Quella
notte nessuno riuscì a
dormire a Capo Tempesta. Tutto cominciò poco prima dell'Ora
del Pipistrello,
quando ancora al sorgere del sole mancava poco. Fu attorno a quel
periodo che
cominciarono a sentirsi i primi rumori, e nel giro di mezz'ora l'aria
si era
riempita di grida, versi e latrati. I primi raggi del sole mattutino
avevano
rischiarato una fortezza in preda alla confusione più totale.
Nessuno riuscì a capire com'era
successo. Semplicemente pareva che ad un certo punto qualcuno fosse
penetrato nottetempo
nelle stalle e avesse irritato oppure spaventato gli animali. La parte
peggiore
però era che anche i pokemon si erano infuriati. Uno di loro
aveva sfondato i
possenti ma vecchi portoni di legno, fuggendo all'esterno e dando via
ad un
fuggi fuggi generale.
Molti pokemon erano usciti subito
con al seguito i cavalli, mentre per qualche strano motivo alcuni erano
rimasti
all'interno come se non fosse successo nulla. "Bé, meno
lavoro per
noi" pensò con un sospiro di sollievo Haerrik. Si era appena
svegliato e
non gli andava proprio di giocare a fare il cacciatore.
Quando Nynt, il maestro dei
cavalli, aveva udito il trambusto all'esterno si era precipitato a
vedere cosa
succedeva, non prima di aver incaricato suo figlio Nysen di restare a
guardare
i ragazzi delle stalle, tra i quali c'era anche Haerrik. Era rientrato
di corsa
dopo pochi minuti, quando oramai tutti si erano svegliati e si
chiedevano cosa
stava succedendo. Era sudato e aveva il fiatone, i capelli grigi che
gli
ondeggiavano attorno alla faccia. Aveva spiegato in fretta la
situazione
(almeno quello che aveva capito) e in testa ai ragazzi della stalla era
di
nuovo uscito per riacchiappare i pokemon evasi.
Haerrik invece era stato mandato
assieme a Oss e Aley a controllare la stalla per vedere se c'era
rimasto
qualche animale dentro. Avrebbero poi dovuto tornare a riferire a Nynt
o a suo
figlio - più a questo che all'altro - la situazione
all'interno, e nel caso non
fosse stata problematica sarebbero andati ad aiutare gli altri a
riprendere i
fuoriusciti.
I tre costatarono con piacere che
molti dei cavalli erano rimasti al loro posto, addormentati o solo
lievemente
nervosi. Anche qualche pokemon non si era mosso, ma era stata la
maggioranza di
loro a dare in escandescenza, ed era questo il problema più
grosso. E non era
per niente una cosa bella.
I pokemon non erano come gli
animali normali, erano molto più particolari. E soprattutto
pericolosi. Ma la
loro caratteristica principale era tutto il chiasso che facevano. Una
volta
aveva Haerrik sentito dire che erano stati gli antichi valyriani a dare
il nome
ai pokemon. La parola derivava da due vocaboli, pokaerys
e aeklemon,
rispettivamente aventi il significato di "bestia" e
"rumoroso". Almeno così aveva sentito dire. Così
in un colpo solo
aveva arricchito la propria cultura e imparato che anche gli antichi
valyriani
avevano capito come girava il mondo.
- I cavalli ci sono quasi tutti -
disse Oss dopo una veloce conta - Sono rimasti ventinove su quaranta.
Nonostante nessuno di loro
sapesse né leggere né scrivere gli stallieri
sapevano tutti far di conto. Era
un requisito fondamentale per molti mestieri in fondo, vi erano anche
stati
costretti. Era stato maestro Quetor prima e maestro Laezroth poi a
insegnare al
piccolo Haerrik a far di conto. Nei nove anni in cui aveva abitato a
Capo
Tempesta si erano avvicendati tre maestri, di cui l'ultimo era stato
maestro
Dewey. Era originario dell'Altopiano e si sentiva. Era anche nobile, di
casa
Orme si diceva, lo si percepiva nel suo modo di parlare. Haerrik aveva
preferito decisamente Quetor e Laezroth ai modi spocchiosi dell'altro.
Peccato
fossero morti per la loro età avanzata.
- Meno male - annuì Aley in tono
grave.
Era una cosa sia positiva che
negativa. Le stalle non sembravano essere state danneggiate
più di tante,
constatò Haerrik, solo qualche asse spezzata e qualche
divisione abbattuta,
nulla di che. Il lavoro di un falegname avrebbe risolto tutto. Ma
adesso
toccava loro andare fuori ad aiutare gli altri, e non sarebbe stato per
nulla
un compito facile.
- Allora andiamo, dobbiamo andare
da Nysen a dirglielo.
I tre uscirono quasi
immediatamente dalle stalle, stando bene attenti a richiudere dietro di
sé i
resti del portone. Era la prima cosa che ad Haerrik avevano insegnato,
richiudere sempre il portone alle proprie spalle, anche se magari
poteva essere
del tutto inutile. Le possenti porte erano state infatti per
metà divelte dai
cardini. Un'anta era caduta a terra, mentre l'altra pendeva in modo
decisamente
sbagliato.
Appena uscirono videro che la
situazione non era delle migliori. Già solo nel grande
piazzale del castello
c'erano almeno una decina di combattimenti in corso, ed era
già tanto se si
riusciva a distinguere uno scontro dall'altro. Verso l'angolo nordovest
cinque
stallieri stavano tentando di mettere con le spalle al muro un
Infernape,
mentre dalla balconata soprastante altri due erano pronti con una
grande
bacinella d'acqua per gettargliela addosso e destabilizzarlo. Un
Monferno
invece si era arrampicato sulla grata di ferro che chiudeva le porte
del
castello, disperdendo quelli sotto di lui bersagliandoli con palle di
fuoco. Un
Quilava correva all'impazzata per il cortile, schivando agilmente gli
altri
pokemon e gli stallieri che tentavano di prenderlo, mentre un
Fletchinder e un
Fearow volavano in circolo al di sopra della confusione, lanciandosi di
tanto
in tanto qualche attacco l'un l'altro. Queste erano le prime cose che
saltavano
all'occhio.
