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Autore: DarkXemnas    21/03/2015    3 recensioni
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«E tu,» chiese, «cosa ti ricordi di quella volta?»
«Solo alcune parole.» rispose con voce tremante.
Il ragazzo, incuriosito da quelle parole, azzardò «Quali parole?»
La ragazza esitò prima di rispondere, poi iniziò a ripetere quelle parole che le si erano impresse nella mente, «Non avere paura del buio. L'oscurità nasconde i mali, la luce li mostra. L'oscurità dona la speranza nella sua insicurezza, la luce, mostrandoti il mondo nella sua verità te ne priva. La luce è solo un periodo, perché nell'oscurità tutto nasce, e in essa muore.»
Il viso della giovane fu rigato dalle lacrime, non doveva essere facile per lei ricordare quell'avvenimento. Il ragazzo, seduto accanto a lei, le cinse le spalle con un braccio e lei trovò conforto nella vicinanza con l'amico.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Heartless, Nessuno, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun gioco, Altro contesto
Capitoli:
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KH FotD ct5

Capitolo 5

You don’t shine at all

 

Il ragazzo, Astre, fissava Hikari con uno sguardo curioso, ma distante, mentre la ragazza, Rose, si era nascosta dietro al maestro.
«Forza ragazzi, presentatevi come si deve.» disse Kibishi.
Astre scosse la testa. Voleva che prima fosse il nuovo arrivato a presentarsi.
«Io mi chiamo Hikari. Piacere di conoscervi.»
Astre parlò a voce bassa. Disse giusto il nome, poi si ammutolì. Aveva i capelli corti, di un nero corvino. Indossava una giacca con il cappuccio, nera e blu, e i pantaloni dei medesimi colori. Ma ciò che catturò di più l’attenzione di Hikari furono il vistoso spallaccio raffigurante un’aquila sul braccio sinistro e una benda nera che copriva l’occhio destro.
La ragazzina, invece, fu più impetuosa nel parlare, sembrò emozionata. Rose era un’po’ più bassa di Astre, portava i capelli sciolti e questi erano lunghi e mossi, castani. Indossava una semplice maglietta bianca sbracciata, un pantaloncino di jeans e un paio di scarpette bianche. Aveva gli occhi celesti.
Astre sbuffò. «Io maestro mi ritiro nelle mie stanze. Con permesso.»
Rose lo seguì. «Anche io vado a riposarmi! Ciao!»
«Sono davvero un bel duo.» sottolineò Kibishi prima di condurre i tre allievi al luogo dove li avrebbe allenati.
Uno spiazzo vicino al portone dove Hikari aveva visto sparire Xien. Kibishi gli fece fare del riscaldamento, poi li fece combattere. I primi furono Dan e Hana.
Hikari, insieme al maestro, stavano in disparte a osservarli, seduti all’ombra di un albero.
«Non avevi delle domande da farmi?» chiese Kibishi.
«Cosa sono precisamente i Seekers?»
«Sono tutto ciò che è incompleto nel mondo. Loro cercano quel qualcosa che li possa rendere completi, ma quel vuoto viene sempre riempito dall’oscurità, che li rende invidiosi della completezza degli uomini. Per questo uccidono. Loro non hanno nulla e stanno cercando qualcosa.»
«E’ possibile che qualcuno li guidi?»
«Non lo so.»
A Hikari sembrò che il cuore gli si fermasse. Neppure Kibishi sapeva chi fosse l’uomo in bianco.
«Tutte qui le tue domande?» Kibishi si girò verso il ragazzo.
«Quindi non sa neppure perché hanno attaccato e ucciso mia sorella..»
«Se hanno avuto un motivo in particolare non posso saperlo. Quello generale lo sai.»
«Cos’è di preciso il Keyblade?»
L’insegnante si voltò verso gli alunni che si stavano scontrando. «Ognuno ha una concezione di Keyblade diversa da tutti gli altri. Quindi non posso dirti cosa sia di preciso il Keyblade perché solo tu lo sai. Io so cosa significa il mio.»
«E come faccio a scoprirlo?»
«Anche questo lo devi capire da solo.»
Hana cadde a terra, Dan alzò i Keyblade in alto come segno di vittoria, poi, dopo averli fatti sparire, aiutò l’amica ad alzarsi.
«Bravi.» commentò Hikari con la voce di chi si sente obbligato. La testa si era riempita di quesiti.
