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Autore: Sarugaki145    23/03/2015    3 recensioni
[Spoiler!Mockingjay]
Dal testo:
A quanto pareva Peeta era riuscito a portare un po’ di gioia con il suo arrivo.
Katniss ispirò a fondo l’aria fresca e proseguì verso il prato, con una nuova consapevolezza.
La primavera del Distretto 12 era veramente arrivata.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gale Hawthorne, Johanna Mason, Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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And if I open my heart to you
And show you my weak side,
What would you do?

 

CAPITOLO 22
 

Le decisioni sono un modo per definire se stessi.
Sono il modo per dare vita e significato ai sogni.
Sono il modo per farci diventare ciò che vogliamo.

- Sergio Bambarén 
 



Katniss era seduta in silenzio accanto alla scrivania dove Gale stava lavorando, come una bambina che aspettava che il genitore finisse di lavorare per potersi dedicare a lei.

Non avevano più accennato al bacio che era sfuggito e il ragazzo sembrava rincuorato dal fatto che dopo l’incontro con la madre Katniss sembrasse molto più tranquilla e con meno voglia di mettersi nei guai.

La vita nel distretto 2 procedeva quindi velocemente, piena di impegni tra la ricostruzione degli edifici e la soppressione degli ultimi rivoltosi. La presenza di Katniss, a sentire Gale, era preziosa per poter quietare gli animi, ma da dopo l’aggressione non poteva più circolare da sola, in quanto era stato evidente come del risentimento nei suoi confronti aleggiasse ancora tra qualche individuo.

Eppure in quella giornata di sole sembrava che Gale fosse deciso a restare chiuso nel suo studio e non volesse concederle un po’ di aria fresca, magari sfuggendo insieme nei boschi.

Katniss si stiracchiò pigramente, annoiata.

Mentre cercava di trovare un passatempo che non disturbasse l’amico si incantò a guardare le ciglia di Gale, che erano illuminate dalla luce del sole che filtrava dalle tende leggere.

Erano nere, ma con quella luce apparivano quasi castane. Si concentrò per vedere quanto fossero realmente lunghe, pensando di avere una sorpresa come con quelle così lunghe di Peeta.

Quelle ciglia bionde che sembravano troppo lunghe, che però non si incastravano quando lui chiudeva gli occhi, ma si districavano completamente per lasciar apparire quegli occhi azzurri così dolci.

Una morsa di nostalgia le prese la bocca dello stomaco, facendole quasi male, mentre quella voglia di tornare ad osservare quelle ciglia bionde tornava da lei prepotente.

Cercava di non pensare mai a Peeta, neanche quando di notte si svegliava terrorizzata dopo un incubo, nella speranza di trovarlo li al suo fianco, soprattutto ora che si svegliava in una stanza estranea, da sola.

Dopo l’incontro con la madre si era vietata di pensare a quel ragazzo, ben conscia che le mancasse molto più di quanto volesse ammettere, temendo che ripensandoci avrebbe capito di aver sbagliato ancora una volta, l’ennesima.

Le venne voglia di piangere, senza essere realmente consapevole del perché di quelle lacrime. Peeta era al dodicesimo distretto con Haymitch e probabilmente con Johanna e poi, come Katniss si ripeteva spesso, era stato lui stesso ad invitarla ad andare li nel due.

Perché allora sentiva di aver sbagliato tutto?

Gale la distrasse dai suoi pensieri, notando come la sua espressione si fosse fatta grave e assorta.

-Cosa succede Katnip?-

Domandò cortese, sfiorandole una mano con dolcezza.

La ragazza si girò verso di lui, con gli occhi pieni di lacrime.

-Scusa Gale, non mi sento bene.-

Lo liquidò lei scappando via correndo e lasciandolo confuso dagli ultimi avvenimenti.

Katniss aveva voglia di libertà, di quella freschezza che sentiva solo quando era nei suoi boschi. Decise quindi di prendere in armeria un arco e sfuggì nei boschi attorno al distretto.

