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Autore: malikvoice_    23/03/2015    0 recensioni
Forse mostrare quel posto a Louis, due anni prima, è stata la cosa migliore che Zayn potesse fare.
E forse andarlo a cercare proprio in quel posto è stata la cosa migliore che Louis potesse fare.
Due migliori amici che si conoscono da sempre, una chiacchierata imbarazzante che non può più essere rimandata.
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"Ripensare a quello che aveva fatto lo faceva diventare nervoso, perché sapeva che prima o poi avrebbe dovuto affrontare il discorso con il diretto interessato, proprio per questo il suo labbro inferiore veniva torturato dai denti bianchissimi. E proprio per questo nervosismo che gli faceva tenere gli occhi puntati a terra non si rese conto del ragazzo che gli stava vedendo incontro; o almeno non se ne rese conto finché una mano non si poggiò sulla sua spalla e lo costrinse ad alzare la testa, incontrando gli occhi azzurri della persona di fronte a sé."
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Louis Tomlinson, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Si portò la sigaretta alle labbra per l’ennesima volta, aspirando il più possibile, fino a che non decise di ributtare tutto il fumo fuori, che uscì dalla sua bocca e dalle sue narici in grande quantità. Sospirò, passandosi per la cinquantesima volta una mano tra i capelli neri come la pece, facendo un ultimo tiro prima di buttare a terra la sigaretta e spegnerla con la punta della scarpa. Chiuse gli occhi e buttò la testa all’indietro, godendosi quel leggero vento che tirava e gli accarezzava dolcemente il viso, indeciso sul da farsi. Sarebbe rimasto lì per sempre, con solo il vento a fargli compagnia. Una folata più forte delle altre, però, fu come d'ispirazione, e gli fece capire che non era quella la cosa giusta da fare, doveva muoversi ed andare a parlare con quel ragazzo che non sentiva da quel giorno. Rabbrividì e infilò le mani in tasca, lasciando uno sguardo al cielo che si stava riempendo di nuvoloni neri.
“Merda” sussurrò a denti stretti, capendo che stava per iniziare a piovere. Pregò Dio di riuscire ad arrivare in tempo a casa e si incamminò a passo svelto verso essa. Teneva lo sguardo basso, pensieroso, non riuscendo a togliersi dalla mente il ragazzo e quello che era successo. Ripensare a quello che aveva fatto lo faceva diventare nervoso, perché sapeva che prima o poi avrebbe dovuto affrontare il discorso con il diretto interessato, proprio per questo il suo labbro inferiore veniva torturato dai denti bianchissimi.
E proprio per questo nervosismo che gli faceva tenere gli occhi puntati a terra non si rese conto del ragazzo che gli stava vedendo incontro; o almeno non se ne rese conto finché una mano non si poggiò sulla sua spalla e lo costrinse ad alzare la testa, incontrando gli occhi azzurri della persona di fronte a sé.
“Lou…” fu quasi un sussurro, ma l’altro lo udì benissimo e gli sorrise, un sorriso non molto convinto, ma pur sempre un sorriso, sicuramente meglio di quello che il moro si aspettava.
“Zayn, dobbiamo parlare” E Zayn lo sapeva, purtroppo. Sapeva che dovevano parlare, ma aveva sempre trovato scuse per evitarlo e per convincere sé stesso che potevano aspettare. Ma ora, con il ragazzo lì davanti che lo guardava serio e la vocina nella sua testa che gli diceva di non poter più scappare, non aveva scelta.
“Come hai fatto a trovarmi?” Chiese, pensando al fatto che quello era il suo posto segreto, dove lui veniva quando voleva stare solo. L’altro sospirò e scosse appena la testa, quasi come se si fosse rassegnato alla scarsa memoria dell’amico.
“Davvero non ti ricordi, Zay?”








