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Autore: myavengedsevenfoldxx    24/03/2015    0 recensioni
il suicidio non è mai la soluzione giusta, anche nei peggiori dei casi, la vita va avanti, non fermarti al primo ostacolo davvero difficile, vivi la vita, cogli ogni attimo perché ne vale la pena e non avere paura, sii forte, sii te stesso, sempre e comunque.
Genere: Generale, Mistero, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Synyster Gates, The Rev, Un po' tutti, Zacky Vengeance
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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V
Give me a chance to be that person
That I want to be


 


Vi ho detto che per conoscere me stessa, dovevate prima conoscere la mia vita, beh adesso sapete cosa mi è successo e credo che non sia una cosa che capiti tutti i giorni e che sia molto frequente. Ovviamente sono ironica, la mia vita fa schifo e non la consiglierei a nessuno, nemmeno al mio peggior nemico per quanto lo possa odiare, forse perché il mio nemico non è una persona in carne e ossa … o forse ho due nemici, adesso che ci penso, nessuno dei due esistono realmente e uno dei due è una figura un po’ strana, alcuni ci credono e altri no.

Quali sono i miei due nemici? La mia vita e Dio.
La vita fa schifo, non ho niente per cui valga la pena lottare e nella situazione in cui mi trovo ora ancora meno. Sono rinchiusa in questo edificio dalle pareti bianche con l’intonaco che si scrosta e in alcune stanze piove pure dentro. È una specie di centro di recupero per ragazzi con difficoltà, io non avevo problemi a differenza degli altri, ma la polizia non si fidava a lasciarmi ancora da sola, così mi ritrovavo in quella stanza buia e umida che puzzava di muffa e non potevo uscire nemmeno in cortile senza un accompagnatore. Che vita di merda, davvero.
La mia vita non mi ha mai dato soddisfazioni e penso che non me le avrebbe mai date. Sono sola in questo mondo di ipocriti e nessuno può abbandonarmi essendo stata lasciata a tremare al freddo da sola.

Non ce l’ho con nessuno della mia famiglia eccetto mio padre, forse se non fosse stato per lui ora non sarei in quella situazione, se non fosse stato un ubriacone del cazzo non sarei da sola adesso. Non do la colpa a mamma per essersi sposata un maiale, ha cercato di darmi una buona vita, serena, nonostante quel lurido bastardo.
Non incolpo i miei nonni di essere morti, avevano vissuto la loro vita e hanno cercato di salvarmi, quegli ultimi anni con loro erano stati felici e spensierati nonostante il pensiero assillante di mio padre che uccide la donna che mi ha messo al mondo. I nonni erano brave, ottime persone a dir poco magnifiche.

Nonno suonava la batteria e fu grazie a lui che imparai a suonare quello strumento, me ne prese una, una pearl rossa, bellissima, solamente che a 17 anni l’ho dovuta vendere per pagare la bolletta dell’acqua che non riuscivamo a trovare abbastanza soldi. Era stata una mia scelta, venderla e nonno mi aveva detto “amore mio non sei costretta possiamo trovare un’altra soluzione, è tua e ti piace suonarla quindi tienila” non l’avrei mai dimenticato, gli risposi che la casa era più importante e che da grande l’avrei potuta ricomprare.
“da grande diventerai una brava batterista” mi disse fiero di me
“e tu sarai il mio angelo protettore” gli risposi con le lacrime agli occhi. nonno era una di quelle persone magnifiche che ti vede nascere e che ti abbandona per primo, troppo poco tempo passato assieme.
L’unica cosa che avevo tenuto erano le bacchette che portavo sempre con me, le picchiettavo ovunque e non me ne staccavo mai. Erano sempre nella tasca dietro destra dei jeans.

