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Autore: Anima90    21/03/2015    6 recensioni
Ra's Al Ghul ha fatto ad Oliver la sua proposta. Felicity e Ray hanno iniziato ad approfondire la loro relazione. Cosa accadrà da ora in poi? Quali risvolti assumerà la vicenda fino al finale di questa terza stagione?
Gli avvenimenti raccontati in questa storia si basano su tutti gli elementi canon che fino ad ora ci hanno mostrato nei precedenti episodi e sugli spoiler che di volta in volta ci verranno forniti.
ATTENZIONE SPOILER per chi non segue la programmazione americana
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Felicity Smoak, Oliver Queen
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Felicity doveva trovare a tutti i costi il modo di liberarsi di Oliver per il resto del pomeriggio. Aveva organizzato una festicciola a sorpresa per lui al Verdant. La polizia, per il tempo in cui il locale era stato messo sotto sequestro, aveva provato a trovare qualche prova tangibile che collegasse quel luogo ad Arrow, ma con scarsi risultati. Da qualche giorno tutto era tornato alla normalità.
"Roy? Grazie a Dio hai risposto subito".
"Che succede? Perché bisbigli?"
"Io e Oliver siamo ancora in ospedale, ho appena terminato la visita. È in bagno ora".
"Non che sia in alcun modo interessato all'attività intestinale di Oliver..."
"Ho bisogno che lo tenga impegnato per tutto il pomeriggio. Non posso lasciare Thea da sola ad organizzare tutto".
"Ricevuto. Lo porto con me in una concessionaria, così mi faccio consigliare sul modello di moto da comprare".
"Ottimo. Ricorda che ti devo un favore".
"Me lo segno. A stasera".
Riagganciò un attimo prima che Oliver la raggiungesse.
"Chi era?"
"Ehm... Jerry... devo tornare di corsa a lavoro, è un'emergenza".
"E i nostri programmi per oggi? Io e te in un letto a riprendere quello che avevamo lasciato in sospeso stamattina?"
"Dovranno aspettare. Mi dispiace Oliver, in azienda c'è bisogno di me".
Felicity gli diede un bacio veloce e corse via senza lasciargli il tempo di obiettare.
"E io che pensavo che il compito degli amministratori delegati fosse appunto quello di delegare".
Gli squillò il cellulare.
"Roy, dimmi, che succede?"
"Dove sei?"
"Allo Starling General, perché?"
"Mi accompagni a scegliere la moto? Ho visto tremila modelli e sono in alto mare".
"Perché non lo chiedi a Dig?"
"Perché oggi doveva tenere Sara. E perché non ci vediamo da secoli, devi smollarti un po' da quella donna amico. Da quanto non passi un po' di tempo per conto tuo?"
Effettivamente da quando erano tornati a casa non si era staccato da Felicity nemmeno quando era passato dal covo. Forse gli avrebbe fatto bene trascorrere un pomeriggio diverso, anche per arrivare a sentire un po' la sua mancanza.
"E va bene. Cinque minuti e sono da te".
 
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"Che ne dici di una bella Ducati? La 889 è leggermente vintage ma è il top. E poi i motori italiani sono una garanzia".
"Non lo so... pensavo a una Honda, più leggera e maneggevole, ma comunque veloce".
Stavano valutando tutti i modelli disponibili nel salone, individuando per ciascuno i pro e i contro. Quando si resero conto che erano già trascorse quasi due ore dal loro arrivo, decisero di fermarsi per una pausa caffè.
"Allora. Aggiornami. Come vanno le cose in mia assenza?"
"In realtà bene, non c'è molto da fare. Poi dopo l'esperienza a Nanda Parbat siamo diventati tutti più uniti, più complici. Otteniamo risultati con il minimo sforzo".
"Laurel come se la cava?"
"È migliorata tanto, le lezioni di Nyssa hanno dato i loro frutti".
"Sono contento. Almeno non rischierà di farsi male ogni volta che scende in campo".