L’uomo si tirò su. Mormorò. Incrociò gli allievi che si stavano dirigendo verso il giovane.
I due si misero seduti.
Dan puntò il dito in direzione del punto dove aveva combattuto fino a poco fa. «Penso voglia te, Hikari.»
Hikari alzò lo sguardo, il maestro lo attendeva già pronto per il duello. Aveva un’espressione diversa da quella di poco prima. Nei suoi occhi si leggeva una concentrazione assoluta.
Di fronte a lui Hikari si sentì schiacciare.
«Richiama la tua arma.» tuonò l’uomo.
I Keyblade presero forma.
Hikari si posizionò, ma aveva un nodo alla gola che non andava né su né giù e la mente ingombra di domande.
«In guardia.» intimò Kibishi.
Il suo assalto fu travolgente: combatteva di forza, mirando a stancare l’avversario.
Non ebbe molti problemi: Hikari era continuamente distratto dai propri pensieri. Come se non bastasse, non riusciva a staccare gli occhi dalle misteriose armi che impugnavano.
Hikari iniziò a retrocedere da subito. Muoveva il Keyblade a casaccio e il contraccolpo con i colpi di Kibishi lo scuotevano.
Il maestro caricò il colpo: un fendente circolare, colpiva dall’alto verso il basso, lasciando nell’aria una linea arancione.
Al ragazzo la spada volò via di mano e lui cadde a terra.
Kibishi lo guardò storto. «Allora? Combatti seriamente o no? Mi sembravi più forte di così.»
Hikari sentì che la testa stava per scoppiargli.
«So dall’incontro che hai avuto contro Dan che sei più forte di cosi. Mostrami di nuovo le tue abilità.»
Non pensare a niente.. Combatti! Hikari si alzò deciso e recuperò il Keyblade.
Alzò lo sguardo, incrociandolo con quello dell’avversario.
Aspettò che fosse il maestro a sferrare il primo colpo.
Kibishi scattò.
Il castano attese fino all’ultimo istante, schivò il fendente. Iniziò a prendere confidenza dello stile dell’uomo. Non parava, non assalta. Si limitava solo ad evitare con precisione i colpi di Kibishi. Vide un’apertura, iniziò a attaccare.
Lo contrastò con la velocità, costringendolo a indietreggiare.
Forza!
Hikari cercò l’affondo e colpì la lama del Keyblade di Kibishi.
«SI!» esclamarono i due ragazzi dalla distanza.
L’uomo fece fatica a trattenere un sorriso: usò la spinta dell’affondo per eseguire una giravolta e con la mano libera afferrò il polso del ragazzino. In un lampo lo disarmò. I Keyblade sparirono.
«Complimenti ragazzo.»
Hikari non rispose, deluso dall’esito dell’incontro.
«Senti, perché non provi a fare a loro le domande a cui non ho saputo rispondere?»
«Eh?»
Kibishi alzò la voce per farsi sentire anche dagli altri. «Appena Hikari si sarà riposato, combatterete tutti contemporaneamente.»
«Perfetto!» rispose Dan.
«Io intanto rientro, devo parlare con Astre e Rose. Raggiungeteci non appena avrete finito.»
L’insegnante si incamminò verso il castello, mentre il giovane si stese accanto ai suoi compagni.
«All’inizio dell’incontro, c’era qualcosa che ti turbava? Non sembravi essere in te, Hikari…» chiese Hana.
«Ragazzi, sapreste dirmi cosa significa per voi il vostro Keyblade?»
La ragazza ci pensò su. L’arma prese forma nella sua mano. «Io credo che il Keyblade sia il simbolo dei propri propositi, dei propri desideri e ideali. Racconta una parte della storia di chi lo porta e per me è la lama con cui potrò dissipare l’oscurità che mi ha colpita in passato e con le sue ali potrò raggiungere il mio obiettivo. Per questo l’ho chiamata WingBlade.»
«Gli hai dato anche un nome?»
Hana arrossì. «Si, ma è venuto da solo, diciamo che forse è stato il Keyblade stesso a dirmelo, ecco.»
Dan prese la parola. «Io mi trovo d’accordo con Hana, però, a differenza del suo, il Keyblade è il simbolo del mio spirito, del desiderio di poter terminare ciò che non ho potuto finire tempo addietro. Poi, con l’arrivo del secondo mi sono sentito ancora più forte! I loro nomi sono Red Desire e Burning Soul.»
Hikari non disse una parola. Strinse l’elsa della sua arma e a testa alta si diresse verso lo spiazzo.
«Pronti a incominciare?»

