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Autore: ThorinOakenshield    21/03/2015    7 recensioni
Una ragazzina si sveglia in un prato. Non sa dove si trova né come ci sia finita. Sta di fatto che, ciò che inizialmente considera un incubo tremendo, si trasformerà nel sogno più bello della sua vita.
Genere: Avventura, Comico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bilbo, Nuovo personaggio, Thorin Scudodiquercia, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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I raggi solari mi accarezzano il viso e gli uccellini cantano allegri. Si profila una bella mattinata.
Sarebbe un risveglio perfetto se solo non mi sentissi il collo così dolorante. Cambio posizione, ma continua a dolermi tutto, anche la schiena.
Ma che razza di letto mi hanno dato?! Lo sapevo che c’era un trucco!
Tuttavia ho dormito bene e profondamente, ho fatto un sogno bellissimo: ho sognato che Thorin era ubriaco e che mi portava in un bosco, poi cominciava a spogliarmi e a baciarmi su tutto il corpo e…
Il mio cuore comincia a battere all’impazzata.
Non era un sogno!
Apro gli occhi di scatto e vedo il nano che dorme con la faccia schiacciata sul mio petto, mentre io ho le mani posate sulla sua schiena. Per terra, poco lontano da me, c'è il mio reggiseno. Fortuna che qui è estate, se no che freddo dormire in queste condizioni!
Abbasso lo sguardo su Thorin. Sorrido. Quando dorme così sembra un bambino. Gli accarezzo i capelli, godendomelo così buono e tranquillo finché posso, perché so per certo che saranno cavoli amari quando si sveglierà. Cosa gli dirò a quel punto?
Mi domando perché mi preoccupi tanto, del resto non è stata colpa mia: è stato lui ad essersi ubriacato e ad avermi spogliata, però io l’ho lasciato fare. Non c’è problema, gli dirò che ho opposto resistenza, ma che lui mi ha baciata e mi ha strappato il vestito contro la mia volontà.
Anche se dubito che mi crederà…
Porca vacca! Sono in guai grossi fino al collo!
L’unica cosa che mi resta da fare è tornare dagli altri prima che si svegli, lo affronterò dopo, ora farò finta di niente.
Molto lentamente me lo levo di dosso e faccio per andare a raccogliere il reggiseno, ma lui subito si muove e avverto i crampi allo stomaco.
Dio ti prego, fa' che non si svegli!
“Ma che cosa… ?” Lo sento borbottare.
Cerco di andarmene velocemente, ma lui alza subito il capo verso di me e mi sento come se fossi inchiodata all’albero.
Non appena quegli occhi glaciali si incollano ai miei, intendo di non avere più alcuna via di fuga.
Lo guardo paralizzata dalla paura.
“Glenys,” comincia lui, più confuso che arrabbiato, “che… che…” Le parole gli muoiono in bocca non appena si accorge di essere a pochi centimetri dal mio seno, che è scoperto.
Chiudo gli occhi, aspettando il colpo.
Morte imminente e sadica fra tre, due, uno…
“Per Durin!” ringhia furioso.
Apro un occhio e lo vedo alzarsi velocemente. Mi rivolge un’occhiata di rimprovero e mi spingo contro l’albero.
Prima che lui possa dirmi qualcosa, metto le mani avanti e dico: “Io non ho fatto niente! Hai fatto tutto tu!”
I suoi occhi si riducono a due fessure e rimane ancora un attimo zitto.
Non mi piace questo silenzio, sa tanto di quiete prima della tempesta.
“E ti aspetti che io ti creda?!” grida infatti.
Mi sono spinta ancora di più contro l’albero e mi è apparso che all’ira del nano la terra sia tremata e gli uccelli siano volati via dagli alberi e dai tetti delle case, da quelle della Terra di Mezzo a quelle del mio mondo.
Thorin si mette una mano sulla fronte. “Per quanto mi sforzi non riesco a ricordare niente di quello che è successo ieri sera, mi ricordo soltanto delle rune lunari. Poi… il vuoto.” Alza lentamente la testa verso di me e ho di nuovo a che fare con lo sguardo assassino. “Che cosa mi hai fatto?” sibila.
Spalanco gli occhi e mi indico con un’aria da innocente. “Io?”
Si avvicina pericolosamente a me e non riesco ad indietreggiare più di così. Mi afferra per le spalle e sbraita: “CHE COSA MI HAI FATTO?! MALEDETTA!”
“Shhh!” Mi metto un dito davanti alla bocca.
Lui, sempre arrabbiato, mi guarda un po’ interrogativo.
Gli indico il palazzo di Gran Burrone. “Così svegli questa brava gente.”
Thorin non ha affatto voglia di scherzare. Quando ce l’ha? Stringe la presa sulle mie spalle e avvicina il suo viso al mio.