"Anche Thea si è integrata bene... so che non sei d'accordo ad averla nel team, ma è brava Oliver. Riesce a fare veramente la differenza. Ti sta sostituendo degnamente".
"Lo so che è brava, Roy. Ma si tratta di mia sorella, non potrò mai essere del tutto d'accordo a vederle rischiare la vita tutti i giorni. Non ce la faccio. Il fatto che ci sia tu a tenerla d'occhio mi fa stare più tranquillo".
"A proposito di questo.... devo dirti una cosa".
"Dimmi".
"Ecco... si... si tratta di me e Thea. Siamo tornati insieme".
Oliver non fu sorpreso da quella notizia. Non avevano mai smesso di amarsi e ora che non c'erano più segreti tra loro non esisteva più alcun motivo che li tenesse separati.
"Meglio tu che qualcun'altro, Roy. Ma non rilassarti troppo, ti tengo d'occhio".
Oliver finse uno sguardo minaccioso, lasciando Roy interdetto per qualche secondo.
Poi scoppiò a ridere.
"Scherzo, stai tranquillo, sono felice per voi".
Roy buttò fuori tutta l'aria che aveva trattenuto fino a quel momento.
"E chi l'avrebbe detto che saresti diventato simpatico".
"Lo sono sempre stato in realtà. Nei rari momenti in cui non facevo prevalere la versione noiosa di me".
"Ti fa bene stare con Felicity. Sarò sincero, sentiamo tutti la vostra mancanza al covo, ma siamo contenti per voi. Non ne potevamo più di vedervi separati ed infelici".
Oliver gli diede una pacca sulla spalla. Sapeva che stava dicendo la verità. Lui e Diggle in particolare avevano assistito alla nascita di quel sentimento, e durante i momenti più difficili erano stati vicini ad entrambi, senza bisogno di tante parole.
"Grazie amico, lo apprezzo molto".
"Quindi ora cosa farai? Appenderai il cappuccio al chiodo?"
"In queste due settimane sono stato tentato diverse volte dal prendere questa decisione. Stare con Felicity, immaginarmi un futuro con lei, mi ha fatto accantonare per un po' l'idea di continuare ad essere Arrow".
Roy lo ascoltò con attenzione, senza interrompere.
"Ma poi ho capito che non posso semplicemente tornare indietro. Non posso fare finta di niente quando ormai ho la consapevolezza di poter aiutare concretamente questa città. Devo semplicemente trovare un altro modo per farlo. Un modo che non sia distruttivo per la mia persona e che mi permetta di conciliare i due lati di me, trovando il giusto equilibrio".
"E sarebbe?"
"Beh innanzitutto farmi aiutare da voi. Riconoscere che ormai questa crociata è diventata vostra tanto quanto mia. Mollare un po' la presa su tutte queste responsabilità, così da trovare il tempo di vivere anche come Oliver Queen".
"Amico, devo proprio dirtelo, sono così felice che finalmente ci hai dato un taglio con tutte quelle stronzate sulla doppia personalità. Credimi, iniziavi ad inquietarmi".
Oliver scoppiò a ridere, non potendo fare a meno di ripensare al fatto di essersi ostacolato da solo per tutto quel tempo. Si sarebbe risparmiato un sacco di sofferenze inutili se solo fosse giunto prima a quella conclusione.
"Allora, andiamo a scegliere o no questa moto? Sarai stanco di farti scorrazzare da Thea in giro".
"Andiamo".
Roy sorrise, grato per quel fratello maggiore che la vita gli aveva donato.
 
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"Wow".
Felicity entrò al Verdant e non potè fare a meno di notare che era diventato più verde del solito. C'erano palloncini e festoni di quel colore sparsi in giro per tutta la sala, frecce di cartone che penzolavano dal soffitto e un tavolo allestito con tutti i regali per Oliver da parte loro.
"E tu sei riuscita a fare tutto questo in meno di un giorno?"
"Dici che ho esagerato? So che compie 30 anni e non è più un bambino, ma ha sempre avuto un debole per festoni e palloncini".
"È proprio vero che le persone non si finiscono mai di conoscere..."
