Capitolo 5
You don’t shine at all
«Forza ragazzi, presentatevi come si deve.» disse Kibishi.
Astre scosse la testa. Voleva che prima fosse il nuovo
arrivato a presentarsi.
«Io mi chiamo Hikari. Piacere di conoscervi.»
Astre parlò a voce bassa. Disse giusto il nome, poi si
ammutolì. Aveva i capelli corti, di un nero corvino. Indossava una giacca con
il cappuccio, nera e blu, e i pantaloni dei medesimi colori. Ma ciò che catturò
di più l’attenzione di Hikari furono il vistoso spallaccio raffigurante
un’aquila sul braccio sinistro e una benda nera che copriva l’occhio destro.
La ragazzina, invece, fu più impetuosa nel parlare, sembrò
emozionata. Rose era un’po’ più bassa di Astre, portava i capelli sciolti e
questi erano lunghi e mossi, castani. Indossava una semplice maglietta bianca
sbracciata, un pantaloncino di jeans e un paio di scarpette bianche. Aveva gli
occhi celesti.
Astre sbuffò. «Io maestro mi ritiro nelle mie stanze. Con
permesso.»
Rose lo seguì. «Anche io vado a riposarmi! Ciao!»
«Sono davvero un bel duo.» sottolineò Kibishi prima di
condurre i tre allievi al luogo dove li avrebbe allenati.
Uno spiazzo vicino al portone dove Hikari aveva visto
sparire Xien. Kibishi gli fece fare del riscaldamento, poi li fece combattere. I
primi furono Dan e Hana.
Hikari, insieme al maestro, stavano in disparte a
osservarli, seduti all’ombra di un albero.
«Non avevi delle domande da farmi?» chiese Kibishi.
«Cosa sono precisamente i Seekers?»
«Sono tutto ciò che è incompleto nel mondo. Loro cercano
quel qualcosa che li possa rendere completi, ma quel vuoto viene sempre
riempito dall’oscurità, che li rende invidiosi della completezza degli uomini.
Per questo uccidono. Loro non hanno nulla e stanno cercando qualcosa.»
«E’ possibile che qualcuno li guidi?»
«Non lo so.»
A Hikari sembrò che il cuore gli si fermasse. Neppure
Kibishi sapeva chi fosse l’uomo in bianco.
«Tutte qui le tue domande?» Kibishi si girò verso il
ragazzo.
«Quindi non sa neppure perché hanno attaccato e ucciso mia
sorella..»
«Se hanno avuto un motivo in particolare non posso saperlo. Quello
generale lo sai.»
«Cos’è di preciso il Keyblade?»
L’insegnante si voltò verso gli alunni che si stavano
scontrando. «Ognuno ha una concezione di Keyblade diversa da tutti gli altri.
Quindi non posso dirti cosa sia di preciso il Keyblade perché solo tu lo sai.
Io so cosa significa il mio.»
«E come faccio a scoprirlo?»
«Anche questo lo devi capire da solo.»
Hana cadde a terra, Dan alzò i Keyblade in alto come segno
di vittoria, poi, dopo averli fatti sparire, aiutò l’amica ad alzarsi.
«Bravi.» commentò Hikari con la voce di chi si sente
obbligato. La testa si era riempita di quesiti.
L’uomo si tirò su. Mormorò. Incrociò gli allievi che si
stavano dirigendo verso il giovane.
I due si misero seduti.
Dan puntò il dito in direzione del punto dove aveva
combattuto fino a poco fa. «Penso voglia te, Hikari.»
Hikari alzò lo sguardo, il maestro lo attendeva già pronto
per il duello. Aveva un’espressione diversa da quella di poco prima. Nei suoi
occhi si leggeva una concentrazione assoluta.
Di fronte a lui Hikari si sentì schiacciare.
«Richiama la tua arma.» tuonò l’uomo.
I Keyblade presero forma.
Hikari si posizionò, ma aveva un nodo alla gola che non
andava né su né giù e la mente ingombra di domande.
«In guardia.» intimò Kibishi.
Il suo assalto fu travolgente: combatteva di forza, mirando
a stancare l’avversario.
