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Autore: MaxB    22/03/2015    10 recensioni
Raccolta di one-shots e mini-long basate su immagini di Rboz e Blanania, che mi hanno dato l'autorizzazione. Gajevy totale con accenni ad altre coppie.
Elenco dei capitoli per genere o caratteristiche:
- Serie di immagini: 1, 6, 8, 9, 14
- Immagini singole o a coppie: 2, 5, 7, 12, 18, 19, 23, 24
- Drammatiche: 3, 13
- AU: 5, 15, 18, 19, 20, 22, 24
- Pirates AU: 10, 11 (conclusa)
- School AU: 4, 15, 20
- Council Gajevy: 16, 21
- Gajevy Week 2015: 17
Scrittura e disegno sono due forme d'arte che se accoppiate fanno scintille!
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gajil Redfox, Levy McGarden, Pantherlily, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Raccolta, Traduzione | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Pirates (part 2)

Disegnatrice: Blanania/Grace
Universo: AU
Caratteri: IC
Genere: fluff; romantico; avventura
Personaggi: Gajeel Redfox; Levy McGarden; Panther Lily
Coppie: GxL
Rating: giallo
POV: esterno
Lettura: vedi le note a fine pagina
Contestualizzazione: imprecisata
Avvertimenti: shot divisa in due parti


 
Dopo quella notte al lago i corpi della fata e del burbero pirata finirono per sfiorarsi casualmente e inconsapevolmente sempre più spesso. Erano ripartiti subito da Garuna e la gioia del capitano era palpabile e visibile. Levy era radiosa, letteralmente. La sua pelle sembrava brillare, come cosparsa di mille diamanti illuminati dalla luce lunare. I suoi poteri si erano improvvisamente rafforzati e questo aveva permesso alla ciurma di scoprire importanti informazioni riguardo al Tesoro delle Fate. Nel giro di poche settimane sarebbero dovuti approdare sull'isola di cui le leggende narravano le prime memorie delle fate: Tenroujima. Non era vicina, ma le voci di mercato sostenevano che fosse la patria, la terra natia di quelle magiche creature. I Gatti Volanti erano nati ad Extalia, un pezzo di terra sospeso in aria ormai perduto. Il resto della terraferma era dei draghi, ormai estinti. L’isola apparteneva alle fate.
Con il rafforzamento dei poteri di Levy, le testimonianze frammentate e i vecchi ricordi tramandati dai cantori di strada erano diventate certezze: a Tenroujima c'era il Tesoro delle Fate, ma solo una vera fata poteva accedervi. Una che ancora ne ricordasse l'ubicazione precisa. Proprio quello che purtroppo Levy non sapeva, o meglio, aveva dimenticato da quando i suoi poteri si erano indeboliti. Però l'equipaggio aveva grande fiducia nel capitano e sapeva che non li avrebbe delusi.
Gajeel, con sommo stupore del suo Gatto Volante, passava istanti interminabili a fissare l'unica ragazza della ciurma, studiandola e analizzandola come se fosse una creatura da scoprire, un essere misterioso di cui voleva carpire i segreti. Con il suo sguardo duro e impassibile che gelava anche le fiamme nei suoi occhi rossi, usava qualsiasi pretesto per iniziare una conversazione o stuzzicarla.
- Ma come può una piccoletta come te essere il capitano di una nave? Come fai a stringere i nodi con quelle manine cosi piccole? Sei diventata una piratessa perché così, con una ciurma di soli uomini, puoi cambiare compagno ogni sera?
Quell'ultima domanda aveva scatenato l'inferno sulla nave. Levy non aveva mutato espressione, si era concessa solo di gonfiare le guance indispettita. Al resto avevano pensato gli uomini che non tolleravano certe libertà con il loro valoroso capitano. Una delle migliori battaglie a cui Levy avesse mai assistito. E alla fine aveva vinto Gajeel, seppure con qualche difficoltà contro Natsu e Gray.
- Mi sembra che qui tutti ti ammirino e ti desiderino, capitano. Perché allora non dai un premio al vincitore? - aveva chiesto ghignando maliziosamente.
La fata era avvampata e si era allontanata con il cuore che batteva troppo forte perché lui potesse capire tutto quello che si portava dietro.
La chiamava con nomignoli strani e poco adatti ad un superiore, come "Gamberetto", affibiatole dopo che a cena aveva mangiato più gamberetti di tutti i marinai, con sgomento di Gajeel e ovazioni del resto della nave. Si prendeva quelle libertà perché sapeva il nome della fata. Non ne avrebbe mai approfittato, ma essere l'unico a conoscerlo lo esaltava e lo induceva a pavoneggiarsi. Si sentiva legato a quella piccoletta, unito a lei in modo ancora più viscerale di quanto lo era con Lily. Lei non sembrava disprezzare le sue attenzioni, ma allo stesso tempo non le incoraggiava. Fu in quei giorni che Gajeel conobbe l'origine di quell'arcana malinconia risiedente nei caldi occhi del colore del legno pregiato della fanciulla. Un segreto prezioso.
Erano passate solo due settimane dalla partenza da Garuna quando lo scoprì, con immenso... dolore? Tristezza? Cos'era quella morsa opprimente che gli bloccava il petto?
Levy era innamorata.
Gajeel era geloso.
Quella sera il capitano non si era riunito in cambusa con loro, ed era andato a dormire dopo la sfacchinata di quell'intensa giornata. Si era sforzata con tutta sé stessa di capire qualcosa di più riguardo a quel tesoro, al luogo, qualsiasi tipo di informazione, ma la sua magia continuava a restare debole. Visioni frammentate, ricordi comuni, intuizioni oniriche erano tutto ciò che aveva ottenuto.
A bordo era vietato parlare delle fate, della loro storia e soprattutto delle leggende su di loro in presenza del capitano. Peccato che fossero anche i racconti più avvincenti e intriganti. Chi non è attratto da vecchie dicerie e miti di altre razze, popoli di altri tempi?
Jet e Droy, per quanto fossero leali alla ragazza, ascoltavano con interesse quasi morboso quelle storie, quando se ne presentava l'occasione. Makao, uno dei membri più vecchi dell'equipaggio, era il più bravo cantastorie della Fairy Tail e di ogni città portuale. Conosceva tutte le ballate e le canzoni, nonché i racconti.
- Che ne dite di dare il benvenuto a Gajeel proponendogli un affascinante mito sul nostro meraviglioso capitano? - aveva chiesto quella sera, suscitando un coro di approvazioni eccitate.
- Mmm? - aveva borbottato il diretto interessato.
- Ti va di sentire la storia delle fate? O meglio... la storia delle Fate Perdute? È una storia vera di cui solo poche decine di persone al mondo sono a conoscenza. Fairy Tail esclusa.
