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Autore: The Galway Girl    22/03/2015    1 recensioni
Gabrielle vive nella Parigi del fine 1800, è una ragazza semplice con un grande sogno: ballare al mitico Moulin Rouge. Un sogno impossibile, finché una scoperta (e un piccolo ricatto) la aiuterà a realizzarlo. Sarà così bello come se lo è sempre immaginato?
Genere: Commedia, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo due

La mattina dopo mi sveglio carica come non lo sono mai stata prima.

< < E oggi, Moulin Rouge! > > mi dico guardandomi allo specchio.

A dire il vero non so bene come farò ad ottenere un'audizione, ma ho intenzione di scoprirlo stamattina.

Andrò al teatro ad informarmi non appena avrò perfezionato gli ultimi dettagli del mio look.

Mi esamino con attenzione allo specchio: non ho esattamente l'aria di una ballerina. Anzi, non somiglio per niente ad una ballerina, sono ben lungi dal somigliare ad una delle splendide ragazze che ho visto ieri sera.

Il complicatissimo chignon che mi ha fatto Coralie ieri sera per farmi sembrare più alta, ha fallito miseramente il suo intento, durante la notte si è completamente disfatto, sembro una pazza evasa dalla casa di cura.

Il vestito che indosso, il mio vestito buono, quello da festa, è tutto sgualcito e consumato, non si direbbe proprio che mia madre fa la sarta.

Alla parola “sarta” la mia mente ha un guizzo. Ma certo! Mia madre ne cuce a decine di vestiti molto più belli di questo. Mi basterà frugare nei sacchi che ha portato a casa ieri e vedere cosa trovo.

Mi fiondo sulle borse più veloce della luce e comincio e tirare fuori un vestito dopo l'altro.

Cielo, sono decisamente messi male, ma dopotutto è per questo che mia madre è pagata, per rammendarli!

Per la miseria, mia madre passa tutti i pomeriggi a ricucire questi disastri per una miseria?

Semmai avessi ancora qualche dubbio sul seguire o meno i passi di mia mamma, si sono dissipati del tutto. Mai e poi mai mi farò sanguinare le dita a rattoppare i vestiti di qualcun altro per qualche spicciolo.

Un po' scoraggiata decido di rimettere i vestiti a posto quando un mucchietto colorato attira la mia attenzione. In fondo al sacco c'è un vestito verde acqua con del pizzo ricamato negli orli. In alcune parti è scucito, ma tutto sommato è un vestito molto carino, e si avvicina a quelli che indossavano ieri le ballerine.

Mi vesto veloce per paura che mia madre si svegli e do un'ultima occhiata allo specchio. Mi rendo conto che questo chignon è oltremodo ridicolo così, senza tante cerimonie, lo disfo, raccolgo i capelli in una semplice crocchia ed esco.

Percorro la strada che mi separa dal Moulin Rouge in modo furtivo, non ci tengo proprio ad essere vista da qualche mia conoscenza, e ancora meno a dover dare spiegazioni sul mio abbigliamento.

Finalmente arrivo all'edificio e non senza un po' di timore, spingo la porta ed entro, per fortuna stamattina è aperto.

Mi ritrovo nella hall d'ingresso in cui ci sono il bancone della biglietteria e delle comode poltroncine rosso raso. Ai muri sono affisse delle locandine raffiguranti le ballerine e mi ritrovo a fantasticare di vedere la mia faccia dipinta in uno di quei manifesti quando una musica di piano attira la mia attenzione. Proviene da oltre il corridoio, così lo percorro e mi ritrovo nel teatro.

E' il posto più bello che abbia mai visto.

C'è un grande palcoscenico di legno massiccio circondato da pensanti tende rosse, sotto ad esso sono sistemate a semicerchio tante sedie con dei leggii davanti, che suppongo verranno riempite dai musicisti dell'orchestra.

In tutta la sala, intorno alla pista da ballo, sono sistemati dei tavoli con dei centrotavola ricamati e dal soffitto pendono dei meravigliosi lampadari con centinaia di cristalli che riflettono la luce in tutta la sala. Non avevo mai visto dei lampadari così, illuminati con l'elettricità, dev'essere il primo locale di Parigi ad averli. Nella bettola dove lavora mia mamma hanno le lampade ad olio.

Sul palco le ballerine accompagnate dal suono chiaro e forte del pianoforte che ho udito poco fa si stanno esercitando in una complicata coreografia che prevede salti e capovolte.

Saltano, girano, alzano le gambe ruotando i loro bellissimi vestiti.

A guardarle effettivamente provo un po' di insicurezza. Sarò veramente in grado di imitarle? Riuscirò a convincere gli altri delle mie potenzialità?

Pensandoci una domanda improvvisa mi assale. CHI devo convincere? Ero così entusiasta di diventare una ballerina che non mi sono minimamente resa conto che non ho nessuna idea di COME si diventa una ballerina. A chi mi devo rivolgere? Al proprietario? O forse alle stesse ballerine? Magari c'è un coreografo o un regista. E in quel caso, cosa gli dirò?

I miei improvvisi interrogativi vengono interrotti da una voce femminile proveniente dal palco.

< < Scusi chi è lei? > >

Mi avvicino per vedere a chi appartiene la voce e mi ritrovo di fronte alla persona più particolare che abbia mai visto.

