Fanfic su artisti musicali > Avenged Sevenfold
Segui la storia  |       
Autore: myavengedsevenfoldxx    21/03/2015    0 recensioni
il suicidio non è mai la soluzione giusta, anche nei peggiori dei casi, la vita va avanti, non fermarti al primo ostacolo davvero difficile, vivi la vita, cogli ogni attimo perché ne vale la pena e non avere paura, sii forte, sii te stesso, sempre e comunque.
Genere: Generale, Mistero, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Synyster Gates, The Rev, Un po' tutti, Zacky Vengeance
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

IV

Left alone through suicide …
Suicide
I just wanna to die
Take away my life

 

Maggio 2005



- mamma mi ha abbandonato quando avevo dieci anni e papà beveva e fumava, gli rubai la prima bottiglia di vodka a 14 anni e ogni giorno ne bevevo un goccetto, ogni giorno aumentando di poco, fu così che iniziai e ne diventai dipendente, fino a quando non iniziai questo corso, un anno fa e adesso posso finalemente dichiararmi astemio e felice senza un goccio di alcol-
noia” pensai.
Il ragazzo con un sorriso compiaciuto si guardò attorno.
ipocrita del cazzo” mi sussurrai tra me e me.
Si chiamava John o almeno mi pareva, in tal caso che non fosse stato quello, un nome molto simile, aveva una giacca rossa, camicia bianca e scarpe lucide, il classico ragazzino che è ricco, ma una vita difficile e nel giro di qualche mese sarebbe tornato di nuovo ad ubriacarsi nei locali delle spogliarelliste da quattro soldi. Si sedette sulla sedia e per un attimo regnò il silenzio in quella stanza rischiarita dai flebili raggi di sole che penetravano dalle tapparelle.

Cosa ci facevo lì?
Ah si, dopo la morte dei nonni la polizia mi aveva proposto di abitare da sola se mi fossi comportata bene e avessi fatto, cito testuali parole del poliziotto “la brava bimba”. Mettiamo bene in chiaro le cose, so badare a me stessa, non sono una bambina, ho 18 anni e non sono una bambina e non penso nemmeno di esserlo mai stata. Non ho mai avuto un’infanzia. Non so cosa voglia dire essere bambino. Non so cosa significhi divertirsi davvero. quando i miei nonni erano morti, il mese prima avevo promesso ai poliziotti di fare la brava così mi avevano lasciata da sola e lo stato mi avrebbe dato ogni mese 400 euro con cui sopravvivere, non era molto, ma potevo farcela, inoltre avevo il patrimonio familiare sia dei nonni che dei miei genitori e quei quattro soldi che avevo fatto lavorando al negozio di musica al paese a fianco. Per un po’ di tempo avevo smesso di mangiare, la casa era un disastro e stavo a letto praticamente tutto il giorno, non curavo il mio aspetto e stavo male. La mia vita faceva abbastanza schifo e mai l’avrei reputata bella data la situazione in cui mi trovavo.

Un giorno trovai una busta chiusa sul tappetino dell’entrata e la aprii, c’era un foglio, piegato per bene, era semplice carta e sopra una scritta a penna blu.
“tira fuori i coglioni e vivi” c’ero rimasta male. Chi era quello stronzo che si permetteva di dirmi questo? Senza magari conoscermi? Era la mia vita e facevo quel cazzo che volevo.
Però quella frase mi fece pensare tanto e riflettei a lungo, e lo sconosciuto aveva ragione, dovevo rialzarmi non potevo lasciarmi in quello stato pietoso, nonno non l’avrebbe mai voluto e io dovevo vivere anche se vivere faceva schifo, dovevo lottare per ottenere qualche cosa di nuovo e una vita più degna … ma non ci riuscii … finii col bere e a passare le sere a ubriacarmi, era il modo in cui mi sfogavo, sfogavo la rabbia nei confronti di quel dio che mi aveva fatto venire al mondo, maledicevo la mia vita di merda, bestemmiavo contro mio padre, quel sudicio maiale quasi cinquantenne che abusava di me e mi faceva del male. Maledii la mia vita in generale, non ne potevo più, una sera perfino mi apparve allettante l’idea del suicidio.

Suicidarsi … avrei tolto la mia faccia da sto lurido pianeta, e non avrei mai più visto tutta quella feccia che mi circondava, non avrei più sofferto, non avrei mai più respirato. Salii sul tetto dell’edificio, mi sarei buttata giù, schiantandomi al suolo, sulla strada e le macchine mi sarebbero passate sopra e  mi avrebbero appiattito al suolo mentre ero passata a miglior vita già da un bel pezzo. Sorrisi complice e mi avviai sulle scale per raggiungere il tetto. Ma nemmeno quello andò a buon fine, mentre ero in piedi pronta a gettarmi nel vuoto  qualcuno mi prese e mi trascinò indietro, salvandomi dalle braccia della morte. Chi era stato? Mi voltai per fissare quello che mi aveva salvato ma era sparito, ma il suo profumo aleggiava ancora nell’aria, colonia misto a fumo. La polizia il giorno dopo venne da me e mi portò in una casa di accoglienza per giovani problematici, non riuscii a portare nulla con me eccetto le bacchette della batteria e i vestiti, mi mandarono ad un corso di riabilitazione per dipendenti.
 