 “Ma vuoi rallentare? Dove corri?” Louis era stremato, stavano correndo ormai da mezz’ora e lui non ce la faceva più; voleva fermarsi a riposare ma sapeva che se l’avesse fatto il moro davanti a sé sarebbe sparito, lasciandolo da solo in una zona che non conosceva affatto. Si erano infilati in un piccolo buco che Zayn aveva aperto nella siepe che tracciava il contorno di casa sua, sbucando dall’altra parte, dove c’era solo un bosco non troppo grande.
Il moro aveva preso per mano l’amico più basso e l’aveva trascinato –proprio trascinato, vista la poca convinzione dell’altro- attraverso il bosco, dove c’era un piccolo sentiero. Avevano dovuto affrontare una camminata un po’ in salita, ma alla fine erano arrivati in un posto che Louis non aveva mai visto, nonostante vivesse nella stessa città di Zayn da ormai sedici anni; c’era un immensa distesa d’erba, con qualche casetta abbandonata dall’aspetto molto vecchio e trasandato, ciascuna circondata da una staccionata. Era un posto isolato, ma davvero bellissimo, tanto che Louis restò a guardarsi un po’ intorno, godendosi la bella atmosfera e il silenzio che regnava in quel luogo.
Zayn inspirò quell’aria fresca a pieni polmoni, prima di sorridere all’amico e iniziare a correre, urlandogli di seguirlo. L’altro dovette interrompere i suoi pensieri su quel luogo, perché non aveva alcuna intenzione di rimanere lì da solo.
Eppure, dopo tutto quel tempo che correvano sentiva i piedi fargli male e si stava maledicendo mentalmente per aver seguito quell’idiota del suo migliore amico.
“Dai pappamolle, ci siamo quasi, solo un ultimo sforzo!” gli urlò Zayn, girando la testa per poterlo guardare. Dovette interrompere la corsa però, perché l’amico ormai si era appoggiato ad un albero per riprendere fiato e non sembrava avere intenzione di staccarsi da lì. Il moro rise, tornando indietro dall’amico.
“Sei proprio una femminuccia” lo canzonò, punzecchiandogli un fianco e sentendolo ridere per via del solletico, che da sempre era uno dei suoi punti deboli. Gli afferrò un braccio senza aspettare nessuna sua risposta e iniziò a trascinarlo con un po’ di fatica.
“Basta, sono stanco! Riposiamoci un attimo, la cosa che devi farmi vedere non scappa mica.” Zayn alzò gli occhi al cielo, non sopportando più le continue lamentele dell’altro, e si girò di scatto, abbassandosi per caricarselo su una spalla.
“Dai sacco di patate, andiamo. Poi lì ti riposerai quanto vorrai” rise, dandogli una pacca sul sedere e iniziando a camminare verso la meta, che ormai non era più tanto lontana.
“Coglione, se mi lasciavi riposare un attimo potevo camminare benissimo da solo!” urlò Louis, iniziando a scalciare e a dimenarsi, perché odiava essere sollevato dall’amico, come odiava le battutine sulla sua altezza; si sentiva piccolo, ma aveva solo qualche mese in meno del moro. Dopo qualche minuto si arrese all’idea che l’altro era nettamente più forte di lui e che non sarebbe potuto scendere da lì sopra finché non fosse stato lui a deciderlo. Gli altri minuti trascorsero così, in silenzio, Louis con un broncio in viso, evidentemente scocciato, e Zayn che se la rideva sotto i baffi, immaginandosi le facce del più piccolo.
“Arrivati!” esclamò Zayn quando arrivano in quel parco vecchio e abbandonato, pieno di giochi sgangherati e con l’erba così alta che quasi arrivava alle ginocchia. Posò a terra l’amico dagli occhi azzurri e quando l’altro aprì la bocca per lamentarsi lui gliela tappò con la mano e lo invitò con un cenno del capo a guardarsi intorno. Lo spettacolo poteva non sembrare uno dei migliori, ma Louis lo trovò bellissimo come lo aveva trovato bellissimo Zayn qualche settimana prima, quando l’aveva scoperto. C’erano tanti alberi enormi, che potevano riparare benissimo dal sole nelle giornate calde e che non erano pieni di scritte come quelli del parco al centro della loro città, testimoni di tanti amori adolescenziali finiti male.
