Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Ashura_exarch    20/03/2015    1 recensioni
[crossover con Pokémon più orientato verso il mondo martiniano]
Westeros, 386esimo anno dopo la Conquista di Aegon. Al Tridente è stato Rhaegar a vincere e non Robert, e ancora oggi il suo discendente Jaehaerys III è al potere. Ma la morte improvvisa del Primo Cavaliere, il rinnovamento di antichi rancori derivati dalla precedente ribellione, un torneo degenerato e una minaccia sovrannaturale rischiano di annientare per sempre i Sette Regni. Come ulteriore elemento di destabilizzazione vi sono i pokemon, bestie ricercate a Westeros e comuni ad Essos. Ce la faranno i Sette Regni a sopravvivere?
Genere: Drammatico, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Haerrik

Quella notte nessuno riuscì a dormire a Capo Tempesta. Tutto cominciò poco prima dell'Ora del Pipistrello, quando ancora al sorgere del sole mancava poco. Fu attorno a quel periodo che cominciarono a sentirsi i primi rumori, e nel giro di mezz'ora l'aria si era riempita di grida, versi e latrati. I primi raggi del sole mattutino avevano rischiarato una fortezza in preda alla confusione più totale.
Nessuno riuscì a capire com'era successo. Semplicemente pareva che ad un certo punto qualcuno fosse penetrato nottetempo nelle stalle e avesse irritato oppure spaventato gli animali. La parte peggiore però era che anche i pokemon si erano infuriati. Uno di loro aveva sfondato i possenti ma vecchi portoni di legno, fuggendo all'esterno e dando via ad un fuggi fuggi generale.
Molti pokemon erano usciti subito con al seguito i cavalli, mentre per qualche strano motivo alcuni erano rimasti all'interno come se non fosse successo nulla. "Bé, meno lavoro per noi" pensò con un sospiro di sollievo Haerrik. Si era appena svegliato e non gli andava proprio di giocare a fare il cacciatore.
Quando Nynt, il maestro dei cavalli, aveva udito il trambusto all'esterno si era precipitato a vedere cosa succedeva, non prima di aver incaricato suo figlio Nysen di restare a guardare i ragazzi delle stalle, tra i quali c'era anche Haerrik. Era rientrato di corsa dopo pochi minuti, quando oramai tutti si erano svegliati e si chiedevano cosa stava succedendo. Era sudato e aveva il fiatone, i capelli grigi che gli ondeggiavano attorno alla faccia. Aveva spiegato in fretta la situazione (almeno quello che aveva capito) e in testa ai ragazzi della stalla era di nuovo uscito per riacchiappare i pokemon evasi.
Haerrik invece era stato mandato assieme a Oss e Aley a controllare la stalla per vedere se c'era rimasto qualche animale dentro. Avrebbero poi dovuto tornare a riferire a Nynt o a suo figlio - più a questo che all'altro - la situazione all'interno, e nel caso non fosse stata problematica sarebbero andati ad aiutare gli altri a riprendere i fuoriusciti.
I tre costatarono con piacere che molti dei cavalli erano rimasti al loro posto, addormentati o solo lievemente nervosi. Anche qualche pokemon non si era mosso, ma era stata la maggioranza di loro a dare in escandescenza, ed era questo il problema più grosso. E non era per niente una cosa bella.
I pokemon non erano come gli animali normali, erano molto più particolari. E soprattutto pericolosi. Ma la loro caratteristica principale era tutto il chiasso che facevano. Una volta aveva Haerrik sentito dire che erano stati gli antichi valyriani a dare il nome ai pokemon. La parola derivava da due vocaboli, pokaerys e aeklemon, rispettivamente aventi il significato di "bestia" e "rumoroso". Almeno così aveva sentito dire. Così in un colpo solo aveva arricchito la propria cultura e imparato che anche gli antichi valyriani avevano capito come girava il mondo.
- I cavalli ci sono quasi tutti - disse Oss dopo una veloce conta - Sono rimasti ventinove su quaranta.
Nonostante nessuno di loro sapesse né leggere né scrivere gli stallieri sapevano tutti far di conto. Era un requisito fondamentale per molti mestieri in fondo, vi erano anche stati costretti. Era stato maestro Quetor prima e maestro Laezroth poi a insegnare al piccolo Haerrik a far di conto. Nei nove anni in cui aveva abitato a Capo Tempesta si erano avvicendati tre maestri, di cui l'ultimo era stato maestro Dewey. Era originario dell'Altopiano e si sentiva. Era anche nobile, di casa Orme si diceva, lo si percepiva nel suo modo di parlare. Haerrik aveva preferito decisamente Quetor e Laezroth ai modi spocchiosi dell'altro. Peccato fossero morti per la loro età avanzata.
- Meno male - annuì Aley in tono grave.
Era una cosa sia positiva che negativa. Le stalle non sembravano essere state danneggiate più di tante, constatò Haerrik, solo qualche asse spezzata e qualche divisione abbattuta, nulla di che. Il lavoro di un falegname avrebbe risolto tutto. Ma adesso toccava loro andare fuori ad aiutare gli altri, e non sarebbe stato per nulla un compito facile.
- Allora andiamo, dobbiamo andare da Nysen a dirglielo.
I tre uscirono quasi immediatamente dalle stalle, stando bene attenti a richiudere dietro di sé i resti del portone. Era la prima cosa che ad Haerrik avevano insegnato, richiudere sempre il portone alle proprie spalle, anche se magari poteva essere del tutto inutile. Le possenti porte erano state infatti per metà divelte dai cardini. Un'anta era caduta a terra, mentre l'altra pendeva in modo decisamente sbagliato.