Non ebbe molti problemi: Hikari era continuamente distratto
dai propri pensieri. Come se non bastasse, non riusciva a staccare gli occhi
dalle misteriose armi che impugnavano.
Hikari iniziò a retrocedere da subito. Muoveva il Keyblade a
casaccio e il contraccolpo con i colpi di Kibishi lo scuotevano.
Il maestro caricò il colpo: un fendente circolare, colpiva
dall’alto verso il basso, lasciando nell’aria una linea arancione.
Al ragazzo la spada volò via di mano e lui cadde a terra.
Kibishi lo guardò storto. «Allora? Combatti seriamente o no?
Mi sembravi più forte di così.»
Hikari sentì che la testa stava per scoppiargli.
«So dall’incontro che hai avuto contro Dan che sei più forte
di cosi. Mostrami di nuovo le tue abilità.»
Non pensare a niente..
Combatti! Hikari si alzò deciso e recuperò il Keyblade.
Alzò lo sguardo, incrociandolo con quello dell’avversario.
Aspettò che fosse il maestro a sferrare il primo colpo.
Kibishi scattò.
Il castano attese fino all’ultimo istante, schivò il
fendente. Iniziò a prendere confidenza dello stile dell’uomo. Non parava, non
assalta. Si limitava solo ad evitare con precisione i colpi di Kibishi. Vide
un’apertura, iniziò a attaccare.
Lo contrastò con la velocità, costringendolo a
indietreggiare.
Forza!
Hikari cercò l’affondo e colpì la lama del Keyblade di
Kibishi.
«SI!» esclamarono i due ragazzi dalla distanza.
L’uomo fece fatica a trattenere un sorriso: usò la spinta
dell’affondo per eseguire una giravolta e con la mano libera afferrò il polso
del ragazzino. In un lampo lo disarmò. I Keyblade sparirono.
«Complimenti ragazzo.»
Hikari non rispose, deluso dall’esito dell’incontro.
«Senti, perché non provi a fare a loro le domande a cui non
ho saputo rispondere?»
«Eh?»
Kibishi alzò la voce per farsi sentire anche dagli altri.
«Appena Hikari si sarà riposato, combatterete tutti contemporaneamente.»
«Perfetto!» rispose Dan.
«Io intanto rientro, devo parlare con Astre e Rose.
Raggiungeteci non appena avrete finito.»
L’insegnante si incamminò verso il castello, mentre il
giovane si stese accanto ai suoi compagni.
«All’inizio dell’incontro, c’era qualcosa che ti turbava?
Non sembravi essere in te, Hikari…» chiese Hana.
«Ragazzi, sapreste dirmi cosa significa per voi il vostro
Keyblade?»
La ragazza ci pensò su. L’arma prese forma nella sua mano.
«Io credo che il Keyblade sia il simbolo dei propri propositi, dei propri
desideri e ideali. Racconta una parte della storia di chi lo porta e per me è
la lama con cui potrò dissipare l’oscurità che mi ha colpita in passato e con
le sue ali potrò raggiungere il mio obiettivo. Per questo l’ho chiamata
WingBlade.»
«Gli hai dato anche un nome?»
Hana arrossì. «Si, ma è venuto da solo, diciamo che forse è
stato il Keyblade stesso a dirmelo, ecco.»
Dan prese la parola. «Io mi trovo d’accordo con Hana, però,
a differenza del suo, il Keyblade è il simbolo del mio spirito, del desiderio
di poter terminare ciò che non ho potuto finire tempo addietro. Poi, con
l’arrivo del secondo mi sono sentito ancora più forte! I loro nomi sono Red
Desire e Burning Soul.»
Hikari non disse una parola. Strinse l’elsa della sua arma e
a testa alta si diresse verso lo spiazzo.
«Pronti a incominciare?»
~KH~
Fu da subito un clangore di lame. I tre combatterono a
lungo, finché le forze non vennero a mancare. Hikari venne lanciato a terra da
Dan, che incrociò subito dopo le spade con Hana. Un battito di ciglia. La
ragazza lo colpì allo stomaco.
Hikari vide il ragazzo cadere sulle ginocchia.
«A quanto pare ho vinto!» fece il segno della vittoria con
la mano libera.
