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Autore: marmelade    20/03/2015    2 recensioni
OS a quattro mani con Nanek.
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Ti ho amata più di ogni altra persona al mondo, ho lasciato il mio cane dai miei genitori perché sapevo benissimo quanto lo detestavi (e lo detesti), ho rinunciato ad ore di sonno pur di sentirti sempre vicina, in ogni momento, perché la distanza stava uccidendo entrambi, stava uccidendo te.
Perché tu puoi atteggiarti come ti pare, Jade, ma non sei indistruttibile, non sei fatta di marmo, sei più fragile di un vetro, ti rompi anche solo con il vento, e io l'ho sempre saputo.
[...]
Mi dispiace, Jade, ti amo così tanto che non mi sono neanche reso conto di averti ferita.
Mi dispiace, Jade.
Mi dispiace, e mi porterò questo peso sulle spalle, vivrò con le ferite aperte, bruceranno ogni volta che penserò a te.
Me lo merito, in fin dei conti.
E va bene così.
Ferite aperte, indelebili, incurabili.
Perché il tempo passa ma tu non passi mai
*
Buon compleanno, Giada ❤
Vane&Mary.
Genere: Malinconico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Michael Clifford, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Everything I didn't say
 
A Jade, 
buon compleanno
Vane & Mary

 
 ≈

«No, mi dispiace, ma io non avevo detto crema pasticciera e frutti di bosco, avevo chiaramente specificato crema chantilly e frutti di bosco!».
La voce adirata di Jade sovrasta nuovamente quella del suo interlocutore, per sua fortuna nascosto dietro un telefono che gli fa da scudo contro l’ira della ragazza la quale, da quindici minuti buoni, sta discutendo sulla farcitura della sua torta di compleanno, ordinata qualche giorno prima.
«Signorina, mi scusi, qui mi risulta che lei abbia esplicitamente esposto la preferenza della crema pasticciera» ripete lui, l’uomo all’altro capo del telefono, con una voce impaurita e pacata allo stesso tempo.
Jade alza gli occhi al cielo, portandosi una mano sulla fronte con fare esasperato.
«Oh Gesù, lei è tardivo o cosa?! Le ho detto che ricordo di aver chiaramente specificato di volere la crema chantilly nella torta, pochi giorni fa. Ha per caso i timpani otturati?!».
Sospira ancora una volta, Jade, massaggiandosi la tempia con la mano libera.
Eppure non le sembra così difficile da capire: nessuno ha mai richiesto la crema pasticciera, in quella dannatissima torta, tantomeno lei, che è la festeggiata. Ma non è mica colpa sua se il mondo presta poca attenzione a ciò che viene detto a causa di una stupidità galoppante ed acuta!
Lei è solo la povera vittima che, all’alba dei suoi vent’anni, si ritrova a litigare con un tipo sconosciuto, che svolge il suo lavoro in maniera davvero incompetente e poco professionale e che, per di più, pretende di voler avere ragione su una cosa che lei non ha mai detto.
Bella merda. Bello schifo di buongiorno.
La sua pazienza ha già superato il limite della giornata, ottimo.
Buon compleanno, Jade” si ritrova a pensare sarcasticamente, mentre il tipo incompetente cerca di giustificarsi e spiegare alla ragazza – ancora una volta – che lui ha davanti a sé il foglio con l’ordinazione, in cui c’è chiaramente scritto “crema pasticciera”.
E Jade non ce la fa più, anche perché la voce nasale del tipo la irrita, e non poco.
«Senta, non è mica colpa mia se lei è poco professionale nel suo lavoro!» sbotta improvvisamente, interrompendo il ciarlare – inutile, a detta sua - del suo interlocutore.
«Ora, mi stia bene a sentire. Le consiglio due cose: uno – si faccia sturare quelle orecchie tumefatte dal cerume e, la prossima volta, impari a segnare bene gli ordini dei suoi clienti, se non vuole finire in bancarotta o in mezzo ad una strada. Due – e questo lo prenda come un mio regalo personale – si ficchi quella torta con crema pasticciera e frutti di bosco dove cazzo le pare e piace, perché io non verrò né a ritirarla, né a pagarla!». E attacca la telefonata dopo aver urlato quelle ultime parole contro quel pover’uomo che, a detta di Jade, di povero ha solo il cervello privo di neuroni.
