POV Liam.
-beh? Cos'è questo sorrisetto?- sbotta Jennifer uscendo dal piccolo bagnetto nella sua cameretta, vestita con una tuta e un paio di punte da danza ai piedi. I capelli legati in un'alta coda di cavallo. Scuoto la testa -niente è che..sembri più piccola con le punte- Lei inarca il sopracciglio e guarda prima i suoi piedi, poi me, alzando infine gli occhi al cielo. -andiamo- dice mettendosi il cappotto e prendendo la borsa in spalla. -vuoi che la porti io?- le chiedo seguendola per le scale. -grazie, ma ce la faccio- ribatte lei continuando a scendere. Dopo un breve saluto a Karen, usciamo e montiamo nella mia macchina. Ci vogliono appena 10 minuti di macchina per arrivare alla sala dove Jennifer balla, infatti è vicinissima alla stazione ferroviaria. Durante questi lunghi 10 minuti Jennifer non dice una parola, troppo occupata a cercare di regolarizzare il suo respiro, ed a guardare fuori dal finestrino nella speranza di distrarsi. Quando arriviamo, parcheggio e scendo. Faccio poi il giro della macchina e apro lo sportello di Jennifer, che non accenna a muoversi. -andiamo?- dico sorridendo. Ma lei non si muove, guarda dritta davanti a se. -riportami a casa, ti prego- -Jen, guardami- I suoi occhi spaventati si piantano nei miei, posso percepire la sua paura e il suo terrore. -ascolta, devi provare ad entrare lì dentro, giuro che se non ce la fai ti porto via subito- dico piano. Jennifer scuote la testa vigorosamente -forse non hai capito Liam..non voglio provarla quella schifosa sensazione- -non la proverai- -e tu chi sei per dirlo?- ringhia lei. -ti devi fidare, coraggio- ribatto, porgendole la mano -ti fidi di me?- Jennifer annuisce e afferra debolmente la mia mano, uscendo finalmente dalla macchina. Mentre camminiamo lentamente verso la porta della sala da ballo, si guarda intorno sempre più spaventata e sempre meno convinta di farcela. -no fermo!!- implora appena metto la mano sulla maniglia della porta della sala. Ignoro i suoi occhi spaventati e la sua voce tremolante, anche se a fatica. -conta con me Jen, uno- -Jen!- la richiamo -dillo, uno- -u..uno- balbetta lei. -due- proseguo io. -d..due- -tre- dico ed apro la porta spingendola dentro così che non possa tornare indietro. Nella sala cala il silenzio, mentre mi richiudo la porta alle spalle. Il maestro di Jennifer stoppa persino la musica, mentre lei, immobile come un tronco, osserva le quindici paia d'occhi che la puntano. -voi..continuate- dico prendendo Jennifer per mano e trascinandola con me ad una delle panchine attaccate alle pareti. Rivolgo un'occhiata eloquente al maestro. -ok ragazzi, riprendiamo- esclama battendo le mani per richiamare l'attenzione e facendo ripartire la musica. Le sette coppie riprendono a ballare, ed io e Jennifer osserviamo dal fondo della sala. Non l'ho portata qui per ballare, l'ho portata qui per farle capire che non c'è nessun mostro dentro questa sala, che la vita va avanti, che potrà sempre pensare a Tommy senza sentirsi male, che quando vorrà potrà ballare di nuovo, anche per lui, come lei gli ha promesso. Dopo un po' che Jen osserva immobile i suoi compagni ballare, vedo che inizia ad accennare timidi movimenti con le braccia, le gambe e la testa, sempre rimanendo seduta. Cerco di non guardarla troppo, per non farla sentire osservata. Ho paura che questo sia il suo inconscio, che non lo stia facendo razionalmente, e che se io glielo faccio notare, si blocca di nuovo. Perciò mi limito a guardarla di tanto in tanto con la coda dell'occhio, ma lei è talmente concentrata a guardare gli altri e ripetere le loro mosse che non se ne accorge mai. All'improvviso la musica cambia, ed una solare salsa riempie la sala da ballo. Vedo il maestro venire verso di noi, e cerco di fargli segno di non farlo, ma lui mi tranquillizza con uno sguardo. -Jenni..vuoi ballare?