«Non pensavo fossi così brava Hana!» commentò Hikari.
«Diciamo di si.» si voltò.
Dan si rialzò e la prese in giro. «Ti stai imbarazzando per
un complimento?»
«Eh?! No, assolutamente no!»
«Comunque, credo sia ora di rientrare. Sto iniziando ad
avere fame!»
Hikari e Hana annuirono.
Arrivarono alla sala da pranzo. Era tutto pronto per il
pranzo.
«Bentornati!» Rose gli accolse nella stanza. Era stata lei a
preparare i cibi e a sistemare la tavola.
«Il maestro e Astre dove sono?» chiese Hana.
La ragazzina rispose spiegando che i due stavano discutendo
della loro missione, dopodiché invitò i ragazzi a sedersi e a cominciare a
consumare il pasto. Poco dopo anche lei si unì a loro. Si mise di fronte a
Hikari.
«Hikari, quanti anni hai?» chiese.
«Diciassette.» rispose masticando della carne.
«Oh! Hai la stessa età di Hana!»
La ragazza sussultò. «Chi ti ha detto che potevi dirlo?»
«Non vedo dove sia il problema.»
Hikari le fece la stessa domanda. Rispose che aveva la
stessa età di Astre, entrambi avevano quindici anni.
Entrarono Kibishi, seguito da Astre. Si unirono anche loro.
«Scusi, maestro. Che cosa hanno dovuto fare in missione?»
domandò Hikari.
L’uomo lo guardò un attimo. «Chiedilo ad Astre.»
Il ragazzo si girò verso l’altro, ma incrociò uno sguardo
distaccato e diffidente.
Rose provò a rispondere, ma il coetaneo la zittì con un
gesto. «Se lo vuoi sapere veramente, dovrai battermi.»
«Non ho intenzione di combattere inutilmente. Non sei
obbligato a dirmi nulla.»
Il castano vide Astre sorridere per la prima volta. «Cosa
c’è di divertente?»
«Il maestro mi ha parlato di te, posso dirti con certezza
che la risposta ti interessa direttamente.»
Hikari ebbe un brivido. Kibishi decise di prendere la
parola.
«Bene. Allora oggi pomeriggio voi due vi allenerete
insieme.»
Il giovane non fu d’accordo, ma non poté fare diversamente.
Quel pomeriggio sul campo c’erano solo loro due, degli altri
nessuna traccia. Probabilmente il loro mentore li aveva tenuti dentro, o li
aveva allontanati.
«Coraggio.» disse Astre. Posò la mano destra sullo
spallaccio. Il Keyblade prese forma dall’ornamento, che si svanì in un vapore
grigio, per poi condensare di nuovo nell’arma. La lama era particolarmente
lunga, accompagnata dalla guardia, formata da due ali che si chiudevano
sull’elsa, da dei fili rigidi grigi che si intrecciavano intorno ad essa. La
dentatura era formata da tre ali nere, che insieme alle ali della guardia,
avevano un aspetto indefinito, quasi come fossero sfocate.
La catena terminava con un’aquila che tra gli artigli
stringeva un cuore rosso.
«Non ho intenzione di combattere.» disse Hikari.
«E’ un ordine del maestro.»
«Quello che dice mi interessa fino ad un certo punto. Non
sono venuto qui di mia volontà.»
Astre sbuffò. «Probabilmente non sei l’unico.»
«Anche tu?»
Il ragazzino annuì. Strinse con più forza l’elsa e puntò
l’arma verso il castano.
«Il tuo Keyblade ha un nome?» chiese Hikari.
«E anche se lo avesse cosa ti cambierebbe?»
«Il mio non lo ha, o almeno non l’ho ancora trovato.»
Astre si mosse in avanti, tentando di colpire le gambe del
nemico, che schivò spostandosi di fianco.
Il ragazzino era veloce, riuscì a inseguire Hikari in quasi
tutte le sue schivate.
Anche quest’ultimo incominciò a contrattaccare, ma anche nel
muovere la spada Astre gli era superiore.
«Aero!»
Hikari vide arrivare una piccola sfera di vento verso di
lui. Saltò.
«Ring esplosivo!»