Dettagli succosi riguardo a Levy, aveva intuito Gajeel.
- Tsk, ok - aveva riposto con aria quasi annoiata, scalpitando dentro di sé.
Makao aveva inalato l'ultima boccata di fumo dalla sua sigaretta e si era sgranchito le mani, crogiolandosi negli sguardi impazienti e rapiti della ciurma.
- Anni fa, molti, moltissimi anni fa, Earthland era abitata da draghi, fate e gatti volanti. Erano creature magiche che regnavano in pace e serenità, amando la loro terra e procreando senza timore. I draghi erano i signori dei cieli e ognuno di loro aveva una propria peculiarità. C'erano quello del fuoco, quello dell'acqua, quello dell'aria, del metallo, del veleno,... insomma, draghi di ogni sorta. Le fate, invece, erano le signore della terra, che portavano le stagioni e rendevano la terra fertile. Loro avevano e hanno tuttora molteplici poteri, che si manifestano nei modi più disparati. E poi c'erano i Gatti Volanti, creature che  collegavano draghi e fate e mantenevano l'equilibrio di cielo e terra. La storia dell'arrivo degli esseri umani da terre lontane ci interessa relativamente, ora. Ma essi sono indispensabili perché senza il loro arrivo i draghi non avrebbero mai imparato a trasformarsi in uomini. Con lo sbarco della prima nave dalle Terre Ignote, su Earthland ci furono una cinquantina di persone, e nel giro di pochi mesi raggiunsero alcune migliaia di unità a causa di ulteriori trasferimenti. I draghi, incuriositi, volevano imparare da loro, volevano conoscerli. Si trasformarono così in esseri umani dagli occhi dai colori insoliti, come ben sapete, in modo da essere sempre distinti dagli umani. Ma il modo di vivere di questi ultimi era affascinante e i draghi, stanchi della loro routine che durava migliaia di anni, dimenticarono come fare per tornare draghi.
- Non è vero - lo aveva interrotto Gajeel. - Mio padre era un drago vero.
- Non tutti hanno disimparato. Alcuni draghi in forma umana ebbero figli da donne e uomini della nostra specie prima di tornare in forma originale. Dalla loro unione nacquero i Sangue di Drago, che vivono in mezzo a noi e hanno gli occhi di colori meno particolari rispetto ai loro genitori. Ma questa nuova specie aveva degli elementi distintivi specifici. Il potere non li aveva abbandonati, e i nascituri mostravano le caratteristiche del genitore drago sotto forma di magia, anche se molto debole. Però, la cosa più importante e sconvolgente era il loro sangue: grazie ad esso si potevano ottenere diversi elisir per allungare la vita, curare le malattie o trasformare il proprio corpo. Quando gli umani lo scoprirono, per i Sangue di Drago fu la fine. Si formarono gruppi di persone malvagie che li cercarono e li decimarono. Oggi, infatti, ce ne sono poche decine in vita. Quegli uomini vennero chiamati Cacciatori.
- Ma... la storia non parlava di fate? - lo aveva interrotto nuovamente Gajeel, tutto sommato interessato.
- Vuoi tacere, novellino? Ci sta arrivando! – aveva ringhiato Natsu.
- Mi provochi, surrogato di drago?
- Smettetela o vi butto in mare - li aveva minacciati Gray, invitando Makao, alquanto irritato, a proseguire.
- I draghi, si scoprì ben presto, non erano le uniche creature a poter mutare forma. Alcuni Gatti Volanti riuscirono ad assumere per brevi periodi una forma gigante, diventando pantere.
Gli occhi di tutti erano saettati verso Lily, che aveva già mostrato quell'abilità.
- Come i Sangue di Drago, anche questi Gatti Volanti vennero perseguitati e ricercati ovunque. E le fate, direte voi? Be', sono le creature più riservate del mondo, e su di loro non ci sono arrivate molte testimonianze o certezze. Non suscitavano nemmeno l'interesse dei Cacciatori, piccole com'erano. Questo finché quei luridi vermi non trovarono il modo di sfruttare anche loro. Non bastavano Sangue di Drago e Gatti Volanti, no. Volevano usare le fate come mezzo per rintracciare le loro prede più ambite: i figli dei draghi.
Sebbene quella storia ormai l'avessero sentita decine di volte, i membri dell'equipaggio non erano riusciti a trattenere un'ovazione. Mormorii di dissenso e critica erano passati da bocca a orecchio di tutti i presenti, scocciati da tanta malignità. Anche Gajeel si sera sorpreso, sebbene il capitano gliene avesse parlato.
- Sapete perché? Perché le fate, miei cari compagni, restano piccole per tutta la vita. Non possono cambiare la loro forma. Almeno... non volontariamente. Successe infatti, in un giorno ormai dimenticato di tanto tempo fa, che un Cacciatore vide una cosa miracolosa. Un fatto insolito e assolutamente impossibile. Pensava di essere ubriaco, febbricitante, sotto l'effetto di qualche strano infuso, ma la realtà gli appariva nitida e chiara. Oltre i cespugli che lo nascondevano alla vista, c'era una fata. E c'era un giovane, che la teneva in mano. Un Sangue di Drago. Il ragazzo l'aveva raccolta da un ramo, felice di vederla. E la fata era cresciuta improvvisamente. Aveva raggiunto dimensioni umane nel giro di due secondi. Un po' di polvere di fata, un bagliore abbagliante, e la creaturina era diventata in tutto e per tutto una donna umana. Eccezion fatta per le ali, che le spuntavano dalla schiena. Si librava leggera a pochi centimetri da terra, ricambiando lo sguardo stupito del ragazzo che la teneva per mano. La causa di quel fenomeno era evidente: il contatto fra Sangue di Drago e fate aveva fatto scattare il mutamento anche per l'ultima razza magica. Questo fu ciò di cui si convinse il losco osservatore. Giungere a conclusioni sbagliate, però, non è mai la soluzione migliore. Infatti, è l'amore a innescare il processo di mutamento. Quando una fata si innamora cresce per poter stare con la persona che ama. Per avere una vita felice. E più è vicina alla persona, più i suoi poteri aumentano. Ecco perché il nostro capitano è debole.
Comunque, il cieco Cacciatore non perse tempo e si fiondò su di loro. Ma il giovane figlio del drago dell'aria divenne invisibile e fuggì. La fata non ebbe la stessa fortuna: il Cacciatore la legò e la portò via. La torturò per giorni, consapevole del fatto che le fate sono in contatto con la natura e la magia, e sanno trovare altre creature come loro. Ciò che il Cacciatore voleva era semplice: essere condotto al Sangue di Drago. Ma per qualche motivo oscuro, probabilmente per sostegno fra esseri simili, pensò il Cacciatore ignorante, la fata non volle rivelarlo. Non aprì bocca. Finché l’uomo non le tagliò un'ala.