E' una donna alta, sulla cinquantina, con i capelli grigi, vestita di nero che fuma una sigaretta con uno di quei bocchini lunghi e sottili che hanno sempre fatto sorridere Coralie. Non ha l'aria di essere molto simpatica, inoltre è straordinariamente, anzi, spaventosamente magra. Ha delle occhiaie scure sotto agli occhi, le guance scavate e il collo lungo e rugoso. Osservandola mi chiedo come faccia a reggersi in piedi.

< < Mi scusi, chi è lei? > > mi ripete la donna.

Al suono delle sue parole mi ridesto, cielo devo smetterla di viaggiare col pensiero in presenza di altre persone.

Mi schiarisco la voce e le rispondo: < < Buongiorno...salve...io, ehm, mi chiamo Gabrielle e, ehm, volevo, cioè vorrei diventare una ballerina qui al Moulin Rouge. > > dico tutto d'un fiato.

Mentre riprendo aria mi accorgo che la donna mi sta fissando con un'aria che conosco fin troppo bene. Questa signora crede che io sia completamente pazza. Non è la prima volta che qualcuno mi guarda così, anzi accade piuttosto spesso.

< < Scusi, può ripetere? Cosa vorrebbe diventare? > > mi chiede.

< < Una ballerina del Moulin Rouge > > ripeto.

A queste parole la donna esplode nella risata più acuta che abbia mai sentito. Riuscirebbe a infrangere uno dei cristalli del lampadario, penso.

Poi mi rendo conto che sta ridendo di me e mi chiedo perché.

< < Scusi e lei chi è? > > le chiedo timidamente.

Alla mia domanda la donna sembra del tutto spiazzata < < Io sono Eglantine De La Tour, sono la coreografa del Moulin Rouge. Scelgo i costumi, il trucco, le scenografie e soprattutto le ragazze. Sono io che ho assunto tutte le ballerine, dopo giorni e giorni di stremanti provini, e lei si presenta qui chiedendomi di integrare il mio corpo di ballo? >  Fa un'altra sonora risata e mi rivolge uno sguardo che non ammette risposta.

< < Senta signorina come si chiama, lei ora mi fa la cortesia di lasciare immediatamente lo stabile se non vuole che chiami i gendarmi! > >

Stupita e decisamente offesa mi rendo conto che è il caso di alzare i tacchi e uscire.

Vicino alla porta del teatro trovo una signora, una sguattera senza dubbio, che mi sorride.

< < Però, ragazza hai avuto un bel coraggio a rivolerti così alla Signorina De La Tour. Cosa ti è saltato in testa? > > e anche lei ride, ma la sua è una risata diversa da quella della coreografa. Non è di scherno, ma di piacere.

Evidentemente la scenetta di poco fa deve averla divertita non poco.

< < Già > > rispondo mortificata.

Chissà cosa mi è preso. Pensare di poter diventare una ballerina, che idea assurda!

Alle nostre spalle si sente la voce della signorina De La Tour che discute animatamente a proposito di una pazza che si è introdotta nel teatro.

Mi giro terrorizzata dall'idea che Madame Eglantine stia parlando coi gendarmi per davvero ma noto sollevata che si sta rivolgendo ad un signore che sprizza ricchezza da tutti i pori. E' uno di quegli uomini che vestono in modo elegante con vestiti costosi di sartoria, coi capelli ben pettinati ricoperti di brillantina e baffi tagliati alla precisione.

< < Chi è quello? > > chiedo alla sguattera.

< < Quello? E' Charles Zidler il proprietario del Moulin. Prova ad andare anche da lui a chiedere di far la ballerina! > > mi risponde ridendo di nuovo con quella su risata da bambina.

Le rivolgo un'occhiata spazientita e decido di tornare a casa.

Ho fatto il pagliaccio abbastanza per oggi.


Una volta rincasata trovo mia madre su tutte le furie.

< < Per la miseria Gabrielle, dove diavolo ti eri cacciata? E hai pure addosso uno dei vestiti della signora Boulin! > >

< < Sono andata a trovare Elyse > > mento sperando di farla franca.

< < Gabrielle non te lo ripeterò più, scendi dalla nuvole e comincia ad essere un po' più responsabile! > >

< < Va bene, come vuoi > > Decido di arrendermi, non ho voglia di litigare con lei di nuovo, non dopo la mattina che ho passato.

< < Mi dispiace di aver preso il vestito della signora Boulin, se mi spieghi come si fa lo rammenderò io stessa. > >

Alle mie parole il viso di mia madre si apre in un'espressione di totale sgomento.

< < Scusa, puoi ripetere? Ti sei finalmente decisa ad imparare qualcosa? > >

< < Si. Diventerò una sarta come te, come volevi. > >

In realtà non ho nessuna voglia di intraprendere questa "carriera", ma farmi ridere in faccia dalla Signorina De La Tour e pure dalla sguattera mi ha fatto capire che forse, e dico forse, mia madre non ha tutti i torti.

Forse per me è giunta l'ora di smettere di sognare, di affrontare la realtà e di cominciare a pensare seriamente al mio futuro che, ahimè, non comprende né mulini, né danze.


  
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