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Autore: Owlfiction    22/03/2015    1 recensioni
Ambientata alla fine di New Moon, questa è la storia di Isabella Swan, incappata nel mondo del soprannaturale per amore, quando il suo mondo minaccia di nuovo di crollare. Lei ed Edward sono stati miracolosamente rilasciati dai Volturi e i Cullen vogliono tornare a Forks. Però Bella si imbatte in qualcosa di cui non sapeva l'esistenza, o meglio, che credeva essere solo una leggenda. Si risveglierà in un luogo sconosciuto, più forte, più veloce, con sensi più acuti, senza però i Cullen a circondarla. Scoprirà di essere, suo malgrado, entrata in una sanguinosa guerra che dura da millenni, di cui lei potrebbe decidere l'esito. Dovrà proteggere chi ama, e decidere a chi dare il proprio cuore: perché anche il suo legame con Edward si sta sfaldando, e lei non è sicura di volerlo salvare.
Le servirà tutta la sua forza e quella che ha ricevuto in dono dal morso di uno sconosciuto.
Perché lei, adesso, è un lupo mannaro.
Genere: Azione, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Isabella Swan
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: New Moon, Eclipse
Capitoli:
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Moon and Fangs
by Owlfiction





 
Here's for the crazy ones.
The misfits. The rebels. The troublemakers.
The round pegs in the square holes.
The ones who see things differently.
They’re not fond of rules. And they have no respect for the status quo.
You can quote them, disagree with them, glorify or vilify them.
About the only thing you can’t do is ignore them.
Because they change things. They push the human race forward.
And while some may see them as the crazy ones,
we see genius.
Because the people who are crazy enough to think they can change the world,
are the ones who do.
Tratto da uno slogan pubblicitario

















 
Capitolo 1

Strada al lato della riserva quileute, di ritorno da Volterra (New Moon)