Non persero tempo, individuando
subito Nysen alle prese con un riottoso Zebstrika assieme ad altri due
stallieri. Il pokemon era circondato dagli uomini, e si muoveva
lentamente
nitrendo in modo minaccioso e percettibile. Quelli che l'attorniavano
se ne
tenevano bene a distanza, mentre sembravano star aspettando solo
l'occasione
giusta per intrappolarlo.
E così infatti fu. Quando ormai
Haerrik e compari erano quasi arrivati da Nysen questi con uno scatto
fulmineo
si gettò contro il pokemon, schivando agilmente un fulmine
diretto contro di
lui e saltandogli in groppa dopo averlo preso per il collo. Lo
Zebstrika nitrì
furiosamente, scalciando e ondeggiando per far cadere quel cavaliere
indesiderato.
- Le briglie, presto! Datemi il
morso! - urlò agli stallieri a terra.
I due, senza perdere tempo,
cercarono di avvicinarsi il più possibile per riuscire a
gettare a Nysen le
redini. Il pokemon ne era infatti sprovvisto, ma lo avrebbero
sicuramente
calmato o almeno stordito se fossero state montate.
Haerrik, Aley e Oss decisero di
dare una mano. Si consultarono brevemente con Symond ed Elmetto, gli
stallieri
che stavano aiutando Nysen, e adottarono in fretta una strategia. Era
estremamente semplice, ma se fossero stati attenti e l'avessero
applicata a
dovere avrebbero avuto sicuramente successo.
I tre si sparpagliarono attorno
allo Zebstrika, e cominciarono a fare quanto più rumore
possibile. Certo, era
un'impresa riuscire a farsi sentire in mezzo a tutto quel casino, ma
diedero
fondo all'aria nei loro polmoni per potercela fare. Agitavano le
braccia in
alto e urlavano come dei forsennati, correndo a scatti e arrestandosi
di colpo.
Sembrava che qualche strana entità li stesse possedendo,
facevano quasi paura.
E in fondo era proprio questo l'effetto che volevano ottenere.
Si tenevano a distanza abbastanza
ravvicinata per mettere alle strette il pokemon, il quale nel frattempo
era
tenuto faticosamente a bada da Nysen che cercava di calmarlo e di
bloccarlo al
tempo stesso. Ad un segnale concordato i tre scattarono
contemporaneamente in
avanti urlando a squarciagola e protendendo minacciosamente le braccia
in
avanti, e allora successe quel che doveva succedere.
Lo Zebstrika allora si impennò in
tutta la sua altezza. Nella sua posa normale superava di poco i cinque
piedi,
Haerrik aveva visto qualche uomo più alto di cosi. Ma eretto
in tutta la sua
vera altezza uno Zebstrika arrivava anche a superare i sette piedi e
mezzo,
abbastanza da farsela fare addosso anche da un gigante come lo doveva
essere
stato ser Duncan l'Alto.
Si impennò nitrendo, e per poco
Nysen non cadde rovinosamente. Riuscì in qualche modo a
tenersi aggrappato al
collo della animale, stringendosi spasmodicamente e penzolando per
metà nel
vuoto. Lo Zebstrika non parve farvi caso e agitò gli zoccoli
anteriori per
scacciare quei pazzi che gli stavano davanti.
Fu allora che Symond ed Elmetto
agirono. I due, che si erano portati alle spalle del pokemon, si
lanciarono
gridando contro di lui, tenendo ben strette le briglie. Urlarono per
attirare
l'attenzione di Nysen, il quale subito voltò la testa e
capì le loro
intenzioni. Sfortunatamente anche il pokemon fece lo stesso.
Percependo di essere assalito da
più lati decise di agire. Atterrò pesantemente
sulle zampe anteriori, quasi
schiacciano Aley che riuscì a spostarsi per poco dalla
mortale traiettoria. Il
pokemon, con il capo leggermente girato all'indietro per capire chi lo
stava
attaccando, scalciò.
Symond fu rapido e scansò subito
la testa, facendo finire lo zoccolo nel vuoto. Elmetto invece fu
colpito in
pieno. Quasi per un riflesso involontario aveva chinato la testa subito
prima
che il calcio partisse, e lo zoccolo colpì con un rumore
metallico il pesante
elmo che lo stalliere portava sempre sulla testa e da cui derivava
anche il suo
nome.
Elmetto cadde frastornato,
portando con sé anche quel che aveva. Symond invece
riuscì a gettare a Nysen un
semplice morso, che però si fece bastare. Afferrò
al volo lo strumento e lo
infilò fulmineamente nella bocca semiaperta dello Zebstrika.
Questi, furente,
riprese a scalciare e a nitrire, e per poco a Oss non venne sfondata la
testa.
Nel farlo però chiuse la bocca e decretò
così la sua cattura.
Appena vide che il morso era
finito in bocca al pokemon Nysen si riassestò rapidamente
sul suo dorso e diede
un secco strattone. Immediatamente lo Zebstrika si impennò
di nuovo, facendo
sprizzare scintille tutt'attorno. Per non essere colpito sul volto
Haerrik
dovette proteggersi con un braccio, e un attimo dopo sentì
un terribile
bruciore. Quando tornò a guardare vide che un getto di
elettricità gli aveva
incenerito buona parte della manica, lasciandogli scoperto un pezzo di
carne viva.
Ma lì per lì non sentì alcun dolore,
forse a causa dell'eccitazione per quelle
circostanze.
Haerrik si buttò a terra, e così
fecero anche Oss, Aley e Symond (Elmetto c'era già invece,
giacendo incosciente
a qualche piede di distanza). Era una delle cose da fare quando un
pokemon di
tipo Elettro stava attaccando, buttarsi a terra dava un'alta
probabilità di non
essere colpiti. Ciò non voleva dire di essere al sicuro, ma
fortunatamente per
loro il pokemon fu domato prima che potesse attaccare nuovamente.