Appena uscirono videro che la situazione non era delle migliori. Già solo nel grande piazzale del castello c'erano almeno una decina di combattimenti in corso, ed era già tanto se si riusciva a distinguere uno scontro dall'altro. Verso l'angolo nordovest cinque stallieri stavano tentando di mettere con le spalle al muro un Infernape, mentre dalla balconata soprastante altri due erano pronti con una grande bacinella d'acqua per gettargliela addosso e destabilizzarlo. Un Monferno invece si era arrampicato sulla grata di ferro che chiudeva le porte del castello, disperdendo quelli sotto di lui bersagliandoli con palle di fuoco. Un Quilava correva all'impazzata per il cortile, schivando agilmente gli altri pokemon e gli stallieri che tentavano di prenderlo, mentre un Fletchinder e un Fearow volavano in circolo al di sopra della confusione, lanciandosi di tanto in tanto qualche attacco l'un l'altro. Queste erano le prime cose che saltavano all'occhio.
Non persero tempo, individuando subito Nysen alle prese con un riottoso Zebstrika assieme ad altri due stallieri. Il pokemon era circondato dagli uomini, e si muoveva lentamente nitrendo in modo minaccioso e percettibile. Quelli che l'attorniavano se ne tenevano bene a distanza, mentre sembravano star aspettando solo l'occasione giusta per intrappolarlo.
E così infatti fu. Quando ormai Haerrik e compari erano quasi arrivati da Nysen questi con uno scatto fulmineo si gettò contro il pokemon, schivando agilmente un fulmine diretto contro di lui e saltandogli in groppa dopo averlo preso per il collo. Lo Zebstrika nitrì furiosamente, scalciando e ondeggiando per far cadere quel cavaliere indesiderato.
- Le briglie, presto! Datemi il morso! - urlò agli stallieri a terra.
I due, senza perdere tempo, cercarono di avvicinarsi il più possibile per riuscire a gettare a Nysen le redini. Il pokemon ne era infatti sprovvisto, ma lo avrebbero sicuramente calmato o almeno stordito se fossero state montate.
Haerrik, Aley e Oss decisero di dare una mano. Si consultarono brevemente con Symond ed Elmetto, gli stallieri che stavano aiutando Nysen, e adottarono in fretta una strategia. Era estremamente semplice, ma se fossero stati attenti e l'avessero applicata a dovere avrebbero avuto sicuramente successo.
I tre si sparpagliarono attorno allo Zebstrika, e cominciarono a fare quanto più rumore possibile. Certo, era un'impresa riuscire a farsi sentire in mezzo a tutto quel casino, ma diedero fondo all'aria nei loro polmoni per potercela fare. Agitavano le braccia in alto e urlavano come dei forsennati, correndo a scatti e arrestandosi di colpo. Sembrava che qualche strana entità li stesse possedendo, facevano quasi paura. E in fondo era proprio questo l'effetto che volevano ottenere.
Si tenevano a distanza abbastanza ravvicinata per mettere alle strette il pokemon, il quale nel frattempo era tenuto faticosamente a bada da Nysen che cercava di calmarlo e di bloccarlo al tempo stesso. Ad un segnale concordato i tre scattarono contemporaneamente in avanti urlando a squarciagola e protendendo minacciosamente le braccia in avanti, e allora successe quel che doveva succedere.
Lo Zebstrika allora si impennò in tutta la sua altezza. Nella sua posa normale superava di poco i cinque piedi, Haerrik aveva visto qualche uomo più alto di cosi. Ma eretto in tutta la sua vera altezza uno Zebstrika arrivava anche a superare i sette piedi e mezzo, abbastanza da farsela fare addosso anche da un gigante come lo doveva essere stato ser Duncan l'Alto.
Si impennò nitrendo, e per poco Nysen non cadde rovinosamente. Riuscì in qualche modo a tenersi aggrappato al collo della animale, stringendosi spasmodicamente e penzolando per metà nel vuoto. Lo Zebstrika non parve farvi caso e agitò gli zoccoli anteriori per scacciare quei pazzi che gli stavano davanti.
Fu allora che Symond ed Elmetto agirono. I due, che si erano portati alle spalle del pokemon, si lanciarono gridando contro di lui, tenendo ben strette le briglie. Urlarono per attirare l'attenzione di Nysen, il quale subito voltò la testa e capì le loro intenzioni. Sfortunatamente anche il pokemon fece lo stesso.
Percependo di essere assalito da più lati decise di agire. Atterrò pesantemente sulle zampe anteriori, quasi schiacciano Aley che riuscì a spostarsi per poco dalla mortale traiettoria. Il pokemon, con il capo leggermente girato all'indietro per capire chi lo stava attaccando, scalciò.
Symond fu rapido e scansò subito la testa, facendo finire lo zoccolo nel vuoto. Elmetto invece fu colpito in pieno. Quasi per un riflesso involontario aveva chinato la testa subito prima che il calcio partisse, e lo zoccolo colpì con un rumore metallico il pesante elmo che lo stalliere portava sempre sulla testa e da cui derivava anche il suo nome.
Elmetto cadde frastornato, portando con sé anche quel che aveva. Symond invece riuscì a gettare a Nysen un semplice morso, che però si fece bastare. Afferrò al volo lo strumento e lo infilò fulmineamente nella bocca semiaperta dello Zebstrika. Questi, furente, riprese a scalciare e a nitrire, e per poco a Oss non venne sfondata la testa. Nel farlo però chiuse la bocca e decretò così la sua cattura.
Appena vide che il morso era finito in bocca al pokemon Nysen si riassestò rapidamente sul suo dorso e diede un secco strattone. Immediatamente lo Zebstrika si impennò di nuovo, facendo sprizzare scintille tutt'attorno. Per non essere colpito sul volto Haerrik dovette proteggersi con un braccio, e un attimo dopo sentì un terribile bruciore. Quando tornò a guardare vide che un getto di elettricità gli aveva incenerito buona parte della manica, lasciandogli scoperto un pezzo di carne viva. Ma lì per lì non sentì alcun dolore, forse a causa dell'eccitazione per quelle circostanze.