Quel posto non era niente di speciale, eppure sembrava avere qualcosa di magico, perché i due lo adorarono fin da subito. Nonostante tutto, però, Louis non mise più piede in quel parco e Zayn continuò ad andarci quando voleva stare solo, ritenendolo il suo posto segreto.








Zayn non poté fare a meno di ridere, ricordando quell’episodio di due anni prima.
“Giusto, te l’ho mostrato io.”
“Esatto. Ti ho cercato dappertutto ma non ti ho trovato, così ho pensato subito a questo posto; in realtà è da circa un’ora che gironzolo qua intorno, non è stato semplice tornare qui dopo due anni.”
“Capisco. E avresti fatto tutto questo solo per potermi parlare?” mormorò l’altro, alzando un sopracciglio e guardando il castano davanti a sé con un’espressione un po’ stupita, con capendo realmente il motivo di quella fretta, visto che ci sarebbero state tante altre occasioni. Louis annuì e gli prese una mano, mentre l’altro quasi rabbrividì a quel contatto, iniziando a trascinarlo verso la via di ritorno, visto che il tempo non prometteva niente di buono.
“LouLou?”
“Sì?” Louis diede uno sguardo al cielo quando sentì una fastidiosa goccia cadergli sul naso e vedendo quei nuvoloni neri sbuffò irritato, sapendo che non avrebbero mai fatto in tempo.
“Non ha senso tornare a casa” scosse la testa l’altro, guardando l’amico che lasciava maledizioni sottovoce. Non poté fare a meno di sorridere a quella vista, trovandolo maledettamente carino.
“Vuoi restare qui a prenderti la pioggia? Sotto gli alberi poi? Ma non lo sai che attirano i fulmini? Se poi uno ti colpisce non prendertela con me, perché mi sembra di averti avvertito. In più se..” Non aveva neanche finito la frase che l’altro l’aveva già preceduto e lo stava trascinando per un braccio.
“Cos’è? Adesso ti sei convinto?”
“No, idiota, ti sto portando in un altro posto. Però se non la smetti di chiacchierare ti ci lego io ad un albero” rispose con uno sbuffo Zayn, con la testa che già gli scoppiava per i troppi pensieri. Louis lo fulminò con lo sguardo, ma mise il broncio subito dopo, come un bambino che è appena stato rimproverato dalla mamma. E Zayn lo sapeva, non lo stava guardando ma lo conosceva alla perfezione; per questo immaginava l’espressione dell’amico là dietro ed era convinto che se si fosse girato anche solo un attimo avrebbe avuto davanti agli occhi una delle visioni più belle che gli siano mai capitate di vedere e avrebbe avuto l’impulso di prendere quel viso dai lineamenti femminili e riempirlo di baci ovunque. Perché Zayn lo sapeva, sapeva di non potergli resistere.
Dopo qualche minuto di camminata iniziò a piovere più velocemente e le gocce stavano già inzuppando i capelli dei due amici. C’era stato silenzio fino a quel momento, ma il più basso strinse più forte la mano dell’altro e quest’ultimo si girò a guardarlo.
“Lou?”
“Zay, manca tanto? Sta iniziando a piovere di brutto.” Non poté fare a meno di sorridere Zayn, alla vista di quel ragazzo che sembrava tanto un bambino. In realtà per lui Louis era sempre stato un bambino di cui prendersi cura, e avrebbe tanto voluto dargli la protezione di cui aveva bisogno. Pensandoci bene, però, lui l’aveva sempre protetto. Si conoscevano da quando avevano undici anni e da allora erano sempre stati uno accanto all’altro, non si separavano praticamente mai e Zayn aveva sviluppato un senso di protezione nei confronti dell’amico, decisamente più debole. I suoi pensieri vennero interrotti dalla vista della casetta che cercava. Sorrise contento e prese a correre verso di essa, trascinandosi dietro l’amico che faceva un po’ di fatica a stare al suo passo. Notarono con piacere che la porta era aperta ed entrarono velocemente; subito dopo capirono che era rotta e non si chiudeva bene. Louis si consolò pensando che infondo anche se era una piccola casetta abbandonata e mezza sgangherata li proteggeva dalla pioggia ed era anche abbastanza graziosa.