"Allora? Che ne pensi?"
"Penso che è tutto perfetto. E penso che Oliver è fortunato ad avere una sorella come te".
Thea le sorrise soddisfatta. Si fidava del giudizio di Felicity e se a lei piaceva sarebbe piaciuto anche a Oliver.
"Una cosa in realtà l'ho fatta anch'io. Sono passata in pasticceria a ritirare la torta. Tre piani pieni zeppi di panna e cioccolato, trent'anni si compiono una volta nella vita".
"Lo sai  che Oliver non mangia cioccolato da almeno due anni, vero?".
"Ecco perché era sempre così triste, tutta colpa delle endorfine. Ma stasera ci penso io a lui, per una volta che rinuncia a quelle verdure disgustose non viene la fine del mondo".
Thea scoppiò a ridere divertita, erano una coppia davvero ben assortita.
"Il tuo regalo? Dammelo che lo metto nel mucchio".
Felicity aveva intenzione di fare una sorpresa a tutti quella sera, nessuno sapeva ancora niente dei piani che aveva in mente per l'ex azienda della famiglia Queen e quindi del regalo che avrebbe fatto ad Oliver.
"In realtà l'ho lasciato in ufficio. Passo a prenderlo più tardi. Andiamo di là, ti do una mano con il buffet".
Si diressero nelle cucine, apprestandosi a preparare tartine e tramezzini di tutti i gusti.
"Dove hai lasciato mio fratello? Non è che si presenta qui e ci rovina la sorpresa?"
"Tranquilla, è con Roy. Mi ha promesso che lo avrebbe tenuto lontano da qui fino a stasera".
Thea arrossì leggermente sentendo pronunciare il nome di Roy.
"C'è qualcosa che devo sapere?"
"In che senso?"
"Boh, ho nominato Roy e sei diventata rossa".
La piccola Queen si sfiorò il volto con il dorso delle mani. Effettivamente sentiva le guance lievemente accaldate.
"In realtà tu e mio fratello non siete gli unici a fare coppia fissa ultimamente".
"No. Aspetta. Non ci credo. Vuoi dirmi che tu e Roy..."
"Si, io e Roy".
"Ma è fantastico, Thea! Ci avrei scommesso che prima o poi sareste tornati insieme".
"È avvenuto tutto molto naturalmente, come se in realtà non ci fossimo mai lasciati".
"Conosco la sensazione, credimi. Sono veramente contenta di questa notizia, ve lo meritate, davvero".
Le ragazze si sorrisero, sinceramente felici l'una per l'altra. Avevano entrambe trovato la loro dimensione, il loro posto nel mondo, al fianco degli uomini della loro vita.
 
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Il piano prevedeva che Oliver e Roy fossero invitati a casa di Dig per cena. Laurel, prima di raggiungere il Verdant, avrebbe dovuto informarli di un problema sorto al locale riguardo i permessi della polizia. Si sarebbero così recati al luogo della festa senza che Oliver sospettasse nulla.
Nel frattempo Lyla, lasciata la piccola Sara con la babysitter, avrebbe raggiunto le altre per attendere insieme l'arrivo del festeggiato.
"Allora ragazze ho sentito Roy, arrivano tra cinque minuti".
"Bene, sta per salirmi l'ansia".
"Sta tranquilla, Felicity. Oliver lo apprezzerà moltissimo".
Lyla provò a calmarla accarezzandole la schiena.
"Lyla ha ragione. Tu e Thea gli avete organizzato una bellissima festa, sono sicura che non si aspetta niente di tutto questo".
"Grazie ragazze, è il primo compleanno che festeggiamo insieme, come una vera e propria coppia intendo. Voglio che sia tutto perfetto".
Laurel le sorrise. Non si era creato nessun imbarazzo tra di loro, per quanto fosse la ex storica di Oliver. Questo dimostrava che entrambi erano pianamente andati avanti con le loro vite e avevano voltato pagina.
"Sento il furgone di Dig. Thea, spegni le luci. Mi raccomando, silenzio assoluto".