~KH~

Fu da subito un clangore di lame. I tre combatterono a lungo, finché le forze non vennero a mancare. Hikari venne lanciato a terra da Dan, che incrociò subito dopo le spade con Hana. Un battito di ciglia. La ragazza lo colpì allo stomaco.
Hikari vide il ragazzo cadere sulle ginocchia.
«A quanto pare ho vinto!» fece il segno della vittoria con la mano libera.
«Non pensavo fossi così brava Hana!» commentò Hikari.
«Diciamo di si.» si voltò.
Dan si rialzò e la prese in giro. «Ti stai imbarazzando per un complimento?»
«Eh?! No, assolutamente no!»
«Comunque, credo sia ora di rientrare. Sto iniziando ad avere fame!»
Hikari e Hana annuirono.
Arrivarono alla sala da pranzo. Era tutto pronto per il pranzo.
«Bentornati!» Rose gli accolse nella stanza. Era stata lei a preparare i cibi e a sistemare la tavola.
«Il maestro e Astre dove sono?» chiese Hana.
La ragazzina rispose spiegando che i due stavano discutendo della loro missione, dopodiché invitò i ragazzi a sedersi e a cominciare a consumare il pasto. Poco dopo anche lei si unì a loro. Si mise di fronte a Hikari.
«Hikari, quanti anni hai?» chiese.
«Diciassette.» rispose masticando della carne.
«Oh! Hai la stessa età di Hana!»
La ragazza sussultò. «Chi ti ha detto che potevi dirlo?»
«Non vedo dove sia il problema.»
Hikari le fece la stessa domanda. Rispose che aveva la stessa età di Astre, entrambi avevano quindici anni.
Entrarono Kibishi, seguito da Astre. Si unirono anche loro.
«Scusi, maestro. Che cosa hanno dovuto fare in missione?» domandò Hikari.
L’uomo lo guardò un attimo. «Chiedilo ad Astre.»
Il ragazzo si girò verso l’altro, ma incrociò uno sguardo distaccato e diffidente.
Rose provò a rispondere, ma il coetaneo la zittì con un gesto. «Se lo vuoi sapere veramente, dovrai battermi.»
«Non ho intenzione di combattere inutilmente. Non sei obbligato a dirmi nulla.»
Il castano vide Astre sorridere per la prima volta. «Cosa c’è di divertente?»
«Il maestro mi ha parlato di te, posso dirti con certezza che la risposta ti interessa direttamente.»
Hikari ebbe un brivido. Kibishi decise di prendere la parola.
«Bene. Allora oggi pomeriggio voi due vi allenerete insieme.»
Il giovane non fu d’accordo, ma non poté fare diversamente.
Quel pomeriggio sul campo c’erano solo loro due, degli altri nessuna traccia. Probabilmente il loro mentore li aveva tenuti dentro, o li aveva allontanati.
«Coraggio.» disse Astre. Posò la mano destra sullo spallaccio. Il Keyblade prese forma dall’ornamento, che si svanì in un vapore grigio, per poi condensare di nuovo nell’arma. La lama era particolarmente lunga, accompagnata dalla guardia, formata da due ali che si chiudevano sull’elsa, da dei fili rigidi grigi che si intrecciavano intorno ad essa. La dentatura era formata da tre ali nere, che insieme alle ali della guardia, avevano un aspetto indefinito, quasi come fossero sfocate.
La catena terminava con un’aquila che tra gli artigli stringeva un cuore rosso.
«Non ho intenzione di combattere.» disse Hikari.
«E’ un ordine del maestro.»
«Quello che dice mi interessa fino ad un certo punto. Non sono venuto qui di mia volontà.»
Astre sbuffò. «Probabilmente non sei l’unico.»
«Anche tu?»
Il ragazzino annuì. Strinse con più forza l’elsa e puntò l’arma verso il castano.
«Il tuo Keyblade ha un nome?» chiese Hikari.
«E anche se lo avesse cosa ti cambierebbe?»
«Il mio non lo ha, o almeno non l’ho ancora trovato.»
Astre si mosse in avanti, tentando di colpire le gambe del nemico, che schivò spostandosi di fianco.
Il ragazzino era veloce, riuscì a inseguire Hikari in quasi tutte le sue schivate.
Anche quest’ultimo incominciò a contrattaccare, ma anche nel muovere la spada Astre gli era superiore.