Si sedette su una sedia, passandosi una mano tra i capelli scompigliati per il vento e bagnati per la pioggia. Piegò la testa all’indietro e restò per un po’ di tempo ad ascoltare il rumore delle gocce che cadevano a terra. Zayn restò invece alla finestra, ad osservare la pioggia scendere sempre più velocemente . Restarono per minuti interi in quel modo, entrambi quasi immobili, non osando interrompere quel silenzio rilassante, che tanto silenzio non era, visto il rumore di quello che stava diventando un vero e proprio temporale. Una folata di vento entrò attraverso la porta socchiusa, facendo rabbrividire Louis che stava iniziando a tremare.
“Zay..sento tanto freddo..” sussurrò, quasi in un soffio. Il ragazzo davanti a lui alzò un angolo della bocca, accennando un sorriso, prima di sedersi accanto all’amico e abbracciarlo, stringendolo con forza a sé per cercare di trasmettergli tutto il suo calore. Louis si abbandono alle sue braccia, socchiuse gli occhi e si rannicchiò su sé stesso per darsi ancora più calore, poggiando la testa sul petto di Zayn e accoccolandosi a lui. Non poté fare a meno di sorridere, iniziando già a stare meglio.
“Posso farti una domanda?” mormorò il più piccolo dopo un po’, alzando il viso verso quello dell’amico, per poterlo guardare. Zayn sospirò, non potendo fare a meno di storcere le labbra in una piccola smorfia, visto che quel momento per lui era semplicemente perfetto. Louis non aspettò neanche la sua risposta e lascio l’altro senza parole.
“Perché l’hai fatto?” Zayn si morse il labbro inferiore; si aspettava quella domanda, ma sperava che l’altro non gliela porgesse mai. Restò in silenzio, non sapendo che rispondere. Chiuse gli occhi e strinse di più il ragazzo tra le sue braccia, come se avesse paura che sarebbe scappato da un momento l’altro, mentre la sua mente tornava a quel giorno.










“Dio, Zay! Ma non capisci proprio niente!” scoppiò a ridere, mentre il viso dell’altro si contorceva in una smorfia seccata, e nascose la testa in mezzo alle braccia, schiacciando il viso contro le pagine del libro di matematica. Zayn non era portato per lo studio, non c’era nulla da fare.
“Lou, vedi di smetterla.” Un’occhiataccia bastò per zittire l’amico, che tornò serio tutto d’un colpo appena si rese conto che il ragazzo che aveva vicino non lo trovava divertente quanto lui.
“Ti ho spiegato questa cosa mille volte” iniziò “come fai a non averla ancora capita? Sono cose che si fanno alle medie, dai. Devi solo invertire il numero sopra con quello sotto, poi..” Un altro sbuffo parecchio rumoroso lo costrinse a bloccarsi, perché l’altro si era già stancato di seguire e si era quasi completamente disteso sulla sedia, emettendo di tanto in tanto dei lamentii. Louis si portò una mano alla bocca, cercando di non scoppiare a ridere. Zayn faceva tanto il duro e l’uomo vissuto, ma c’erano dei momenti in cui sembrava un bambino che fa i capricci. Per quanto a volte potesse sembrare ridicolo, Louis lo trovava adorabile, e adorava anche il fatto che lui era l’unico a cui era permesso di vederlo così, l’unico che conosceva ogni sua più piccola parte, l’unico che sapeva davvero chi era Zayn Malik.