Nysen era incredibilmente bravo
come stalliere, e un giorno avrebbe sostituito degnamente suo padre
Nynt alla
guida delle stalle di Capo Tempesta. Se la cavava bene soprattutto con
i
pokemon, e se già suo padre era capace di fornire i migliori
pokemon di tipo
Elettro, Fuoco, Lotta e Volante ai membri della casa Baratheon allora
Nysen
avrebbe sicuramente fatto di meglio.
A dimostrazione delle sue innate
capacità riuscì a calmare in fretta lo Zebstrika
sussurrandogli parole in una
delle orecchie. Per un attimo Haerrik pensò che Nysen
dovesse avere il Dono, ma
gli passò di mente quasi subito. Il Dono era una cosa rara,
e Nysen sapeva fare
quella cosa di certo per la sua esperienza con gli animali, non certo
perché
sapeva parlare con i pokemon. Del resto c'era già Gravven
Wensington per
questo, l'attendente di lord Orson. Lui sì che possedeva
veramente il Dono.
Nysen smontò delicatamente dal
pokemon e allentò la presa del morso, sempre continuando a
parlargli mentre lo
accarezzava. Lo Zebstrika sembrò calmarsi tutt'a un tratto,
chinando subito
umilmente il capo. Il magro stalliere fece uno sguardo compiaciuto,
conducendolo verso i suoi sottoposti sdraiati a terra.
- Alzatevi! - gli urlò - Ho
bisogno di qualcuno che lo riporti nelle stalle!
Tutti, tranne Elmetto per ovvie
ragioni, si rialzarono. Aley si fece avanti per prendere le briglie, le
quali
gli vennero consegnate dal sudato Nysen.
- Tu - ordinò a Symond accennando
nel mentre ad Elmetto steso per terra - Riporta il tuo amico nelle
stalle, non
mi sembra messo bene. Poi torna qui, se ne occuperà maestro
Dewey.
I due stallieri eseguirono gli
ordini, l'uno facendo avanzare il pokemon tenendosi rasente il muro per
non
incappare nel clamore degli scontri, mentre l'altro correndo con il
ragazzo
svenuto in braccio. Haerrik li osservò per un attimo mentre
se ne andavano, poi
Nysen disse a lui e ad Oss di seguirlo per aiutarlo in una nuova
cattura.
Mentre si dirigevano verso lo
scontro successivo dalle mura interne uscirono anche i nobili,
risvegliati da
tutto quel baccano notturno. Gravven Wensington si precipitò
fuori da una
porticina laterale del palazzo principale mentre si stava ancora
infilando
precipitosamente un farsetto.
- Presto! Di là, di là! - provò a
ordinare a un gruppo di stallieri che gli stavano passando accanto
correndo, i
quali lo ignorarono bellamente. L'attendente gli urlò
dietro, ma servì a ben
poco data tutta la confusione circostante.
Mentre incedevano attraverso il
cortile trasformatosi in un campo di battaglia ad una balconata si
affacciò
lady Naelys. Haerrik non poté fare a meno di non guardarla.
Nonostante la luna
fosse ormai in procinto di scomparire nel cielo i suoi raggi facevano
brillare
i suoi lunghi capelli argentei da Targaryen, riconoscibili anche da
miglia di
distanza. Il ragazzo non poté fare a meno di pensare alla
sua bellezza,
nonostante oramai avesse più di quarantacinque anni e il suo
corpo pareva
appartenere ad uno scaricatore di porto piuttosto che ad una donna.
Forse
Haerrik da adulto sarebbe diventato robusto come sua nonna, chi poteva
saperlo.
Restò a fissarla per un attimo di
troppo. Lo sguardo della lady ricadde rapidamente su di lui, e mosse la
bocca
come a volergli dire qualcosa. Agitò anche una delle sue
braccia ad indicare
qualcosa dietro di lui. Haerrik non capì, ma lo intendette
anche troppo bene
quando sbatté violentemente la faccia a terra.
Sentì di avere il sapore schifoso
del terreno in bocca, e sputò subito un grumo di saliva
mista a terriccio. Si
puntellò subito sui gomiti, trattenendosi dall'imprecare. Si
guardò attorno, e
vide che anche Nysen e Oss erano a terra a fianco a lui.
- Che cazzo è successo? - chiese
con voce ansante.
Oss alzò la testa e indicò
debolmente con un braccio il muro davanti a loro. Buona parte dei
mattoni era
stata divelta dalla muratura, e adesso giacevano spezzati
grossolanamente a
terra. Probabilmente qualche pokemon aveva lanciato un attacco verso di
loro e
Nysen aveva spinto a terra i due ragazzi.
- State tutti bene? - chiese
questo tossendo mentre si rialzava.
- Sì - disse Oss, nonostante si
stesse stringendo il braccio.
- Che è successo? - ripeté
Haerrik verso il superiore.
- Una palla di fuoco - un altro
colpo di tosse - Stava venendo dritta verso di noi. Me ne sono accorto
in tempo
e mi sono buttato addosso a voi. La sicurezza dei ragazzi prima di
tutto.
Haerrik si voltò e vide che la
sezione di muro che un attimo prima era davanti a lui adesso era
scomparsa,
lasciando al suo posto uno strato di mattoni semifusi che stavano
lentamente
colando a terra. Il ragazzo rabbrividì al pensiero che anche
la sua carne
sarebbe diventata così se fosse stato colpito. Doveva solo
ringraziare Nysen e
la sua prontezza di riflessi, altrimenti avrebbe fatto la fine di una
sventurata pecora arrostita da un drago.
Haerrik si rialzò, e proprio in
quel momento da una porta laterale uscì ser Baelon. Era
magnifico, avvolto nel
mantello color ocra di casa Baratheon, recante il cervo nero
incoronato. Sotto
doveva indossare la camicia da notte, ma anche se così fosse
stato non si
vedeva per nulla. La spada pendeva sul suo fianco, tintinnando nel
fodero ogni
volta che sbatteva contro la sua pelle, mentre con una mano guantata
l'uomo
teneva l'elsa.