I tre ragazzi fecero ingresso al Verdant, guardandosi intorno.
"Roy, ma sei sicuro che Laurel ti ha detto di venire qui? Non c'è nessuno, è tutto buio...."
"SORPRESA!!!!"
Le luci si accesero, una miriade di coriandoli colorati invasero l'ambiente circostante.
Oliver in un primo momento rimase immobile, come paralizzato per lo stupore. Come aveva fatto a dimenticarsi del suo compleanno?
"Non ci posso credere..."
"Auguri amico!!!"
"Buon compleanno!"
Roy è John gli diedero qualche pacca sulla spalla e a turno lo abbracciarono.
"Auguri Ollie!"
"Buon trentesimo compleanno!"
"Grazie Laurel! Lyla e tu che ci fai qui? Non eri a cena con noi fino a dieci minuti fa?"
"Devi ringraziare le signorine alle mie spalle, tutta opera loro".
Oliver vide Thea e Felicity scambiarsi uno sguardo complice. Si avvicinò a loro.
"Dovevo immaginarlo che mi stavi nascondendo qualcosa".
"Vuoi dirmi che non ti eri accorto di nulla? Non è che ti si sono guastati i sensori di pericolo immediato?"
"Ah ah ah, ma che simpatica".
Oliver la tirò a sé e la baciò a lungo. Non erano mai stati separati per tutto quel tempo e le era mancata da impazzire.
"Buon compleanno, amore".
"Grazie".
Si guardarono negli occhi come erano soliti fare, escludendo il resto del mondo per qualche secondo.
"Hey, piccioncini?"
Non si mossero di un centimetro.
"Terra chiama Olicity. Terra chiama Olicity".
"Ti sento, Speedy. E poi con che razza di nome ci hai chiamato?"
"Olicity. Oliver più Felicity. Lascia perdere, è una cosa stupida".
"A me piace, in realtà".
"Non avevo dubbi".
Oliver alzò gli occhi al cielo divertito. Si avvicinò alla sorella per abbracciarla.
"Non posso credere abbiate organizzato una cosa del genere. Sono senza parole. Grazie".
Thea lo strinse forte, provando ad infondergli tutto l'amore che provava per lui.
"Ora arriva la parte divertente. Devi scartare i regali".
Felicity fu colta da un'ansia improvvisa, il momento della verità era vicino. Sperava solo che Oliver non reagisse male come al ristorante.
"Questo è da parte mia e di Lyla".
Dig gli consegnò un pacchettino rettangolare, incartato rigorosamente di verde.
"Poi un giorno mi spiegherete perché avete scelto tutti questo colore".
Scoppiarono tutti a ridere. Oliver non era solito fare battute, ma le poche che faceva erano divertenti ed argute.
"Wow. Un tablet pluriaccessoriato".
"Dal momento che ora hai un'hacker per  fidanzata, abbiamo pensato di introdurti una volta per tutte nel fantastico mondo della tecnologia".
"Questo si che è parlare, amico".
Felicity diede il cinque a John e Lyla, complimentandosi con loro per la scelta.
"Ora tocca al mio! Credo proprio che ti piacerà..."
"Un nuovo casco per la moto, è bellissimo!"
"Vista la brutta fine che hai fatto fare al vecchio, ho pensato te ne servisse uno nuovo".
"Quale brutta fine?"
Felicity non sapeva nulla di quella storia. Di quando Oliver, sconvolto per la notizia di lei in ospedale, aveva dato un calcio al suo vecchio casco, ammaccandolo irrimediabilmente.
"Ah perché non glielo hai ancora raccontato? Diciamo solo che hai un fidanzato con qualche problemino a controllare la rabbia".
"Roy, ricordi il discorso che ti ho fatto oggi?"
"Si".
"Ecco, sto per rimangiarmelo".
"Lo dicevo io, problemi a controllare la rabbia…"
Felicity diede a Roy un colpetto dietro la testa, si divertiva un mondo a vedere quei due provocarsi a vicenda.
Laurel si fece avanti e consegnò ad Oliver il suo regalo.
