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Autore: DavidCursedPoet    21/03/2015    0 recensioni
Redson, detective londinese, indaga sul caso di suicidio del giovane Ernest Wight.
Genere: Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tornato in cucina, la madre del suicida era di nuovo seduta e gemente, al che, in un impeto di commozione, Redson, quasi rinnegando la sua professionalità, manifestò un po’ di tristezza:” Sono davvero dispiaciuto, signora…Tuttavia, se non farete del vostro meglio per aiutarmi, potreste non sapere mai la verità. Ad esempio, qualcuno in famiglia fa uso di sonnifero? Ho trovato una scatola di compresse.” La donna allungò il braccio e guardò la scatola con attenzione, provando a ricordare. Alla fine, scosse la testa. “Suo figlio deve averlo assunto prima di morire. La Scientifica dovrà verificare questa ed altre cose; devo requisire il telefono cellulare del ragazzo, forse riuscirò a trarne alcune informazioni. Poi, volevo chiederle di farmi vedere la sua stanza.” La signora, titubante, prima annuì e si alzò in piedi, ma un attimo dopo domandò:” Davvero è necessario?” La risposta fu un secco:”Assolutamente.” La signora fece strada a Redson e lo condusse in una stanza a metà del corridoio, sulla sinistra.
Le pareti della camera di Ernest erano verniciate di celeste; erano presenti un paio di poster di videogiochi, una libreria, una cassettiera, una scrivania con un PC ed una sedia d’ufficio, una piccola finestra, che mai sarebbe stata grado di illuminare adeguatamente la stanza.  Redson cominciò ad osservare la libreria: oltre ai testi universitari, vi erano alcuni fumetti che si leggevano al contrario e dei classici della letteratura inglese, soprattutto dell’età vittoriana; notò anche un libro di poesie scritto da un celebre autore francese, intitolato “Les fleurs du mal”. Dopo aver verificato che non ci fossero note o biglietti all’interno dei libri, li ripose al ripiano di appartenenza con cura.
Si dedicò dunque alla cassettiera. All’interno trovò alcune figurine di un gioco di carte collezionabili, “Magic”, con tanto di bustine plastificate, alcuni caricatore di cellulari rotti, una console Nintendo portatile ed alcuni quaderni. “Bingo!” si disse Redson, aprendone uno e leggendo la scritta: ”Quaderno delle poesie di Ernest Wight” alla prima pagina. Si sedette, e, poggiato il quaderno sulla scrivania, si immerse nella lettura.

Gran parte delle poesie aveva come tematiche il dolore e la tristezza: erano tutti dei componimenti molto generici, puramente speculativi. Non vi erano soggetti particolari, umani; spesso di trattava di concetti astratti come “l’anima” e “lo spirito”, che si presentavano distrutti ed annichiliti dalle pene e dalle difficoltà della vita. Alcune poesie parlavano di creature mitologiche come draghi, folletti o fantasmi. Appartenevano tutte almeno a tre mesi prima della morte, eccetto una, in fondo al quaderno: l’ultima poesia arrecava la data del giorno in cui i genitori erano partiti per la vacanza a Manchester.
La pagina del quaderno su cui era scritta presentava alcuni scarabocchi; il titolo del componimento era assente. Il testo in versi recitava così:
“Amore… Dici che possiamo amarci? Io fermo le tue labbra,
Chiudo gli occhi, ti do un peccaminoso bacio.
Amore… Possiamo amarci. Mordo la pelle sul tuo collo,
Chiudo gli occhi, ti do un peccaminoso bacio.
Non possiamo tornare, va bene.
Aspettando mezzanotte, beviamo del vino.
Amore… Stai dicendo che possiamo amarci. Sembra che impazzirò per la sete,
Chiudo gli occhi, ti do un peccaminoso bacio.
Il tuo profumo mi fa impazzire,
Camminando a mezzanotte, mi ubriaco della follia dell’amore.
Vieni qui, fra le mie braccia. “Lì l’oscurità è amara!”
Tu sei un’illusione tremolante.
Alla fine diventeremo eterni! “E’ dolce l’oscurità lì!”
Finalmente mi unirò a te.”
“E se fosse stato innamorato? Magari era stato deluso. No! La poesia doveva essere fittizia, come tutte le altre. Non resta che controllare il cellulare, allora. Se non dovessero esserci altri indizi il caso verrà semplicemente archiviato, con mio gran dispiacere.” Redson era rimasto piuttosto insoddisfatto dal contenuto di quel quaderno: si stava aspettando confessioni di una doppia vita, una vita immorale ed illegale; non c’era nulla di tutto ciò. Solo quelle noiose e ripetitive poesie.
Negli altri quaderni vi erano le stesse poesie, scritte con una grafia migliore, più chiara e curata, senza cancellature o scarabocchi. Nel terzo ed ultimo quaderno era presente una storia fantasy che narrava le peripezie di due giovani aristocratici in fuga verso la libertà, interrotto bruscamente dopo qualche pagina.
 
   
 
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