Nonostante si fosse appena
svegliato come tutti loro sembrava fresco come una rosa, e i suoi
capelli neri
come il carbone sembravano essere più lucidi alla luce delle
fiamme. Il suo
sguardo era risoluto, decisamente era intenzionato a mettere fine a
tutta
quella faccenda, e stava puntando direttamente a Wensington
l'attendente, il
quale si trovava a qualche decina di metri di distanza.
Fu solo per un attimo che Haerrik
vide suo padre, il quale poi passò oltre senza probabilmente
averlo nemmeno
notato né riconosciuto, tanto sporco era di cenere e terra.
Il ragazzo si sentì
leggermente offeso da quel comportamento. Sarà anche stato
solo il suo figlio
bastardo, ma era l'unico figlio che aveva! Per la Madre, come si
permetteva di
ignorarlo così?
Haerrik Storm venne presto
distolto dai suoi pensieri da un nuovo richiamo di Nysen, il quale gli
ordinò
di seguirlo assieme ad Oss. Mentre si apprestavano a prendere parte ad
un'altra
cattura, Haerrik notò che l'erede di Capo Tempesta si era
appartato per parlare
con Gravven Wensington, stando bene attento a non dare nell'occhio.
Assieme a
loro c'era anche Nynt, il quale annuiva ogni volta che ser Baelon
diceva
qualcosa.
Nel giro di un'oretta la
situazione pareva essere migliorata un poco. Grazie all'ausilio di
acqua,
museruole, reti, morsi, qualsiasi attrezzo adatto per intrappolare le
bestie,
molti dei pokemon erano stati ricatturati. Certo, ancora qualche bestia
ostinata resisteva qua e là, ma grazie al lavoro
instancabile degli scudieri
molti dei pokemon fuggitivi vennero ripresi.
Haerrik poté vantare di aver
contribuito alla cattura di un Magmortar, del Quilava che scorrazzava
per il cortile
e di un Galvantula che si era arrampicato in un anfratto della Torre
dell'Ingranaggio. Il ragazzo era salito su nella torre, e assieme ad
Owen,
l'assistente del maestro Dewey in quel momento nelle stalle a curare i
feriti,
aveva abilmente districato una rete dalle maglie fittissime mentre
dalla
finestra sottostante altri scudieri distraevano il pokemon. Quando poi
il
pokemon Elettroragno aveva cominciato a bersagliare coloro che lo
disturbavano
con palle di tela appiccicosa Owen e Haerrik gli avevano buttato la
rete
addosso. Il pokemon, nel tentativo di liberarsi, aveva perso la presa
sulla
parete ed era precipitato di sotto nel cortile, dove alcuni scudieri
prontamente lo riportarono nelle stalle.
Appena fu tornato nel cortile
vide che un folto gruppo di stallieri si era radunato al centro dello
spiazzo,
intenti ad osservare la cima del Fortino di Durran. Haerrik li
raggiunse,
curioso di sapere cosa li intrattenesse, e quello che vide fu davvero
stupefacente.
Appena alzò la testa gli sembrò
di essere tornato indietro nel tempo di due secoli e mezzo, quando
sopra i
cieli di Capo Tempesta si affrontarono i draghi Arrax e Vhagar. Erano
infatti
in corso almeno tre battaglie aeree differenti, e tutte vedevano almeno
un
partecipante di tipo Fuoco. Un Charizard stava affrontando un Pidgeot,
un
Talonflame lanciava implacabilmente attacchi contro un Emolga mentre un
Fletchinder stava inseguendo ad una velocità spaventosa uno
Spearow.
Haerrik non poté fare a meno di
restare a bocca aperta. Non era tanto per il fatto che ben tre
battaglie
diverse infuriavano sopra la fortezza, quanto per il modo in cui esse
venivano
combattute. Gli sfidanti non parevano star combattendo, sembravano anzi
quasi
danzare. Schivavano agilmente le lingue di fuoco lanciate dagli
avversari e
scivolavano leggiadramente per le correnti d'aria, facendo sembrare
l'intero
processo quasi un grande ballo.
Ma per quanto lo spettacolo
potesse sembrare bello era presto destinato a finire a causa della
bellicosità
dei suoi partecipanti. I maestri della Cittadella avevano appurato che
lo
spirito di autoaffermazione dei pokemon li portava quasi
automaticamente a
combattere contro i propri simili solo per affermare la loro
superiorità, un
po' come i branchi di lupi su nel Nord dei Sette Regni.
Il primo a cadere fu l'Emolga, il
quale venne colpito da una palla di fuoco scagliata dal Talonflame e
precipitò
nel vuoto percorrendo cerchi concentrici sempre più piccoli,
mentre il fuoco
che l'aveva avvolto disegnava strane spirali nell'aria circostante.
Precipitò
dritto contro il tetto liscio del fortino, e sembrò che
l'impatto dovesse
essere inevitabile
Solo allora Haerrik si accorse
che sulla cima del Fortino di Durran stavano un nugolo di persone.
Alcune
tendevano una vasta rete, altre erano armate di corde e altre ancora di
rampini, mentre due stallieri particolarmente corpulenti reggevano un
bacile
pieno d'acqua mentre un terzo armato di secchio scrutava preoccupato il
cielo.
Appena l'Emolga rimbalzò sulla
rete l'uomo col secchio lo immerse nel bacile e gettò
dell'acqua addosso al
pokemon. Bastò tanto per spegnere le fiamme, e
immediatamente un altro servo,
approfittando del fatto che fosse stordito, gli saltò
addosso e lo assicurò con
delle corde, provvedendo poi a riportarlo nella fortezza.
Poco dopo fu il turno del
Talonflame che aveva battuto l'Emolga. Il pokemon aveva preso la non
troppo
saggia decisione di scontrarsi contro il Charizard, non uscendone
vincitore.
Probabilmente il pokemon Fiamma gli spezzò un'ala, dato che
il Talonflame
ricadde malamente sul tetto del fortino con una traiettoria innaturale.
Fu
immediatamente acciuffato da chi si trovava lì.