Haerrik si buttò a terra, e così fecero anche Oss, Aley e Symond (Elmetto c'era già invece, giacendo incosciente a qualche piede di distanza). Era una delle cose da fare quando un pokemon di tipo Elettro stava attaccando, buttarsi a terra dava un'alta probabilità di non essere colpiti. Ciò non voleva dire di essere al sicuro, ma fortunatamente per loro il pokemon fu domato prima che potesse attaccare nuovamente.
Nysen era incredibilmente bravo come stalliere, e un giorno avrebbe sostituito degnamente suo padre Nynt alla guida delle stalle di Capo Tempesta. Se la cavava bene soprattutto con i pokemon, e se già suo padre era capace di fornire i migliori pokemon di tipo Elettro, Fuoco, Lotta e Volante ai membri della casa Baratheon allora Nysen avrebbe sicuramente fatto di meglio.
A dimostrazione delle sue innate capacità riuscì a calmare in fretta lo Zebstrika sussurrandogli parole in una delle orecchie. Per un attimo Haerrik pensò che Nysen dovesse avere il Dono, ma gli passò di mente quasi subito. Il Dono era una cosa rara, e Nysen sapeva fare quella cosa di certo per la sua esperienza con gli animali, non certo perché sapeva parlare con i pokemon. Del resto c'era già Gravven Wensington per questo, l'attendente di lord Orson. Lui sì che possedeva veramente il Dono.
Nysen smontò delicatamente dal pokemon e allentò la presa del morso, sempre continuando a parlargli mentre lo accarezzava. Lo Zebstrika sembrò calmarsi tutt'a un tratto, chinando subito umilmente il capo. Il magro stalliere fece uno sguardo compiaciuto, conducendolo verso i suoi sottoposti sdraiati a terra.
- Alzatevi! - gli urlò - Ho bisogno di qualcuno che lo riporti nelle stalle!
Tutti, tranne Elmetto per ovvie ragioni, si rialzarono. Aley si fece avanti per prendere le briglie, le quali gli vennero consegnate dal sudato Nysen.
- Tu - ordinò a Symond accennando nel mentre ad Elmetto steso per terra - Riporta il tuo amico nelle stalle, non mi sembra messo bene. Poi torna qui, se ne occuperà maestro Dewey.
I due stallieri eseguirono gli ordini, l'uno facendo avanzare il pokemon tenendosi rasente il muro per non incappare nel clamore degli scontri, mentre l'altro correndo con il ragazzo svenuto in braccio. Haerrik li osservò per un attimo mentre se ne andavano, poi Nysen disse a lui e ad Oss di seguirlo per aiutarlo in una nuova cattura.
Mentre si dirigevano verso lo scontro successivo dalle mura interne uscirono anche i nobili, risvegliati da tutto quel baccano notturno. Gravven Wensington si precipitò fuori da una porticina laterale del palazzo principale mentre si stava ancora infilando precipitosamente un farsetto.
- Presto! Di là, di là! - provò a ordinare a un gruppo di stallieri che gli stavano passando accanto correndo, i quali lo ignorarono bellamente. L'attendente gli urlò dietro, ma servì a ben poco data tutta la confusione circostante.
Mentre incedevano attraverso il cortile trasformatosi in un campo di battaglia ad una balconata si affacciò lady Naelys. Haerrik non poté fare a meno di non guardarla. Nonostante la luna fosse ormai in procinto di scomparire nel cielo i suoi raggi facevano brillare i suoi lunghi capelli argentei da Targaryen, riconoscibili anche da miglia di distanza. Il ragazzo non poté fare a meno di pensare alla sua bellezza, nonostante oramai avesse più di quarantacinque anni e il suo corpo pareva appartenere ad uno scaricatore di porto piuttosto che ad una donna. Forse Haerrik da adulto sarebbe diventato robusto come sua nonna, chi poteva saperlo.
Restò a fissarla per un attimo di troppo. Lo sguardo della lady ricadde rapidamente su di lui, e mosse la bocca come a volergli dire qualcosa. Agitò anche una delle sue braccia ad indicare qualcosa dietro di lui. Haerrik non capì, ma lo intendette anche troppo bene quando sbatté violentemente la faccia a terra.
Sentì di avere il sapore schifoso del terreno in bocca, e sputò subito un grumo di saliva mista a terriccio. Si puntellò subito sui gomiti, trattenendosi dall'imprecare. Si guardò attorno, e vide che anche Nysen e Oss erano a terra a fianco a lui.
- Che cazzo è successo? - chiese con voce ansante.
Oss alzò la testa e indicò debolmente con un braccio il muro davanti a loro. Buona parte dei mattoni era stata divelta dalla muratura, e adesso giacevano spezzati grossolanamente a terra. Probabilmente qualche pokemon aveva lanciato un attacco verso di loro e Nysen aveva spinto a terra i due ragazzi.
- State tutti bene? - chiese questo tossendo mentre si rialzava.
- Sì - disse Oss, nonostante si stesse stringendo il braccio.
- Che è successo? - ripeté Haerrik verso il superiore.
- Una palla di fuoco - un altro colpo di tosse - Stava venendo dritta verso di noi. Me ne sono accorto in tempo e mi sono buttato addosso a voi. La sicurezza dei ragazzi prima di tutto.
Haerrik si voltò e vide che la sezione di muro che un attimo prima era davanti a lui adesso era scomparsa, lasciando al suo posto uno strato di mattoni semifusi che stavano lentamente colando a terra. Il ragazzo rabbrividì al pensiero che anche la sua carne sarebbe diventata così se fosse stato colpito. Doveva solo ringraziare Nysen e la sua prontezza di riflessi, altrimenti avrebbe fatto la fine di una sventurata pecora arrostita da un drago.