- le chiede quasi sottovoce porgendole la mano. Lei quasi sobbalza, come scossa da una sorta di torpore, facendo ondeggiare la coda di cavallo. Poi si gira verso di me, come per chiedermi.. il permesso? Le sorrido e annuisco, per darle coraggio. Così lei afferra la mano del maestro, che la conduce vicino a tutti gli altri, ed inizia a farla ballare. Ho visto Jen ballare quattro volte in questi ultimi quattro anni che balla, ai saggi, e l'ho sempre trovata strepitosa. Ma devo ammettere che lo è anche adesso, vestita di una semplice tuta, con una semplice coda di cavallo come acconciatura, con lo sguardo concentrato, ma allo stesso tempo spaventato e impaurito, senza un filo di trucco. Si muove incredibilmente bene, senza guardarsi i passi, e se penso che sono solo quattro anni che balla, ed ha iniziato da grande, l'unica spiegazione è che è portata sul serio. -ehi Liam? .. sei Liam giusto?- -cos...oh..si, si, Liam- dico al maestro, che non so da quanto mi chiamava. Noto che la musica è finita, la sala è silenziosa, e tutti guardano verso di me. -vieni a ballare con la tua amica- dice il maestro tenendo Jennifer per mano. -non so ballare- ribatto io. -proprio niente?- ritenta il maestro. Scuoto la testa. Lui rotea gli occhi, poi torna a guardare me -vieni lo stesso, ti porterà lei- -ma è ridicolo, è l'uomo che porta- Il maestro sbuffa -vieni o no?- -oh, va bene- sbuffo a mia volta liberandomi del cappotto e raggiungendo Jennifer. -facciamo una cosa tranquilla, una bachata, almeno è lenta- dichiara il maestro. -mi scusi eh, ma la bachata è anche sensuale, già non so ballare, insomma..- lui mi da una pacca sulla spalla -pensi di non essere sensuale? Hai poca stima di te stesso ragazzo- sbuffo -non volevo dire questo- -effettivamente non sei vestito comodo però- osserva con un'alzata di spalle, dirigendosi verso lo stereo. No, che non sono vestito comodo. Ho i jeans, la cinta, un maglione, e scarpe non di certo per ballare, perché di certo io non volevo ballare. Parte la musica e Jennifer mi prende le mani. -scusami- le dico ridendo. -di cosa?- mi chiede confusa. -vediamo..di tutti i passi che sbaglierò, di tutte le volte che ti pesterò i piedi, e uhm..vediamo..- inizio ad elencare. Jennifer butta la testa all'indietro e ride divertita. Dio, quant'era che non la vedevo ridere così. -allora, dai, è facile, iniziamo con, destra, avanti sinistra, indietro destra, sinistra- mi spiega. -cioè come..??- Jennifer scuote la testa e mi spiega passo per passo un paio di volte, prima di riuscire a fare la sequenza di quattro passi che diceva. Alla fine ballo per il resto della lezione, e riusciamo a fare una bachata quanto meno senza pestate di piedi proprio al termine della lezione. Mentre le ragazze vanno nello spogliatoio femminile, portandosi dietro Jennifer, i ragazzi vanno in quello maschile, ed il maestro sistema la sua roba, io torno a sedermi su una delle panchine addossate alle pareti. Mi infilo le cuffiette nelle orecchie e faccio partire la musica nell'ipod, rilassandomi un po'. Dopo un po' i ragazzi tornano in sala, e li vedo parlare fitto col maestro per un po', finché non mi fanno segno di raggiungerli. E così faccio, levandomi le cuffie. Il maestro mi mette una mano sulla spalla. -di un po', è tanto che siete amici tu e Jennifer?- mi chiede. Annuisco -una vita, da quando siamo nati in pratica- -si vede- asserisce lui e i ragazzi annuiscono. -si vede?