Haerrik seppe in quel momento di
voler salire sul tetto del fortino. Lui doveva essere là per
assistere a quel
combattimento spettacolare, probabilmente non ne avrebbe mai visto
nessun altro
del genere. Forse solo se fosse venuta una guerra si sarebbe potuta
verificare
quest'eventualità, ma ovviamente nessuno ci sperava per ovvi
motivi.
Appena fece per muoversi verso
l'entrata del fortino venne raggiunto da Oss e Aley, i quali l'avevano
visto
uscire dalla folla e dirigersi freso il Fortino di Durran.
- Dove vai? - gli chiese uno.
- Non penserai di andare lì a
farti ammazzare? - disse l'altro.
- Non senza di noi almeno -
risposero in coro.
Erano i suoi migliori amici.
Erano cugini, almeno questo gli sembrava di aver capito. Venivano da un
villaggio delle terre di lord Staedmon, ma erano emigrati a Capo
Tempesta
quando ancora erano piccoli assieme ai loro genitori a seguito della
Primavera
di Sangue. Avevano abitato con i propri parenti nell'ammasso di
baracche che si
era formato attorno alla fortezza, ma quando un'epidemia di febbri
aveva
sterminato le loro famiglie erano rimasti orfani assieme a molti altri
ragazzi.
Era stato allora che Nynt, il
maestro delle stalle di Capo Tempesta, aveva avuto l'idea degli
stallieri. Dopo
aver ottenuto il consenso di lord Baratheon aveva proceduto a
raccogliere dalla
strada i bambini, portandoli dentro le mura del castello e facendone
dei
perfetti stallieri. Alcuni di loro erano divenuti persino scudieri, la
maggior
parte di cavalieri erranti, addirittura qualcuno del figlio di qualche
nobile
di piccolo calibro.
Haerrik invece era lì
semplicemente perché era stato rifiutato da suo padre quando
sua madre si era
presentata con lui. Quando, un giorno di dodici anni prima, sua madre
si era
presentata con lui in braccio, nessuno aveva voluto credere che si
trattasse
del figlio naturale di ser Baelon Baratheon, e le guardie non l'avevano
nemmeno
lasciata entrare, schernendola e invitandola ad andarsene.
Proprio in quel momento però
passava sulle mura lady Naelys, la quale si incuriosì di
tutto quel trambusto
al ponte levatoio e andò a vedere. Una volta saputa la
storia fece entrare i
due e mandò a chiamare maestro Quetor, il sapiente in
servizio al tempo a Capo
Tempesta. Non ci volle però la sua conferma per attestare
che la donna diceva
il vero: se già i capelli neri come il carbone del bambino
non fossero stati
una prova sufficiente si potevano considerare anche i suoi splendidi
occhi
violetti, caratteristica peculiare dei Targaryen che ser Baelon aveva
ereditato
dalla madre.
Baelon Baratheon venne convocato
seduta stante e venne messo di fronte alle sue colpe. Il risultato di
un'azzardata avventura amorosa dell'anno precedente, non c'erano dubbi.
Tutti
sapevano che ser Baelon si dilettava a scorrazzare per le campagne
quando
poteva, e quel che combinava oltre andare a caccia lo si poteva
intuire. La
madre lo mise di fronte a suo figlio, obbligandolo a guardarlo.
Un servo gli raccontò le testuali
parole della nonna:"Allora? Neghi ancora di essere suo padre? Io non
sono
stupida e nemmeno la maggior parte degli abitanti di Capo Tempesta.
Oramai a
quest'ora la voce si sarà diffusa, le guardie avranno
sicuramente parlato.
Prova un po' di vergogna per una volta, guarda il risultato della tua
dissolutezza".
L'uomo non aveva replicato, aveva
solo abbassato la testa. Aveva chiesto sommessamente alla madre il
permesso di
andarsene, e poco dopo la principessa Naelys accordò a
Haerrik e sua madre il
permesso di rimanere nel piccolo villaggio fuori le mura del castello.
Da quel
momento l'erede di Capo Tempesta non uscì più
dalla fortezza se non per stretta
necessità, e le voci che parlavano della sua passione per le
donne morirono nel
giro di un paio d'anni.
Poi, meno di nove lune dopo,
l'epidemia di febbri. Haerrik era rimasto contagiato, ma la madre
morente
riuscì a portarlo fino a maestro Quetor, penetrando
nottetempo nella fortezza
quando le guardie l'avevano già cacciata una volta. Era
spirata poco dopo,
consumata dalla stessa malattia del figlio. Lui invece era stato capace
di
guarire grazie alle abili cure del maestro, ed era solo a lui che
doveva la
vita. Poi in mancanza di parenti (e dopo il rifiuto di Baelon Baratheon
di
prendersene cura), il piccolo Haerrik era stato dato a Nynt, il quale
era stato
ben contento di crescerlo come uno dei suoi ragazzi di stalla,
poiché un paio
di braccia in più non avrebbero di certo fatto male.
Nonostante il rifiuto del padre,
Haerrik non se l'era affatto presa per questo. Certo, era il figlio di
uno dei
nobili più potenti dei Sette Regni, ma non avrebbe
desiderato nulla dalla vita
di più di quanto già non avesse. Nelle stalle
aveva vitto, alloggio, amici, una
casa. Nessuno lì lo chiamava bastardo (complice anche il
fatto che molti altri
lo erano), o se lo facevano era solo quando non prestava attenzione ed
erano
costretti a ricorrere alle maniere forti. Aveva conosciuto Oss e Aley,
i suoi
due migliori amici, e molti altri come Symond ed Elmetto, e amava il
cameratismo
che si era creato tra tutti loro.
Ma non stette a riflettere su
tutto ciò che poteva perdere quando assieme ai suoi amici si
affrettò a salire
su per le scale del Fortino di Durran. Le scale erano strette e ripide,
e ogni
tanto erano costretti ad appiattirsi contro il muro per lasciar passare
qualcun
altro che scendeva o saliva di fretta. Da dentro il forte nel forte
sembrava
molto più piccolo di quanto non apparisse, e ciò
era dovuto al fatto che le
mura del Fortino di Durran erano spesse svariati piedi.