Haerrik si rialzò, e proprio in quel momento da una porta laterale uscì ser Baelon. Era magnifico, avvolto nel mantello color ocra di casa Baratheon, recante il cervo nero incoronato. Sotto doveva indossare la camicia da notte, ma anche se così fosse stato non si vedeva per nulla. La spada pendeva sul suo fianco, tintinnando nel fodero ogni volta che sbatteva contro la sua pelle, mentre con una mano guantata l'uomo teneva l'elsa.
Nonostante si fosse appena svegliato come tutti loro sembrava fresco come una rosa, e i suoi capelli neri come il carbone sembravano essere più lucidi alla luce delle fiamme. Il suo sguardo era risoluto, decisamente era intenzionato a mettere fine a tutta quella faccenda, e stava puntando direttamente a Wensington l'attendente, il quale si trovava a qualche decina di metri di distanza.
Fu solo per un attimo che Haerrik vide suo padre, il quale poi passò oltre senza probabilmente averlo nemmeno notato né riconosciuto, tanto sporco era di cenere e terra. Il ragazzo si sentì leggermente offeso da quel comportamento. Sarà anche stato solo il suo figlio bastardo, ma era l'unico figlio che aveva! Per la Madre, come si permetteva di ignorarlo così?
Haerrik Storm venne presto distolto dai suoi pensieri da un nuovo richiamo di Nysen, il quale gli ordinò di seguirlo assieme ad Oss. Mentre si apprestavano a prendere parte ad un'altra cattura, Haerrik notò che l'erede di Capo Tempesta si era appartato per parlare con Gravven Wensington, stando bene attento a non dare nell'occhio. Assieme a loro c'era anche Nynt, il quale annuiva ogni volta che ser Baelon diceva qualcosa.
Nel giro di un'oretta la situazione pareva essere migliorata un poco. Grazie all'ausilio di acqua, museruole, reti, morsi, qualsiasi attrezzo adatto per intrappolare le bestie, molti dei pokemon erano stati ricatturati. Certo, ancora qualche bestia ostinata resisteva qua e là, ma grazie al lavoro instancabile degli scudieri molti dei pokemon fuggitivi vennero ripresi.
Haerrik poté vantare di aver contribuito alla cattura di un Magmortar, del Quilava che scorrazzava per il cortile e di un Galvantula che si era arrampicato in un anfratto della Torre dell'Ingranaggio. Il ragazzo era salito su nella torre, e assieme ad Owen, l'assistente del maestro Dewey in quel momento nelle stalle a curare i feriti, aveva abilmente districato una rete dalle maglie fittissime mentre dalla finestra sottostante altri scudieri distraevano il pokemon. Quando poi il pokemon Elettroragno aveva cominciato a bersagliare coloro che lo disturbavano con palle di tela appiccicosa Owen e Haerrik gli avevano buttato la rete addosso. Il pokemon, nel tentativo di liberarsi, aveva perso la presa sulla parete ed era precipitato di sotto nel cortile, dove alcuni scudieri prontamente lo riportarono nelle stalle.
Appena fu tornato nel cortile vide che un folto gruppo di stallieri si era radunato al centro dello spiazzo, intenti ad osservare la cima del Fortino di Durran. Haerrik li raggiunse, curioso di sapere cosa li intrattenesse, e quello che vide fu davvero stupefacente.
Appena alzò la testa gli sembrò di essere tornato indietro nel tempo di due secoli e mezzo, quando sopra i cieli di Capo Tempesta si affrontarono i draghi Arrax e Vhagar. Erano infatti in corso almeno tre battaglie aeree differenti, e tutte vedevano almeno un partecipante di tipo Fuoco. Un Charizard stava affrontando un Pidgeot, un Talonflame lanciava implacabilmente attacchi contro un Emolga mentre un Fletchinder stava inseguendo ad una velocità spaventosa uno Spearow.
Haerrik non poté fare a meno di restare a bocca aperta. Non era tanto per il fatto che ben tre battaglie diverse infuriavano sopra la fortezza, quanto per il modo in cui esse venivano combattute. Gli sfidanti non parevano star combattendo, sembravano anzi quasi danzare. Schivavano agilmente le lingue di fuoco lanciate dagli avversari e scivolavano leggiadramente per le correnti d'aria, facendo sembrare l'intero processo quasi un grande ballo.
Ma per quanto lo spettacolo potesse sembrare bello era presto destinato a finire a causa della bellicosità dei suoi partecipanti. I maestri della Cittadella avevano appurato che lo spirito di autoaffermazione dei pokemon li portava quasi automaticamente a combattere contro i propri simili solo per affermare la loro superiorità, un po' come i branchi di lupi su nel Nord dei Sette Regni.
Il primo a cadere fu l'Emolga, il quale venne colpito da una palla di fuoco scagliata dal Talonflame e precipitò nel vuoto percorrendo cerchi concentrici sempre più piccoli, mentre il fuoco che l'aveva avvolto disegnava strane spirali nell'aria circostante. Precipitò dritto contro il tetto liscio del fortino, e sembrò che l'impatto dovesse essere inevitabile
Solo allora Haerrik si accorse che sulla cima del Fortino di Durran stavano un nugolo di persone. Alcune tendevano una vasta rete, altre erano armate di corde e altre ancora di rampini, mentre due stallieri particolarmente corpulenti reggevano un bacile pieno d'acqua mentre un terzo armato di secchio scrutava preoccupato il cielo.
Appena l'Emolga rimbalzò sulla rete l'uomo col secchio lo immerse nel bacile e gettò dell'acqua addosso al pokemon. Bastò tanto per spegnere le fiamme, e immediatamente un altro servo, approfittando del fatto che fosse stordito, gli saltò addosso e lo assicurò con delle corde, provvedendo poi a riportarlo nella fortezza.
