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Autore: mizuki95    22/03/2015    0 recensioni
[BL\\\\\\\\Otome games]
[Vampire Darling] [Bit x Satsuki x Shirou]
Dal testo: " “Ti amo. “Ti amo”. “Ti amo”. Glielo disse anche quella sera. Glielo diceva ogni sera e ogni mattina, al risveglio. Glielo diceva dopo che Satsuki beveva il sangue di qualche umano, o quando semplicemente mangiava il cibo umano. Non passava pomeriggio in cui non glielo dicesse. [...] Ciononostante, sapeva bene che l’altro non lo avrebbe mai capito. "
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Buona sera a tutti! E' la prima fan fiction che scrivo su questo fantastico BL game, quindi siate clementi! So che alcuni dettagli sono differenti dal gioco, ma li ho dovuti modificare ai fini della fan fiction. Per tutta la durata del gioco mi sono chiesta come sarebbe conoscere il POV di Bit per sapere se è innamorato pure di lui di Satsuki o meno, e quando ho scoperto che esiste la sua route, non ho potuto non pensare di scrivere su di lui! Chiedo scusa per aver fatto sembrare Shirou uno stronzo ma sono convinta che bene o male si comporterebbe davvero così, se scoprisse di avere un altro rivale per il cuore di Satsuki. Se ci sono errori ditemelo, potrebbero essermi sfuggiti. Ora devo andare, ma vi auguro una buona lettura! Recensite, se vi va :)

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Adorava il suo padrone. Ne aveva avuti molti nel corso degli anni, ma Satsuki era l’unico che gli piacesse e lui era l’unico a cui era piaciuto davvero. Gli altri vampiri che lo avevano evocato lo avevano tenuto temporaneamente,  giusto il tempo di diventare abbastanza forti da evocare un beast-servant più grosso e potente. Altri lo avevano tenuto in casa per il diletto dei figli più piccoli, sciogliendo il contratto non appena questi fossero cresciuti abbastanza da perdere interesse nei suoi confronti.

 Aveva avuto molti tipi di padroni, per questo capì subito che Satsuki era diverso, speciale. Non solo per il suo insolito sangue, facilmente percepibile dall’olfatto di un beast-servant, ma per come lo trattava. Quando venne evocato, Bit pensò che il sospiro emesso dal ragazzo subito dopo l’evocazione fosse di delusione. Invece Satsuki esclamò subito dopo «Ce l’ho fatta!». Satsuki fu il primo ad accoglierlo per quello che era. Non lo trattò mai da peluche vivente, soprammobile col pelo, da semplice animale da compagnia. Anzi, lo trattò da cucciolo, confidente, amico,addirittura come un fratello minore. Bit, battezzato con questo nome dal ragazzo, dovette far passare molto tempo per accettare e credere che gli stesse succedendo davvero, di aver avuto tanta fortuna.

In quella vita che per lui rasentava la perfezione, erano però disseminati degli ostacoli: i suoi rivali. Così li chiamava, in quanto cercavano di rubargli l’affetto di Satsuki. Un affetto che lui stesso aveva lentamente maturato per il padrone, un sentimento che aveva scoperto grazie al ragazzo. I rivali erano tanti quante le sue zampe: c’era Clay, il capoclan dei vampiri, padrone di un beast-servant lupo suo amico, verso cui Satsuki si mostrava molto accondiscendente e dirigeva gran parte del suo affetto; c’era Lau, un hunter entrato di colpo nella loro vita, che prima aveva cercare di sfruttare il suo padrone per poi cambiare idea e schierarsi dalla sua parte, avvicinandoglisi pericolosamente; c’era Alessio, il mafioso che gli gironzolava fastidiosamente attorno, nella cui mente Bit non riusciva a leggere per scoprirne le vere intenzioni.

 Ma colui che dava più preoccupazioni al beast-servant non era il vecchio molestatore (anche se lo teneva ben d’occhio), ma il personaggio più fastidiosamente vicino a Satsuki: Shirou, l’amico d’infanzia. Conosceva Satsuki da molto più tempo di tutti, sapeva cose del padrone lui ignorava, avevano vissuto sotto lo stesso tetto, lo “aggrediva” fisicamente ogni volta che se ne presentava l’occasione – da lupo allupato qual’era. Era stato pure il primo che Satsuki aveva rincontrato per prima dopo i due anni di lontananza dalla città dove tutto si era svolto.