Sento il suo fiato caldo sul mio collo e mi eccito, anche se molto probabilmente vuole farmi a pezzi.
“Prega che gli altri non ci abbiano visti” sussurra bieco.
“Oh be’, quello lo spero anch’io, sarebbe piuttosto imbarazzante, non trovi?” ridacchio.
Lui aggrotta ancora di più la fronte e il sorriso sparisce piano piano dal mio viso. Non è il caso di mettersi a scherzare quando è così furibondo, eppure mi viene da ridere.
Oddio, ora che faccio? Se gli ridessi in faccia peggiorerei la situazione.
Tossisco, cercando di celare una risata.
Perché continua a guardarmi in quel modo? Non ce la faccio più! Sto per scoppiare e ora mi è tornata la voglia di saltargli addosso e di riempirlo di baci.
“Copriti e torna immediatamente dagli altri e non dire niente di quello che è successo tra noi stanotte. Nel caso qualcuno ci abbia visti mi vendicherò, stanne certa. Io non dimentico.” Si alza e si rimette la casacca e il mantello.
Non me lo faccio ripetere due volte e afferro il reggiseno. Me lo metto velocemente e scappo via, cercando di coprirmi come posso con il vestito strappato.
Spero che nessuno della Compagnia ci abbia visti, non solo perché non riuscirei più guardarli negli occhi per l’imbarazzo, ma anche perché temerei la vendetta di Thorin. Quel nano quando si vendica lo fa con i controcazzi. Poi non ci sarebbe più alcuna possibilità tra noi ed ero appena riuscita ad ammorbidirlo giusto un po’.
 
Gli altri stanno ancora dormendo, per fortuna. Furtivamente torno nella mia camera da letto e mi sdraio. Rimango a guardare il soffitto. Mi piace questa stanza, è luminosa; vivere a Gran Burrone non dev’essere male, mi dà allegria questo posto e ho come l’impressione che qui splenda sempre il sole.
La schiena continua a dolermi e non ho voglia di alzarmi, però dovrei farmi un bel bagno: ho dormito per terra e la faccenda di Thorin deve avermi eccitata talmente tanto che probabilmente sono sudata come un muflone. In effetti è così. Credo proprio che mi darò una bella lavata.
Sbuffando mi alzo dal letto e mi dirigo verso la vasca da bagno. Quando giungo dinanzi allo specchio noto di avere dei segni rossi sul collo. Ottimo Thorin. Le prove del delitto. Spero proprio che gli altri non ci facciano caso oggi.
Mi rilasso non appena entro in contatto con l’acqua calda, se fosse per me resterei qui un bel po’, ma devo tenermi pronta che quelli non se la svignino senza di me; dopo quello che è successo ieri notte credo proprio che Thorin non veda l’ora di abbandonarmi qui sola soletta.
A proposito di 'andarsene da qui', mi è sorto un amletico dubbio: quanto hanno intenzione di restare i nani qui? Nel film se ne andavano subito, con il Dì di Durin che incombeva su di loro, ma anche nel libro il tempo non era dalla loro parte, eppure a Forraspaccata sostarono almeno quattordici giorni. Spero che in questo caso i fatti seguano il romanzo di Tolkien, così ho più tempo per riposarmi, per divertirmi con Thorin e per pensare a come farò a seguirli quando lasceranno Gran Burrone, oppure potrei pur sempre far cambiare loro idea.
Non appena mi sono asciugata il corpo e i capelli, indosso i miei abiti preferiti, quelli che avevo quando mi sono risvegliata nella Terra di Mezzo. Devono essersi asciugati durante la notte e gli elfi me li hanno lasciati ben piegati sul letto. Sanno di rose. Li indosso ed esco, sperando che gli altri siano già svegli.
 
Trovo i nani, a parte Thorin, seduti all’aperto. Bilbo è assieme a loro e stanno mangiando.
Sorrido a trentadue denti e faccio loro un cenno di saluto. “Ehi!” grido.
Le loro teste si voltano verso di me. Nonostante siano lontani, riesco a vedere che stanno sorridendo.
Non appena li raggiungo, Kili mi dice entusiasta: “Buongiorno Glenys! Unisciti a noi!”
Mi siedo accanto a lui e a Bilbo, osservando quello che stanno mangiando. “Che cos’è?”
“Lembas. Pane elfico” mi risponde il nano più giovane, parlando con la bocca piena. Esamina il pane. “Ti dirò, non è male.”
“Bah.” Dwalin si alza all’improvviso. “Robaccia elfica, piuttosto muoio di fame.”
“Assaggia.” Kili mi mette davanti il suo pane, è tutto mangiucchiato.
Indietreggio leggermente e faccio una smorfia. “No grazie, non mi va, non mangio mai di mattina.”