Poco dopo fu il turno del Talonflame che aveva battuto l'Emolga. Il pokemon aveva preso la non troppo saggia decisione di scontrarsi contro il Charizard, non uscendone vincitore. Probabilmente il pokemon Fiamma gli spezzò un'ala, dato che il Talonflame ricadde malamente sul tetto del fortino con una traiettoria innaturale. Fu immediatamente acciuffato da chi si trovava lì.
Haerrik seppe in quel momento di voler salire sul tetto del fortino. Lui doveva essere là per assistere a quel combattimento spettacolare, probabilmente non ne avrebbe mai visto nessun altro del genere. Forse solo se fosse venuta una guerra si sarebbe potuta verificare quest'eventualità, ma ovviamente nessuno ci sperava per ovvi motivi.
Appena fece per muoversi verso l'entrata del fortino venne raggiunto da Oss e Aley, i quali l'avevano visto uscire dalla folla e dirigersi freso il Fortino di Durran.
- Dove vai? - gli chiese uno.
- Non penserai di andare lì a farti ammazzare? - disse l'altro.
- Non senza di noi almeno - risposero in coro.
Erano i suoi migliori amici. Erano cugini, almeno questo gli sembrava di aver capito. Venivano da un villaggio delle terre di lord Staedmon, ma erano emigrati a Capo Tempesta quando ancora erano piccoli assieme ai loro genitori a seguito della Primavera di Sangue. Avevano abitato con i propri parenti nell'ammasso di baracche che si era formato attorno alla fortezza, ma quando un'epidemia di febbri aveva sterminato le loro famiglie erano rimasti orfani assieme a molti altri ragazzi.
Era stato allora che Nynt, il maestro delle stalle di Capo Tempesta, aveva avuto l'idea degli stallieri. Dopo aver ottenuto il consenso di lord Baratheon aveva proceduto a raccogliere dalla strada i bambini, portandoli dentro le mura del castello e facendone dei perfetti stallieri. Alcuni di loro erano divenuti persino scudieri, la maggior parte di cavalieri erranti, addirittura qualcuno del figlio di qualche nobile di piccolo calibro.
Haerrik invece era lì semplicemente perché era stato rifiutato da suo padre quando sua madre si era presentata con lui. Quando, un giorno di dodici anni prima, sua madre si era presentata con lui in braccio, nessuno aveva voluto credere che si trattasse del figlio naturale di ser Baelon Baratheon, e le guardie non l'avevano nemmeno lasciata entrare, schernendola e invitandola ad andarsene.
Proprio in quel momento però passava sulle mura lady Naelys, la quale si incuriosì di tutto quel trambusto al ponte levatoio e andò a vedere. Una volta saputa la storia fece entrare i due e mandò a chiamare maestro Quetor, il sapiente in servizio al tempo a Capo Tempesta. Non ci volle però la sua conferma per attestare che la donna diceva il vero: se già i capelli neri come il carbone del bambino non fossero stati una prova sufficiente si potevano considerare anche i suoi splendidi occhi violetti, caratteristica peculiare dei Targaryen che ser Baelon aveva ereditato dalla madre.
Baelon Baratheon venne convocato seduta stante e venne messo di fronte alle sue colpe. Il risultato di un'azzardata avventura amorosa dell'anno precedente, non c'erano dubbi. Tutti sapevano che ser Baelon si dilettava a scorrazzare per le campagne quando poteva, e quel che combinava oltre andare a caccia lo si poteva intuire. La madre lo mise di fronte a suo figlio, obbligandolo a guardarlo.
Un servo gli raccontò le testuali parole della nonna:"Allora? Neghi ancora di essere suo padre? Io non sono stupida e nemmeno la maggior parte degli abitanti di Capo Tempesta. Oramai a quest'ora la voce si sarà diffusa, le guardie avranno sicuramente parlato. Prova un po' di vergogna per una volta, guarda il risultato della tua dissolutezza".
L'uomo non aveva replicato, aveva solo abbassato la testa. Aveva chiesto sommessamente alla madre il permesso di andarsene, e poco dopo la principessa Naelys accordò a Haerrik e sua madre il permesso di rimanere nel piccolo villaggio fuori le mura del castello. Da quel momento l'erede di Capo Tempesta non uscì più dalla fortezza se non per stretta necessità, e le voci che parlavano della sua passione per le donne morirono nel giro di un paio d'anni.
Poi, meno di nove lune dopo, l'epidemia di febbri. Haerrik era rimasto contagiato, ma la madre morente riuscì a portarlo fino a maestro Quetor, penetrando nottetempo nella fortezza quando le guardie l'avevano già cacciata una volta. Era spirata poco dopo, consumata dalla stessa malattia del figlio. Lui invece era stato capace di guarire grazie alle abili cure del maestro, ed era solo a lui che doveva la vita. Poi in mancanza di parenti (e dopo il rifiuto di Baelon Baratheon di prendersene cura), il piccolo Haerrik era stato dato a Nynt, il quale era stato ben contento di crescerlo come uno dei suoi ragazzi di stalla, poiché un paio di braccia in più non avrebbero di certo fatto male.
Nonostante il rifiuto del padre, Haerrik non se l'era affatto presa per questo. Certo, era il figlio di uno dei nobili più potenti dei Sette Regni, ma non avrebbe desiderato nulla dalla vita di più di quanto già non avesse. Nelle stalle aveva vitto, alloggio, amici, una casa. Nessuno lì lo chiamava bastardo (complice anche il fatto che molti altri lo erano), o se lo facevano era solo quando non prestava attenzione ed erano costretti a ricorrere alle maniere forti. Aveva conosciuto Oss e Aley, i suoi due migliori amici, e molti altri come Symond ed Elmetto, e amava il cameratismo che si era creato tra tutti loro.