Si passa una mano tra i capelli rossi, poggiando il telefono di casa sul tavolo in salotto, cercando inutilmente di calmarsi dopo quella sfogata tremenda, poi chiude gli occhi e li strofina veemente con le dita: è il suo compleanno – il suo cazzo di compleanno – e si ritrova con i nervi a mille, una festa da preparare e senza uno straccio di torta.
“Perfetto” – pensa, mentre prende un grosso sospiro – “sarà meglio disdire il tutto e basta. Passerò il mio compleanno da sola e col mio fidato divano, mangiando patatine e guardando film horror a volontà”.
Ma poi Jade si ricorda di aver già comprato roba da mangiare a non finire, bibite analcoliche e birre in quantità che da sola non riuscirà a smaltire, festoni colorati che appenderà per casa nel pomeriggio con Vanessa e, soprattutto, si ricorda di aver speso un occhio della testa.
Si batte una mano sulla fronte. No, non può proprio disdire nulla, perché i soldi di certo non crescono sugli alberi come delle mele e non le verranno restituiti.
E poi non potrebbe mai mangiare tutte quelle patatine da sola.    
Perciò Jade decide che non ne vale la pena: disdire la sua festa di compleanno per una maledettissima torta e rimanere sola come un cane non è quello che aveva immaginato per i suoi vent’anni, quindi vaffanculo alla torta, vaffanculo al tipo incompetente e vaffanculo anche alla crema pasticciera.
Una soluzione a portata di mano ce l’ha già.
Si passa un’ultima volta una mano libera tra i capelli rossi prima di infilarla nella tasca dei jeans ed afferrare il cellulare con un po’ di fatica poi, una volta tra le mani, scorre velocemente i numeri in rubrica per poi arrivare al numero che le serve davvero e chiamarlo.
Si butta a peso morto sul divano mentre attende che qualcuno dall’altra parte le risponda e, dopo soli tre squilli, una voce si fa sentire dall’altro capo del telefono.
«Ehi Jadey!». La voce squillante di Vanessa coglie alla sprovvista Jade, che rimane per un attimo interdetta.
«Vane, ciao» la saluta, poi allontana di poco il cellulare e controlla di non aver sbagliato numero. «Ma non ho chiamato Mary?» domanda poi, perché sa di non aver sbagliato numero.
«Sì, infatti sono con lei» spiega la bionda «e comunque... buon compleanno, Jadey!» esclama gioiosamente, forse con fin troppo entusiasmo, dato che la rossa è costretta ad allontanare il telefono dall’orecchio per evitare che le si fracassi un timpano.
«Buon compleanno, Jade!» esclama anche Mary in lontananza, presa a far chissà cosa.
«Grazie mille, ragazze» risponde la rossa, ed un sorriso allegro nasce sulle sue labbra.
«Vane, mi passeresti Mary? Ho bisogno di chiederle una cosa» dice poi, sospirando appena, ricordandosi della litigata che ha appena affrontato con quel tipo. Al solo pensiero le prudono le mani dalla rabbia.
«Aspetta che ti metto in vivavoce, eh!» risponde Vanessa, allontanando il telefono dall’orecchio, poi Jade la sente chiamare Mary e dirle di avvicinarsi al telefono, perché la rossa ha qualcosa da dire.
«Che succede, Jade?» domanda Mary una volta arrivata accanto a Vanessa.
Jade tira un altro sospiro, mordendosi il labbro inferiore. «Ho litigato con il tipo della pasticceria e adesso non ho più una torta di compleanno» le informa, provocando un sussulto improvviso a Vanessa.
«Sì ma non è stata colpa mia, lo giuro! – cerca di difendersi, prima che le due amiche possano ribattere - Secondo lui, io avevo richiesto la crema pasticciera come farcitura ma, in realtà, io ho chiesto la crema chantilly! Il mio insultarlo è stata solo legittima difesa».
«Ma non potevi evitare gli insulti, almeno?» la rimbecca Vanessa, anche se il suo cipiglio è chiaramente divertito: Jade sa che la sua amica sta immaginando l’espressione terrorizzata del tipo incompetente.
«Per me hai fatto bene, Jade!». E la rossa ridacchia perché sa che, quando si tratta di insulti, Mary le da sempre man forte.
«Comunque, Mary, potresti prepararla tu? Mettici quello che ti pare, non ho preferenze, davvero» dice sospirando. “Quel maledetto tipo”, pensa, “ma come ha fatto ad avere il posto di lavoro?!”.
«Sarà fatto, capo. Avrai una crema chantilly nettamente migliore di quella della pasticceria» esclama Mary, e Jade sorride perché sa che sarà sicuramente così.
