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Autore: Anmami    20/03/2015    1 recensioni
Niente è più lo stesso dopo gli eventi del Grady. Beth se n'è andata portandosi via molte delle speranze del gruppo. In particolare quelle di Daryl che, svuotato e devastato, è alla disperata ricerca di qualcosa in grado di alleviare il suo senso di colpa per non averla protetta, una giusta punizione per aver fallito così miseramente.
Questa storia è un viaggio. Un viaggio attraverso il dolore, passando per la disperazione e la sconfitta, fino ad arrivare quasi in fondo al tunnel, fino a raggiungere un piccolo spiraglio di luce.
Dal testo:
"Beth finalmente riposava, avrebbe passato l'eternità in quel prato, circondata da fiori e all'ombra di un albero secolare. Da viva avrebbe adorato quel luogo.
Daryl aveva scelto con cura il posto, senza nemmeno interpellare Maggie."
"Un uomo distrutto, sia nello spirito che nel corpo. Un uomo incapace di trovare una motivazione che lo spingesse a non arrendersi, che gli desse ancora un briciolo di speranza."
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Beth Greene, Daryl Dixon, Nuovo personaggio, Rick Grimes
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Capitolo 12

GENDER.

Restò qualche secondo in silenzio, a cercare di capire se ciò che aveva davanti era solo un'allucinazione dovuta all'alcol. Non aveva bevuto poi così tanto e quei pochi bicchieri non potevano certo esserne la causa.
Jordan era lì, senza maglia, immobile, una statua, incapace di muovere un muscolo o emettere un fiato.
Daryl, svegliatosi dallo shock iniziale, indietreggiò di qualche passo, ritornando nella stanza e tentò di trovare la forza di parlare.

-Che cazzo di storia è questa?- chiese con un misto di rabbia e stupore.

Jordan si infilò in fretta la maglietta e lo raggiunse, con una marea di spiegazioni da dare.

-Te lo avrei detto.- disse abbassando lo sguardo.

L'uomo serrò i pugni, e provò ad impedire alla rabbia di avere la meglio sulla ragione.

-Non dire stronzate.- sputò l'arciere con una punta di disprezzo nella voce.
-Daryl ascolta io...- provò a spiegarsi Jordan.

-Tu cosa? Per la puttana Jordan... o forse non dovrei chiamarti così? E' questo il tuo vero nome o anche questa è una balla?- urlò a dir poco furioso.

-Lascia che ti spieghi, per favore...- lo implorò.

-Spiegarmi cosa? Mi pare che ciò che ho visto sia abbastanza. Cazzo... tu sei una ragazza, non pensi che dovessi saperlo dal momento che dividiamo la stanza ed il letto? O forse era quello che volevi eh? Volevi qualcuno dal quale farti sbattere? Hai sbagliato persona.- fece con rabbia.

Gli occhi di Daryl si scurirono fino quasi a sembrare neri, la delusione e la rabbia erano talmente evidenti che pareva quasi di poterle toccare. 

-Tu razza di coglione! Non sai un cazzo di me, Non osare giudicarmi solo perché ho preso una posizione, non ti permetto di parlarmi così. Avrei dovuto dirtelo forse, ma non riuscirai a farmi sentire uno schifo soltanto perché ho voluto scegliere cosa fare del mio futuro. Hai visto come trattano le donne qui? Hai visto, sottospecie di idiota, che cazzo di vita conducono le altre? Cucinano per gli uomini e crescono i figli come se fossero delle fottute incubatrici viventi. Scusa tanto se desidero di più per me, scusami davvero se non voglio passare gli anni che mi restano a fare da serva a qualche cazzone come te. Ed ora ti sarei grata se la piantassi di urlare, non voglio far sapere i fatti miei a tutti. Ti giuro su cos'ho di più caro al mondo che se questa storia uscirà di qui ti ritroverai la mia lama conficcata nel cranio, è una promessa.-  spiegò la ragazza puntando il dito verso di lui ed avvicinandosi minacciosa.

L'uomo fu spiazzato da quella sua spiegazione e non seppe come ribattere. In quel momento la delusione prese il sopravvento. Era stato piuttosto sincero con lei, ma la fiducia era stata mal riposta ed a senso unico.
Si sentiva tradito, aveva il diritto di saperlo dal momento che passavano così tanto tempo insieme.
Lei restò in attesa di una sua reazione che, tuttavia non ottenne. 
Daryl afferrò la sua balestra e, senza degnarla di ulteriori sguardi, la lasciò da sola nella stanza, uscendo sbattendo la porta.