Bella


L'auto sobbalzava appena sulla strada, il basso rumore ronzante del motore sembrava fatto apposta per far addormentare chiunque salisse a bordo, soprattutto se quella persona in particolare era reduce da un incontro con la famiglia di vampiri più potente della terra.
Ma io non volevo dormire.
Guardavo Edward, i ricordi di lui che avevo rivissuto in questi giorni non gli erano lontanamente somiglianti. Guidava tranquillo, con la schiena rilassata sul sedile e una mano sul volante, gli occhi che guardavano la strada.
Nel guardare le sue iridi scure mi chiesi quanto soffrisse a stare in macchina così vicino a me, quanto la sua sete fosse forte. Ero convinta che non mi avrebbe mai fatto del male. Però prima ero convinta che non mi avrebbe nemmeno mai lasciata, che sarebbe morto piuttosto che permettere che soffrissi.
Egoista. mi dissi Si stava suicidando perché non poteva vivere senza di te. Non è una prova sufficiente di tutto quello che vuoi sapere?
Ma il dubbio rimase, rodendomi il cervello. Fui grata ancora una volta che non potesse leggermi nel pensiero.
A quel punto Edward si irrigidì sul sedile. Distolsi lo sguardo dal suo volto e vidi Jacob in mezzo alla strada, una cinquantina di metri di fronte a noi.
L'auto si fermò docilmente, forse anche grazie alle incredibili capacità del guidatore, a una ventina di metri dall'indiano.
Pregai che lui non sapesse che Jacob fosse un licantropo, che Alice non glielo avesse detto, che non lo avesse fiutato.
-Vuole parlare con te- disse. Il suo tono mi confermava che le mie preghiere non erano state ascoltate -Ma se vuoi posso investirlo, sarebbe la soluzione più saggia.
Sbuffai e aprii la portiera dopo essermi tolta la cintura, imitata da Edward un attimo dopo. Mi avvicinai a Jacob con un gran sorriso in volto. Speravo che un approccio diplomatico permettesse alla situazione di risolversi in modo pacifico.
Mentre camminavo mi aspettavo un sorriso da parte sua, un saluto, un cenno del capo, e così rimasi sorpresa quando mi ritrovai totalmente ignorata. Gli occhi di Jake erano fissi su Edward, e colmi d'odio.
-Ehi, ciao...- cominciai, sperando di spezzare quell'atmosfera ostile.
- Tu non dovresti essere qui- disse duramente lui, continuando a fissare il vampiro al mio fianco. Capii che quelle parole non erano rivolte a me.
Non venivo nemmeno salutata. Perfetto.
-Il Patto dice che non posso entrare nella riserva- replicò sorridendo Edward -non che non ci posso guidare ai bordi- proseguì maligno.
Per un attimo era balenata una luce sfottente nei suoi occhi, una luce che non avevo mai visto prima.
-Tu te ne vai comunque.- continuò Jacob – E poi, devo parlare con Bella.
In meno di un battito di ciglia Edward fu davanti a me, un basso ringhio aveva cominciato a uscirgli dalla gola.
-La tua compagnia non le è gradita- sibilò.
-Posso decidere da sola la compagnia di chi mi è gradita- mi intromisi, e lo evitai per andare dal licantropo.
Improvvisamente sentii che qualcosa mi bloccava, venni sollevata dolcemente da terra e il vento mi frustò i capelli. Quando il mondo smise di vorticarmi attorno, vidi Edward che mi posava a terra vicino alla macchina, con le sue braccia strette attorno alla mia vita.
-Ehi sanguisuga!- urlo Jake avanzando -Se vuole stare con me allora la lasci stare con me hai capito?! E guardami quando ti parlo!
L'altro si giro ruggendo e si alzò in piedi. Jacob ringhiò a sua volta.
-Smettetela vi prego! Basta!- esclamai, sperando che sarebbe bastato a fermarli.
Ci fu uno scoppio ed un rumore di tessuti che si laceravano, poi al posto di Jacob c'era un grosso lupo piegato in posizione d'attacco. Edward continuò a ringhiare, fece un paio di passi in avanti e Jacob balzò indietro. O almeno, credo che si fossero mossi così a giudicare dalle macchie di colore che erano diventati per un attimo.
Ero sconvolta. Era davvero possibile che le due persone a cui tenevo più al mondo stessero per uccidersi a vicenda? Edward, che poteva uccidermi con una parola e che pochi mesi prima ci era andato vicino, poteva davvero non pensare a come avrei vissuto la perdita di Jake?
Lo sconvolgimento lasciò posto alla rabbia. Davvero nel momento in cui si presentava l'occasione di farsi fuori l'un l'altro io venissi totalmente dimenticata? Sentii le lacrime che mi salivano agli occhi.
-BASTA!!- urlai- Smettetela! Smettetela di comportarvi come bambini insolenti!- mi fermai, col fiato pesante, lacrime avevano cominciato ad uscirmi dagli occhi -Ma cosa diavolo pensate che otterrete uccidendovi?
Quando cessai di parlare entrambi si erano voltati verso di me, guardandomi con espressione sorpresa. Jake scosse la testa, sembrò riflettere un attimo, poi con un balzo scomparve nella riserva.
-Dove vai? Non abbiamo ancora finito, cane!- ruggii Edward, voltandosi di scatto. Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso. Mi girai e salii in macchina. Le chiavi erano state imprudentemente lasciate nel quadro. Riuscii ad accenderla solo al secondo tentativo. Ingranai la marcia ed avviai la vettura. Lasciai Edward dove si trovava, poteva farsi la strada a piedi, per lui non era un problema.
Continuai a guidare verso l'ignoto, senza a fare caso dove andassi.