Un paio di mesi dopo aver venduto la batteria lasciai anche la scuola, 17 anni e mezzo lasciai il liceo scientifico, ero portata per la matematica ma richiedeva troppo tempo che in realtà dovevo gestire tra aiutare i nonni e studiare, non sarei mai riuscita a gestire il tutto. Così mollata scuola mi trovai un lavoro al negozio di dischi al paese a fianco, ci andavo in bici con pioggia, vento, neve e caldo bestiale, lo gestiva un ragazzo che proveniva dal nord della California, aveva 25 anni e mi aveva invitato qualche volta a uscire assieme ma avevo declinato l’invito, tiravo 500 euro al mese lavorando al negozietto, ma la sera andavo in un bar a servire da bere, altri 200 euro e la domenica notte facevo anche fino la mattina per racimolare qualche spicciolo in più per tirare avanti, tutto per pagare quelle stupide bollette che lo stato imponeva. Ma le bollette erano il meno, la cosa che mi dava più fastidio erano le tasse, quelle maledette tasse del cazzo. perché uno deve pagare per fare una visita all’ospedale? Dovrebbe essere gratis, cioè non hai chiesto tu di nascere quindi perché pagare per essere in salute per una cosa che non hai voluto? Se fosse stato per me avrei preferito non nascere affatto. Vi immaginate?
-ehy ciao ti voglio concedere la vita sulla Terra, sarai abusata da tuo padre, avrai una vita di inferno e tua madre sarà assassinata da tuo padre il quale si suiciderà, poi andrai dai nonni i quali moriranno anni dopo e rimarrai sola a patire come ti meriti, ti va di questa vita? 3 .. 2 .. 1 .. aggiudicato alla signorina Hannah!- magari quello che ti assegna la vita è Dio, quel Dio a cui tutti si affidano e che la maggior parte delle persone credono che esista davvero. Cosa succede quando moriamo? Andiamo in paradiso? All’inferno? Oppure semplicemente il corpo si decompone?
Com’è il detto? “pulvis eris et in pulverem reverteri”, polvere eri e polvere tornerai. Alla fine non siamo niente, zero, che scopo abbiamo? Nascere? E poi? Siamo nati per provare pulsioni e morire? Ma qual è il nostro scopo nella vita?
 

***
 

Mi chiamo Hannah, deriva dall’ebraico Hannàh, e significa “graziosa”, “grazia”, secondo la tradizione cristiana era la madre della Madonna. Perché questo nome? Non ero graziata da Dio, se mai esista davvero, ero dannata, davvero. Una persona con la vita come la mia non poteva essere graziata, ma dannata, lo dicevo io, lo aveva voluto qualcuno, la vita lo confermava, la vita facevo schifo e ne ero certa. Chissà se mi accadrà qualche cosa di bello, che mi faccia davvero felice. Chissà se mi sposerò. Chissà quando morirò. Chissà cosa sarà della mia vita.


-sei pronta?-  mi disse il vecchio barbuto dai capelli brizzolati e l’andamento lento. Alzai gli occhi e lo fissai.
-è l’unica soluzione no?-
-sarai felice-
-non sono mai stata felice- ribattei. Mi alzai in piedi, presi la borsa, controllai di avere le bacchette nelle tasche e mi avviai col vecchio.
-ecco qua i documenti, il tutto è già pagato, troverai un ragazzo ad aspettarti, non so il nome, penso si chiami Johnny, o una cosa simile .. mh fammi ci pensare, Johnny Christ si ecco! Johnny Christ. Andrai d’accordo, ha qualche anno più di te. È il figlio degli amici di tua madre, starai bene. Ne sono sicuro-
-lei è troppo sicuro- sbuffai mettendomi le cuffiette nelle orecchie.
-forse perché so cosa ti attende e cosa sarà di te-
-cosa ne sarà di me?-
-sarai felice, e avrai una vita degna di essere chiamata tale-
-lo pensa davvero o mi sta solo rincuorando?- domandai insicura se fidarmi dell’uomo o no.
-ne sono sicuro ragazza mia, goditi la vita che è breve-
-lo so e grazie mille per tutto-
Mi imbarcai sull’aereo che mi avrebbe portato lontano da quel posto, lontano dai miei primi 18 anni di vita, lontano da quell’inferno.
“Johnny Christ, Johnny Christ” ripetei a mente per evitare di scordare il nome del ragazzo.

Johnny Christ.



nota dell'autrice: ed ecco un altro capitolo! spero di non essere noiosa o superficiale ce la sto mettendo tutta per non esserlo anche se la scuola mi occupa gran parte del tempo. liceo del cazzo. lasciate una piccola recensione se vi va, sapete mi farebbe molto piacere anche per vedere cosa ne pensate. baci alla prossima!

 

 

   
 
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