“Ho capito, ti sei stancato. E allora che vuoi fare?” Si avvicinò di più all’amico seduto lì accanto, così da poter posare la testa sulla sua spalla. Gli piaceva il loro rapporto, molti ragazzi non si abbracciavano più di tanto, invece loro si dimostravano il loro affetto anche a gesti, senza alcuna vergogna. Louis era sempre stato un tipo bisognoso d’attenzioni e sapere di avere un amico sempre disposto a consolarlo o a coccolarlo un po’ lo faceva stare bene. A volte pensava che il loro rapporto fosse strano, ma a loro andava bene così, ed era quello l’importante. Zayn sorrise istintivamente, senza saperne realmente il motivo, e girò il viso verso quello dell’amico, sfiorando con le labbra la pelle sulla sua tempia. Gli lasciò un bacio leggero e restò ad osservarlo per molto: amava i suoi lineamenti, erano vagamente femminili, ma davvero bellissimi. In più gli piacevano da morire i suoi occhi, di un blu così intenso che rischiava sempre di perdercisi dentro. Per non parlare poi delle sue labbra, sottili, ma altamente invitanti, almeno secondo lui; trovava che il suo sorriso fosse il più bello che avesse mai visto e aveva sognato di poterlo baciare così tante volte che ormai aveva perso il conto. Si era accorto di provare dei sentimenti per il suo migliore amico da quasi tre mesi, ma ogni giorno contenersi diventava più difficile. Il suo viso così vicino, le loro mani che si sfioravano fin troppo spesso, anche se la maggior parte delle volte accadeva per sbaglio, la sua risata che lo rendeva ancora più bello, gli splendidi sorrisi che gli dedicava ogni giorno.
“Sapessi.” sussurrò di risposta Zayn, intrappolando il labbro inferiore tra i denti, non riuscendo a togliere gli occhi dal ragazzo così vicino a lui. Louis gli lanciò uno sguardo abbastanza confuso, ma, prima che riuscisse a rendersene conto, si ritrovò le mani dell’altro a stringergli il viso e un attimo dopo le labbra premute contro le sue. Spalancò gli occhi, non sapeva che fare, quella era proprio l’ultima cosa che si aspettava. Tirò indietro la testa, cercando di allontanarsi, ma Zayn lo teneva stretto e gli impediva movimenti troppo ampi. Posò allora le mani sul suo petto, cercando di spingerlo indietro, mentre si lasciava sfuggire qualche mugolio sorpreso. Ma opporre resistenza non serviva a nulla, visto che il ragazzo sembrava così preso da quel bacio da non accorgersi neanche dei tentativi dell’amico di interrompere il tutto. Zayn iniziò a muovere le labbra, prima con calma, poi sempre più velocemente, fino a costringere l’altro ad aprire di più la bocca, così da lasciare spazio alla sua lingua di entrare e di andare a stuzzicare quella del più piccolo. Louis spalancò di più gli occhi, tirandogli qualche pugno sul petto per farsi lasciare, ma ovviamente ogni suo sforzo sembrava inutile. Probabilmente non si stava impegnando molto, perché non riusciva a rendersi bene conto di quello che stava accadendo e ad ogni gesto del ragazzo i movimenti erano più difficili, si sentiva come paralizzato. Poi sentì una mano dell’altro scendere giù, accarezzargli il corpo, fino ad arrivare al cavallo dei pantaloni.
Una stretta di mano improvvisa.
Il suono di uno schiaffo.
Accadde tutto velocemente, Zayn si staccò all’improvviso e si portò una mano sulla guancia rossa, fissando il ragazzo davanti a sé con un’espressione sbalordita sul viso, quasi non capisse il motivo del suo gesto. Louis si alzò di scatto dalla sedia, ora non più soltanto confuso, ma anche indignato. Richiuse i suoi libri e se li infilò sotto il braccio, camminando ad una velocità inaudita fino alla porta d’ingresso, per poter poi uscire da casa di quello che fino a dieci minuti prima era il suo migliore amico.