Quando finalmente arrivarono alla
fine delle scale nessuno si accorse della loro entrata sulla cima del
fortino,
anche perché tutti erano col capo per aria a scrutare
attenti e preoccupati
quello che accadeva sopra di loro. Haerrik e i suoi amici si gettarono
una
rapida occhiata intorno per vedere dove sistemarsi. L'angolo ovest era
occupato
dalle reti contenenti i pokemon più ingombranti, i quali per
essere riportati
nelle stalle necessitavano di essere calati direttamente dalla cima
della torre.
Nel frattempo che loro facevano le scale anche il Pidgeot era caduto,
andando a
far compagnia al Talonflame (l'Emolga, essendo abbastanza piccolo, era
già
stato riportato nelle stalle, avevano visto uno stalliere con in
braccio il
pokemon mentre salivano).
Gli angoli nord e sud, anche se
era poco corretto parlare di angoli visto che la cima della torre era
una
circonferenza perfetta, erano già occupati da coloro che
reggevano gli estremi
della rete così come il centro, leggermente rialzato
rispetto al resto del
piano. Così i tre optarono per l'angolo est, la parte che
dava sul mare, dove
c'erano meno persone a intralciarli. Si appostarono dietro un grosso
merletto e
stettero ad osservare la scena che si svolgeva sopra le loro teste.
Il Charizard, dopo aver sconfitto
il Pidgeotto, fece per attaccare il Fletchinder. Haerrik
pensò che la stazza
del pokemon Fiamma gli avrebbe fatto sicuramente avere la meglio, ma si
dovette
presto ricredere. Charidard aveva sì una grossa mole, ma nel
volo era lento,
decisamente troppo per l'avversario.
Appena provò ad attaccarlo
Fletchinder distolse per un attimo la propria attenzione dallo Spearow
giusto
per fare una spettacolare e velocissima inversione ad U nel cielo. Il
Charizard
non ebbe nemmeno il tempo di reagire mentre l'altro pokemon lo colpiva
con il
becco in pieno petto. Dopodiché con tre rapidi colpi di ali
Fletchinder si
portò a distanza di sicurezza dall'avversario, si
girò e riprese la propria
caccia.
Charizard ruggì per la rabbia, ma
dopo alcuni attimi smise di battere le proprie ali prendendo
così a cadere di
sotto.
- La rete! Tendete la rete! -
urlò qualcuno.
Haerrik ebbe solo un attimo per
ragionare. Quel pokemon doveva pesare almeno duecento libbre a
giudicare dalla
grandezza, solo un pazzo avrebbe provato a sollevarlo. Figuriamoci cosa
avrebbe
fatto quando si sarebbe schiantato ad una velocità
così elevata.
In effetti quando Charizard
atterrò sulla rete la forza dell'impatto fu così
violenta che tutti coloro che
la reggevano ricevettero una spinta, come uno strattone in avanti. Non
poterono
fare a meno di assecondarla, e molti di loro caddero a terra dopo pochi
piedi
di corsa forzata. Due uomini si schiantarono contro i merletti, mentre
un altro
fu meno fortunato trovando un tratto di mura senza niente per fermarlo.
Le
gambe si schiantarono con violenza contro la pietra del muretto, l'uomo
cadde
in avanti e volò oltre il bordo della torre, cadendo nel
vuoto. Nessuno riuscì
a sentire quando si schiantò nel cortile sottostante.
Haerrik ebbe un brivido. Aveva
intravisto per un attimo la faccia dell'uomo prima che volasse di
sotto, e ne
era rimasto turbato. Esprimeva un terrore cieco di fronte alla
consapevolezza
che di lì a pochi secondi sarebbe precipitato giù
dalla torre, i lineamenti
tirati e i muscoli contratti. Si considerò fortunato di non
essere stato
chiamato per svolgere quel compito, ma non per questo non avrebbe
accettato se
gliel'avessero chiesto. Gli sarebbe veramente piaciuto dimostrare il
suo
coraggio e il suo valore a quel padre che non lo considerava solo
perché era un
bastardo.
Il meglio del combattimento però
doveva ancora venire. Una volta sconfitto il Charizard il Fletchinder
aveva
ripreso ad inseguire lo Spearow, il quale però aveva
notevolmente distanziato
l'inseguitore nel mentre del combattimento tra questi e il pokemon
Fiamma. La
distanza però si ridusse in pochissimo tempo, ma ad Haerrik
non sembrava che
fosse stato Fletchinder ad acquisire velocità quanto Spearow
a ridurre la
propria. Ma non gli sembrava nemmeno che fosse stanco, forse... l'aveva
fatto
intenzionalmente?
Per un attimo sembrò che il
pokemon Sfavillante dovesse raggiungere e sopraffare lo Sguardofermo,
ed
allungò anche le proprie zampe artigliate per tentare di
ghermirlo. Ma la sua
morsa si chiuse sull'aria, dal momento che lo Spearow
riacquistò slancio tutto
d'un tratto, sorprendendo sia il suo inseguitore che gli spettatori a
terra. Il
Fletchinder lanciò un ululato di frustrazione e riprese
l'inseguimento.
Ma lo Spearow era troppo in
gamba. Ogni volta che sembrava essere stato raggiunto riusciva a
svincolarsi
dal tiro nemico grazie ad improvvise e provvidenziali virate, oppure
buttandosi
in picchiata sulla fortezza oppure salendo ancora di più nel
cielo. Haerrik non
aveva mai visto uno spettacolo tanto bello quanto pericoloso.
La battaglia, se così si poteva
chiamare in quanto al massimo era il Fletchinder a lanciare di tanto in
tanto
degli attacchi, sembrò durare per un tempo infinito. Haerrik
di preciso non
seppe dire quanto tempo passò, però di sicuro
doveva essere molto in quanto ad
un certo punto cominciò a fargli male il collo da quanto lo
teneva alzato. Si
vide costretto ad abbassare la testa per un attimo, prendendosi a
massaggiare
il retro della nuca con una mano per cercare di far cessare il dolore.
