievo, quasi di onnipotenza. Mentre ritorna a lambire le labbra di Sasuke con le proprie, raggiungendo l’orlo dei suoi pantaloni con le dita, si dice con noncuranza che dopotutto Sasuke ha altre qualità, molto più apprezzabili del suo spirito di patata, di cui tenere conto.

   
 
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