"Questo è da parte mia. Non è niente di speciale, Ollie. Ho pensato che ora che sei in vacanza forzata potresti approfittarne per recuperare qualche film".
"I più grandi capolavori di Stephen King. Wow!"
"So che ti piace il genere, quindi..."
"È un bellissimo regalo, grazie".
Felicity non gli avrebbe mai permesso di guardare nessuno di quei film in sua compagnia. A meno che non l'avesse tenuta stretta tra le sue braccia e coperto gli occhi per tutto il tempo.
"Questo invece è da parte mia. Tanti auguri Ollie".
"Pensavo che fosse la festa il tuo regalo, Speedy".
"Non essere sciocco. Spero ti piaccia".
Era una cornice con una foto della famiglia Queen al completo, c'erano Moira e Robert giovani ed innamorati, che tenevano in braccio i loro due figli, sorridenti e bellissimi.
"Ma questa è la foto che ci scattarono in montagna! Il primo e unico Natale trascorso fuori casa. Fu una vacanza perfetta, la ricordo ancora".
"Ollie, so che quest'anno riguardo questo argomento ho vacillato spesso e volentieri. Spesso ho smarrito la retta via, messa alla prova da avvenimenti più grandi di me. Ma  ora finalmente lo so. Sarete per sempre voi la mia sola ed unica famiglia".
Oliver quasi si commosse, travolto da tutte le emozioni di quella sera. L'unica cosa che aveva sempre desiderato era di non dover mai rinunciare a sua sorella. Con quel gesto Thea gli aveva appena dimostrato che non sarebbe mai potuto accadere.
"È il più bel regalo che potessi farmi".
Felicity fu grata a Thea per aver compreso le paure del fratello e per averle messe a tacere con quello splendido regalo.
"Manca all'appello solo Felicity".
"Si dai Fel che gli hai regalato?"
"Niente che tu possa scroccare come tuo solito, Roy".
L'amico le fece la linguaccia. Felicity si avvicinò al tavolo per recuperare la busta portalettere che aveva nascosto tra i regali.
"Non dirmi che già divorziate?"
"Dig, stasera tu e Roy avete mangiato pane e simpatia?”
Oliver la raggiunse incuriosito.
“Cos’è?”
"Aprila".
Ci mise un po' per leggere tutto. Dopo aver finito si concesse un'altra ripassata veloce, per essere sicuro di aver capito bene.
"Che significa?"
"Significa, Oliver, che finalmente riavrai quello che ti spetta. Quello che è sempre appartenuto a te e alla tua famiglia. Basta solo che metti una firma qui".
Tutti gli altri rimasero in silenzio, non capendo bene cosa stesse accadendo.
"No, non posso accettare. Non esiste. Questo è veramente troppo".
"Se ho accettato le quote di Ray è solo perché un giorno potessi restituirle a te. Quel posto ti appartiene Oliver, si tratta dell'azienda che porta il nome della tua famiglia, ed è giusto che ritorni ad essere gestita da un Queen".
Finalmente le cose iniziarono a farsi più chiare. Felicity stava facendo in modo che la Queen Consolidated ritornasse ad Oliver.
"Io... io.... Non so veramente cosa dire".
"Basta che dici di sì".
"Oddio sì! Sì per tutta la vita!"
Oliver la prese in braccio e la fece girare, tra gli applausi dei presenti. Si sentì in colpa per essersi arrabbiato con lei a pranzo, ma si ripromise di farsi perdonare in qualche modo.
“E io che pensavo di avergli fatto un bel regalo".
"Taci, Roy".
Thea, ancora commossa, gli diede un calcetto nello stinco, facendolo zittire di colpo.
"Ragazzi, io veramente non so cosa dirvi se non grazie. È il più bel compleanno della mia vita. Vi voglio bene".
Oliver si sentì fortunato a ricevere così tanto affetto da persone meravigliose quali erano i suoi amici. Non avrebbe potuto desiderare una famiglia migliore.
