La pioggia battente tintinnava sui tetti di Hogwarts. I dormitori erano deserti e solo il crepitio dei camini accesi dava una parvenza di vivo a quelle stanze. Le fiamme inondavano il luogo di caldi bagliori rossastri che parevano far muovere le decorazioni scarlatte tutt’ intorno. I ragazzi erano perlopiù a lezione, ad eccezione di coloro che avrebbero dovuto avere lezione con Madama Bumb. A causa del maltempo le lezioni di volo erano state sospese perché troppo pericolose e ai ragazzi dal quarto anno in su era stato permesso di gestirsi autonomamente quelle ore libere. Ron Weasley, Hermione Granger e Harry Potter ne avevano approfittato per rilassarsi un po’. Il silenzio della sala comune dei Grifondoro, in cui si trovavano solo i tre ragazzi, venne interrotto senza preavviso -Hermione, nel mondo dei maghi che tu sappia si può essere figli di più genitori?-inaspettata la frase del giovane Harry rivolta all’amica. –Certo, i genitori sono sempre più di uno e meno di tre..- rise beffardo Ron, interrompendo sul nascere la risposta di Hermione. La ragazza, indispettita, con un’ occhiata malevola verso il divano sbuffò. Davanti al fuoco stava Ron Weasley, seduto comodo sul sofà ancora sghignazzante per la sua battuta di prima –ed dai Harry, ma sei forse ubriaco?-rise nuovamente il giovane mentre guardava una danza di fiamme nel caminetto davanti a lui -da quando in qua il numero dei genitori è variabile…-. Un piccolo schiaffo sulla nuca, indubbiamente più amichevole che punitivo, fece smettere Ron. La Granger era ora alle spalle del ragazzo dai capelli rossi e con aria severa aggiunse –piantala di dire stupidate Ron!- un’occhiata di ghiaccio, per poi proseguire –come mai questo dubbio Harry? E’ insolita come domanda, non trovi…-. Il ragazzo era seduto sui gradini che portano ai dormitori. Con la testa appoggiata alla pietra fredda del muro Harry guardava fuori dalla finestra la pioggia che rimbalzava sul davanzale. I suoi begl’occhi chiari, gli occhi di sua madre, erano insolitamente malinconici. Senza cambiare espressione né posizione rispose all’amica –no niente, è solo che ci sono alcune cose che non capisco…- lasciò la frase in sospeso, senza la benché minima intenzione di proseguire. –Ma che ti succede Harry?-preoccupato Ron aveva cambiato completamente atteggiamento; ora guardava immobile Harry con gl’ occhi fissi e un’ espressione stupida dipinta sul volto. Proseguì –da quando Piton ti ha fatto lezione di occlumanzia, occolomenzia o come diavolo si dice, non sei più lo stesso-. Immediato l’intervento di Hermione- occlumanzia, si dice occlumanzia!- un’ aria sconsolata, come di rassegnazione s’era impossessata del volto della giovane –e poi cosa centra l’ occlumanzia con quello che stava dicendo. -Appunto Ron, non centra nulla-si affrettò a sottolineare Potter -Sono solo un po’ deluso per la sospensione delle lezioni di volo-. Harry s’alzò e rapido andò verso il dormitorio maschile per poi sdraiarsi irritato sul suo letto. –Ma io che ho fatto adesso?- bisbigliò Ron alla ragazza, mentr’era ancora seduto sul divano. –Non lo so Ron, non so cosa dirti- sussurrò la ragazza che si stava sedendo accanto a lui con un grosso libro in mano; “le pietre magiche che hanno cambiato la storia” recitava il titolo. La giornata proseguì monotona: un’ ora di incantesimi e due di trasfigurazione. Al rientro nelle stanze dei Grifondoro Hermione notò che Harry era ancora di cattivo umore, quindi preferì lasciarlo stare. Forse la cena calda di lì a una mezzora poteva essere una buona soluzione, comunque la ragazza preferì nel mentre stare in compagnia di Ron per evitare di finire su qualche discorso delicato.