 «Noi ci mettiamo all’opera, Jadey» la informa Vanessa, mentre Mary si è già allontanata «e ci vediamo nel pomeriggio da te. Inizia a cacciare i festoni dalle buste!».
Jade storce il naso e ancora si domanda come faccia Vanessa ad avere quel sesto senso incredibile e a capire che non ha ancora tolto i festoni dalle buste della spesa da quando li hanno comprati insieme, qualche pomeriggio prima.
«A dopo ragazze, e grazie».
Attacca la telefonata e poggia il cellulare sul grande cuscino del divano scuro, poi butta la testa all’indietro e chiude gli occhi.
Ha appena compiuto vent’anni da qualche ora e già si è trovata a litigare con un tizio sconosciuto.
Chissà cosa le riserverà il resto della giornata.
Al momento ha solo voglia di rimanere in quella posizione, magari stendere le gambe e stiracchiarle piano, per poi chiudere gli occhi ed addormentarsi fino a quando Vanessa non busserà al citofono e le ordinerà di aprire, mettendo sottosopra casa sua con la sua vivacità e la sua grande voglia di preparare la festa.
Sta quasi per entrare nel coma più profondo, quando il citofono bussa insistentemente con tre sonori squilli meccanici. Jade sussulta improvvisamente, ridestandosi da suo quasi pisolino, poi spalanca gli occhi e le sue mani si serrano in due pugni, che battono successivamente sul cuscino del divano.
Non è possibile!” – pensa, stringendo i pugni – “è una cazzo di congiura contro di me, oggi, altro che compleanno!”.
Si alza bruscamente dal divano, imprecando sottovoce bestemmie in aramaico appena inventate, poi si avvicina al citofono ed alza la cornetta in modo estremamente infastidito.
La voce del postino fa capolino dall’altra parte, informandola che c’è un pacco per lei che l’aspetta accanto alla cassetta della posta e Jade – forse un po’ troppo bruscamente – lo ringrazia e attacca la cornetta.
Si allontana dal citofono e si domanda mentalmente che pacco la stia aspettando così impazientemente, così – forse per la troppa curiosità – afferra le chiavi poste su un comodino lì vicino ed apre la porta, lasciando che la frescura del pianerottolo la invada leggermente, poi chiude la porta alle sue spalle e scende velocemente le scale a due a due, perché vuole davvero sapere cosa sia quel pacco appena arrivato per lei, dato che non ne riceve molti.
E poi è pur sempre il suo compleanno.
Non appena arriva accanto alle cassette della posta, trova il postino che l’attende con una raccomandata ed una busta, un po’ più grande del normale, ad attenderla.
Jade non può fare a meno di spalancare gli occhi, perché proprio non se l’aspettava una cosa del genere, mentre firma distrattamente la raccomandata che il postino le sta tenendo sotto al naso, poi quello va via, e la lascia sola insieme a quella busta che attende solo di essere scartata.
Jade lo guarda ancora un po’, curiosa e scioccata allo stesso tempo, poi afferra la busta e, con un po’ di difficoltà, la porta di sopra, cercando di non inciampare per le scale maledette del suo palazzo.
Apre la porta con la chiave, posta nella mano libera, ed entra in casa, lasciando che la porta sbatta rumorosamente dietro di lei.
Rimane in piedi in mezzo al salotto, appena entrata, perché non ha né tempo né voglia di sedersi comodamente. L’unica cosa che vuole, adesso, è aprire quella busta.
Sorride, Jade, -  lasciando che i palmi delle dita scorrano sulla busta -  perché ha sempre amato i regali enormi sin da bambina, nonostante le abbiano sempre provocato un certo imbarazzo quelli di compleanno da scartare davanti a tutti. E un po’ bambina si sente, in quel momento.
La scarta velocemente e, da dentro di essa, tira fuori un foglio.
Un foglio stropicciato.
Un foglio colorato d’inchiostro blu, un po’ sbavato in qualche punto.
Un foglio che è pieno di parole scritte con una calligrafia un po’ disordinata.
Un foglio che le parla di lui.
E Jade non può fare a meno di sentire il cuore balzarle in petto, non appena legge le prime righe di quella strana lettera, una lettera che non avrebbe mai immaginato potesse arrivare a lei, dopo tutto quel tempo.
E in quel momento, il tempo, la rabbia, il vuoto e il dolore non esistono.
Esiste solo lei.
Ed esiste, come fosse accanto a lei, anche Michael.