Cacciò distrattamente qualche scoiattolo, e all’ora di cena li preparò accendendo un piccolo fuoco.

Sapeva benissimo che Gale l’avrebbe trovata in quel modo, che il fumo l’avrebbe subito attirato li, ma non se ne curò affatto. Che la trovasse pure, in fondo non aveva nulla contro di lui, anzi non sapeva neanche lei che problema avesse.

-Non è molto prudente andarsene in giro per questo distretto a quest’ora, sai Katnip? Soprattutto dopo quello che è già successo.-

La ragazza sussultò, non avendo sentito arrivare Gale, nonostante si aspettasse una visita simile a momenti.

Era stupita che non fosse arrabbiato nel trovarla li da sola, ma forse nel vederla tra i primi alberi del bosco con il suo arco aveva rassicurato il ragazzo di quanto lei fosse al sicuro, soprattutto dopo che aveva avuto l’ardire di accendere un fuoco.

-Sono semplicemente andata a fare un giro.-

Spiegò lei, stringendo di più le gambe al petto.

-Ci sono ancora degli invasati di Capital City che potrebbero farti del male, lo sai?-

Le fece presente Gale, senza la convinzione necessaria, lasciandosi cadere al suo fianco.

-Mi so difendere.-

Lo liquidò lei sbrigativa.

La ragazza era concentrata sul fuoco di fronte a lei, in cui gli occhi grigi si specchiavano assorti. Le mancavano i suoi boschi, anche se sapeva che nel distretto dodici stava arrivando l’inverno e che quindi sarebbero presto stati invasi dalla neve.

-Non ci giurerei. Non mi sembri più te ormai.-

Ammise Gale alzando gli occhi intenti ad osservare il frusciare delle foglie sopra le loro teste. Non voleva offenderla, era una semplice considerazione e infatti Katniss non se la prese, ma rispose semplicemente:

-Sono solo fuori allenamento.-

Il ragazzo sbuffò per quella scusa scontata e spiegò:

-No, non solo la forza fisica non è più la tua. Sei diversa proprio te. Sembri l’ombra di te stessa, dov’è finita la ragazza forte di cui mi ero innamorato?-

-E se non fosse mai esistita?-

Domandò Katniss con un sorriso amaro, mentre le lacrime tornavano a premerle sugli occhi, ma quel poco orgoglio che le rimaneva impediva di dare loro libero sfogo.

Gale sembrò non dar peso ai suoi occhi lucidi e riprese con enfasi:

-Esisteva te lo assicuro. Eri fantastica, sai? Sempre forte, senza mai un cedimento. Nessuna nel distretto era come te e Delly aveva ragione che alle ragazze della tua età incutevi timore. Nel mio anno tutti ti rispettavano e nessuno mi ha mai preso per stupido perché passavo il mio tempo libero con una bambina come te.-

A Katniss scappò un mezzo sorriso, sentendosi onorata della cosa.

Eppure lei sapeva di non essere più quella ragazza forte, convinta di non potersi arrendere mai.

Lei si era arresa e dichiarata sconfitta definitivamente dopo la morte di Prim.

-Beh, forse quella Katniss è morta negli Hunger Games. Ora c’è solo questa, ti accontenti?-

Domandò Katniss sprezzante alzandosi e parandosi di fronte a Gale.

-Non può essere morta! Tu sei quella Katniss!-

Cercò di convincerla lui, ma lei dopo un’aspra risata rispose tracotante:

-E’ qui che ti sbagli Gale. Io sono solo una debole diciottenne che sta cercando di non cadere in mille pezzi, non di nuovo. E speravo che anche te l’avessi capito dopo tutto questo tempo passato insieme.-

Concluse Katniss con un sorriso amaro, lasciandosi alle spalle il ragazzo, intento a pensare alle sue ultime parole.

 
***

-Non mi aspettavo una tua chiamata per vederci con urgenza, mi sono un po’ spaventato ammetto.-

Affermò il dottor Aurelius per rompere il ghiaccio, con un sorriso paterno rivolto alla ragazza seduta di fronte a lui.
Katniss l’aveva chiamato la sera prima, dicendo di aver un bisogno assoluto di vederlo.