Fu proprio in quel momento che lo
Spearow si stancò. Fece improvvisamente una brusca virata,
scendendo in
picchiata contro il Fortino di Durran. L'inseguitore prontamente lo
imitò,
lanciandosi sulla sua scia. Il ragazzo non vide nulla di ciò
essendo col capo
chino, ma poté intuire qualcosa dalle esclamazioni di
stupore di chi lo
attorniava, in partiolare Aley e Oss avevano gli occhi sgranati.
Sentì come un tonfo provenire
dall'altra parte della torre, come se vi si fosse schiantato qualcosa.
Quando
finalmente rialzò la testa Haerrik si vide arrivare contro
letteralmente una
scheggia. Non ebbe tempo di scansarsi, semplicemente fece quello che
l'istinto
gli suggeriva: arcuò la schiena e si piegò
leggermente in avanti.
La testa dello Spearow si andò ad
incassare esattamente tra il suo braccio sinistro e il suo fianco,
incastrandosi. Haerrik non sapeva bene perché l'avesse
fatto, forse aveva in
qualche modo realizzato che se si fosse scontrato con il pokemon nella
maniera
sbagliata probabilmente sarebbe stato squarciato in due dalla forza con
cui gli
stava venendo incontro.
Fu in una frazione di secondo che
realizzò: aveva la sua opportunità. Era
un'occasione più unica che rara, poteva
provare a catturare la bestia che ormai era l'unica ad essere rimasta
libera di
portare scompiglio. Se fosse riuscito nell'intento avrebbe in tal modo
dimostrato di essere veramente coraggioso, degno di discendere da due
nobili
stirpi quali i Targaryen e i Baratheon.
Vennero ambedue spinti, il
pokemon avanti e il ragazzo indietro, l'uno sbattendo le ali e l'altro
cercando
di opporre resistenza. Haerrik provò a serrare la stretta,
cercando di tenere
fermo il corpo del pokemon e di bloccargli le ali al contempo, impresa
molto
difficile se non impossibile. Lo Spearow invece, rendendosi conto di
cosa stava
accadendo, tentò furiosamente di divincolare il capo dalla
presa dimenandosi
come un folle e sbattendo contemporaneamente le possenti ali, creando
spostamenti d'aria che costringevano le persone vicine a coprirsi il
volto.
Per alcuni attimi sembrò che il
ragazzo potesse riuscire nella sua impresa, ma la realtà
della differenza di
forza venne ben presto a galla. La possanza del pokemon ebbe la meglio
e lo
Spearow riuscì a liberarsi, sbattendo vigorosamente le ali
per prendere quota.
Fondamentale fu il momento in cui Haerrik sbatté
violentemente la schiena
contro la cinta muraria dall'altro lato della torre, venendo costretto
ad
allentare la presa per il dolore. Il pokemon approfittò di
quel momento per
tornare libero, salendo poi velocemente in aria.
Haerrik venne aiutato ad alzarsi
da un irsuto inserviente. Lo conosceva, frequentava le stalle in quanto
i figli
del suo defunto fratello abitavano lì poiché lui
non li poteva mantenere. Gli
piaceva chiacchierare, e si fermava sempre a parlottare con Nynt. Si
chiamava
Dorran, o forse Dorvan, Haerrik non ci aveva mai fatto poi tanto caso.
- Tutto bene, ragazzo?
- Sì, credo essere ancora tutto
intero.
L'impatto era stato abbastanza
violento, ma non sentiva particolarmente male in un singolo punto,
quanto più
egualmente su tutta la schiena, forse le scapole erano più
doloranti.
- Che è successo all'altro, allo
Sfavillante? - chiese all'inserviente, curioso di sapere il destino
dell'avversario dello Spearow.
- Si è schiantato qui proprio un
attimo fa. Ha sbattuto contro la torre ed è caduto di sotto.
Non c'è nessuno lì
sotto pronto a prenderlo, si è schiantato in terra. Forse
è morto, non so. E'
proprio vero che i pokemon sono animali più per-
- Attenzione!!!
L'urlo giunse come attutito alle
orecchie dei due, ma entrambi furono abbastanza reattivi da abbassarsi
dopo
aver visto la macchia con la coda dell'occhio. Lo Spearow, una volta
tornato in
aria, era di nuovo sceso in picchiata verso il basso. E sembrava che il
suo
bersaglio fosse proprio Haerrik.
Il ragazzo riuscì a vedere il suo
volto per un attimo. Il becco e gli occhi erano distorti da
un'espressione
furiosa, probabilmente il pokemon era preda di un attacco d'ira
caratteristico
della sua specie. E a quanto pare l'oggetto della sua collera era
proprio
Haerrik, forse perché aveva tentato di catturarlo poco prima.
Haerrik sentì l'aria che si
spostava mentre il pokemon passava proprio sopra la sua testa, facendo
appena
in tempo a rifugiarsi dietro un grosso merlo. Si sporse poi di un poco
per
provare a vedere che fine aveva fatto il pokemon, ma la voce di Dorran
(o
Dorvan) lo fece voltare.
- Dietro di te ragazzo!
Haerrik ebbe un presentimento e
si buttò a terra, e un attimo dopo l'affilato becco del
pokemon perforò l'aria
in cui l'istante precedente era presente la sua testa. Oramai era
appurato,
quello Spearow ce l'aveva con lui. E non si sarebbe fermato fin quando
non
l'avesse ucciso, anche questo era sicuro, gli Spearow e i Fearow erano
fatti
così. Pokemon crudeli e vendicativi, perseguitavano un uomo
colpevole di avergli
fatto uno sgarbo sino ad ucciderlo o a farlo impazzire, non c'era
scampo.
Il ragazzo si rialzò, stando bene
attento a vedere dove fosse il pokemon. Mentre si rimetteva in piedi
teneva lo
sguardo fisso sullo Spearow che nel frattempo volteggiava in aria
svariati
piedi sopra di lui. Temeva che sarebbe ritornato subito all'attacco, ma
l'uccello si limitò per quel momento a descrivere ampi
cerchi sopra il Fortino
di Durran.