Un'onda di sdegno e orrore generale si era diffusa fra i presenti, mozzando il respiro di alcuni.
- Le ali sono le parti più sensibili delle fate. Non possono essere toccate. Non possono essere profanate da mani umane. La fata impazzì e rivelò in una sorta di trance dov'era il Sangue di Drago. Lo trovarono. Lo catturarono. E sotto agli occhi della fata, che a sprazzi recuperava la ragione, lo uccisero. Lo dissanguarono per raccogliere il suo magico sangue. Ma non avevano fatto i conti con l'altra creatura magica. La fata, infatti, in un accesso di  potere magico che le scorreva nelle vene, li polverizzò prima di crollare a terra. Tutta la foresta trasmise i battiti del suo cuore stanco e provato, finché non si spensero come colei alla quale apparteneva la magia. Da quel momento i Cacciatori si fecero più attenti e catturarono alcune decine di quelle fate grandi. Sempre con lo stesso risultato. Dopo tre stermini di tutti i Cacciatori, conclusisi senza nulla di compiuto, decisero di uccidere le fate prima di porre fine alla vita del Sangue di Drago, in modo da non essere uccisi.
Silenzio. L'equipaggio aveva sentito i battiti del cuore della fata, che vibravano all’unisono con i loro.
- Furono chiamate Fate Perdute. Comunque agissero, comunque si comportassero, il loro destino era segnato nel momento in cui i Cacciatori le trovavano, convinti di poter essere condotti dai Sangue di Drago. Solo una di loro sopravvisse abbastanza a lungo da raccontare la storia. Lunga vita al nostro capitano!
 
- Che storia avvincente, vero? - chiese Lily mettendosi sotto le coperte con Gajeel.
Avevano una branda leggermente più larga, in modo da poterci comodamente stare in due.
- Mmh - mormorò lui tirandosi le coperte sopra alla testa.
- Non ti è piaciuta? Per me è vera.
- Già...
- Va be', so che non sei tipo da favolette e leggende. Buonanotte.
- 'Notte - mugugnò.
No, non c'entrava il fatto che non gli piacessero le leggende. Il suo smarrimento riguardava la sensazione che qualcosa non andasse. Perché qualcosa non andava. Sapeva che suo padre era un drago e sua mamma un'umana. Sapeva che il suo Gatto Volante si trasformava. Sapeva che non era normale che una fata diventasse grande.
Ma ciò che non sapeva era: chi stava mentendo?
Levy gli aveva detto che non era per il contatto con i Sangue di Drago che avveniva la trasformazione. Dunque Makao aveva detto la verità. Era solo una coincidenza che  il primo ragazzo fosse un Sangue di Drago... E poi, questo avvalorava la convinzione di non essere stato lui a farla crescere. In tal caso, Levy era fuggita prima di tradire un Sangue di Drago qualsiasi? No, doveva aver salvato lui, non rivelando dov'era. Del resto, erano nello stesso bosco, e di ragazzi come lui non ce n'erano molti. Un altro pensiero da aggiungere alla lista: le doveva la vita.
E perché la fata gli aveva detto che non aveva un cuore, o meglio, che il suo cuore non batteva, quando la foresta aveva scandito i battiti di quello della prima Fata Perduta?
E di chi era innamorata Levy, chi era riuscito a conquistarla?
Gajeel dormì un sonno agitato e scomodo, faticando a trovare la giusta posizione e a placare la diga che si era rotta nella sua mente. Le domande a cui non riusciva a rispondere lo raggiunsero anche in quei brevi e frammentati sogni che faceva tra una veglia e l'altra.
Fate, gatti e draghi si rincorrevano, lottavano, si uccidevano a vicenda e raggiungevano la pace. Fate si univano a gatti e gatti a draghi, formando nuove razze particolari che alla fine prendevano le sembianze di Cacciatori. Ma ogni volta c'era lei. C'era Levy.
E anche in sogno, Gajeel poteva percepire il suo cuore che spiccava il volo.
 
Alcune sere dopo, Gajeel aveva un quadro della situazione più chiaro, anche se non completo. E voleva scoprire tutta la verità. Ormai poteva affermare con convinzione di essere entrato nelle grazie della fata. Quando credeva di non essere vista, gli lanciava lunghe occhiate malinconiche. Lo guardava come si è soliti osservare una persona cara che ha perso la memoria. Lo si fissa come in attesa che ti riconosca da un momento all'altro. Ogni tanto Gajeel ricambiava lo sguardo, facendola avvampare.
- Perché non le parli? - aveva chiesto Lily.
- Mh?
- Vai a parlarle. Muore dalla voglia di conoscerti meglio, lo sai. E sai anche che per te è lo stesso.
Lily era il compagno di viaggio preferito da Levy. Stavano sempre insieme, ridendo e raccontandosi segreti.
Gajeel non aveva avuto la forza di negare, disgustato da ciò che stava accadendo. - Come fai ad esserne sicuro?
- Le ho mostrato che posso diventare grande e lei mi ha rivelato alcuni particolari interessanti della sua storia. Io li ho trovati illuminanti, magari sarà lo stesso per te.
Così si era ritrovato a notte inoltrata a passeggiare per il ponte, osservando Levy che leggeva pergamene riguardanti il Tesoro delle Fate. Quella ragazzina leggeva sempre. Lily era accanto a lei, con una mela lacerata da un morso al fianco e una mappa sotto i gomiti. Sembrava stanco, ma voleva tenerle compagnia. Lei era appoggiata ad un albero della nave, con una deliziosa fascetta dorata fra i capelli e una botte ricolma di mele poco distante. Non disponibileLentamente una consapevolezza prese forma nella mente di Gajeel, facendolo stare male: erano mesi che non suonava il bengio. Il suo suono cristallino gli mancava, ma a causa degli avvenimenti sconvolgenti delle ultime settimane non ci aveva pensato. Ghignando, andò nel dormitorio, in cambusa, e prese il suo strumento. Si scapicollò per le scale, correndo per arrivare da lei, ma a fine scala si impose di rimanere calmo e tranquillo. Assunse un'aria da macho, con viso impassibile e sguardo malizioso, e uscì sul ponte come se niente fosse. Levy lo osservava di sottecchi, divertita da quello strano ragazzo.
Gajeel prese posto accanto a lei, sedendosi su alcune panche di legno sotto al parapetto. Aveva la scusa di voler stare vicino al suo gatto, ma la verità era che lui voleva stare vicino a qualcun altro. Il ragazzo iniziò ad accordare il bengio, attirando l’attenzione della fata.
- Da quanto suoni? - chiese fissando l'orizzonte con un placido sorriso. La notte era chiara grazie alla luna piena che, insieme alla lampada ad olio sopra all'albero, non compromettevano la vista della ragazza. Il mare era calmo e il timoniere rischiava di addormentarsi. Ci si poteva specchiare in quell'acqua così cristallina, accesa di riflessi viola per l’immensa profondità marina.