Arrancando nel buio della notte, riuscì a raggiungere l'ufficio dove si era rifugiato la sera prima e decise di passare lì il resto della notte. 
Il mattino seguente avrebbe chiesto di cambiare stanza, non poteva continuare a stare lì con lei.
Un altro problema si parò davanti a lui, più che altro una decisione da prendere. Avrebbe dovuto coprirla o andare di corsa a raccontare tutto a Patrick? 
Lei lo aveva aiutato e si era occupata di lui, ma non era certo che essere complice della sua bugia fosse il modo migliore di iniziare la sua nuova vita.

Il giorno dopo cercò di tenersi il più possibile alla larga e, dalle occhiate stupite che gli lanciavano gli altri, doveva sembrare piuttosto strano non vederlo insieme al suo fedele braccio destro.
Ormai tutti erano abituati a vederli come una squadra e quella specie di "rottura" non era passata inosservata.
Quel giorno niente spedizioni, Daryl aveva in programma una lezione con il ragazzino, Paul. Faceva dei progressi con la balestra e l'uomo era intenzionato a procurargliene una al più presto.
Purtroppo il suo stato d'animo limitava di molto la sua, già pressocché nulla, pazienza e si ritrovò a rimproverare il suo povero allievo più del dovuto.
Il ragazzo incassò il colpo, ricaricò la balestra e, forse guidato dalla frustrazione per le parole dure appena ricevute, colpì il centro perfetto del bersaglio.
L'arciere non era solito scusarsi, ma dopo quel colpo così preciso fece un sorriso, più simile ad una smorfia a dire il vero,  molto compiaciuto a Paul e lo congedò dalla lezione.

Senza le chiacchiere assillanti di Jordan il momento dei pasti passò molto più lentamente e Daryl iniziò a domandarsi se forse non fosse stato troppo duro con la ragazza. Le sue motivazioni dopotutto erano valide e comprensibili. La bugia era difficile da mandare giù, ma molto probabilmente anche lui avrebbe agito allo stesso modo.
Quando fu ora di ritirarsi negli alloggi scelse di tornare nell'ufficio. 
Aveva preso una decisione, il giorno dopo avrebbe chiesto di poter dormire lì e in caso di risposta affermativa, si sarebbe trasferito subito.

Prendere sonno, forse per la scomodità del pavimento, si rivelò più difficile del previsto.
Si sedette sul davanzale della finestra e si accese una sigaretta, sperando che la luna e l'aria fresca della sera gli fossero di qualche aiuto.
Iniziò a pensare. Solitamente la prima immagine che gli appariva davanti agli occhi quando iniziava a pensare era quella di Beth, ma quella volta fu qualcosa di nuovo. Il ricordo di un evento successo poco tempo prima.
Svegliarsi con le braccia di Jordan intorno alla vita. 
Alla luce delle novità che aveva appena scoperto, non poté fare a meno di sentirsi in imbarazzo ripensandoci.
Credendola un ragazzo, le aveva dato del finocchio per quel gesto e l'aveva presa in giro anche se la colpa di tutto era da attribuire all'alcol.
Come avrebbe fatto, a quel punto, a dormire ancora insieme a lei senza sentirsi a disagio? 
L'unica cosa certa era che prima di lasciare l'alloggio avrebbe dovuto parlarle o per lo meno tentare di trovare un punto di incontro.
Il loro rapporto non sarebbe più stato lo stesso, ma, prima di mettere un punto a quella faccenda, voleva capire perché non si fosse fidata di lui, perché non lo avesse ritenuto degno di sapere la verità.
Anche se con una certa riluttanza, lasciò l'ufficio e raggiunse la stanza che divideva con Jordan.
Trovando ancora un paio di candele accese, pensò che lei fosse sveglia, ma guardando meglio, si accorse che la ragazza si era addormentata dalla parte di letto che di solito occupava lui.
Facendo attenzione a non svegliarla si sedette su una delle poltrone e appoggiò i piedi sull'altra, tentando di trovare una posizione confortevole, impresa assai ardua data la scomodità di quelle due sedute.
Non ebbe il coraggio di fare altro se non aspettare che lei si svegliasse e notasse la sua presenza.
  
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