Pensò velocemente a cosa fare,
sicuramente non ci sarebbe voluto molto perché la bestia
ritornasse alla
carica. Poteva provare a rientrare nella torre, la solida costruzione
l'avrebbe
di sicuro protetto dagli attacchi. No, il pokemon l'avrebbe persino
demolita a
costo di arrivare a lui. Altrimenti avrebbe potuto fare causa comune
con gli altri
inservienti e catturarlo assieme a loro. No, nemmeno questo avrebbe
funzionato,
gli Spearow accettavano la sconfitta solo quando chi sfidavano era
anche colui
che li sottometteva. Per cui restava una sola opzione...
- Haerrik, attento! - gridò Aley.
- Sta arrivando! - gli fece eco
Oss.
Ma il ragazzo aveva già iniziato
a correre verso la rete. Evitò un attacco del pokemon
buttandosi in avanti e
facendo una sgraziata ma efficace capriola e subito dopo
arrivò alla rete.
Scansò un paio di inservienti increduli e ne
afferrò un lembo.
- Che fai?! - chiese uno, ancora
indeciso sul da farsi.
Haerrik non rispose. Fece
scorrere velocemente con le mani la rete e si diresse subito verso il
merlo più
vicino. Legò un'estremità della rete alla pietra
e fece lo stesso con la
merlatura dalla parte opposta dello spiazzo. Forse il piano che aveva
ideato
aveva qualche speranza di funzionare. Non gli restò che
tornare al centro della
torre e alzare lo sguardo al cielo, andando alla ricerca del suo nemico
alato.
Nel mentre che lui preparava la
trappola lo Spearow era scomparso tra le nuvole. L'aveva attaccato con
impeto
sino ad un attimo prima e adesso sembrava essersi volatilizzato, questo
era
strano. Haerrik si guardò tutt'attorno, dall'interno delle
Terre della Tempesta
allo sconfinato muro d'acqua del Mare Stretto, ma nulla, sembrava
scomparso.
Appunto, sembrava.
- Dietro di te! - urlò ad un
certo punto qualcuno.
Ma Haerrik era pronto, e non si
sarebbe fatto cogliere facilmente di sorpresa. Si girò e
vide lo Spearow
scendere in picchiata verso di lui. Per incoraggiarlo a venire Haerrik
spalancò
le braccia e si mise ad inveire contro di lui.
- E' me che cerchi?! Vieni a
prendermi, stupida bestia!
La furia del pokemon a quelle
parole fu ben visibile, e i suoi lineamenti si distorsero ancora di
più di
quanto non fossero già alterati. Lanciò uno
spaventoso verso di collera e
acquisì ancora più velocità, puntando
dritto alla sua preda.
Haerrik restò fermo, immobile,
cercando di non scappare cedendo alla paura. Non seppe nemmeno lui come
riuscì
a mantenere tutto quel sangue freddo, forse era più che
sicuro che il suo piano
sarebbe riuscito. Perché se non lo fosse stato sarebbe di
certo morto, e non
aveva intenzione di farlo a quell'età.
Tenne le braccia aperte sino a
pochi istanti prima dell'impatto, muovendole solo quando fu certo che
lo
Spearow non avrebbe potuto cambiare traiettoria. Alzò
fulmineamente la rete,
fino a quel momento giacente floscia a terra, per quanto le sue braccia
gli
consentirono. Dopo di che si buttò di lato, lasciandosi
cadere sulla superficie
ricurva del tetto della torre e prendendo a ruzzolare giù
per il dislivello.
Un istante dopo il pokemon
penetrò l'aria dove prima c'era lui, finendo dritto nella
rete. Accortosi del
pericolo provò disperatamente a cambiare direzione, ma era
troppo tardi. L'alta
velocità lo fece ben presto avviluppare nella rete, e il
pokemon perse slancio,
finendo per schiantarsi malamente contro uno dei merletti sottostanti.
Haerrik vide solo qualche
frammento di questa scena mentre rotolava, andando infine a schiantarsi
contro
la merlatura. Si rimise subito in piedi benché fosse
dolorante, ma pensò prima
di tutto al suo dovere. Si lanciò contro il pokemon,
saltandogli addosso mentre
questo era ancora prigioniero delle maglie di corda e ferro.
- Presto, aiutatemi! - gridò -
Qualcuno lo leghi!
Nonostante lo stupore,
immediatamente alcuni stallieri vennero a dargli manforte. Dopo poco
anche Aley
e Oss arrivarono, ognuno reggendo una robusta corda. Lo Spearow
combatté
furiosamente contro gli aggressori tentando di liberarsi, ma fu uno
sforzo
vano. Ben presto qualcuno riuscì ad immobilizzargli le
zampe, poi un'ala, e
alla fine fu il turno del becco.
Dopo alcuni minuti l'emergenza si
poteva considerare rientrata. Con la cattura dello Spearow tutti i
pokemon
fuggiaschi erano stati ripresi, e Haerrik si asciugò
soddisfatto la fronte
imperlata di sudore. I suoi capelli erano fradici, e per questo li
lasciò
liberi di ondeggiare al vento perché si asciugassero.
Si diresse verso il bordo della
torre e si sporse. Mentre passava vide lo Spearow lanciargli
un'occhiata al
veleno. Questa sarebbe stata solo la prima battaglia di una guerra
più lunga e
intensa. Nel cortile sottostante riconobbe, più
dall'armatura che dalla faccia,
ser Baelon Baratheon, il quale guardava la cima del fortino
incuriosito,
probabilmente chiedendosi cosa fosse la causa di quella tutta
confusione.
Sorrise. Quando l'erede di Capo
Tempesta sarebbe venuto a sapere dell'impresa del suo figlio bastardo
forse per
Haerrik Storm ci sarebbe stata qualche speranza. Forse.
Note dell'autore
Chiedo infinita venia per il ritardo, ma l'ambiente scolastico negli
ultimi tempi è stato caldissimo per non dire rovente. Per il
prossimo capitolo cercherò di fare prima, lo prometto.
Intando però godetevi la lunghezza di questo.