Gajeel ghignò, iniziando a raccontare. Solo lei era in grado di farlo parlare delle sue avventure, per interi e lunghissimi minuti. E la cosa non dispiaceva a nessuno. Le rivelò dove aveva vinto lo strumento, cos'era il marchio di metallo all'estremità delle corde, i suoi studi autodidattici, la breve carriera musicale. Le suonò qualcosa di vivace che la fece ridere, ma poi virò sul genere tranquillo.
E Lily si addormentò.
- E così... sei innamorata.
Levy distolse lo sguardo e avvampò. - Makao - sospirò.
- Non punirlo. È stata colpa mia.
- Non lo punirò. Piace anche a me il modo che ha di raccontare le storie. Favole che io stessa gli narro.
- Non sono vere?
- Oh, sì che lo sono. Le uniche storie vere riguardo a noi fate.
- Che ne dici di dirmi qualcosa di più su di te? Io ti ho già raccontato più di quanto avrei dovuto.
- Cosa vuoi che ti dica? Mi sono innamorata e sono cresciuta. Ho avuto fortuna e sono l'unica Fata Perduta sopravvissuta alla cattura dei Cacciatori. Ho protetto il mio amato e sto vivendo un'avventura per conto mio.
- Lontana da lui - concluse per Levy. - Per questo sei debole.
Lei rimase in silenzio, restia a rivelare troppo di sé.
- Lo hai conosciuto molto dopo di me?
La fata deglutì, a disagio. - No.
- Dev'essere un tipo in gamba.
- Già...
- Vi frequentavate?
- No. Gli ho parlato solo una volta.
- Allora era davvero speciale se ti ha fatta innamorare subito.
Ancora silenzio. La quiete era l’ombra di Gajeel, la sua compagna fidata, ma in quel momento al ragazzo sembrava una nemica che tramava alle sue spalle. Non si era mai dovuto sforzare di tenere viva una conversazione.
- Posso farti una domanda?
- Me l'hai appena fatta - ridacchiò lei malinconicamente.
- Tu mi hai detto che il cuore delle fate è immobile. Makao ha detto che la foresta trasmise il battito della prima Fata Perduta alla sua morte. Quale versione è vera?
- Be', ormai lo sai, dirtelo non cambia. Ti ho detto della scossa, no? Quella forte emozione che ci provoca il mutamento. Ecco. Quando ho capito di essermi innamorata ho... è difficile da spiegare. Vedi, noi fate nasciamo con un vuoto nel petto. Viviamo alla costante ricerca di qualcosa che lo colmi, ma ci è vietato pensarci. È pericoloso provare a risolvere il mistero, per ovvi motivi. Il mio cuore, ora che ha scoperto il sentimento con cui riempirsi, batte come il tuo, perché ha trovato la sua parte mancante. È completo. Quello della prima Fata Perduta batteva allo stesso modo.
- Wow. È... una cosa particolare.
- Sì.
- Ma perché non puoi volare? Sei troppo pesante? - domandò cambiando discorso.
L'occhiataccia che ricevette lo fece ridacchiare, sebbene avesse cercato di trattenersi.
- No, non sono pesante. E poi cosa ti fa credere che non possa usarle?
- Se io le avessi le userei sempre. Anche involontariamente. Le tue non si muovono mai. Sembrano atrofiche. Le hanno danneggiate quando ti hanno catturata?
- No... - farfugliò. Non voleva raccontargli quel particolare che poteva smascherarla, ma non poteva inventarsi una scusa credibile su due piedi ed era certa che lui non avrebbe accettato un semplice "Non volo e basta" come risposta. Del resto, come poteva realizzarsi quella eventualità?
Levy si decise a dirglielo. - Quando siamo vicine a chi amiamo i nostri poteri crescono. E quando i nostri sentimenti sono ricambiati possiamo volare di nuovo. Non sai quanto mi manca la sensazione del volo. Desidererei davvero sentire nuovamente le mie ali gonfiate dal vento, anche se sono sempre al loro posto.
Gajeel rifletté sul pesantissimo vincolo che il mutamento comportava. Per le fate era davvero una disgrazia innamorarsi. Venivano uccise e torturate per tradire i loro amati, che spesso non erano nemmeno coloro che i Cacciatori ricercavano, oppure fuggivano e vivevano senza poteri e possibilità di volare, lontane da chi aveva provocato la trasformazione. Ma solo Levy ci era riuscita. Di solito morivano.
- Sarà meglio che vada a dormire ora - constatò Gajeel alzandosi. Prese il bengio e Lily, allontanandosi. Gli occhi di Levy, tristi come non mai, gli puntavano la schiena pregandolo di non lasciarla. Sussultò quando lui si girò.
- Se ora lo ritrovassi, che faresti?
La ragazza arrossì pensando a quanto avrebbe voluto dirgli la verità. Era stufa delle bugie.
- Non lo so.
- Lo ami ancora?
- Sì. Noi fate amiamo una sola volta nella vita.
- Quindi non potresti farti una vita con qualcun altro.
- No - bisbigliò fissando il mare.
L'eco dei suoi passi di Gajeel che si allontanavano segnarono il tempo che volava via come una nuvola. Così eterea e inconsistente.
I cuori dei due giovani galoppavano allo stesso modo. Cercavano di uscire dalla gabbia toracica per raggiungersi, trovarsi dopo tanto tempo e finalmente unirsi. Ma uno era troppo triste per rendersi conto dell'altro. E l'altro era troppo geloso e pieno di rabbia per cercare di comunicare.
E che senso aveva tentare, se il cuore che Gajeel desiderava era già stato rubato da un rivale imbattibile?
 
Nei giorni seguenti Gajeel si rese conto di essere perduto, come una fata. Lily glielo aveva fatto capire, e ormai non poteva più ignorare quel fastidioso fremito nel petto, quel muscolo involontario che cominciava a battere come le ali di un colibrì quando lei lo guardava, arrossiva o addirittura gli parlava. Il suo sorriso era accecante e la sua risata era una melodia arcana, la chiave per la felicità.
Gajeel si era innamorato di Levy. E negarlo sarebbe stato solo da vigliacchi. Ma lo stato di torpore in cui l'amore getta chi ne è colpito non poteva sedare il dolore, la rabbia e la frustrazione che provava quando si rendeva conto che quel sorriso non gli apparteneva, che quelle mani non l'avrebbero mai accarezzato, che il suo cuore speciale non avrebbe mai battuto per lui.
- Parlale - gli intimava Lily ogni notte.
- Taci - rispondeva Gajeel dandogli le spalle.
- No. Sei masochista. Parlale e finiscila.