Il dottore aveva accettato un po’ incerto, ma curioso di sapere cosa avesse finalmente deciso Katniss ad aprirsi con lui.

Le aveva quindi proposto di vedersi a colazione e quindi ora erano in una caffetteria appartata, per non essere disturbati da nessuno.

-Lo so, sono stata ben attenta a non chiamarla mai e a non rispondere alle sue chiamate in questi mesi, se non quando mi faceva comodo.-

Ribatté Katniss con un mezzo sorriso di scuse, mentre abbassava gli occhi leggermente imbarazzata.

-E allora perché sei qui?-

Domandò quello facendosi serio, mentre si accarezzava il pizzetto nero.

-Ho bisogno di qualcuno con cui parlare, senza spezzare nessun cuore e senza nessuno che mi dia della stronza, ce la può fare?-

Domandò quindi lei con un sorriso incerto, nella speranza di una risposta positiva.

-E` il mio lavoro.-

Ribatté quello diplomatico.

-E mi aiuterà anche a capire cosa provo veramente?-

Domandò la Ghiandaia apprensiva, osservando gli occhi dell’uomo da dietro le lenti sottili.

-Mi impegnerò a farlo. Ma penso che tu abbia già capito tutto.-

Katniss annuì con aria scettica, sistemandosi meglio sulla sedia.

La ragazza prese quindi un profondo respiro e un fiume di parole iniziò ad inondare la stanza. Tutto quello che si era tenuta dentro da prima degli Hunger Games iniziò a scorrere a ruota libera.

Il dottore pose poche domande, solo per chiarire ad entrambi qualche punto oscuro, ma fu Katniss ad ammettere la maggior parte delle cose, per la prima volta con se stessa.

Lei non sapeva bene ne quando aveva iniziato ad innamorarsi ne di Gale ne di Peeta.

Aveva dedotto che Gale sarebbe stato il suo uomo ideale, uno del Giacimento come lei. Aveva trovato un equilibrio in lui, una sicurezza che non aveva più avuto da quando suo padre era morto e lui era riuscito con pazienza ad abbattere la barriera che lei si era creata contro il mondo esterno.

Lei però era troppo impegnata a tenere in vita la sua famiglia per poter pensare ad una cosa effimera come l’amore e soprattutto non aveva alcuna intenzione di sposarsi per poi dare alla luce dei figli che avrebbero sofferto come lei.

Nel momento in cui stava iniziando a capire che Gale probabilmente era più importante di un semplice amico erano arrivati gli Hunger Games, a stravolgere nuovamente tutte le sue certezze.

E in quel momento era stata travolta da Peeta, dalla sua dolcezza, dalla sua lealtà e da quell’amore senza riserve che sembrava provare per lei, da quel suo modo di fare totalmente estraneo per lei, che l’aveva colta all’improvviso.

Si era resa conto che dalla storia del pane lei aveva sempre tenuto conto di quello che faceva.

Le sue compagnie, le sue vittorie sportive, le ragazze che lo circondavano sempre e piccole cose che lui faceva.

La dolcezza di quel ragazzo l’aveva però colta impreparata, perché in un mondo che non aveva mai avuto riguardo per lei, Peeta sembrava concentrato solo sul farle del bene. Lui era un buono, forse il buono per antonomasia, e lei si era stranamente affezionata da subito.

Con la scusa dei due sfortunati innamorati non aveva tenuto conto di quello che stava nascendo in lei e si era sempre impedita di pensare se fosse qualcosa in più di quella messa in scena.

Al ritorno dagli Hunger Games era stata confusa da Gale, che le si era dichiarato. Ma di nuovo il tour della vittoria, poi la settantacinquesima edizione degli Hunger Games avevano travolto tutto.

Parlò infine del depistaggio di Peeta, di come lei avesse sofferto ma poi, incoraggiata da Haymitch, fosse riuscita a tornare sua amica.