- ripeto io confuso. -si, il fatto è che tu sai esattamente dov'è lei e lei sa esattamente dove sei tu- mi spiega il maestro. -ma cosa! Che c'è voluta tutta la lezione perché non le pestassi i piedi- ribatto io. -non sto parlando di piedi attenzione- mi ammonisce lui -io parlo di corpi. Non c'è stato imbarazzo, neanche per un secondo- -non abbiamo mai ballato insieme- gli faccio notare. Il maestro sbuffa sonoramente e rotea gli occhi -non ho detto che lo avete fatto, ho detto che non c'è stato imbarazzo nel farlo, non c'è stato imbarazzo nel toccarvi, si vede che vi conoscete, parlo anche di corpi, non avete la curiosità di vedere com'è fatto l'altro perché già lo sapete, insomma...- -si, ho capito- taglio corto io, non capendo proprio dove voglia arrivare. -e poi Jennifer stava bene, rideva, era spensierata, molto diversa rispetto a quando siete entrati- continua lui. -già, questo è vero- convengo io. Era proprio la vecchia Jennifer quella in pista, quella che non aveva mai dovuto superare la morte del suo compagno di ballo, quella che amava il ballo, il cibo, la vita, l'università. -Liam, noi..insomma dobbiamo dirti una cosa- sospira il maestro. -cosa?- indago. -insomma ecco, noi abbiamo pensato, perché con Jennifer non balli tu? Sei l'unico con cui può sostituire Tommy senza bloccarsi- mi spiega. -no, no, e poi no, non mi piace ballare e poi non avrei mai tempo e poi..- -buono- mi blocca uno dei ragazzi -non devi rispondere adesso- -non voglio rispondere- sbotto io indietreggiando -non mettete strane idee in testa a Jennifer, per favore- -glielo stanno già dicendo le ragazze, pensateci- mi spiega un altro ragazzo. Sto per ribattere, ma la porta interna della sala si apre, ed entrano le ragazze. Jennifer sorride rilassata in mezzo alle sue compagne. Dopo poco mi raggiunge, così salutiamo gli altri e lasciamo la sala, entrando nella mia macchina. Nessuno di noi dice niente, ma entrambi sappiamo che abbiamo da dirci qualcosa. Così metto in moto e guido fino a casa, fermando la macchina davanti alla porta di casa di Jennifer. Ce ne stiamo in silenzio cinque minuti buoni, poi decido che se non è lei a muoversi, mi muovo io. -Jen- dico schiarendomi la voce. -si..- mormora lei girandosi verso di me senza però alzare lo sguardo. -i ragazzi mi hanno parlato- dichiaro. Finalmente alza i suoi occhi su di me -a me hanno parlato le ragazze- -quindi Jen?- chiedo. -quindi cosa Liam- sbuffa lei tornando a guardare davanti a se. -Jen, sai che non ho mai ballato in vita mia..- -impari, Liam- -sai che ho orari incompatibili con le vostre lezioni- -per quello possiamo chiedere a loro come fare- Un momento. Un momento. Perché Jennifer trova soluzioni a questo problema? -Jen?- -si?- -guardami- Jennifer si gira di nuovo verso di me e punta i suoi occhi nei miei -che c'è?- -tu..tu vorresti che io facessi questa cosa?- le chiedo delicatamente. -che differenza fa che io lo voglia o meno?- ribatte lei. -che .. io per te, insomma lo farei..- -perchè?- sbotta lei -perchè lo faresti? -Dio, Jen, perché devi fare sempre la vittima! Lo farei perché è una cosa che ti rende felice. Ti ho visto ridere la dentro, come non ridevi da tempo. E se ballare può farti essere la solita Jennifer, beh ballerò. Se stai bene tu sto bene io, ricordi?- Jennifer si prende il viso tra le mani, affondando le dita nei capelli biondi. -io non so cosa ho fatto di tanto giusto nella mia vita per meritarmi uno come te- sbuffa rassegnata. -non ho capito ancora se vuoi che io lo faccia, però- ribatto. Lei alza di nuovo i suoi occhi su di me -mi sembra ovvio di si- -si, cosa?- chiedo divertito, adoro stuzzicarla fino a farle perdere la pazienza. Jen sbuffa e rotea gli occhi. -Liam, vorrei che tu ballassi con me, ok?- scoppio a ridere -bene, sono un disastro sappilo- -ti insegnerò io, e poi non sei male, sai?- -e..lavoro nei tuoi orari di lezione- -ah Liam, per quello..se domani puoi raggiungerci alla sala, magari ne parliamo con loro- annuisco -potrei fare tardi, aspettatemi- -d'accordo- -ora va a casa, Billy Elliot- dico ridendo. -mi stai cacciando Liam?- ribatte lei ridendo a sua volta. -no, ma è ora di cena, ed ho fame- le faccio notare. -Liam?- -si?- Jen mi butta le braccia al collo stringendomi -grazie davvero, per oggi, per domani..- La stringo a mia volta -se stai bene tu, sto bene io, ricordatelo-