Ma non stette a riflettere su tutto ciò che poteva perdere quando assieme ai suoi amici si affrettò a salire su per le scale del Fortino di Durran. Le scale erano strette e ripide, e ogni tanto erano costretti ad appiattirsi contro il muro per lasciar passare qualcun altro che scendeva o saliva di fretta. Da dentro il forte nel forte sembrava molto più piccolo di quanto non apparisse, e ciò era dovuto al fatto che le mura del Fortino di Durran erano spesse svariati piedi.
Quando finalmente arrivarono alla fine delle scale nessuno si accorse della loro entrata sulla cima del fortino, anche perché tutti erano col capo per aria a scrutare attenti e preoccupati quello che accadeva sopra di loro. Haerrik e i suoi amici si gettarono una rapida occhiata intorno per vedere dove sistemarsi. L'angolo ovest era occupato dalle reti contenenti i pokemon più ingombranti, i quali per essere riportati nelle stalle necessitavano di essere calati direttamente dalla cima della torre. Nel frattempo che loro facevano le scale anche il Pidgeot era caduto, andando a far compagnia al Talonflame (l'Emolga, essendo abbastanza piccolo, era già stato riportato nelle stalle, avevano visto uno stalliere con in braccio il pokemon mentre salivano).
Gli angoli nord e sud, anche se era poco corretto parlare di angoli visto che la cima della torre era una circonferenza perfetta, erano già occupati da coloro che reggevano gli estremi della rete così come il centro, leggermente rialzato rispetto al resto del piano. Così i tre optarono per l'angolo est, la parte che dava sul mare, dove c'erano meno persone a intralciarli. Si appostarono dietro un grosso merletto e stettero ad osservare la scena che si svolgeva sopra le loro teste.
Il Charizard, dopo aver sconfitto il Pidgeotto, fece per attaccare il Fletchinder. Haerrik pensò che la stazza del pokemon Fiamma gli avrebbe fatto sicuramente avere la meglio, ma si dovette presto ricredere. Charidard aveva sì una grossa mole, ma nel volo era lento, decisamente troppo per l'avversario.
Appena provò ad attaccarlo Fletchinder distolse per un attimo la propria attenzione dallo Spearow giusto per fare una spettacolare e velocissima inversione ad U nel cielo. Il Charizard non ebbe nemmeno il tempo di reagire mentre l'altro pokemon lo colpiva con il becco in pieno petto. Dopodiché con tre rapidi colpi di ali Fletchinder si portò a distanza di sicurezza dall'avversario, si girò e riprese la propria caccia.
Charizard ruggì per la rabbia, ma dopo alcuni attimi smise di battere le proprie ali prendendo così a cadere di sotto.
- La rete! Tendete la rete! - urlò qualcuno.
Haerrik ebbe solo un attimo per ragionare. Quel pokemon doveva pesare almeno duecento libbre a giudicare dalla grandezza, solo un pazzo avrebbe provato a sollevarlo. Figuriamoci cosa avrebbe fatto quando si sarebbe schiantato ad una velocità così elevata.
In effetti quando Charizard atterrò sulla rete la forza dell'impatto fu così violenta che tutti coloro che la reggevano ricevettero una spinta, come uno strattone in avanti. Non poterono fare a meno di assecondarla, e molti di loro caddero a terra dopo pochi piedi di corsa forzata. Due uomini si schiantarono contro i merletti, mentre un altro fu meno fortunato trovando un tratto di mura senza niente per fermarlo. Le gambe si schiantarono con violenza contro la pietra del muretto, l'uomo cadde in avanti e volò oltre il bordo della torre, cadendo nel vuoto. Nessuno riuscì a sentire quando si schiantò nel cortile sottostante.
Haerrik ebbe un brivido. Aveva intravisto per un attimo la faccia dell'uomo prima che volasse di sotto, e ne era rimasto turbato. Esprimeva un terrore cieco di fronte alla consapevolezza che di lì a pochi secondi sarebbe precipitato giù dalla torre, i lineamenti tirati e i muscoli contratti. Si considerò fortunato di non essere stato chiamato per svolgere quel compito, ma non per questo non avrebbe accettato se gliel'avessero chiesto. Gli sarebbe veramente piaciuto dimostrare il suo coraggio e il suo valore a quel padre che non lo considerava solo perché era un bastardo.
Il meglio del combattimento però doveva ancora venire. Una volta sconfitto il Charizard il Fletchinder aveva ripreso ad inseguire lo Spearow, il quale però aveva notevolmente distanziato l'inseguitore nel mentre del combattimento tra questi e il pokemon Fiamma. La distanza però si ridusse in pochissimo tempo, ma ad Haerrik non sembrava che fosse stato Fletchinder ad acquisire velocità quanto Spearow a ridurre la propria. Ma non gli sembrava nemmeno che fosse stanco, forse... l'aveva fatto intenzionalmente?
Per un attimo sembrò che il pokemon Sfavillante dovesse raggiungere e sopraffare lo Sguardofermo, ed allungò anche le proprie zampe artigliate per tentare di ghermirlo. Ma la sua morsa si chiuse sull'aria, dal momento che lo Spearow riacquistò slancio tutto d'un tratto, sorprendendo sia il suo inseguitore che gli spettatori a terra. Il Fletchinder lanciò un ululato di frustrazione e riprese l'inseguimento.
Ma lo Spearow era troppo in gamba. Ogni volta che sembrava essere stato raggiunto riusciva a svincolarsi dal tiro nemico grazie ad improvvise e provvidenziali virate, oppure buttandosi in picchiata sulla fortezza oppure salendo ancora di più nel cielo. Haerrik non aveva mai visto uno spettacolo tanto bello quanto pericoloso.
La battaglia, se così si poteva chiamare in quanto al massimo era il Fletchinder a lanciare di tanto in tanto degli attacchi, sembrò durare per un tempo infinito. Haerrik di preciso non seppe dire quanto tempo passò, però di sicuro doveva essere molto in quanto ad un certo punto cominciò a fargli male il collo da quanto lo teneva alzato. Si vide costretto ad abbassare la testa per un attimo, prendendosi a massaggiare il retro della nuca con una mano per cercare di far cessare il dolore.