- Devo mettermi in ridicolo? Non servirebbe. Lei non mi ama. Non puoi capire, gatto.
- Capisco meglio di te, Gajeel. Quando mai non ti ho dato consigli giusti?
- Questa volta. Questa volta non puoi darmi consigli corretti.
- Un giorno ti pentirai di non avermi dato retta prima. Perché io so la verità. Tu ne conosci solo una parte.
Ma Gajeel si era già addormentato.
 
Due giorni dopo la chiacchierata notturna con il capitano, i due compagni furono svegliati da un certo trambusto. Il sole era ormai alto nel cielo, ma loro avevano potuto dormire perché la sera precedente si erano occupati fino a tardi della cucina.
- Il capitano!
- Presto!
- Il capitano! Venite!
Voci attutite dal legno giungevano dal ponte, concitate e preoccupate. Non poteva essere nulla di buono. Levy era una bravissima spadaccina, come si conveniva ad una del suo rango, e aveva alcuni poteri offensivi. Che l'avessero attaccata senza far rumore e destare sospetti? Era un mostro marino, magari?
Gajeel schizzò fuori dal letto in braghe di tela, a petto nudo e scalzo, salendo a rotta di collo le scale. Sbucò sul ponte, seguito a ruota da Lily che spiccò il volo. Quest’ultimo riuscì ad individuare subito la fata e rimase a bocca aperta, fluttuando in aria e restando bloccato in uno stesso punto. Gajeel iniziò a sudare freddo: non poteva essere una notizia positiva.
Spintonando in malo modo tutti i membri dell'equipaggio, troppo assorti per farci caso, raggiunse il centro del cerchio che la ciurma aveva formato.
E si bloccò.
Il ragazzo fissò prima i piedi della ragazza, sospesi da terra, poi le eleganti gambe leggermente piegate, le mani posate sui fianchi in maniera autoritaria, la schiena dritta che mandava in fuori il petto, il mento alto, il sorriso smagliante che brillava, illuminato dal sole, e quei caldi ed emozionati occhi castani che gli mozzarono il respiro. Le ali battevano velocemente come quelle di un piccolo passero, così delicate eppure così forti.
Levy stava volando. Gajeel sorrise e lei svolazzò un po' in tondo ridendo prima di incrociare i suoi occhi ardenti. Arrossì. Spalancò gli occhi e arretrò ripensando a tutti quello che gli aveva rivelato. Che stupida era stata. Lui ora sapeva per quale motivo poteva di nuovo volare.
Anzi, lui le aveva permesso di volare ancora.
Magari aveva scordato la loro conversazione. Ma non importava.
Troppo imbarazzata, la fata spiccò il volò e si sedette sulla parte piatta dell'albero maestro, cercando di dimenticare per un momento il trambusto sul ponte.
- Come mai può volare?
- Non è magnifico?
- Makao, cosa dicono le tue favole sul volo delle Fate Perdute?
- Makao, che ti ha raccontato il capitano?
- Makao?
- Makao!
- Makao?!
Le voci di tutti si sovrapposero, reclamando in breve tempo le attenzioni dell'ex cantastorie.
Gajeel era quello più interessato... e sconvolto.
- Calmatevi. Il capitano non mi ha mai detto nulla sulle sue ali. Mi ha solo rivelato che il non poter volare era una conseguenza naturale della crescita, nient'altro.
Bugia. Gajeel alzò gli occhi e si fece da scudo contro il sole con la mano, mentre Lily raggiungeva la fata. Li vide parlare e lei strinse il gatto, in equilibrio precario su quell'albero altissimo.
- Lunga vita al capitano! Hip-hip, hurrà! Hip-hip, hurrà!
Gajeel si fiondò in cambusa e, al buio, cercò di isolarsi da tutte quelle voci. L'uomo che la principessa amava la ricambiava, ecco perché volava. Solo quello era il motivo. Ma era distante e lei non lo aveva rivisto per anni.
Il suo cervello lavorava febbrilmente ponendosi mille domande e catturando risposte fuggenti come pesci che subito gli scappavano via, lasciandolo ancora più confuso. Si impose di calmarsi e trovare un senso a quella situazione. Non avrebbe tollerato di vederla con un altro uomo. Avrebbe disertato, se necessario. Iniziò a ragionare lucidamente solo quando tutti tornarono al proprio lavoro.
Davvero Levy aveva incontrato il suo amore dopo che lui l'aveva salvata, da piccolo? La prima Fata Perduta era cresciuta appena si era resa conto dei suoi sentimenti, mano nella mano con il suo amato. E il capitano gli aveva detto che non si era trasformata molto tempo dopo il loro incontro. Aveva davvero incontrato qualche altro ragazzo oltre a lui?
Si era reso conto solo da poco di amare quella ragazza. E lei gli aveva rivelato che le fate possono volare solo se chi amano le ricambia. Tutti i membri dell'equipaggio gli avevano confermato che la persona che aveva rubato il cuore della fata non era a bordo. Altrimenti in tutti quegli anni a contatto con lui sarebbe diventata molto potente. Makao gli aveva distrattamente confessato che i poteri del capitano si erano rafforzati da quando lui, Gajeel, era salito a bordo con Lily. Dunque, il ragazzo che Levy amava non era a bordo prima del suo arrivo. Il fatto che fosse un Sangue di Drago era solo una coincidenza dato che la magia del suo sangue non c'entrava con la trasformazione.
Possibile che...? Insomma...
Davvero poteva essere lui ad aver innescato la mutazione? Davvero il capitano era innamorato di lui?
Tutti gli indizi riconducevano a quell'unica soluzione. E questo spiegava anche il trattamento di riguardo che Levy aveva avuto nei suoi confronti.
Non poteva fare altro che indagare ancora.
 
Gajeel era al timone, di notte. Era il suo turno da sentinella e timoniere, ma se anche uno squalo avesse addentato parte del ponte, lui non se ne sarebbe accorto. La fata lo aveva evitato tutto il giorno. Aveva volato incessantemente fuori bordo, vicino al parapetto, su per gli alberi, sul pelo dell'acqua. Si era anche fatta il bagno e aveva riempito delle botti per fare i gavettoni a tutti, entusiasta. Ma non a lui. Lo aveva guardato spesso, da lontano, distogliendo lo sguardo quando lui lo ricambiava. Aveva parlato incessantemente con Lily, scatenando la gelosia del ragazzo e inducendolo a pensare che forse era il gatto ad averle rubato il cuore. Non l'aveva forse trovato nello stesso bosco, poco tempo dopo aver incontrato lui? Ma Lily non amava la fata. Altrimenti non avrebbe incoraggiato Gajeel a farsi avanti. Nemmeno a cena lei lo aveva considerato, e quando avevano ballato sul ponte, si era rifiutata di ballare con l’ultimo arrivato, rendendosi sfuggevole. Se provavano le stesse cose, perché scappava?