 
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Felicity trascinò Oliver giù per le scale del vecchio covo, approfittando del fatto che gli altri stessero chiacchierando in tutta tranquillità seduti al bancone del Verdant. Spinse la manopola del contatore verso l’alto e finalmente fece luce in quell’ambiente buio e polveroso.
“Che ci facciamo qui? Devo ricordarti che si tratta della mia festa? Il festeggiato non dovrebbe stare tutto il tempo con i suoi ospiti?”
“Beh, tecnicamente sono i miei ospiti dato che ho organizzato io la festa. E poi tranquillo, nemmeno si accorgeranno della nostra assenza. Ho come l’impressione che il bourbon scelto da Thea li abbia resi eccessivamente alticci…”
“Dici che sono già ubriachi?”
“Ma hai visto Roy come ballava sui tavoli? Sono decisamente già ubriachi”.
“Non mi hai detto ancora cosa ci facciamo qui…”
“Beh, signor Queen, siamo qui perché devo darle il suo regalo”.
“Pensavo già me ne avessi fatto uno…”
“Diciamo che questo è un regalo speciale, un bonus da parte di una ragazza che sai, ti ama più della sua stessa vita”.
Felicity, ammiccante e terribilmente seducente, iniziò ad avvicinarsi a lui.
“Ah si? E questa ragazza sarebbe?”
Oliver, divertito ma anche eccitato da quella situazione, decise di stare al suo gioco, tirandola a sé e mettendo le sue braccia intorno alla sua vita.
“Mmm… vediamo… Bionda, occhiali scuri, alta il giusto, non eccessivamente bella ma intelligente…”
“Deve esserci un errore. Credevo che la ragazza a cui ti stavi riferendo fosse bellissima”.
“Punti di vista. Diciamo che la bellezza non è proprio il suo punto di forza”.
“E quale sarebbe il suo punto di forza?”
“La sua parlantina, naturalmente. Senza dimenticare la sua simpatia. Poi è un fottutissimo genio, insomma è arrivata seconda alla gara nazionale di informatica a soli 19 anni, si è laureata al MIT…”
“Una ragazza davvero notevole”.
“Grazie per averlo notato”.
Si sorrisero, entrambi consapevoli del deja-vu. Con la mente tornarono indietro a due anni prima, quando Felicity, pur non facendo ancora parte del team, veniva coinvolta da Oliver nella sua missione, usando tutte le scuse più assurde che potesse trovare.
“E cosa dice questa ragazza, posso baciarla o ha ancora qualcos’altro da dire? Non vorrei mai interrompere la sua parlantina”.
Erano sempre più vicini, occhi dentro occhi, bocca dentro bocca.
“Avrebbe tante ma tante altre cose da dire, ma potrebbe essere disposta a fare un’eccezione...”
Oliver non se lo fece ripetere due volte. Iniziò a baciarla con desiderio, quasi mangiandole le labbra. Felicity si accese immediatamente, e ricambiò con altrettanta veemenza. Le lingue si incontrarono ben presto in una voragine di piacere ed intimità. Le mani, frenetiche, iniziarono a farsi strada tra i corpi di uno e dell’altra. Oliver si sfilò la maglietta, consentendo a Felicity di contemplare la perfezione di quel corpo a cui non si sarebbe mai abituata.
Senza perdere il contatto con le sue labbra, iniziò a sbottonarle la cerniera del vestito, che cadde sul pavimento con un rumore sordo. Felicity indossava una sottoveste di seta che lasciò Oliver senza fiato.
“Che c’è?”
“C’è che sei perfetta”.
Felicity sorrise con compiacimento. Sperava che Oliver la trovasse sexy nell’intimo che aveva scelto per l’occasione.
Continuarono a baciarsi, a toccarsi, fin quando, accorgendosene a mala pena, si ritrovarono distesi l’una sull’altro su quella che fino a qualche settimana fa era la postazione informatica di Felicity.