Fu proprio in quel momento che lo Spearow si stancò. Fece improvvisamente una brusca virata, scendendo in picchiata contro il Fortino di Durran. L'inseguitore prontamente lo imitò, lanciandosi sulla sua scia. Il ragazzo non vide nulla di ciò essendo col capo chino, ma poté intuire qualcosa dalle esclamazioni di stupore di chi lo attorniava, in partiolare Aley e Oss avevano gli occhi sgranati.
Sentì come un tonfo provenire dall'altra parte della torre, come se vi si fosse schiantato qualcosa. Quando finalmente rialzò la testa Haerrik si vide arrivare contro letteralmente una scheggia. Non ebbe tempo di scansarsi, semplicemente fece quello che l'istinto gli suggeriva: arcuò la schiena e si piegò leggermente in avanti.
La testa dello Spearow si andò ad incassare esattamente tra il suo braccio sinistro e il suo fianco, incastrandosi. Haerrik non sapeva bene perché l'avesse fatto, forse aveva in qualche modo realizzato che se si fosse scontrato con il pokemon nella maniera sbagliata probabilmente sarebbe stato squarciato in due dalla forza con cui gli stava venendo incontro.
Fu in una frazione di secondo che realizzò: aveva la sua opportunità. Era un'occasione più unica che rara, poteva provare a catturare la bestia che ormai era l'unica ad essere rimasta libera di portare scompiglio. Se fosse riuscito nell'intento avrebbe in tal modo dimostrato di essere veramente coraggioso, degno di discendere da due nobili stirpi quali i Targaryen e i Baratheon.
Vennero ambedue spinti, il pokemon avanti e il ragazzo indietro, l'uno sbattendo le ali e l'altro cercando di opporre resistenza. Haerrik provò a serrare la stretta, cercando di tenere fermo il corpo del pokemon e di bloccargli le ali al contempo, impresa molto difficile se non impossibile. Lo Spearow invece, rendendosi conto di cosa stava accadendo, tentò furiosamente di divincolare il capo dalla presa dimenandosi come un folle e sbattendo contemporaneamente le possenti ali, creando spostamenti d'aria che costringevano le persone vicine a coprirsi il volto.
Per alcuni attimi sembrò che il ragazzo potesse riuscire nella sua impresa, ma la realtà della differenza di forza venne ben presto a galla. La possanza del pokemon ebbe la meglio e lo Spearow riuscì a liberarsi, sbattendo vigorosamente le ali per prendere quota. Fondamentale fu il momento in cui Haerrik sbatté violentemente la schiena contro la cinta muraria dall'altro lato della torre, venendo costretto ad allentare la presa per il dolore. Il pokemon approfittò di quel momento per tornare libero, salendo poi velocemente in aria.
Haerrik venne aiutato ad alzarsi da un irsuto inserviente. Lo conosceva, frequentava le stalle in quanto i figli del suo defunto fratello abitavano lì poiché lui non li poteva mantenere. Gli piaceva chiacchierare, e si fermava sempre a parlottare con Nynt. Si chiamava Dorran, o forse Dorvan, Haerrik non ci aveva mai fatto poi tanto caso.
- Tutto bene, ragazzo?
- Sì, credo essere ancora tutto intero.
L'impatto era stato abbastanza violento, ma non sentiva particolarmente male in un singolo punto, quanto più egualmente su tutta la schiena, forse le scapole erano più doloranti.
- Che è successo all'altro, allo Sfavillante? - chiese all'inserviente, curioso di sapere il destino dell'avversario dello Spearow.
- Si è schiantato qui proprio un attimo fa. Ha sbattuto contro la torre ed è caduto di sotto. Non c'è nessuno lì sotto pronto a prenderlo, si è schiantato in terra. Forse è morto, non so. E' proprio vero che i pokemon sono animali più per-
- Attenzione!!!
L'urlo giunse come attutito alle orecchie dei due, ma entrambi furono abbastanza reattivi da abbassarsi dopo aver visto la macchia con la coda dell'occhio. Lo Spearow, una volta tornato in aria, era di nuovo sceso in picchiata verso il basso. E sembrava che il suo bersaglio fosse proprio Haerrik.
Il ragazzo riuscì a vedere il suo volto per un attimo. Il becco e gli occhi erano distorti da un'espressione furiosa, probabilmente il pokemon era preda di un attacco d'ira caratteristico della sua specie. E a quanto pare l'oggetto della sua collera era proprio Haerrik, forse perché aveva tentato di catturarlo poco prima.
Haerrik sentì l'aria che si spostava mentre il pokemon passava proprio sopra la sua testa, facendo appena in tempo a rifugiarsi dietro un grosso merlo. Si sporse poi di un poco per provare a vedere che fine aveva fatto il pokemon, ma la voce di Dorran (o Dorvan) lo fece voltare.
- Dietro di te ragazzo!
Haerrik ebbe un presentimento e si buttò a terra, e un attimo dopo l'affilato becco del pokemon perforò l'aria in cui l'istante precedente era presente la sua testa. Oramai era appurato, quello Spearow ce l'aveva con lui. E non si sarebbe fermato fin quando non l'avesse ucciso, anche questo era sicuro, gli Spearow e i Fearow erano fatti così. Pokemon crudeli e vendicativi, perseguitavano un uomo colpevole di avergli fatto uno sgarbo sino ad ucciderlo o a farlo impazzire, non c'era scampo.
Il ragazzo si rialzò, stando bene attento a vedere dove fosse il pokemon. Mentre si rimetteva in piedi teneva lo sguardo fisso sullo Spearow che nel frattempo volteggiava in aria svariati piedi sopra di lui. Temeva che sarebbe ritornato subito all'attacco, ma l'uccello si limitò per quel momento a descrivere ampi cerchi sopra il Fortino di Durran.