***


Odiavo quel cerchio, era la prima volta che ci andavo e non mi sentivo a mio agio, non guardavo in faccia nessuno e non avevo visto il volto di nessuno, stavo col capo chino a giocare col filo della maglietta che non voleva staccarsi, poi lo tirai più forte del dovuto e un buco mi si aprì della shirt
-merda- dissi a voce troppo alta cos’ che tutti si voltarono verso di me, non osai alzare gli occhi, odiavo essere al centro dell’attenzione men che meno tra 20 persone che avevano avuto problemi con l’alcol.
-bene bene signorina..?-  iniziò la signora quarantenne che gestiva il tutto, si chiamava Helena mi pare e aveva un’aria vecchia e stanca, stanca del lavoro e della vita.
- Hannah- balbettai senza alzare lo sguardo.
“ fanculo a me” mi dissi stringendo i pugni.
-vuole parlarci di lei signorina?-
- no. – sbottai, non volevo parlare della mia vita con degli sconosciuti.
-sei qua a posta per parlare sennò non curerai mai la tua dipendenza-  stetti zitta. Non ero dipendente dall’alcol, avevo bevuto per circa due settimane per sfogarmi, potevo farne a meno tranquillamente.
- Hannah dovresti parlarne sai? Noi ti capiamo, possiamo aiutarti e puoi confidarti, siamo brave persone, vero ragazzi?-
E un coro di voci disse “siamo brave persone, fidati” mi stavano facendo irritare, e tanto anche.
-Hannah …-
Non riuscii a trattenermi. Mi alzai dalla sedia, la quale cadde a terra dietro di me, ma non me ne importai più di tanto, inchiodai il mio sguardo nel suo e penso fu la fine e tutta la mia vita uscì in quel momento. Era la prima volta che ne parlavo.
-mio padre mi ha violentava da quando avevo 10 anni, usciva e tornava a casa ubriaco a notte inoltrata e canticchiava “piccina mia dove sei” io ero nascosta sotto il letto e piangevo, quelle parole mi facevano rabbrividire, quell’uomo che chiamavo padre perché non sapevo nemmeno il suo vero nome entrava in camera, abusava di me e mi picchiava. Poi uccise mia madre una notte e si sparò così andai a vivere dai nonni che nonostante cercassero di farmi vivere serena non ci riuscirono, lasciai scuola per occuparmi di loro ma la notte del mio compleanno morirono. Lo stesso giorno di sette anni dopo. Anche i miei erano morti il giorno del mio compleanno. Ero sfinita, non volevo vivere, mi lasciarono da sola e nessuno mi ha aiutato fin quando non mi è arrivata una lettera con scritto che dovevo cambiare così cercai di dare il meglio di me, ma fallii miseramente sfociando tutta la rabbia nell’alcol. Poi tentai il suicidio, ma proprio mentre lo stavo per fare qualcuno mi tirò via dal tetto riportandomi alla realtà, quella persona non so chi sia, ma è stato il mio angelo salvatore. Mio nonno, la persona che amo di più al mondo, non avrebbe mai voluto che finissi così la mia vita. Così decisi di darmi una regolata, la polizia mi obbligò ad iscrivermi a questo corso e adesso sto meglio, fisicamente. Moralmente ho una ferita che non potevo sanare, niente e nessuno ci sarebbe riuscito men che meno un cazzo di riabilitazione. La mia vita faschifo, ma la sto cercando di cambiare e lei non deve permettersi di dirmi che guarirò perché è una fregatura, cosa crede che tutti qua dentro smettano per davvero? gli dia un mese massimo tre e torneranno a bere e ubriacarsi infilando i soldi negli slip delle spogliarelliste da quattro soldi. Lei non sa un cazzo di me o della mia vita e non si deve permettermi di dirmi niente perché ho vissuto più io in 18 anni che lei in quasi cinquantenni e non augurerei nemmeno al mio peggiore nemico una vita schifosa come la mia-

Tirai fiato e distolsi gli occhi dalla signora che mi guardava con sgomento, tutti mi stavano fissando e io ricambiai, li guardai uno ad uno quei schifosi bastardi che con le loro storielle pensavano di aver chissà che problemi, non sapevano quali erano i problemi della vita.
Poi mi cadde l’occhio su un ragazzo, perché non l’avevo mai notato prima? Era vestito di nero, una bandana, il nostril e i capelli neri come il buio, ci fissammo per dei secondi interminabili e il cuore prese a martellare, non per il lungo discorso che avevo fatto, ma per il ragazzo che fissavo.

“Brian … “ sussurrai e svenni.





 nota dell'autrice: eccomi qua per un altro capitolo, spero vi piaccia e chiedo scusa per la lunga attesa ,ama quella cosa chiamata liceo mi fa saltare i nervi e non mi consente di aggiornare la FanFic. se vi va *minaccia con un fucile* potete lasciare una recensione tanto per farmi sapere cosa ne pensate e cosa c'è che si potrebbe migliorare. alla prossima! *scappa via*

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Avenged Sevenfold / Vai alla pagina dell'autore: myavengedsevenfoldxx