-Quindi non lo so. Non ci capisco niente dottore. Mi dia una risposta per favore.-

Concluse lei chiudendo gli occhi e massaggiandosi le tempie, esausta.

-Non sta a me rispondere.-

Ribatté quello con un sorriso paterno.

-Mi ha promesso che mi avrebbe aiutata!-

Protestò quella irritata. Il dottore le sorrise e prendendo un altro sorso di the rispose:

-Si, ma non dandoti la rispostina pronta, deve venire da te.-

Tra i due calò il silenzio, mentre il medico continuava la sua colazione e Katniss rimuginava sulle ultime parole.

Doveva venire da lei la risposta, ma lei non aveva idea di quale fosse. Se l’avesse avuta non sarebbe certamente andata da lui.

L’unico pensiero che le pulsava nella testa da giorni era uno solo, decise quindi di porre la fatidica domanda, un po’ esitante:

-Peeta come sta?-

-Oh, sono riuscito finalmente a sentirlo. Se la cava.-

La informò quello, rimanendo sul vago e continuando a mescolare il liquido nella sua tazza.

-Pensavo..-

Iniziò Katniss, bloccandosi subito dopo. Il dottore la guardò interrogativamente, ma lei si corresse subito:

-No, niente.-

-Dimmi pure Katniss, non ti giudicherò.-

Insistette il dottore, con uno dei suoi sorrisi incoraggianti.

-Niente. Io avevo la pretesa che lui non fosse felice senza di me, invece ha Johanna, Haymitch e un sacco di altri amici.-

Spiegò lei torcendosi le maniche della camicia dal nervosismo.

-Certo, ma hai ragione solo in parte. Tu sei la sua droga.-

Affermò sicuro l’uomo, lisciandosi i baffi con un sorriso.

-E’ brutta messa giù in questo modo.-

Osservò lei oggettiva, rigirandosi il cucchiaino tra le dita e fissandolo intensamente, certa che non avrebbe retto lo sguardo del dottore di fronte a lei.

-No, è veritiera. Tu la sua droga e lui è stato la tua medicina. Non sembra buffo che tu avevi sviluppato una dipendenza dalla morfina e invece non da lui?-

Chiese il medico divertito, sfoderando la sua agenda, su cui iniziò ad appuntare qualcosa.

-Beh, perché la morfina alleviava il dolore, ma non cancellava le cause prime.-

Rispose Katniss, diligente. Il dottore schioccò la lingua facendo spaventare la ragazza e rispose:

-Ecco, allora lui è stato la medicina più efficace per te. Ha cancellato la radice del tuo dolore, lasciandoti libera di fare la tua scelta per poter trovare la vera felicità. Ti ha lasciato andare da Gale, che ai suoi occhi era la migliore scelta per te. E` questo che deve fare una medicina buona.-

Katniss rimase in silenzio a vagliare le ultime informazioni.

Lei effettivamente non si sentiva dipendente da Peeta, aveva voglia di stare con lui, ma non moriva se stava senza.

Lui l’aveva curata, fatta pazientemente uscire dall’acuta depressione in cui era caduta per poi aprire le braccia e lasciarla andare dove preferiva, senza obbligarla a restare con lui.

Ripensandoci lei non ci sarebbe mai riuscita. Ma probabilmente Peeta era così speciale proprio per quello, perché l’aveva sempre salvata senza chiedere nulla in cambio.

E in quel momento le si strinse il cuore ripensando a quanto doveva a Peeta e a quanto realmente le mancasse.

Ma non avrebbe scelto solo perché si sentiva in debito con qualcuno. Avrebbe, egoisticamente, fatto la scelta che la faceva sentire meglio, senza alcun rimorso.

-Ti ho dato una risposta, quindi? Hai scelto quale sia il tuo posto?-

Domandò dopo alcuni minuti il dottore, dopo aver consultato il suo orologio da taschino.

Katniss sorrise convinta e sussurrò radiosa:

-Penso finalmente di esserci riuscita.-


 
- To be continued.
 
  
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