- Ehi! Stai sbagliando rotta.
Gajeel trasalì udendo quella sottile e dolce voce alle sue spalle.
Levy.
- C-che? - balbettò, colto alla sprovvista.
Il bagliore della luna faceva risaltare la linea affusolata del suo collo e la morbidezza delle sue piccole labbra, nonché la curva del suo seno, che traspariva leggermente dalla scollatura della camicia bianca. Gli occhi marroni erano diventati neri e i capelli erano argentei, con una traccia di oro dove si trovava la fascetta. Lo guardava intensamente con le guance in fiamme.
Il ragazzo non aveva mai visto nulla di più bello.
- Stai sbagliando rotta di trenta gradi. Sono venuta a fare una perlustrazione e ho visto che eri distratto. Attento, mi raccomando.
Gajeel parve finalmente ritrovare la voce che aveva perso.
- Quanti ragazzi hai visto prima di me, quando eravamo piccoli? Voglio la verità.
Il capitano sussultò e abbassò lo sguardo. - Nessuno - bisbigliò.
- E dopo di me?
Levy non rispose.
- Senti, io credo che...
- Mi sono trasformata una settimana dopo averti incontrato - sospirò lei fissando il legno sotto ai suoi piedi. Gli diede un'occhiata fugace prima di appoggiarsi al parapetto davanti al timone, quello che si affacciava sul ponte, e cominciare a spiegare tutto. - Quando ero in mano tua, quando mi hai liberata, il mio cuore ha iniziato a battere. Ma non abbastanza. Non ero innamorata. Ti ho seguito di nascosto, ti ho osservato. Eri così carino. Due giorni dopo ho incontrato Lily e siamo diventati amici. Mi ha aiutata molto ed è stato lui a farmi capire i miei sentimenti. È diventato tuo amico per potermi parlare di te. E dopo sette giorni avevi irrimediabilmente rubato il mio cuore. Stavo pensando a te, nascosta in un cespuglio, quando mi sono trasformata. Stavo ascoltando il mio cuore che batteva. Era una sensazione così strana e piacevole. Sai, noi fate nasciamo incomplete. Abbiamo un grande potere, ma è limitato. Come già ti ho detto, abbiamo un vuoto nel petto e moriamo dalla voglia di capire cosa può riempirlo, però ci è vietato cercare di farlo. Perché se scoprissimo che basta innamorarsi, pur di sfuggire al vuoto andremmo alla ricerca della nostra anima gemella, diventando Fate Perdute. Io non mi accorsi che proprio in quel momento passavano di lì i Cacciatori. Lily ti portò via sotto mia esplicita richiesta. Sfortunatamente sapevo dove vi trovavate, e se mi avessero tagliato un'ala sarei impazzita. Avrei confessato. Per questo cercai di suicidarmi. Mordermi la lingua, soffocarmi, qualsiasi cosa. Ma mi bloccavano sempre. E poi arrivò il momento dell'ala. Come ti ho raccontato, il Cacciatore era ubriaco e la mancò. Fu abbastanza. Piangevo pensando al fatto che saresti morto per colpa mia, che ti avrei tradito. Il dolore, insieme al mio amore, crearono un'onda d'urto che polverizzò tutti gli umani dell'area. Io fui libera. Non ti cercai per vederti un'ultima volta. Sarebbe stato troppo pericoloso. Così fuggii. Ho trovato Makarov e la Fairy Tail. Mi sono innamorata del mare. E mi sono indebolita. Almeno finché non sei arrivato qui. Erano anni che non sentivo il mio cuore battere così. Appena vi ho visti ho temuto che lo notaste. L'ho mascherato, ma sono diventata molto più potente. Ora so più o meno dov'è il mio tesoro. E so fare un sacco di cose. Fra cui volare.
Levy chinò la testa, sempre dandogli le spalle. Il silenzio era assoluto. Se il ragazzo se n'era andato, lei non lo aveva notato.
- Sai meglio di me quando una Fata Perduta riottiene la capacità di volare. Te l'ho spiegato. Quindi...
Non sapeva nemmeno lei cosa dire. "Quindi mi ami? Quindi siamo a posto? Quindi buonanotte?".
- Quindi è tutto perfetto - le bisbigliò Gajeel all'orecchio.
La fata trasalì e si girò di scatto, scontrandosi con il petto muscoloso del ragazzo. Torreggiava su di lei e i suoi occhi sembravano braci ardenti che le scioglievano il cuore mentre lo facevano impazzire. Successe tutto talmente in fretta che i suoi sviluppati sensi di fata non lo notarono nemmeno.
Le sue labbra calde che profumavano di mare e di magia furono sulle sue, dolci ma allo stesso tempo decise. Levy non sapeva quante ragazze avesse avuto, non sapeva quante bocche avesse baciato prima di lei. Ma era sicura, era certa che avrebbe baciato in quel modo solo lei. Rispose con tutta sé stessa, stringendosi a lui e schiudendo le labbra per approfondire quel contatto che sembrava racchiudere la nascita del mondo.
Levy sentì una scarica di energia scorrerle nelle vene, come quando si era trasformata. Era finalmente completa, fata e umana insieme, magica e potente. Infilò le mani fra la matassa di capelli corvini di Gajeel e rise, baciandolo con passione e sicurezza. Sembrava che non avesse mai fatto altro dalla mattina alla sera. Dal suo viso, le mani di Gajeel le sfiorarono la vita e si posarono, calde, sulla sua schiena, appoggiandosi infine al parapetto.
Levy era in trappola. Era già a corto di fiato e iniziava ad avere davvero caldo, come lui, quando sentì che Gajeel dalla sua bocca passava al suo collo, che prese a baciare dolcemente.
- Ga-Gajeel - ansimò. - Fermo.
A malincuore il ragazzo si staccò, stupefatto, e si allontanò bruscamente. Riprese il timone e corresse la rotta, mormorando delle scuse.
Levy rimase immobile al suo posto, sconvolta da quanto era appena successo. Tutto così in fretta. La sua parte selvaggia, il suo animo legato alla natura, prese possesso delle sue membra e la spinse fino a Gajeel.
La sua voce, distante, gli bisbigliò: - Fra poco c'è il cambio del timoniere. Ti aspetto nella mia cabina.
Lo lasciò solo in un fruscio di ali argentate e capelli color del Mar dei Caraibi, stordendolo e inebriandolo.
Poteva farsi piacere il ladro di cuori, se davvero era lui.