I nani mi guardano come se avessi appena insultato Mahal, mentre a Bilbo cade il pane per terra.
Che c’è? È talmente strano il fatto che la mattina mi senta lo stomaco chiuso? Che Bilbo ci sia rimasto di sasso lo posso capire, è uno hobbit! Quelli consumano due colazioni e mi domando come facciano.
“Be’ dovresti” dice Bilbo con la sua vocetta stridula. “La colazione è importante.”
“Lo so ma io non la faccio mai.” Spero che non vadano avanti con sta storia, già c’è mia mamma che rompe sempre che non faccio mai colazione… Se la faccio vomito, a loro la scelta!
“Non esiste, mangia qualcosa.” Dwalin mi porge la ciotola col pane dentro.
“No veramente, sto bene, grazie…” Metto le mani avanti.
“Un pezzo almeno, guarda che è buono” insiste Kili mettendomi davanti il pane elfico.
“Dwalin, Kili, non insistete, se non se la sente non è giusto costringerla” dice saggiamente Balin.
Finalmente qualcuno che mi capisce! Però in effetti, un pezzetto piccolo piccolo, potrei anche mangiarlo. Andare nella Terra di Mezzo e non assaggiare il Lembas è come andare in Spagna e non assaggiare la Paella, è come andare in Francia e non mangiare la Crespella, è come andare in Italia e non mangiare la Pizza. Ok, credo di aver reso l’idea. Devo godermi questo mondo al massimo, non sono in molti ad andarci e probabilmente, una volta tornata a casa, la Terra di Mezzo la vedrò solo in fotografia.
Così addento un piccolo pezzo, lo mastico e mando giù. Kili aveva ragione, non è niente male, sa un po’ di muffin.
“Avevi ragione Kili, non è affatto male” commento convinta.
Il nano sorride soddisfatto, felice di avere ragione.
“Sicura che non ne vuoi ancora?” mi chiede Bilbo, apprensivo come solo le nonne sanno essere per quanto riguarda il cibo.
Sorrido. “Ma sì Bilbo, ti giuro. Stai tranquillo.”
Kili si appoggia con la schiena a suo fratello, guarda il cielo e sbuffa. “Mi sto annoiando.”
“Cantiamo un po’?” propone Fili. “Avanti Bofur, tira fuori il flauto.”
“Naah. Non ho voglia di suonare.” Bofur si alza e si stiracchia un po’. “Mi andrebbe di fare un quattro passi, chi viene con me?”
Tutti i nani accolgono con entusiasmo l’idea di Bofur e lo seguono, Bilbo compreso, solo Fili e Kili rimangono seduti per terra.
Sto per seguire gli altri, ma la voce di Kili mi ferma: “Glenys, resta un po’ qui con noi.” Mi fa cenno di sedermi accanto a lui.
Rimango indecisa sul da farsi. Bilbo mi sta guardando con un punto interrogativo, in attesa di sentire la mia decisione.
Alla fine mi decido e dico allo hobbit: “Faccio un po’ di compagnia a Fili e Kili, tu segui pure gli altri se vuoi.”
Egli mi sorride e balbetta un ci vediamo dopo e se ne va.
Non appena mi siedo accanto a Kili, chiedo con entusiasmo: “Dunque volete cantare un po’?”
“Sì, non sarebbe male. Conosco una canzone abbastanza carina che magari…”
“Se permettete avrei io una canzone da cantare, una canzone veramente spassosa che vorrei insegnarvi, poi la cantiamo tutti insieme” lo interrompo con il sorriso stampato in faccia. Era da ieri pomeriggio che volevo cantarla.
I due fratelli mi guardano curiosi.
Mi schiarisco la voce, poi comincio a canticchiare trattenendo a stento una risata: “Ollellè ollallà, faccela vedè, faccela toccà. Lo vedi come sei? Lo vedi come fai? Agli altri gliela dai e a me non la dai mai.”
Fili e Kili rimangono un attimo in silenzio, poi si guardano negli occhi e scoppiano a ridere.
Sorrido fiera. “È carina, è vero?”
Non mi rispondono, si stanno strozzando dalle risate.
“L’avete capita, no?” Faccio loro l’occhiolino.
Loro due ridacchiano un , poi Kili si fa avanti euforico e chiede tra le risate: “Allora, com’era? Ollallà, ullellè?”
“Ollallà, ullellè?!” lo prende in giro Fili, dandogli un colpetto.
“No, no.” Scuoto la testa, ridendo; successivamente mi alzo in piedi e comincio: “Era ollellè, ollallà.”
Insegno ai due nani questa canzoncina stupida, sentendomi come un maestro che dirige l’orchestra.