Pensò velocemente a cosa fare, sicuramente non ci sarebbe voluto molto perché la bestia ritornasse alla carica. Poteva provare a rientrare nella torre, la solida costruzione l'avrebbe di sicuro protetto dagli attacchi. No, il pokemon l'avrebbe persino demolita a costo di arrivare a lui. Altrimenti avrebbe potuto fare causa comune con gli altri inservienti e catturarlo assieme a loro. No, nemmeno questo avrebbe funzionato, gli Spearow accettavano la sconfitta solo quando chi sfidavano era anche colui che li sottometteva. Per cui restava una sola opzione...
- Haerrik, attento! - gridò Aley.
- Sta arrivando! - gli fece eco Oss.
Ma il ragazzo aveva già iniziato a correre verso la rete. Evitò un attacco del pokemon buttandosi in avanti e facendo una sgraziata ma efficace capriola e subito dopo arrivò alla rete. Scansò un paio di inservienti increduli e ne afferrò un lembo.
- Che fai?! - chiese uno, ancora indeciso sul da farsi.
Haerrik non rispose. Fece scorrere velocemente con le mani la rete e si diresse subito verso il merlo più vicino. Legò un'estremità della rete alla pietra e fece lo stesso con la merlatura dalla parte opposta dello spiazzo. Forse il piano che aveva ideato aveva qualche speranza di funzionare. Non gli restò che tornare al centro della torre e alzare lo sguardo al cielo, andando alla ricerca del suo nemico alato.
Nel mentre che lui preparava la trappola lo Spearow era scomparso tra le nuvole. L'aveva attaccato con impeto sino ad un attimo prima e adesso sembrava essersi volatilizzato, questo era strano. Haerrik si guardò tutt'attorno, dall'interno delle Terre della Tempesta allo sconfinato muro d'acqua del Mare Stretto, ma nulla, sembrava scomparso. Appunto, sembrava.
- Dietro di te! - urlò ad un certo punto qualcuno.
Ma Haerrik era pronto, e non si sarebbe fatto cogliere facilmente di sorpresa. Si girò e vide lo Spearow scendere in picchiata verso di lui. Per incoraggiarlo a venire Haerrik spalancò le braccia e si mise ad inveire contro di lui.
- E' me che cerchi?! Vieni a prendermi, stupida bestia!
La furia del pokemon a quelle parole fu ben visibile, e i suoi lineamenti si distorsero ancora di più di quanto non fossero già alterati. Lanciò uno spaventoso verso di collera e acquisì ancora più velocità, puntando dritto alla sua preda.
Haerrik restò fermo, immobile, cercando di non scappare cedendo alla paura. Non seppe nemmeno lui come riuscì a mantenere tutto quel sangue freddo, forse era più che sicuro che il suo piano sarebbe riuscito. Perché se non lo fosse stato sarebbe di certo morto, e non aveva intenzione di farlo a quell'età.
Tenne le braccia aperte sino a pochi istanti prima dell'impatto, muovendole solo quando fu certo che lo Spearow non avrebbe potuto cambiare traiettoria. Alzò fulmineamente la rete, fino a quel momento giacente floscia a terra, per quanto le sue braccia gli consentirono. Dopo di che si buttò di lato, lasciandosi cadere sulla superficie ricurva del tetto della torre e prendendo a ruzzolare giù per il dislivello.
Un istante dopo il pokemon penetrò l'aria dove prima c'era lui, finendo dritto nella rete. Accortosi del pericolo provò disperatamente a cambiare direzione, ma era troppo tardi. L'alta velocità lo fece ben presto avviluppare nella rete, e il pokemon perse slancio, finendo per schiantarsi malamente contro uno dei merletti sottostanti.
Haerrik vide solo qualche frammento di questa scena mentre rotolava, andando infine a schiantarsi contro la merlatura. Si rimise subito in piedi benché fosse dolorante, ma pensò prima di tutto al suo dovere. Si lanciò contro il pokemon, saltandogli addosso mentre questo era ancora prigioniero delle maglie di corda e ferro.
- Presto, aiutatemi! - gridò - Qualcuno lo leghi!
Nonostante lo stupore, immediatamente alcuni stallieri vennero a dargli manforte. Dopo poco anche Aley e Oss arrivarono, ognuno reggendo una robusta corda. Lo Spearow combatté furiosamente contro gli aggressori tentando di liberarsi, ma fu uno sforzo vano. Ben presto qualcuno riuscì ad immobilizzargli le zampe, poi un'ala, e alla fine fu il turno del becco.
Dopo alcuni minuti l'emergenza si poteva considerare rientrata. Con la cattura dello Spearow tutti i pokemon fuggiaschi erano stati ripresi, e Haerrik si asciugò soddisfatto la fronte imperlata di sudore. I suoi capelli erano fradici, e per questo li lasciò liberi di ondeggiare al vento perché si asciugassero.
Si diresse verso il bordo della torre e si sporse. Mentre passava vide lo Spearow lanciargli un'occhiata al veleno. Questa sarebbe stata solo la prima battaglia di una guerra più lunga e intensa. Nel cortile sottostante riconobbe, più dall'armatura che dalla faccia, ser Baelon Baratheon, il quale guardava la cima del fortino incuriosito, probabilmente chiedendosi cosa fosse la causa di quella tutta confusione.
Sorrise. Quando l'erede di Capo Tempesta sarebbe venuto a sapere dell'impresa del suo figlio bastardo forse per Haerrik Storm ci sarebbe stata qualche speranza. Forse.

Note dell'autore
Chiedo infinita venia per il ritardo, ma l'ambiente scolastico negli ultimi tempi è stato caldissimo per non dire rovente. Per il prossimo capitolo cercherò di fare prima, lo prometto. Intando però godetevi la lunghezza di questo.

  
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