La ragazza si liberò della sottoveste, permettendo ad Oliver di estasiarsi alla vista dei suoi seni perfetti. Glieli toccò, accarezzò, le stuzzicò i capezzoli, fino a farle venire la pelle d’oca. Felicity prese iniziativa e gli sbottonò i pantaloni. Non vedeva l’ora di fare l’amore con lui, e sapeva che per Oliver valeva lo stesso, poteva constatarlo con i suoi stessi occhi.
“Non sai da quanto aspettavo questo momento”.
“Più o meno da quanto lo aspettavo io probabilmente”.
Si sorrisero perdendosi l’uno negli occhi dell’altra. Oliver la penetrò con facilità, i loro corpi combaciavano alla perfezione, come se fossero fatti apposta per stare insieme. Andarono avanti per un tempo che parve infinito, provocandosi a vicenda gemiti e brividi di puro godimento. Ad un certo punto, si persero l’una negli spasmi dell’altro, raggiungendo l’apice del piacere all’unisono. Entrambi pensarono che fare l’amore non era mai stato così bello, così estasiante, così perfetto.
“Ti amo Oliver”.
“Io di più”.
Come se riuscissero a trovare l’ossigeno solo grazie al respiro dell’altro, ricominciarono a baciarsi, senza avere la forza di fermarsi, né la voglia di farlo. Felicity sentì Oliver indugiare con le dita sulla cicatrice che si era procurata un anno prima dietro la schiena.
“Non è niente Oliver, solo un piccolo segno”.
“Non permetterò che ti accada mai più”.
“E anche se dovesse accadere Oliver, promettimi che non te ne prenderai la colpa. Non puoi riuscire a proteggermi in ogni circostanza. Devi accettare il fatto che fin quando mi unirò a te nella tua crociata un minimo di rischio potrò sempre correrlo, nonostante tu faccia di tutto per evitarlo. Ricorda che fin quando farai parte della mia vita io sono felice, e questo mi basta. Ti prego, Oliver, promettimi che ti ricorderai di queste parole”.
“Ti prometto che ci proverò”.
“Beh… è già qualcosa”.
Felicity gli sorrise con dolcezza e si distese al suo fianco.
“Avrei dovuto portare un pleid, si gela qui sotto”.
Oliver, come a rispondere ad una sua tacita richiesta, la avvolse con le sue braccia, provando a riscaldarla con il calore del suo corpo.
“Va un po’ meglio?”.
“Decisamente”.
Rimasero in silenzio per un po’, godendosi quel momento di assoluta pace e tranquillità.
“Stamattina Walter mi ha detto una cosa strana…”
Oliver, incuriosito, rivolse lo sguardo verso di lei, incitandola a continuare.
“Mi ha detto che tre anni fa, quando sei tornato a casa, gli chiedesti dove poter trovare una biondina con gli occhiali che lavorava in azienda. Solo che non ha senso, insomma io e te ci siamo incontrati per caso nel mio ufficio, no?”
Aveva capito a cosa si stava riferendo. Non aveva mai trovato l’occasione giusta per raccontare a Felicity del loro primo vero incontro. Pensò che fosse arrivato il momento di farlo.
“In realtà ci siamo incontrati per caso, ma non in quella circostanza”.
“Non ti seguo…”
“Due anni prima che facessi ritorno a casa venni a Starling City insieme a Maseo per conto di Amanda Waller. Fummo incaricati di portare a termine una missione”.
“Cosa? Sei stato a Starling durante il periodo in cui tutti ti credevano scomparso? Come hai fatto a non farti notare in giro?”
“Beh, le complicazioni non sono mancate, ho spiato la mia famiglia di nascosto, i miei amici, rischiando anche di farmi scoprire, ma ne valse la pena”.
“E io cosa c’entro in tutto questo? Nemmeno sapevi chi fossi a quei tempi”.
“Il mio compito era quello di accedere nel database della Queen Consolitated. Mi infiltrai di notte, convinto che nessuno restasse a lavoro fino a tardi. Ero nell’ufficio di mia madre quando sentii il campanello dell’ascensore risuonare per il corridoio. Mi nascosi immediatamente in sala conferenze, aspettando che quella persona, chiunque fosse, riguadagnasse l’uscita”.