Mi sto divertendo con loro due, sbagliano di continuo e poi cominciano a ridere come due scemi, contagiandomi.
Quando imparano la canzone, la cantano insieme ed io mi unisco a loro.
Kili si è alzato e sta improvvisando un balletto strano.
Smetto all’istante di cantare non appena vedo Thorin dietro ai due fratelli.
Il nano più giovane continua a cantare e a ballare, mentre io e Fili gli facciamo cenno di smetterla, che suo zio è dietro di lui.
“Lo vedi come sei? Lo vedi come fai? Agli altri gliela dai e a me non la dai mai.” Cantando questi ultimi pezzi, Kili si è voltato e si è ritrovato lo sguardo minaccioso di Thorin a un soffio dal suo viso.
Io e Fili indietreggiamo, preparandoci al peggio.
L’espressione di Kili, da allegra, è diventata spaventata e sorpresa. Balbetta qualcosa d’incomprensibile, facendo qualche passo indietro.
La scena è piuttosto comica, la faccia che ha fatto Kili è epica! Sembra che abbia visto un fantasma, ma mi trattengo: se mi mettessi a ridere Thorin prenderebbe di mira me, ora.
“Cos’è questa novità? Ora cominciate a cantare oscenità? Non mi sembra che io e vostra madre vi abbiamo insegnato certe cose.”
I due giovani nani chinano il capo, come fanno i bambini quando vengono ripresi da un adulto.
Improvvisamente gli occhi glaciali del Principe dei Nani si incollano su di me e mi sento come se fossi stata appena colpita da un fulmine.
Mi sa che mi tocca sorbire una ramanzina, non faccio altro che dare noie al mio amore, cercherò di comportarmi meglio, se no mai più mi accetterà nella Compagnia.
Il nobile nano si avvicina a me con passi pesanti, sempre con quella sua aria da macho.
Mentre lo guardo avanzare verso di me, mi sento andare a fuoco.
Non appena il suo viso è a pochi centimetri dal mio, mi dice severo: “E vedi anche tu di moderare un po’ il linguaggio, signorinella. Non è bello udire una damigella graziosa come te dire certe cose.”
Ha detto che sono graziosa? Sento le farfalle nello stomaco e le mie orecchie sono in fiamme.
Lui non mi sta sorridendo, è serio e anche arrabbiato. Non voleva farmi un complimento, voleva solo sgridarmi. Ma ciò non toglie che ha detto che sono graziosa ed io non me lo dimenticherò mai.
Continua a fissarmi bieco e io non so cosa dire, mi viene da sorridere perché sono emozionata, ma non mi conviene farlo, se no penserebbe che lo stia prendendo in giro. Ma non riesco a controllare le mie labbra e un sorriso si fa strada nel mio viso, mentre divento sempre più rossa. “Veramente sono graziosa?” gli chiedo.
Lui si volta e si allontana. “Quando canti queste canzoni, no” risponde secco.
Il mio stomaco si rilassa e piano piano il caldo se ne va. Respiro.
Proprio quando il calore sembra essersene andato, ecco che quel dannato gran bel pezzo di quercia si gira nuovamente verso di me e mi sento bruciare dappertutto.
Anche Fili e Kili si sono irrigiditi.
Gli occhi azzurri del nano si posano lentamente sui due nipoti. “Fatemi vergognare un’altra volta di voi e vi lascio qui. Vi ricordo che io non vi volevo in questa Compagnia, siete voi che avete insistito a venire.” Detto questo se ne va.
Io e i due giovani nani rilassiamo i muscoli.
Il mio cuore riprende a battere.
Sospiro.
È andata meglio di quanto pensassi.
Non appena Thorin è lontano, io, Fili e Kili scoppiamo a ridere insieme. Mi avvicino a loro e ci abbracciamo, ridendo come pazzi.
Bravo Kili, ti sei guadagnato un’altra figura di…
Non appena l’ilarità cessa, il nano più giovane dei due mi chiede sorridendo: “Dicci un po’, ma veramente ti piace nostro zio?”
A questa domanda sorrido di più e divento rossa. “Dire che mi piace è poco, io sono lessa di lui!” rispondo sognante, pensando al suo sorriso, ai suoi occhi e alla sua voce baritonale, così maschile. È l’uomo più virile che io abbia mai visto.
Fili e suo fratello si guardano vittoriosi, poi scoppiano a ridere e cominciano a saltellare come due ragazzine in calore che hanno appena visto il loro idolo. Come reagirei io se vedessi Richard Armitage, per intenderci.
“Ah ah! Lo sapevamo! Lo sapevamo!” squittiscono.
Ammetto che sto cominciando a dubitare della loro eterosessualità.
Che pettegole… scuoto la testa facendo un mezzo sorriso, mentre tengo le braccia incrociate.