POV Jennifer.
-Jen, che palle, dov'è il tuo amico?- sbuffa Ronnie. Inverto la mia direzione, forse per la centesima volta, e riprendo a camminare. -non lo so- dico distrattamente. -basta, se non lo chiami tu, lo chiamiamo noi, dacci il telefono- sbotta Veronica alzandosi in piedi. Cosa? Chiamarlo? Non se ne parla nemmeno! Non voglio.. e se poi.. No. No. No. -no- sibilo. Veronica mi viene vicino e mi prende per le spalle, con delicatezza. -guardami Jenni- -guardami- alzo il mio sguardo e incontro i suoi occhi chiari. -sta bene, lo vuoi capire? Non gli è successo niente, ok?- No. No. No. -dammi il cellulare, lo chiamo io- dice aprendo la mano. -no Veronica- -Jenni. Sta bene. Dai- continua lei imperterrita. Poi delicatamente estrae il cellulare dalla mia tasca ed accanto a me, con gesti lenti, compone il numero di Liam, schiaccia il tasto verde e mette il vivavoce. Uno squillo. Due squilli. Tre squilli. Quattro squilli. -attacca Ver..- L:Jenni Tiro un lungo sospiro di sollievo, credo riacquistando la mia lucidità. J:L..Liam.. L:Dio, scusa, devi esserti preoccupata, mi dispiace, ma mi sono dimenticato di dirti che dovevo recuperare delle ore di lavoro.. J:n..no è che.. L:davvero scusami, potrò essere lì non prima delle 23, se per gli altri va bene aspettatemi, altrimenti rimandiamo. Mi giro verso i miei compagni e tutti mi fanno cenno che per loro va bene aspettarlo. J:ti..ti aspettiamo L:ok rimanete in sala? Dove vi trovo? Il maestro si sbraccia per richiamare la mia attenzione e mi sillaba che andiamo a mangiare qualcosa all'Irish Pub. J:andiamo a mangiare qualcosa all'Irish Pub, qui vicino. L:ah si, lo conosco, vi raggiungo lì allora. J:va bene, a dopo L:a dopo Veronica schiaccia il tasto rosso, e rimette il telefono nella mia tasca. Poi mi accarezza una guancia, con delicatezza. -visto che era tutto ok?- dice, con fare premuroso. È di qualche anno più grande di me, ed ha sempre avuto questo atteggiamento di sorella maggiore. Annuisco, lei mi passa un braccio attorno al collo e insieme raggiungiamo gli altri. Liam ci raggiunge al pub alle 23 in punto. Non appena mi individua, seduta al tavolo, viene direttamente nella mia direzione e si siede nell'unica sedia vuota, accanto a me, ma a capotavola, mentre saluta anche il resto della tavolata. -Jennifer dice che non bevi alcolici se guidi, è vero?- indaga Ronnie. Liam annuisce. -che ti prendi da bere?- chiede il maestro. -un analcolico, mi pare ovvio- risponde lui divertito. -ma dai, non puoi prendere un analcolico al pub!- lo prende in giro Ronnie. -smettila, è un bravo ragazzo- lo difende Veronica. Liam però è tutt'altro che offeso, sta ridendo fino alle lacrime. Non appena riusciamo a fermare una cameriera, Liam chiede il suo analcolico, dopodichè iniziamo a parlare seriamente della questione “ballo”. -allora il fatto è questo..punto primo..non avevo mai ballato prima di..ieri- dichiara Liam. -per questo però c'è Jen, giusto Jen?- dice il maestro e sia io che Liam annuiamo. -punto due..non ho assolutamente i vestiti..adatti- continua Liam. -ne parlavamo prima con i ragazzi, ognuno di noi ha cose vecchie che non usa, te le prestiamo- dice Ronnie. -grazie, sarebbe ottimo- annuisce Liam -punto tre..ho orari incompatibili con voi..io dalle 19 alle 20 lavoro, ci sono dopo- -non potremmo fare dopocena?- chiedo io -alla fine siamo tutti grandi, tutti lavoriamo, non penso sia un problemone- -ok, chi è a favore del 21-22?