Felicity non fiatò, completamente assorbita da quel discorso, attenta ad ogni minimo particolare.
“All’improvviso sentii una ragazza parlare. Pensai fosse al telefono, o che al massimo avesse compagnia. Mi sporsi a guardare e mi resi conto che in realtà stava parlando da sola. Guardava la mia foto e ripeteva quanto fossi carino e quanto era un peccato che fossi morto”.
“Oddio no, non ci credo”.
“Ed è in quel momento che ti vidi per la prima volta. La biondina con gli occhiali che è riuscita a strapparmi il primo vero sorriso dopo tre anni di sola agonia e sofferenza. Dal quel giorno non mi dimenticai più di te e mi dissi che se mai un giorno fossi riuscito a tornare a casa sano e salvo avrei dovuto cercarti e presentarmi. Volevo conoscerti, aveva voglia di capire cosa ci fosse di tanto speciale in te da riuscire ad illuminare la giornata ad un perfetto sconosciuto”.
“Sai questo cosa vuol dire vero?”
“Cosa vuole dire?”
“Che siamo destinati a stare insieme, da prima ancora che ci conoscessimo”.
A Felicity scese una lacrima. Non riuscì a trattenerla. Oliver se ne accorse e si affrettò ad asciugargliela. Odiava vederla piangere.
“Hey… hey… perché piangi?”
“Perché sono felice, Oliver. Perchè mi hai detto che sono riuscita ad illuminarti quella giornata tanti anni fa, ma la verità è che tu hai illuminato la mia vita, l’hai resa migliore. Hai reso me una persona migliore”.
Oliver la baciò con dolcezza. Aveva ragione. Erano destinati a stare insieme, lo sapeva anche lui, perché insieme erano migliori, piuttosto che presi singolarmente. Riuscivano ad essere l’uno la spalla dell’altra, l’uno la forza dell’altra. Erano in grado di portare la luce nelle loro vite solo standosi vicini.
La amava, come non aveva mai amato nessuno in tutta la sua vita, e ora che finalmente l’aveva ritrovata non se la sarebbe lasciata scappare, mai più. Voleva trascorrere al suo fianco il resto della sua esistenza, e glielo avrebbe dimostrato innamorandosi di lei giorno dopo giorno, facendola sentire l’unica donna della sua vita, la sola che contasse davvero.
Era questa la sua nuova missione, rendere migliore la vita di entrambi. Perchè erano legati da un filo invisibile, rendere felice lei voleva dire rendere felice anche se stesso. E per la prima volta si sentì di meritare tutta quella felicità, di meritare tutto quell’amore. Per la prima volta si sentì invincibile, fin quando Felicity avesse fatto parte della sua vita sarebbe stato in grado di superare ogni sfida, ogni battaglia. Fin quando fosse rimasta al suo fianco avrebbe finalmente imparato cosa voleva dire vivere. E sinceramente, non vedeva l’ora.
 
 
*NOTA DELL’AUTRICE*
Ecco che un lacrimuccia solca il mio viso. Sarò sincera con voi, credo proprio che tutto questo mi mancherà maledettamente. Mi mancherà questa storia, mi mancherà immaginare Oliver e Felicity insieme, ma soprattutto mi mancherete voi. Voi che mi avete tenuto compagnia fino ad oggi, che non mi avete mai abbandonata e avete continuato a seguirmi, non perdendo occasione per riempirmi di parole e pensieri carinissimi. Atw, Felicity Queen, Mici 71, MoCridhe, noellisnoparty, eldialice e tutte le altre: il mio GRAZIE più grande va a voi, senza di voi questo breve ma intenso cammino non sarebbe stato lo stesso.
Spero di tornare presto con una nuova storia, al momento penso mi godrò le puntate di Arrow fino al finale di stagione (a proposito la 3.16 è stata a dir poco EPICA *.* ), ma come si suol dire mai dire mai, magari l’ispirazione mi coglierà quando meno me l’aspetto.
Vi mando un bacio immenso e vi ringrazio ancora una volta.
Vostra,
Anima90.
  
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