Come farò a mollarli quando mi sveglierò?
Caccio subito via questo pensiero dalla mia testa. Mi ero giurata di non pensarci più.
“Sai? Ti vedremmo bene con nostro zio” mi dice a bruciapelo Kili, una volta che lui e suo fratello maggiore si sono ripresi.
Lo guardo stupita. Sorrido. “Davvero? Perché?” gli chiedo curiosa.
“Be’, sei sempre allegra, sorridente…”
“Sei spassosa” lo interrompe Fili. “Nostro zio ha bisogno di una compagna come te, una compagna che lo aiuti a sorridere un po’.”
“Sì infatti, è sempre così serioso!” sbuffa Kili.
Ridacchio lusingata, abbassando lo sguardo. Mi gratto la nuca. “Be’, non bisogna biasimarlo per la sua serietà, ne ha passate di crotte e di crude, mi sembra di capire.”
“Lo so, ma sorridere un po’ non gli farebbe male, qualche volta.”
“Avreste dei consigli per me? Per aiutarmi a conquistare Thorin.”
Loro due si guardano con un sorrisetto strano in volto. So che si divertiranno. Dopodiché, i loro sguardi, si voltano insieme verso di me. Hanno un sorriso sibillino stampato in faccia.
Mi domando cosa vogliano fare.
Si avvicinano a me e mi cingono le spalle, costringendomi a seguirli.
Ma fanno sempre le cose in modo sincronico? Sembrano Cip e Ciop... anzi, sapete chi mi ricordano? Pinco Panco e Panco Pinco, quelli di Alice in Wonderland, solo in versione sexy.
“Seguici Glenys, ci sono tante cose che devi sapere su nostro zio” mi dice Fili.
Sono tutto orecchi.
“Intanto per stasera ti faremo ancora più bella di quanto tu non lo sia già, zio Thorin non riuscirà a levare gli occhi da te.”
“Grazie ragazzi, siete fantastici” dico sorridendo.
“Per prima cosa c’è un dettaglio molto importante che devi sapere,” comincia Kili, insolitamente serio, “a Thorin non piacciono quelle che gli saltano addosso e che gli stanno appiccicate tutto il tempo. Ce ne sono state sempre troppe di donne così e non solo nane, anche umane! Non le sopporta, quindi se fossi in te eviterei di seccarlo troppo.”
“Va bene, ci proverò… è che quando lo vedo mi emoziono! Non riesco proprio a trattenermi” gli spiego gesticolando, mentre percorriamo i corridoi di Gran Burrone e la luce fa irruzione qua dentro.
“Bene, vedi di trattenerti allora” mi consiglia bonariamente il nano biondo. “A lui piacciono quelle… timide.”
“Timide?”
“Sì. Quelle che non riescono neanche a guardarlo negli occhi e che arrossiscono non appena lui le sorride o rivolge loro un gesto galante. Quelle che, quando devono rivolgergli la parola, balbettano.”
“Verissimo” conferma Kili, annuendo.
Lo guardo.
“Le femmine così innocenti e gentili non riesce a trattarle male neanche volendo.”
Se l’avessi saputo prima mi sarei trattenuta. Ho iniziato male. Ma c’è ancora la possibilità di rimediare, ce la metterò tutta.
 
Fili e Kili hanno sgraffignato un abito elfico molto elegante, semplice, bianco e leggero. Ha una scollatura ampia nel petto e le maniche lunghe lunghe lunghe. Mi ricorda un po’ quello di Arwen e di Eowyn.
Mi guardo allo specchio e penso che l’abito mi stia bene, si adatta perfettamente alle mie forme e, per la prima volta, non mi sento a disagio in un abito femminile. Sono sempre stata un maschiaccio, i vestiti da donna non mi sono mai piaciuti e indossarli non mi avrebbe mai fatta sentire a mio agio. Però, al pensiero della faccia che farà Thorin quando mi vedrà, mi sento da Dio.
Sorrido contemplandomi allo specchio. “Grazie ragazzi, ne avete scelto uno proprio bello, avete gusto.”
“Stai benissimo” mi dice Fili, avvicinandosi. Mi prende il braccio sinistro.
“Non vedo l’ora di vedere la faccia che farà lo zio quando ti vedrà!” esclama entusiasta Kili prendendomi l’altro braccio.
Anch’io non vedo l’ora, penso mentre esco dalla stanza con i due nani, per andare a cena.
 
La giornata è volata via con Fili e Kili, mi piace stare con quei due. Per tutto il tempo non hanno fatto altro che rubare vestiti nelle varie stanze degli elfi e farmeli provare, mi sembrava di stare facendo shopping con le amiche, solo che in questo caso è stato divertente. Insomma: sono nella Terra di Mezzo, ho passato la giornata con Fili e Kili e ho provato abiti su abiti con il fine di fare colpo su Thorin. Come avrei potuto non divertirmi?