- chiede il maestro alzando la mano. Tutti lo imitiamo. -direi che non c'è problema- dice poi e Liam sorride. -punto quattro, ma non meno importante..quanto..caspita pagate?- -pagare?- gli fa eco Danny. -è un'associazione culturale Liam- interviene il maestro -i soci non pagano nulla. L'unico che viene pagato, dal comune, sono io perché appunto offro un servizio alla comunità- Liam annuisce, assimilando tutte le notizie. -direi che non ho più scuse- osserva divertito facendo ridere tutti. Finalmente la cameriera porta l'analcolico per Liam e il maestro propone un brindisi alla Coppa, e così brindiamo. -quanti giorni mancano alla Coppa?- chiede Tiffany. -oggi siamo al?- chiede a sua volta il maestro. -ventidue- risponde Liam. Quindi alla coppa mancano.. beh se siamo al 22 gennaio..22 gennaio..Oh Dio, non può essere, non può essere. Cazzo. Il compleanno di Liam è passato da nove giorni e io non me ne sono neanche ricordata. Oh mio Dio. È grave, è gravissimo. Sono una fottuta, maledetta egoista. Egoista. Cogliona. Lui si fa in mille pezzi per me e io, come al solito, penso solo a me stessa. Io sto male, io soffro, io questo, io quello. Dannazione. Dannazione. Dannazione. -tutto bene?- mi chiede Liam poggiandomi una mano sul polso. Mi riscuoto dai pensieri e lo guardo annuendo. Lui mi scruta e scuote la testa -no, non va bene, che succede?- posso sentire gli occhi del resto della tavolata su di noi. No. Non ora e non qui. -u..usciamo un attimo?- -d'accordo- annuisce lui alzandosi ed infilandosi il cappotto. Lo imito e lo seguo fuori dal pub. Una ventata d'aria fredda ci investe non appena usciamo. Liam si poggia al muro e punta i suoi occhi nei miei, che sono davanti a lui, e mi sento così dannatamente in colpa. -allora? Vuoi dirmi che succede?- incalza. -io..sono un completo disastro..il tuo compleanno..- sul suo volto spunta un sorriso divertito -bentornata, Jenni- -perchè non me l'hai detto?- -perchè non era il momento giusto- -non ti sei nemmeno arrabbiato- gli faccio notare. -e non hai festeggiato- aggiungo poi. -non c'era niente da festeggiare con te in quelle condizioni Jen- mi spiega. -non va bene, dannazione, mi sento terribilmente in colpa per essermene dimenticata- sbotto io. -non devi, stavi male, ora stai meglio e te ne sei ricordata, dov'è il problema?- ribatte lui. -che tu non hai fatto la tua solita festa a causa mia!- esclamo. -non aveva senso farla, se non c'eri tu ad aiutarmi coi preparativi come sempre, a ingozzarti del buffet a rischio di finirlo, o peggio a farmi la doccia con gli alcolici- Scoppio a ridere seguita a ruota da Liam. -e cosa hai fatto quel giorno?- gli chiedo. Lui fa spallucce -sono stato con Nikki..- -e cosa ha detto lei..del fatto che non hai festeggiato..- -ha capito, che non volevo festeggiare con te così, infatti non mi ha nemmeno dato il suo regalo, aspetta che io le dica che può darmelo- mi spiega. -avrà qualche difetto la tua ragazza?- sbuffo divertita. Liam fa spallucce sorridendo. -perchè non festeggi? Anche se in ritardo- propongo. -io festeggio solo se ho la tua più completa partecipazione- asserisce lui. -ce l'hai Liam. Ci sono. Sono tornata sul serio. Grazie a te- ribatto io. -allora fammi sentire i miei fratelli e poi organizzo dai..- annuisce lui. -scusami di nuovo- Liam scuote la testa e mi avvolge in un abbraccio, facendomi poggiare la testa sul suo petto. Nonostante io non sia bassa, col suo metro e novanta e anche di più mi sovrasterà sempre. Il mio cellulare suona, avvertendomi che mi è arrivato un messaggio. Sciogliamo l'abbraccio ed leggo il messaggio, è di Veronica: “ne avete per molto?”. -Veronica mi chiede se ne abbiamo per molto- dico ridendo. -rientriamo dai- dice Liam divertito aprendomi la porta.