 
Droy era arrivato due minuti prima e Gajeel, impaziente ed emozionato, se l'era svignata di corsa fingendo di avere un grande sonno. Approfittando di una momentanea distrazione di Droy, si infilò nella cabina del capitano, proprio sotto alla piattaforma del timoniere. Si ritrovò nella sala riunioni, dove un tavolone ingombro di carte, mappe, compassi e schemi occupava il centro della stanza. Il morbido pavimento di moquette attutì i suoi passi e lui imboccò senza tentennamenti la porta a destra che conduceva alla camera del capitano. Zona off-limits per tutto l'equipaggio.
Appena appoggiò la mano sulla maniglia gli venne l'affanno, un piccolo attacco di panico gli mozzò il respiro. Un mucchio di "e se....?" gli riempì la mente, togliendogli lucidità. Aveva paura.
Un minuto dopo riprese il controllo di sé stesso. Respirò profondamente. Abbassò la maniglia ed entrò nella camera.
A destra della porta c'era l'ampio letto con un comodino a lato. Mensole stracolme di libri tappezzavano una parete. Una protezione di vetro impediva ai manoscritti di cadere durante le mareggiate e le tempeste più tremende. Di fronte e a sinistra del letto c'erano ampie vetrate inframmezzate da libri e mobili di vestiti. In un angolino c'erano le diverse spade che il capitano amava di più. La carta da parati rosso-mogano dava una sensazione di calore e intimità, rendendo la stanza accogliente. Era molto ordinata.
Gajeel si concentrò finalmente sull'unica cosa che davvero gli interessava: Levy. Inginocchiata sul letto, con la schiena dritta, gli dava le spalle. Aveva una postura rigida, probabilmente era tesa quanto lui. Allora perché lo aveva chiamato lì? La vide abbracciarsi da sola e chinare la testa. La tenerezza che gli ispirava gli strinse il cuore in una morsa.
L'amava. Troppo per esprimerlo a parole.
Si tolse gli stivali da marinaio e si inginocchiò sul letto, gattonando fino a raggiungerla. La paura stava lentamente scemando, lasciando spazio all'euforia e al desiderio.
Gajeel l'abbracciò da dietro, appoggiandole il mento su una spalla e inspirando il profumo di pini e sale dei suoi capelli. Le baciò il collo delicatamente e poi vi lasciò le labbra appoggiate, chiudendo gli occhi. Levy fremette e si tolse lentamente la fascetta dorata, lasciandola cadere sul letto.
Nessuno dei due voleva parlare, magari per paura di rompere quell'incanto o per vergogna. Gajeel aspettava solo un segno, e lei aspettava di essere pronta per darglielo. Dopo un tempo che parve interminabile, immobili e stretti l'uno contro l'altra, Levy chiuse gli occhi. Portò le mani al petto e iniziò a slacciarsi la camicetta a cui era annesso il corpetto di pelle. Il ragazzo si scostò dal suo collo e le massaggiò le spalle nel modo rilassante che aveva imparato da un vecchio esperto di medicina. Piano piano si sciolsero entrambi e la fata si appoggiò contro il suo petto sospirando. In tacito accordo, Gajeel si sfilò la camicia, restando a petto nudo, per poi sfilare lentamente la camicia alla ragazza, senza toglierla del tutto. La visione di quella porzione di schiena liscia e bianca nella penombra gli fece perdere per un attimo il contatto con la realtà. Le ali brillanti erano afflosciate proprio ai lati della spina dorsale, in alto. E sulla spalla sinistra la cicatrice lattea spiccava come un pirata ad un ballo reale.
Gajeel si rese conto di quanto quella creatura avesse sofferto per lui, per proteggerlo. Lo aveva amato incondizionatamente per tutti quegli anni, era fuggita per tenerlo al sicuro a costo di indebolirsi. Aveva tentato il suicidio per sfuggire ai suoi aguzzini e non tradirlo. Le doveva la vita. L'avrebbe amata sempre di più di giorno in giorno, difendendola come lei aveva fatto con lui. Sarebbe stato la sua ombra, il suo amante, il suo sostegno, la sua valvola di sfogo, la sua cavia, il suo tutto. Glielo doveva.
Voleva essere il suo mondo proprio come lei era diventata il suo.
Appoggiò le labbra, delicatamente, sulla cicatrice che testimoniava il suo amore per lui. Temeva quasi di riaprirla e riportare a galla la sofferenza della sua amata, ma sentiva di doverlo fare, come per curarla per sempre con quel bacio. Levy pianse silenziosamente le lacrime di amore, sofferenza, terrore e lontananza che aveva trattenuto in quegli anni. Aveva avuto paura di non rivederlo più e allo stesso tempo di rivederlo. Ma ora era finalmente libera. Era leggera. Le sembrava di fluttuare. Rabbrividì a contatto con le sue labbra, desiderando unirsi a lui e non lasciarlo mai più. Voleva sentirlo suo, voleva dimostrargli tutto il suo amore.
Sentì le sue mani accarezzarle la schiena e poi toglierle la cintura con il simbolo della sua nave e la camicia. La gettò lontana. Per la prima volta in vita sua non si vergognava del suo corpo, non sentiva pudore o timore. Voleva donarsi a lui, farsi conoscere in tutta la sua essenza. Levy si appoggiò con la schiena al suo petto e girò la testa in modo da poterlo baciare.
E in quella dolcissima notte ad entrambi parve di brillare come le stelle che tenevano compagnia alla luna. La Luna era il loro amore, illuminata dalla luce del sole: i loro cuori fusi insieme.
Perché il loro amore era pura e semplice luce.
 
L'alba colse Gajeel troppo presto. Aveva sonno e la notte passata praticamente in bianco non lo aiutava a svegliarsi. Aveva amato Levy una decina di volte escludendo coccole e momenti passati a chiacchierare aggrovigliati, appiccicati, terrorizzati all'idea di staccarsi. Avevano mostrato la loro passione in modi sempre diversi, decidendo silenziosamente di prolungare quei momenti di calore ogni notte. Era destino che stessero insieme, non sapevano come altro dirlo.
Un raggio di sole dispettoso penetrò dai finestroni esposti alla luce e colpì il ragazzo sugli occhi. Ecco perché il capitano era sempre il primo a svegliarsi. Grugnendo, si issò sul gomito e fissò la creatura che premeva la schiena contro il suo petto. I capelli scarmigliati le incorniciavano il viso come un'aureola, una pozza d'acqua soffice e cristallina. La bocca era schiusa e il respiro lento e regolare. Una manina era posata vicino ad una guancia mentre l'altra era piegata attorno al petto e al lenzuolo, come a proteggersi dall'aria.
- Levy - bisbigliò baciandole una guancia, dopo averle scostato i capelli.
Era la prima volta che pronunciava il suo nome ad alta voce. Ed era la prima volta che lei sentiva il suono che aveva. Gli colpì la mente assonnata facendosi largo fra la nebbia letargica, dandole un brivido. Era così bello quel nome pronunciato dalle sue labbra. Sentì che il ragazzo si stringeva a lei e le passava un braccio attorno alla vita, baciandole poi la spalla.