Zayn restò qualche secondo immobile, poi abbassò lo sguardo e lo puntò a terra, accasciandosi sulla sedia. Quella sera contò tutte le volte che si era dato dello stupido mentalmente. Ben 86 volte.

















“Louis..” iniziò Zayn, cercando le parole giuste per giustificarsi, o qualsiasi cosa dovesse fare.
“Sei gay?” Zayn non poté fare a meno di ridere, ma si morse subito il labbro per cercare di trattenersi. Che domanda stupida, di certo se ne aspettava altre.
“Non lo so, non ci avevo mai pensato, ma direi di sì.” La calma con cui pronunciò quelle parole turbò Louis, per qualche motivo che non sapeva spiegarsi. Annuì, prendendo un grosso respiro.
“E…hai fatto quello che hai fatto perché eri confuso e volevi capire meglio il tuo orientamento sessuale?”
“No.” Ormai gli sembrava stupido mentire o cercare scuse, quindi preferiva essere diretto e sincero. Louis restò spiazzato da quella risposta, e restò in silenzio per un po’. Forse secondi, forse minuti, a Zayn parvero ore.
“E allora perché..”
“Perché mi piaci, Louis. E’ tanto difficile da capire?” Sentì il ragazzo tra le sue braccia trattenere il respiro per qualche secondo, evidentemente a disagio, e si chiese se fosse il caso di lasciarlo andare. Visto che l’altro non dava segno di volersi allontanare da lui, lo strinse ancora di più, in qualche modo sollevato. Calò nuovamente il silenzio tra di loro, e Zayn si costrinse a dire qualcosa, anche una stupidaggine, pur di interrompere quel momento di imbarazzo.
“Scusa” mormorò, pensando che forse quella era l’unica cosa sensata da dire. Non che Zayn fosse davvero pentito del suo gesto, nonostante fosse stato costretto a stare lontano dal suo migliore amico per giorni aveva finalmente sentito quelle sottili labbra tanto bramate sulle sue, aveva assaporato in qualche modo il suo sapore, che tanto aveva sognato. Erano mesi che voleva farlo e probabilmente se gli avessero dato modo di tornare indietro nel tempo lui l’avrebbe rifatto, si sarebbe beccato mille schiaffi in pieno volto se questi significavano mille baci a Louis. Fu proprio quest’ultimo a farlo tornare alla realtà, facendo svanire il ricordo di quel giorno che appariva nitidissimo nella mente di Zayn. Dopo averlo sognato tutte le notti non poteva di certo essere altrimenti.
“Non devi scusarti, non puoi reprimere i tuoi sentimenti, solo che avrei preferito che tu me lo dicessi.” Il ragazzo più grande annuii, portando i denti bianchi a stringere forte il labbro inferiore.“Lo ammetto, Zayn, mi sento terribilmente in imbarazzo. Se me lo avessi detto sarebbe stato tutto come prima, davvero, ma così io non so come comportarmi, soprattutto perché sto iniziando a pensare che tu non riesca a controllarti e a trattenere i tuoi istinti primordiali. Insomma, che cazzo volevi fare? Scoparmi? Se fosse stato solo il bacio non ci sarebbero stati tutti questi problemi, ma la tua mano, porca puttana, la tua mano!” Louis sembrava essersi risvegliato da quello stato di trance, difatti si era alzato dalla sedia, costringendo Zayn a lasciarlo andare, seppur controvoglia.
Era davvero arrabbiato e si vedeva, aveva alzato il tono di voce fino a quasi urlare, accompagnando le sue parole con parecchi gesti, e purtroppo il ragazzo che lo osservava dal basso della sedia sapeva che se gesticolava così tanto era molto nervoso. Lo faceva ogni volta che prendeva un brutto voto od ogni volta che discuteva con il padre o con qualche sua sorella. E Zayn era sempre stato lì ad ascoltarlo, pronto ad accoglierlo tra le sue braccia subito dopo, stringendolo forte a sé in modo da farlo calmare. Anche stavolta lo stava ascoltando in religioso silenzio, ma c’era un differenza, dopo la sfuriata non avrebbe potuto abbracciarlo. La sua paura era che non avrebbe potuto farlo mai più.