Il ragazzino creò delle mine sotto l’avversario. Si
innescarono appena il ragazzo vi atterrò sopra. L’esplosione generò del fumo.
«Sei veramente debole, sai?» Astre lo criticò.
Qualcosa si mosse nel fumo, il giovane si scansò all’ultimo.
Un Keyblade rotante.
Hikari approfittò del momento per uscire dalla cortina.
L’arma era di nuovo in mano sua e l’altro era distratto. Era l’occasione
perfetta. La traiettoria del Keyblade avrebbe colpito di sicuro Astre. La lama
si avvicinò al corpo, poi una forza centrifuga trascinò il castano verso
l’alto.
«Aerora.»
Hikari si girò a mezz’aria, riacquistando l’equilibrio.
Astre scattò. «Gravità zero!» una sfera nera si propagò dal
suo corpo, bloccando la caduta dell’altro.
Il giovane provò a colpirlo, ma fallì.
«Hai un grande assortimento di magie, vedo.» commentò Hikari
mentre raggiunse il terreno.
«Sentiero Leggendario.»
«Eh?»
«E’ il nome del mio Keyblade. La risposta a ciò che hai
chiesto prima.»
«E’ un bel nome.»
Astre si voltò. «Basta. Ho perso interesse. Possiamo finirla
qua.»
Hikari lo guardò
perplesso. «Sei.. volubile.»
«E allora?»
«Prima dovevamo combattere perché lo aveva detto Kibishi e
adesso che non hai più voglia la smettiamo? Ma che senso ha?»
«Per farti stare zitto ti dirò una cosa: ti basti sapere che
la mia missione riguardava l’oscurità della Città di Mezzo.»
Il battito del cuore di Hikari accelerò. «Cosa?»
«Non devo dirti altro. Io rientro.»
Il castano stava fermo sul posto. Astre sapeva, lui voleva
sapere. Doveva farlo parlare. Balzò addosso al ragazzo, atterrandolo.
«Ma sei inpazzito?!» urlò rabbioso il giovane, ma quella
rabbia scomparve quando guardò negli occhi Hikari. Ebbe paura.
L’altro lo vide spaventato, il viso contratto, per metà
coperto dalla benda.
«Cosa è successo alla Città?!» lo interrogò.
Astre non rispose, e con un leggero movimento dell’arma
sfuggì dalla presa annullando la gravità sull’oppressore. Nel movimento la
benda cadde.
Hikari incrociò quell’occhio, la pupilla era bianca.
«Dimmelo!» l’effetto antigravità svanì e il ragazzo gli
scattò contro.
Astre provò a usare di nuovo la magia, ma non ci riuscì,
l’avversario gli era già addosso.
«HIKARI!» Kibishi piombò in mezzo ai due, disarmando il
ragazzo e bloccandogli le braccia.
«Calmati!»
Il respiro di Hikari si fece più regolare, e l’adrenalina
che aveva in corpo sfumò.
Astre raccolse in fretta e furia la benda e la indossò di
nuovo. «Ma cosa gli è preso?!»
«Ti avevo detto di non provocarlo oltre il dovuto!»
«Infatti io non ho fatto nulla!»
«Non dovevi nominare
Kibishi lasciò andare il giovane alunno. Barcollava.
Astre si girò per andarsene ma Hikari l’afferrò debolmente
per un braccio e lo costrinse a fermarsi. Lui si liberò dalla stretta con un
gesto come se provasse timore e ribrezzo.
Si allontanò. «Tu, non brilli del tutto.»
Scomparve tra le ante dell’entrata del castello.
~KH Fate Of The Damned~
ANGOLO AUTORE:
Porto a voi il quinto capitolo, spero che vi sia piaciuto, e mi scuso per
l’enorme ritardo, ma il tempo a mia disposizione recentemente è veramente poco.
Ringrazio Chryses Dankares e Kairifenicia96 per gli OC.
Ringrazio inoltre tutti voi che seguite la mia storia. Chi volesse inviarmi altre OC è libero di farlo.
Vorrei inoltre offrire un tributo, anche se in ritardo, a Leonard Nimoy, voce di Master Xehanort.
Resterai per sempre nei nostri cuori.
Un saluto con affetto, il vostro DarkXemnas.