Non appena mettiamo piede nella sala all’aperto dove consumiamo i pasti, il mio cuore accelera. Mi guardo intorno in cerca di Thorin, ma non lo trovo. Peccato, perché vorrei tanto sedermi accanto a lui.
Improvvisamente qualcuno mi attira verso di sé e mi prende a braccetto. Sicuramente è Kili, di solito è lui che ha questi modi molto confidenziali.
Quando sposto la testa a destra trattengo un gridolino di eccitazione: è Thorin!
“Tu questa sera ceni vicino a me, così posso tenerti d’occhio” mi sussurra all’orecchio, severo.
Ma, dico, deve sempre, per forza fare quel tono sexy con quella voce baritonale che si ritrova?! Così mi manda in fibrillazione!
Balbetto un va bene, mentre mi accompagna al tavolo dove sono seduti Gandalf ed Elrond. Sono in buona compagnia, entrambi mi stanno simpatici.
In questo momento io e Thorin sembriamo due sposini in una sala reale: io vestita elegante, lui che mi tiene a braccetto… il tutto è eccitante.
Non appena giungiamo dinanzi alla tavola, il nano sposta una sedia per sedersi, io mi siedo in quella accanto alla sua.
“Che stai facendo?!” sbraita lui, facendomi sussultare.
Che ho fatto adesso?!
Lo guardo smarrita e, prima che possa dire una sola parola, lui indica con il capo la sedia che ha spostato, dopodiché il suo sguardo si riposa su di me. “Questa sedia è per te.”
Oh, che carino! Voleva farmi accomodare!
Ridacchio imbarazzata e mi siedo sulla sedia che mi ha indicato Thorin, dicendo: “Scusa, non avevo capito.”
Lui non mi sorride e si siede pesantemente.
Mi irrigidisco.
Incacchiato nero…
Cerco di non incontrare i suoi occhi, ho paura che mi ammazzi. Così comincio a guardarmi intorno, mentre tengo le mani sotto il sedere e dondolo un po’ le gambe, come faccio ogni volta che sto seduta.
Non appena incrocio lo sguardo di Fili e Kili, loro mi sorridono rassicuranti. Ricambio il sorriso.
“Cosa sta succedendo?” La bellissima voce di Thorin… sarebbe ancora più bella se non avesse quella nota di nervosismo.
Il mio sorriso mi muore nel volto e lo guardo con l’espressione più innocente possibile.
“Come mai quello sguardo complice? Che avete combinato?” Non mi dà neanche il tempo per difendermi.
“N… niente, lo giuro.”
“Lo spero, per te” sbotta. Dopo avermi rivolto un altro sguardo minaccioso, torna a concentrarsi sul suo piatto.
Ho capito: non potrò rivolgergli la parola per tutto il resto della serata… Anche perché lui mi sembra piuttosto indaffarato, sta parlando tutto il tempo con Gandalf ed Elrond di orchi, del viaggio, della Montagna e penso che si irriterebbe non poco se lo interrompessi.
Continuo a dondolare le gambe sotto al tavolo e sbuffo guardando il soffitto. Spero che questa serata passi presto, credo che mi stia anche venendo un po’ di mal di testa. Fantastico. L’anemia esiste anche nella Terra di Mezzo.
 
Le mie aspettative sono state deluse. Thorin non mi ha rivolto la parola, il cibo era scarso e il mal di testa è aumentato sempre di più.
Non ho fatto altro che sbuffare per tutta la serata e guardare il tavolo dei nani, malinconica, pensando a quanto sarebbe stato bello trovarsi lì con loro.
Adesso mi trovo davanti alla porta della “mia” stanza, con Thorin. No, non mi ha accompagnata in camera, no, non vuole passare un po’ di tempo con me, vuole solo sgridarmi.
“Per evitare situazioni sgradevoli come la scorsa notte, rimarrai chiusa a chiave in camera tua e, tanto per informarti, le chiavi le terrò io” mi dice secco, sventolandomi davanti agli occhi le suddette chiavi.
Lo sto ascoltando senza emozione, so soltanto che sono stanca morta e stufa delle sue paranoie. “Hai paura che ti venga a stuprare durante la notte?” gli chiedo fredda. La mia lingua è stata più veloce della testa, sono troppo stanca per pensare alle conseguenze delle mie parole.
Egli corruga la fronte, successivamente apre la porta della stanza e mi spinge dentro. “Va’ a dormire.”
“Aspetta!” dico voltandomi verso di lui.
“Non gridare!” sussurra irritato.