«Aero!»
Hikari vide arrivare una piccola sfera di vento verso di lui. Saltò.
«Ring esplosivo!»
Il ragazzino creò delle mine sotto l’avversario. Si innescarono appena il ragazzo vi atterrò sopra. L’esplosione generò del fumo.
«Sei veramente debole, sai?» Astre lo criticò.
Qualcosa si mosse nel fumo, il giovane si scansò all’ultimo. Un Keyblade rotante.
Hikari approfittò del momento per uscire dalla cortina. L’arma era di nuovo in mano sua e l’altro era distratto. Era l’occasione perfetta. La traiettoria del Keyblade avrebbe colpito di sicuro Astre. La lama si avvicinò al corpo, poi una forza centrifuga trascinò il castano verso l’alto.
«Aerora.»
Hikari si girò a mezz’aria, riacquistando l’equilibrio.
Astre scattò. «Gravità zero!» una sfera nera si propagò dal suo corpo, bloccando la caduta dell’altro.
Il giovane provò a colpirlo, ma fallì.
«Hai un grande assortimento di magie, vedo.» commentò Hikari mentre raggiunse il terreno.
«Sentiero Leggendario.»
«Eh?»
«E’ il nome del mio Keyblade. La risposta a ciò che hai chiesto prima.»
«E’ un bel nome.»
Astre si voltò. «Basta. Ho perso interesse. Possiamo finirla qua.»
Hikari  lo guardò perplesso. «Sei.. volubile.»
«E allora?»
«Prima dovevamo combattere perché lo aveva detto Kibishi e adesso che non hai più voglia la smettiamo? Ma che senso ha?»
«Per farti stare zitto ti dirò una cosa: ti basti sapere che la mia missione riguardava l’oscurità della Città di Mezzo.»
Il battito del cuore di Hikari accelerò. «Cosa?»
«Non devo dirti altro. Io rientro.»
Il castano stava fermo sul posto. Astre sapeva, lui voleva sapere. Doveva farlo parlare. Balzò addosso al ragazzo, atterrandolo.
«Ma sei inpazzito?!» urlò rabbioso il giovane, ma quella rabbia scomparve quando guardò negli occhi Hikari. Ebbe paura.
L’altro lo vide spaventato, il viso contratto, per metà coperto dalla benda.
«Cosa è successo alla Città?!» lo interrogò.
Astre non rispose, e con un leggero movimento dell’arma sfuggì dalla presa annullando la gravità sull’oppressore. Nel movimento la benda cadde.
Hikari incrociò quell’occhio, la pupilla era bianca.
«Dimmelo!» l’effetto antigravità svanì e il ragazzo gli scattò contro.
Astre provò a usare di nuovo la magia, ma non ci riuscì, l’avversario gli era già addosso.
«HIKARI!» Kibishi piombò in mezzo ai due, disarmando il ragazzo e bloccandogli le braccia.
«Calmati!»
Il respiro di Hikari si fece più regolare, e l’adrenalina che aveva in corpo sfumò.
Astre raccolse in fretta e furia la benda e la indossò di nuovo. «Ma cosa gli è preso?!»
«Ti avevo detto di non provocarlo oltre il dovuto!»
«Infatti io non ho fatto nulla!»
«Non dovevi nominare la Città di Mezzo.»
Kibishi lasciò andare il giovane alunno. Barcollava.
Astre si girò per andarsene ma Hikari l’afferrò debolmente per un braccio e lo costrinse a fermarsi. Lui si liberò dalla stretta con un gesto come se provasse timore e ribrezzo.
Si allontanò. «Tu, non brilli del tutto.»
Scomparve tra le ante dell’entrata del castello.

~KH Fate Of The Damned~

 
ANGOLO AUTORE: Porto a voi il quinto capitolo, spero che vi sia piaciuto, e mi scuso per l’enorme ritardo, ma il tempo a mia disposizione recentemente è veramente poco.

Ringrazio Chryses Dankares e Kairifenicia96 per gli OC.

Ringrazio inoltre tutti voi che seguite la mia storia. Chi volesse inviarmi altre OC è libero di farlo.

Vorrei inoltre offrire un tributo, anche se in ritardo, a Leonard Nimoy, voce di Master Xehanort.

Resterai per sempre nei nostri cuori.

Un saluto con affetto, il vostro DarkXemnas.

 

 

   
 
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