Ed in quel momento, era steso nello stesso letto del suo padrone, che dormiva tranquillo, inconsapevole dei rischi che correva nello stare così vicino a quel ragazzo. Ciò che più detestava del licantropo era che, in quanto belva come lui, a differenza degli altri riusciva a comprenderlo. «Lui è mio, coniglio» gli aveva detto quando s’accorse che Bit si era avvicinato al letto. Sapeva che i licantropi erano molto possessivi, ma lui non era da meno. Gli rispose, in quello che all’esterno appariva come un semplice movimento del musino. «Come no» ribatté Shirou, stringendo a sé il ragazzo addormentato «Lui non può sentirti. Sei solo un coniglio, non sarai mai nient’altro per Satsuki. Ed ora sparisci, se non vuoi farmi da spuntino notturno!» e detto ciò, gli mostrò i denti in modo eloquente.

Casualmente, in quel momento Satsuki aprì di poco gli occhi. «Shirou, non riesco a respirare» si lamentò, muovendosi leggermente in avanti per allentare l’abbraccio dell’altro. Il licantropo lo lasciò fare, malvolentieri. Il mezzosangue allungò le mani verso Bit, e lo invitò a dormire con loro «Su, vieni qui» gli disse. Il coniglio si accoccolò tra le braccia del padrone, gongolando davanti ad un infastidito Shirou che ricambiò stringendo di nuovo a sé il ragazzo. Quest’ultimo, troppo assonnato per ribellarsi, lo lasciò fare visto che non lo stringeva troppo e si addormentò di nuovo. Anche Bit si addormentò, muovendo il musino prima che l’altro si addormentasse.

 “Ti amo". “Ti amo”. “Ti amo”. Glielo disse anche quella sera. Glielo diceva ogni sera e ogni mattina, al risveglio. Glielo diceva dopo che Satsuki beveva il sangue di qualche umano, o quando semplicemente mangiava il cibo umano. Non passava pomeriggio in cui non glielo dicesse. Non passava giorno, settimana, mese in cui non glielo dicesse. Gli diceva tante cose: “Ti proteggo io”, “Attento, quel tizio è pericoloso”, “Andrà tutto bene”, “Grazie per l’affetto che mi dai”. Ciononostante, sapeva bene che l’altro non lo avrebbe mai capito.
 Era giunto quasi ad accettare la cosa, quando apparve l’occasione della sua vita: la bottiglietta di vetro che Satsuki aveva ricevuto da Yuji. Vedendolo sofferente fu tentato di fargli sputare in qualche modo quel misterioso liquido, ma capì che non era velenoso quando il ragazzo, dopo essersi contorto in preda al dolore, si alzò ed uscì tranquillamente dalla stanza. Prima che se ne andasse, il coniglio comprese quale fosse il potere della pozione semplicemente odorando il nuovo odore che Satsuki emanava: poteva trasformare in un umano.

Con pochi balzi, avvicinò alla boccetta e ne leccò quel poco che era rimasto del contenuto. Il dolore che provò nei minuti successivi era impossibile da spiegare con le parole. Dopo un periodo di tempo che gli parve interminabile, si alzò dal pavimento su cui era scivolato. I peli gli erano cresciuti talmente tanto da coprirgli la visuale, ma non erano l’unica cosa ad essere cresciuti: lo stesso valeva per i suoi arti, per il suo corpo, per le sue zampette paffute, sostituite da un paio di umani e piedi umani. La pozione aveva funzionato, era diventato umano! Sarebbe stato in grado di parlare! Con grande emozione indossò i suoi primi vestiti umani (vestiti che Shirou aveva chissà quando lasciato in quella casa), recuperò il nastro violetto che indossava sempre e che fortunatamente si era sciolto prima che la crescita improvvisa potesse strapparlo. Infine, uscì di casa correndo, cercando il percorso fatto da Satsuki.

Non gli importava di aver perso il suo ruolo di beast-servant, o che il ragazzo non lo avrebbe riconosciuto a prima vista: una volta raggiunto, lo avrebbe abbracciato come aveva sempre sognato di poter fare, e gli avrebbe detto le parole sempre dette ma mai udite. Questa volte le avrebbe ascoltate.
 
THE END
  
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