Magari mi dessero un euro ogni volta che me lo sento dire…
“E se dovessi uscire durante la notte? Che so io, magari per un’emergenza, o per fare i miei bisogni quando la natura chiama…”
“Farò da guardia davanti alla porta della stanza, se hai bisogno di qualcosa dimmi, tanto non dormo. In ogni caso c’è un vaso da notte vicino al letto.”
Farla in un vaso da notte? Che schifo.
Ma non mi va di discutere, non avrebbe senso, tanto le ha sempre vinte lui.
“Buonanotte Thorin. ” Mi avvicino al suo viso con l’intento di dargli un bacio sulla guancia, ma lui si scosta diffidente.
“Buonanotte” ringhia, poi mi chiude la porta in faccia, sbattendola.
E menomale che io non dovevo gridare…
 
Uno, due, tre, quattro, cinque, sei, sette… Bah! Non ha mai funzionato contare le pecore. A questo penso rigirandomi un’altra volta nel letto, stufa.
Non riesco ad addormentarmi, un po’ per paura dell’indomani, ho paura che i nani partano senza di me da un momento all’altro e un po’ per il mal di testa. Non se n’è ancora andato, anzi, è peggiorato. Credo di avere anche un po’ di nausea.
Mi metto seduta sul letto e cerco di capire se devo vomitare o meno. La testa rimbomba di più a causa dello spostamento. Stringo gli occhi, mentre sento il cibo salire su.
Meglio se vomito, almeno dopo starò meglio.
Però che cavolo! Era da tanto che non stavo così male, dovevo proprio ammalarmi nella Terra di Mezzo?!
Niente, non ho vomitato. Ma la nausea non se ne va, è sempre peggio.
Con uno sforzo immane, afferro il vaso da notte accanto al letto e lo tengo sulla pancia.
Forse sarebbe il caso di dire a Thorin che sto male, così almeno non sarò sola e abbandonata a me stessa in queste condizioni. Tra l’altro la compagnia di quel nano non mi dispiace, ho un’altra occasione per stare con lui e, chissà, forse in questo stato gli farò pena e sarà dolce con me.
Ho deciso. Lo chiamo. Anche perché non ce la faccio più, sento che questa è la volta buona.
“Thorin” dico il più velocemente possibile.
Sento il suo grugnito dietro alla porta. In condizioni normali il suo borbottio mi avrebbe eccitata, ma in questo momento sto da incubo per avere pensieri erotici su di lui.
“Mi…” Un altro conato di vomito. “Mi viene da vomitare!”
L’ultima parola l’ho pronunciata rapidamente, visto che il cibo è risalito su con una velocità impressionante. Infatti adesso sono china sul vaso da notte a vomitare anche l’anima.
Che sensazione orribile, almeno il mal di testa è diminuito.
Sento dei passi affrettarsi verso di me. Prima di rendermene conto, Thorin tira i miei capelli indietro e mi accarezza un po’ la guancia.
Mi sussurra parole rassicuranti, ma io non riesco ad udirlo.
Mi sento uno straccio, per fortuna non ho bevuto. Credo che non mi ubriacherò mai in vita mia, ora ne sono ancora più sicura.
Egli continua ad accarezzarmi e a parlarmi. Quant’è dolce! Ora mi piace ancora di più, è una brava persona.
Quando penso che l’incubo sia finalmente finito, ecco che devo vomitare ancora.
Ho buttato fuori di tutto, sto praticamente sputando aria.
Thorin sfrega il suo dito sotto al mio occhio, dovrebbe essere una specie di carezza, mentre il suo anello mi graffia leggermente. “Povera stella” mormora con uno sbuffo divertito.
Se non stessi così male, il nome con cui mi ha chiamata, mi avrebbe fatto piacere.
Continuo a sentire lo stomaco sotto sopra e tutto mi sale su, il punto è che non ho più niente da vomitare.
Respiro a fondo e cerco di capire come mi sento. Il mal di testa è un po’ passato, tossisco per verificare e, in effetti, sento appena un po’ di fastidio.
“Come ti senti?” mi chiede Thorin, apprensivo solo come un padre sa essere, spostandomi delicatamente i capelli dalla faccia e mettendomeli dietro alle orecchie. Di solito mi dà fastidio quando la gente mi tocca i capelli, specialmente quando me li mette dove io non li metto mai, ma non ho il coraggio di farlo notare a lui, a lui a cui bisogna sempre obbedire. In secondo luogo mi sembrerebbe una cosa maleducata dirgli di non toccarmi i ricci, soprattutto dopo che è stato così gentile con me.
“Meglio, grazie” rispondo sorridendo.
Sono felice che sia qui.
Non lo sto guardando in faccia, sono ancora china sul vaso da notte, ma riesco a capire che sta sorridendo anche lui.