- Ho sonno, Levy.
- Dormi - mugugnò lei, accoccolandosi contro di lui, facendosi stringere di più.
- Se non esci di qui entro mezzogiorno cosa succede?
- Mi vengono a cercare.
- Appunto.
- Mmm... potrei essere malata. Tanto la rotta la sanno, non c'è bisogno che... la rotta!
In un secondo la fata scattò in piedi e si precipitò verso la porta, decisa ad uscire per una questione importantissima. Una mano le afferrò il polso e la tirò verso il letto. Cadde fra le braccia di Gajeel.
- Devi metterti qualcosa addosso - le fece notare con le sopracciglia aggrottate.
Solo allora si rese conto di essere nuda. Per fortuna era stata bloccata. In fretta si rivestì, scordandosi la fascetta per i capelli, e diede al ragazzo un lungo e profondo bacio. Imboccò la porta ed uscì.
 
Levy, riacquistati tutti i poteri, sapeva esattamente dov'era ubicato il Tesoro delle Fate. Aveva guidato la nave per una giornata intera, dandole una spinta per andare più veloce grazie alla magia. La notte erano rimasti ancorati poco distanti dalle coste dell'isola Tenroujima e solo Lily aveva notato che Gajeel, per la seconda notte di fila, non era in cambusa. Il gatto si era addormentato sorridendo.
All'alba successiva avevano raggiunto il centro dell'isola abitata solo da alcune fate. Levy era l'unica a percepirle e sapeva che non aveva senso camuffare le sue ali perché anche loro sapevano chi era. Dal folto degli alberi le lanciavano occhiate terrorizzate e incuriosite, consce dell'immenso potere di quella loro simile. Al centro dell'isola si innalzava un gigantesco albero, con le fronde che arrivavano a coprire dall'alto l'isola stessa, schermandola dal sole con la sua chioma di giada e smeraldo. Era lì in cima che dovevano andare.
Solo Levy e Lily, che portava Gajeel, erano riusciti a raggiungere la vetta dell'albero in volo. Si diceva che fosse il cuore dell'isola, il suo centro magico senza il quale le fate di tutto il mondo sarebbero morte. Nel mezzo dell'intrico di rami c'era la tomba della prima Fata Perduta. Levy aveva pianto il suo destino, sentendosi finalmente capita. Stessa origine, futuro diverso. A contatto con le sue lacrime, la tomba stessa era diventata il tesoro. Decine di forzieri stracolmi di monete e monili, diademi e diamanti, gemme e oggetti preziosi erano apparsi come per… magia. Erano appena diventate le persone più ricche del mondo.
- Il vostro amore vale più di questo tesoro – aveva detto una voce vecchia e stanca, provata dall'attesa. - Grazie. Ora posso ricongiungermi con colui che mi è stato sottratto.
E lo spirito della prima Fata Perduta si era disperso, finalmente libero dopo aver custodito quell'amore che si era tramutato in tesoro. Gajeel aveva abbracciato Levy, consolando il suo pianto disperato, baciandole i capelli e tenendola stretta a sé, cullandola. Poi si era calmata. Aveva sorriso a lui e a Lily e quest'ultimo si era trasformato nella sua forma gigante per portare giù i primi forzieri. La ragazza aveva lanciato in aria una manciata di monete, entusiasta. Era grata alla sua capostipite per quel dono e la vicinanza di Gajeel la inebriava. Lui, poi, dopo tanti anni di ricerche, si era reso conto di non desiderare davvero un tesoro: l'aveva già trovato. Il più prezioso di tutti. La sua fata con le gote arrossate e la risata infantile lo intenerirono, finché non posò lo sguardo sulla scollatura della sua camicia. Non ne avrebbe mai avuto abbastanza dei lei.
Nel primo pomeriggio avevano ormai finito di fare gli spostamenti del tesoro, e Levy avrebbe giurato di vedere l'acqua lambire i fianchi della nave più in alto del solito a causa dell'enorme peso caricato. Lily tornò accanto a loro, in cima all'albero, e assunse le sembianze consuete, tornando piccolo.
- Che facciamo, mio capitano? - domandò Gajeel cingendole la vita.
- Torniamo alla nave.
- E poi?
- Festeggiamo con la ciurma, attendendo la notte.
Il ragazzo ghignò cogliendo l'allusione. - E poi?
- Chissà. Il mondo è pieno di tesori.
Levy si avvicinò pericolosamente alle sue labbra prima di spiccare il volo e abbandonarlo. Andò a posarsi sul ponte e Gajeel la raggiunse pochi secondi dopo, scortato da Lily. La fata sguainò la spada e si mise una mano sul fianco, sorridendo entusiasta. Alle sue spalle, il ragazzo ghignava fissando l'equipaggio, con entrambe le mani posate sui fianchi, mentre Lily svolazzava di fianco a lui con le braccia incrociate sul petto.
- Comincia una nuova avventura, ciurma. All’arrembaggio!
- Fairy Tail, Fairy Tail! Fairy Tail, all'arrembaggio! - gridarono tutti stappando le botti di vino.
La nave con la figura della fata intagliata a prua si diresse verso il tramonto che doveva ancora nascere.
La promessa di un nuovo inizio.
 
FINE
 
 
MaxBarbie’s
Mi commuovo. Ahahahahaah non so nemmeno io perché, è solo che… praticamente è la prima storia che finisco. Anche se il capitolo mi sembra più confuso del precedente o.o Io ho capito la storia (ci mancava solo che chi l’ha scritta non l’avesse capita-.-), ma non so se sono riuscita a trasmetterla a voi.
La scena… ahem… la scena un po’ hot è stata come sempre imbarazzante per me, ma spero che sia stata significativa. Ed è tratta dall’immagine dello scorso capitolo, a sinistra in alto, il bacio di Gajeel. Poi, a destra c’è Levy che lancia in aria le monete, con Lily che carica il tesoro. E infine la scena finale ovviamente, quella che spicca al centro della bellissima immagine della fantastica Rboz.
La scena di questo capitolo non è da meno comunque, disegnata da Blanania alias Grace ispirata proprio all’AU di Rboz (immagine, si intende. Immagine AU).
Ah, volevo precisare che tutto quello che ho scritto è puramente inventato. Non ho tratto spunto da nulla, né libri, né film, né altro. Ho appena notato che c'è una ff che si chiama Sangue di Drago, ma non l'ho mai letta e non ho rubato il nome. Quando scrivevo mi è venuto naturale scrivere Sangue di Drago. Tutto qui.
Spero che vi sia piaciuta. Grazie a tutte le lettrici e specialmente alle commentatrici.
A presto,
MaxBarbie


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