"Ciao Jade, 
Da quanto tempo non leggi la mia calligrafia? Da anni, più o meno quattro, non ricordo troppo bene, non è una cosa che amo ricordare, il fatto che ci siamo lasciati ha lasciato ferite indelebili, bruciano ancora, bruciano adesso mentre scrivo. 
Ma d'altronde, come ti ripetevo sempre "Tu non passi mai, non passerai mai davvero". 
Perché ti sto scrivendo queste cose? 
Non lo so, Jade, lo giuro che non lo so. 
Fuori è buio. 
Dalla mia finestra vedo le luci della città, vedo le macchine che si muovono, sento la vita scorrere sotto di me, nonostante in camera mia ci sia un silenzio tombale, inquietante, strano, dato che a me è sempre piaciuto il silenzio. 
Mi piaceva sentirlo sporcato dal tuo respiro però, quando dormivi al mio fianco, mentre ti perdevo in mille sogni. 
Ti accarezzavo i capelli rossi, passavo le dita lievemente, tu non te ne sei mai resa conto. 
Un silenzio imperfetto. 
Un silenzio che diventava un casino micidiale... Tu russi, Jade! Santo cielo. Russi proprio tanto! E scusa se a volte ti spingevo, svegliandoti, sentendoti imprecare contro di me. 
Ma cosa sto facendo, Jade? 
Questa lettera come minimo la brucio appena la finisco. 
Eppure, sono qui, nel mio silenzio, è scrivo a te. 
Mi... Mi manchi, Jade. 
Per quanto tu possa essere stronza, cocciuta, testarda, insopportabile, mi manchi. 
È stata dura per me lasciarti, è stato difficile per me convincermi che fosse la cosa più giusta da fare, dato che tu cominciavi a darmi contro su tutto. 
Stavamo insieme da quattro anni, Jade. 
Ti ho amata più di ogni altra persona al mondo, ho lasciato il mio cane dai miei genitori perché sapevo benissimo quanto lo detestavi (e lo detesti), ho rinunciato ad ore di sonno pur di sentirti sempre vicina, in ogni momento, perché la distanza stava uccidendo entrambi, stava uccidendo te. 
Perché tu puoi atteggiarti come ti pare, Jade, ma non sei indistruttibile, non sei fatta di marmo, sei più fragile di un vetro, ti rompi anche solo con il vento, e io l'ho sempre saputo. 
Ti ho sentita piangere molte volte, per motivi che poi sei riuscita a confessarmi. 
Ti ho sentita tremare, nonostante fossi esattamente accanto a te, avvinghiato al tuo corpo, mentre ti tenevo stretta. 
Ti ho sentita sussurrare parole che non avresti mai detto a nessuno, parole che non dirò mai in giro, sono piccoli segreti che terrò sempre con me. 
Ti ho sentita baciarmi, mentre dormivo, credevi che non ti sentissi... Ma io ti sentirei anche tra milioni di rumori. 
Mi manchi, Jade. 
Mi manca il tuo prendermi in giro perché sono troppo sensibile. 
Mi manca il tuo sarcasmo, la tua voglia di farmi girare i coglioni anche quando dovresti solo stare zitta. 
Mi mancano le tue idee idiote riguardanti il futuro, come quella di morire sola alle Hawaii, senza di me. 
E vaffanculo, Jade. 
Vaffanculo perché pensavo non ci credessi davvero. 
Pensavo... Fosse un modo per difenderti, pensavo fosse l'ennesima scusa per non lasciarti travolgere dalle paure che ti danno i sentimenti. 
Mi sbagliavo. 
E scoprirlo mi ha ferito più di ogni altra cosa al mondo. 
Mi sono sentito tradito, nonostante sapessi benissimo di essere unico ai tuoi occhi. 
Ma il dolore che ho provato... Mi ha solo spinto a lasciarti, ad abbandonarti, a sparire dalla tua vita per tutto questo tempo. 
E, forse, avevi ragione ad avere queste idee, avevi ragione a continuare a difenderti da me, dal mio amore per te. 
Io... Ho combinato un casino, Jade, ho fatto esattamente quello che non dovevo fare, ferendoti, lasciandoti sola... Comportandomi da emerito stronzo. 
Mi dispiace, Jade. 
Mi dispiace, non so dire altro. 
Mi dispiace, ma non riparerò al male che ti ho fatto, lo so bene. 
Mi dispiace, Jade, ti amo così tanto che non mi sono neanche reso conto di averti ferita. 
Mi dispiace, Jade. 
Mi dispiace, e mi porterò questo peso sulle spalle, vivrò con le ferite aperte, bruceranno ogni volta che penserò a te. 
Me lo merito, in fin dei conti. 
E va bene così. 
Ferite aperte, indelebili, incurabili. 
Perché il tempo passa ma tu non passi mai. 
Sempre tuo, 
Michael"