La strada scorreva intorno a me mentre guidavo quasi in automatico. Con le mani strette sul volante, facevo respiri profondi per cercare di calmarmi. Continuavo a chiedermi perché per Edward, la persona per cui ero entrata in una crisi depressiva quando credevo mi avesse lasciata, la persona per la quale avevo attraversato l'Atlantico, fosse più importante la rivalità con qualcuno che a malapena conosceva di me. In quel momento non mi sentii egoista. Lui mi aveva abbandonata. Lui mi aveva fatto patire l'inferno. E nel momento in cui stava per morire ero andata a salvarlo comunque, rischiando la vita senza un attimo di esitazione, pensando che la ragione che lo avesse spinto al tentato suicidio fosse il senso di colpa, e quindi essendo consapevole che avrebbe potuto lasciarmi di nuovo una volta saputo che ero viva.
Non ero semplicemente arrabbiata. Ero delusa e inferocita.
Sterzai, ed entrai in un sentiero di un bosco della riserva. Non volevo che lui mi trovasse, non ancora, e finché ero nella zona in cui lui non poteva entrare non l'avrei visto.
Avevo tenuto i finestrini chiusi, e perciò speravo che non avrebbe potuto fiutare eventuali odori che lo portassero da me. Mi sentivo un po' un illusa, in un altro momento avrei dubitato che un paio di finestrini potessero proteggermi dall'essere rintracciata da un vampiro, ma per il momento non importava.
Accostai al lato della strada sterrata che avevo cominciato a percorrere in quei momenti d'ira, e uscii dall'auto. Mi addentrai nel bosco con fare deciso. La mia sarebbe stata una scena abbastanza da film se non avessi inciampato proprio in quel momento in una radice.
Misi le mani in avanti per attutire la caduta e finì lunga distesa. Mi rialzai maledicendo la mia goffaggine. Quando mi guardai intorno mi vidi circondata dai pini che si ergevano per diversi metri, proiettando una cappa ombrosa che copriva la foresta.
Da un foro nelle chiome degli alberi passava la luce della luna piena, il candore argenteo era l'unica fonte di luce lì, lontano dalla civiltà e dalle persone. Il silenzio era opprimente, era un nulla da cui poteva uscire qualunque cosa e la mia immaginazione, alimentata da fatti reali che qualunque altro umano avrebbe solo potuto sognare, non mi aiutava di certo.
Quell'atmosfera mi ricordò James, il vampiro che aveva tentato di uccidermi un anno prima, mi ricordò i suoi occhi neri cerchiati di rosso che mi fissavano, il suo sorriso sarcastico e, prima di tutto, malvagio.
Cominciai a correre verso l'automobile.
Mi aveva attanagliata una paura irrazionale, al di là di ogni possibile spiegazione, persino più di quella che avessi mai provato in un luogo buio o in un bosco. Non avevo paura dell'oscurità, era qualcos'altro.
“Non ti fermare!” era l'unico pensiero che fossi capace di formulare.
Mi sembrava ti sentire l'alito freddo di James sulla nuca, i suoi denti che mi sfioravano la pelle, il sibilo lieve del suo respiro.
In quel momento sentii un rumore reale alla mia sinistra.
Qualcosa si abbattè sul mio fianco sinistro, l'aria mi frustò la faccia, e avvertii un dolore acuto alla spalla. Il mio corpo cadde sul terreno assieme alla cosa che mi aveva colpito. Tutta la schiena mi faceva male e il peso aggiuntivo ancora sopra di me non mi giovava certo.
La spalla cominciò a bruciare un secondo dopo, sembrava che mi avessero posato sulla pelle dei ferri incandescenti. Il dolore mi fece salire le lacrime agli occhi quando cercai di vedere cosa mi aveva atterrata. Attraverso il velo di lacrime vidi qualcosa di molto simile ad una coperta. Ma le coperte attaccano le persone solo nei film dell'orrore.
Una fitta alla testa mi fece abbandonare il mio corpo sul terreno. La spalla pulsava e mandava ondate di dolore a breve distanza l'una dall'altra. Cominciai a sentire freddo e poi a tremare. Mentre mi sentivo sollevare da terra persi i sensi.
Nella mia incoscienza si insinuò un senso di malessere: le articolazioni mi facevano male, un attimo prima avevo freddo e un attimo dopo caldo, mi sembrava che qualcuno si stesse divertendo a tirare i miei muscoli. Sudavo, ma quando il dolore mi rispediva in uno stato simile alla veglia sentivo un panno di tela morbida e fresca che mi veniva passato sulla fronte. Poi il dolore mi faceva svenire di nuovo.
In quel mentre mi ricordai di quello che mi aveva detto una volta Alice: durante la trasformazione in vampiro si sta molto male per un paio di giorni. La maggior parte delle persone desidera morire durante quel periodo.
Capii che dovevo starmi trasformando: ecco perché il mio corpo era in subbuglio, perché mi sembrava che quella specie di dolore passasse da una parte all'altra di me senza fermarsi. Quello che avevo desiderato da quando James mi aveva quasi uccisa stava per avverarsi.
Accettai le sofferenze con una nuova determinazione, quasi una nuova gioia, non mi avrebbero uccisa ed io non volevo morire.
Ormai era solo la mia testa a sentire dolore, un dolore morente, che si affievoliva pian piano. Poi finì.
“Cosa sono diventata?” mi chiesi.
Aprii gli occhi.

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Buongiorno, buonasera o buonanotte a seconda di quando state leggendo questo capitolo. Vorrei ringraziare in questa prima nota dell'autore tutti coloro che mi hanno aiutato, incoraggiato o sostenuto nella creazione di questa fanfiction (e io ho avuto bisogno di molto, moltissimo aiuto). Vorrei ringraziare anche il lettore, che ha avuto la pazienza di arrivare fino in fondo al primo capitolo, sopportando i miei deliri nella scrittura, e augurargli una piacevole continuazione della storia se decidesse di andare avanti.
Firmato: Owlfiction, per gli amici Gufo.
   
 
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