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Autore: lapoetastra    21/03/2015    3 recensioni
Due anziani, un uomo ed una donna, sono alla ricerca del loro grande amore conosciuto e perso durante la Seconda guerra mondiale.
Genere: Drammatico, Guerra, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
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Non c’era giorno in cui Gwen non sperasse con tutta se stessa di veder l’unico uomo che avesse mai amato, quel soldato conosciuto tanti anni prima, varcare la soglia della sua casa, per poterlo abbracciare e baciare come una volta, come se fossero sempre stati insieme.
Ma niente di ciò era mai successo.
Perché William –così si chiamava -era morto in battaglia.
Una granata era caduta esattamente nella buca dove aveva cercato invano di nascondersi, distruggendolo e spezzandolo come un burattino in balia di un uragano.
Quando aveva appreso la notizia, Gwen non ne era rimasta sorpresa.
Qualcosa dentro di sé le diceva infatti che sarebbe andata così, ed anche se aveva continuamente cercato di non dare ascolto a quella crudele voce, era consapevole del fatto che il suo amato soldato non sarebbe mai tornato da lei.
Ancora adesso, però, piangeva per lui.
Gli mancava terribilmente ogni parte del suo corpo, dai suoi occhi di mare ad i suoi capelli biondi brillanti come se fossero illuminati dai caldi raggi del Sole estivo.
Ma lui non c’era più, ora, ed a lei non rimaneva che il suo doloroso e dolce ricordo.
Ogni giorno continuava ad amarlo.
Ed ogni giorno andava al cimitero dove lui era sepolto.
 
 
< Mi dispiace molto per la sua perdita. >
Una voce distolse Sidney dalla sua assolutizzante agonia.
Si voltò di scatto e vide che accanto a sé c’era una donna, la cui mano delicata era poggiata gentilmente sulla propria spalla in segno di conforto.
Sidney non poté non notare la bellezza di quella signora che doveva avere più o meno la sua stessa età.
Gli ricordava quasi…
< Io mi chiamo Gwen >, si presentò lei, sorridendo dolcemente.
< Io… Sidney >, rispose l’ex soldato, fissandola con occhi sbarrati.
La donna, intanto, ricambiava il suo sguardo incredulo.
Perché quell’uomo incontrato per caso sembrava tantissimo William.
Aveva gli stessi occhi azzurri e profondi, gli stessi capelli boccolati, la stessa bocca a cuore.
< Lei è qui a visitare un parente? >, le domandò d’improvviso Sidney, distogliendola dalle mille emozioni che le si agitavano dentro come una tempesta.
< Io…no. Un mio… vecchio amico >, mormorò Gwen, socchiudendo gli occhi nella speranza di trattenere le lacrime.
Sidney stava per parlare quando entrambi udirono il segnale che indicava la chiusura del cimitero per la notte.
< Vuole… vuole venire a cena con me, stasera? >
Gwen trasalì a quelle parole, le stesse che le aveva rivolto William una vita prima.
Sidney, intanto, sussultò nell’udire la domanda che la sua bocca aveva pronunciato senza interpellare prima il cervello, e subito si pentì di averla posta.
In fondo, lui e Gwen erano due sconosciuti, come gli era venuto in mente di invitarla a cena?
Non sapeva niente di lei e della sua vita.
Ma forse era perché quella donna davvero gli ricordava Ginevre, ed il suo viso dolce e delicato gli aveva subito ispirato fiducia.
Di certo però non l’avrebbe biasimata se avesse rifiutato quell’invito così impudente.
< Io… mi farebbe molto piacere >, rispose invece Gwen, arrossendo leggermente e diventando ancora più bella agli occhi dell’uomo.
< Stasera però non posso, ma se vuole domani sera sono libera >, disse poi.
Di fronte all’assenso di Sidney, la donna prese dalla borsetta una penna ed un pezzo di carta tutto stropicciato.
< Ecco, le lascio il mio indirizzo di casa, così può passare a prendermi, domani >, sussurrò dopo un attimo, porgendo il foglietto sgualcito all’uomo che lo prese con mani tremanti ed il cuore in subbuglio.
Poi entrambi se ne andarono, in direzioni diverse, ciascuno con le proprie emozioni e riflessioni.
Gwen pensava.
Pensava al fatto che in quei pochi minuti in cui era stata in compagnia di Sidney le era sembrato di essere tornata ragazzina, poco più che una bambina, e si era sentita davvero felice e serena, come non le capitava da quando aveva perso William.
Forse significava questo, ricominciare a vivere.
Forse questo significava ricominciare ad amare.
Anche Sidney, diretto all’albergo di poco costo nel quale soggiornava – il direttore era un suo vecchio commilitone e gli aveva lasciato liberamente a disposizione la camera senza che dovesse pagare nulla - , pensava.
Una strana sensazione gli stava bruciando nelle vene, una sensazione dirompente ed assolutizzante che non lo invadeva da anni.
Pensava al fatto che forse la sua amata Ginevre, ovunque lei fosse stata nell’alto dei cieli, non era poi così arrabbiata con lui per non aver rispettato il giuramento come credeva.
Perché gli aveva appena inviato un regalo.
Gwen.
Gwen, che così tanto gli ricordava lei ma che allo stesso tempo era lì, con lui, fatta di carne ed ossa e non soltanto dai contorni sbiaditi di un ricordo lontano.
E l’indomani sera sarebbero andati insieme a cena, e l’avrebbe conosciuta meglio per vedere se aveva anche lo stesso carattere dolce e gentile di Ginevre.
Con una nuova ed inaspettata speranza nel cuore, Sidney strinse forte contro il proprio petto il biglietto con scritto l’indirizzo di Gwen.
Non si era accorto, preso com’era da quella neonata ed inaspettata felicità, che aveva perso qualcosa.
Qualcosa che era scivolato inavvertitamente dal suo pesante giaccone come se non facesse più parte di lui e della sua vita.
Un foglietto di carta.
Sgualcito, stropicciato, con l’inchiostro sbavato a causa delle lacrime che in tanti anni vi erano cadute sopra come gocce di dolore.
Su di esso, però, era ancora chiaramente leggibile l’indirizzo di una casa che ora era completamente in rovina ed a cui nessun soldato avrebbe mai più fatto visita.
   
 
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