E la ragazza sente le mani tremare un po'. 
Si siede su una sedia, mille nuovi pensieri in testa. 
Michael. 
Ma chi l'avrebbe mai detto, dopo così tanto tempo? 
Silenzio. 
Silenzio dentro di lei. 
Rumori di ricordi. 
Risate. 
Baci sussurrati. 
Abbracci silenziosi. 
Semplicemente loro due, nella loro imperfezione. 
Prende il cellulare. 
Cerca ancora quel contatto on rubrica. 
Non ha più vaglia di pensare cosa sia giusto e cosa sbagliato. 
Non sa neanche lei perché lo fa. 
O, forse, è semplicemente perché Michael è una ferita inguaribile.
Tasto verde. 
Uno squillo. 
Due squilli. 
Tre squilli.
E sta per mandarlo a fanculo, si sta già pentendo di quella mossa così troppo azzardata. 
Ma... 
"Pronto?" sente una voce dall'altra parte del telefono. 
E il cuore si ferma, come sempre quando sente la sua voce. 
Una lacrima le riga il viso. 
Il respiro corto. 
«Michael... Sono... Sono Jade.»

 
Note di Nanerlade.

Tanti auguri alla Andysmile, la Jadey che oggi compie vent'anni tondi tondi.
Auguri a lei e speriamo che questo piccolo regalo le faccia sentire la nostra vicinanza, nonostante i chilometri di mezzo. 
Grazie a chi leggerà e vorrà lasciare un commentino 

Un bacione! 
 
  
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