“Su, distenditi” sibila poggiando delicatamente a terra il vaso da notte. Dopodiché mi alza le gambe e me le mette sotto le coperte. Si siede vicino a me, mi sorride dolcemente mentre mi scosta i capelli dalla fronte.
“Non andare via” lo supplico.
Le sue labbra s’inclinano verso l’alto ed io mi sento sciogliere. “Non vado via, resto qui con te, nel caso dovessi sentirti male di nuovo.”
La sua voce roca mi fa stare bene.
Chiudo gli occhi godendomi il suo tocco sulla mia pelle. Pensavo che questo momento non l’avrei mai vissuto e ho paura di svegliarmi da un momento all’altro… oppure la mia vita non è stata altro che un sogno e questa è la realtà. E se fossi davvero morta? E se le persone, dopo la morte, vivessero la vita che hanno da sempre voluto? E se il Paradiso fosse diverso per ognuno di noi e non fosse altro che quello che abbiamo sempre sognato da vivi?
Il pensiero mi fa rabbrividire, ma sono le mani ruvide e calde di Thorin a consolarmi e a strapparmi un sorriso, mentre continuo a tenere gli occhi chiusi.
Il relax fa presto a sparire, perché un’altra preoccupazione mi assale. “Thorin?” lo chiamo aprendo gli occhi.
“Eh.”
Non so come porgergli questa domanda, ho paura di farlo arrabbiare proprio adesso che è diventato così dolce con me.
Alla fine mi decido e gli chiedo: “Potreste portarmi con voi? Non ho nessuno al mondo e mi sono molto affezionata a te e agli altri. Giuro che non sarò un peso e mi comporterò bene, ti chiedo scusa per come mi sono comportata i giorni precedenti, ti prometto che maturerò.”
Egli sbuffa e mi risponde: “Mi fa piacere che ti sia affezionata a noi, come mi fa piacere che gli altri, a loro volta, si siano affezionati a te. Dwalin mi ha detto che sei una ragazza in gamba, ed io non metto in dubbio ciò. Però sei solo una giovane di sedici anni e il viaggio è pieno di pericoli, non vedo come potresti uscirne viva e noi non potremo guardarti le spalle per tutto il tempo, abbiamo già un soggetto da proteggere…”
So a chi si riferisce con quel soggetto da proteggere.
“Guarda che Bilbo è in gamba quanto me, presto te ne accorgerai e sono sicura che diventerete ottimi amici. Non sottovalutarlo, Gandalf sa quello che fa e ti assicuro che non ha scelto uno scassinatore a caso.” So che le mie parole per lui non sono altro che aria fritta, come so che presto si renderà conto dell’effettivo valore dello hobbit, ma è stato più forte di me dirgli questa cosa.
Thorin sbuffa ancora, ma non mi risponde, probabilmente non ha voglia di parlare di Bilbo, al solo pensiero s’innervosisce e si preoccupa: lo vede come un peso, esattamente come me, ha paura che li rallenti e che gli toccherà tornare indietro per salvarlo, ma al contempo sa che non riuscirebbe mai a lasciarlo al suo destino.
“Sarebbe il caso che dissipassi questo sentimento che provi per me, non ti farà bene.”
E questo adesso cosa c’entra? Comunque è meglio che abbia tirato fuori quest’argomento, mi va di parlarne.
“E perché?”
“Perché non starei mai con te” mi risponde. Il suo tono non è stato duro, la sua intenzione non era ferirmi, tuttavia ho sentito un dolore lancinante allo stomaco. “Hai sedici anni, potrei essere tuo padre, persino tra gli umani sei molto giovane.”
“Lo so che non staresti mai con me, ma questo amore che provo per te mi fa star bene.”
“Amore?” C’è una nota di scetticismo nella sua voce. “Glenys, il tuo non è amore, è passione.”
No, non è vero. Io per lui sarei pronta a morire, me lo sento.
Scuoto la testa e mormoro una serie di no, ma lui mi mette un dito davanti alla bocca e mi fa: “Shhh.”
Chiudo gli occhi, cullata dalla sua voce sensuale.
“Non agitarti adesso, riposati, ne riparleremo” mi dice sommessamente.
“Partirete domani?” Non mi sto dando pace.
“Non ti preoccupare, quando partiremo te lo diremo così potrai salutarci. Poi resterai con Elrond, ti troverai bene qui, gli elfi ti tratteranno con tutti gli onori e non sarai più sola, non più.”
Mi piace Gran Burrone ed Elrond è molto simpatico, ma il mio posto non è qui, il mio posto è con i nani e lasciarli andare senza di me è fuori questione. In un modo o nell’altro li seguirò, troverò una soluzione.
Mi addormento con la presenza rassicurante di Thorin e con l’ostinata convinzione che i nani, ad Erebor, non ci andranno senza di me. Mai.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
   
 
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