Si alzò a sua volta, non sopportando di sentire una parola di più, e si avvicinò al ragazzo, portando una mano sulla sua bocca in modo da interromperlo. Sospirò rumorosamente, concedendosi qualche secondo per osservare i suoi occhi color mare prima di parlare.
“So di aver sbagliato, Lou, e so anche di averti perso come amico. Quindi ti chiedo solo di concedermi un ultimo bacio, solo uno, poi ti lascerò in pace per sempre. Se non vorrai rivolgermi più la parola lo capirò perfettamente e non insisterò, ma discuterne non serve a niente, non sono davvero pentito di quello che ho fatto, lo sognavo da troppo tempo.” Louis sbatté più volte le ciglia, sorpreso dalle parole dell’altro, e Zayn giurò di averlo visto arrossire in modo quasi impercettibile, ma probabilmente era solo una sua impressione. Tolse la mano dalla sua bocca, spostando le dita sotto il suo mento, e gli alzò di poco il viso, avvicinando il suo qualche istante dopo, così da poggiare le labbra sulle sue. Restò immobile per un po’, aspettandosi una qualche reazione dal ragazzo, ma notando che aveva socchiuso gli occhi pensò che fosse disposto a fargli quest’ultimo favore, e schiuse allora le labbra. Si beò dell’espressione stranamente rilassata di quello che definiva amico fino a qualche ora prima e decise che avrebbe conservato per sempre quell’immagine nella sua mente, chiudendo gli occhi pochi istanti dopo. Iniziò a muovere le labbra sulle sue, passandoci sopra la lingua per chiedere accesso alla sua bocca. Quando l’altro non glielo negò inserì lentamente la lingua all’interno, iniziando ad accarezzare la sua, deciso a godersi ogni istante di quel bacio. In quel momento smise di pensare a tutto, si dimenticò quasi del fatto che quella sarebbe stata l’ultima volta che avrebbe passato del tempo con lui e si dedicò anima e corpo a quelle labbra, mordendole di tanto in tanto, senza però interrompere la dolcezza del momento. Louis, dal canto al suo, era rimasto pietrificato, esattamente come l’altra volta, per i primi tre secondi, poi aveva deciso di ricambiare il bacio, nonostante una parte di lui fosse leggermente accigliata per il fatto che Zayn non gli aveva fatto finire il discorso e, come al solito, aveva deciso di fare di testa sua.
Mentre le loro lingue si sfioravano, per poi accarezzarsi senza fine l’un l’altra, un pensiero attraversò la mente di Louis. Ci aveva ragionato varie volte, ma aveva sempre represso quella stupida sensazione. Ora però non poteva negare che sentiva le guance andargli a fuoco, il battito cardiaco accelerare e soprattutto i brividi attraversargli tutta la schiena. Varie volte dopo l’episodio accaduto qualche settimana prima aveva iniziato a pensare che quel bacio, seppur inaspettato, non gli era sembrato tanto male, e spesso aveva ripensato alle notti in cui si era svegliato di soprassalto, stupendosi di sé stesso per i sogni riguardanti il suo migliore amico. E una volta Louis ci aveva provato, aveva pensato alle braccia forti di Zayn attorno al suo corpo, alla sua voce calda, al suo sorriso, a qualsiasi particolare dell’amico, solo per capire quale reazione scaturisse in lui. Quando si era ritrovato a pensare che avrebbe voluto baciarlo ancora, aveva scosso violentemente la testa, decidendo di non farsi più domande del genere. Ma ora che quel bacio lo stava vivendo davvero e che ogni parte di lui tremava dall’emozione non poteva lasciar andare quel ragazzo per dello stupido orgoglio. Così, quando, dopo un ultimo morso al suo labbro, Zayn si allontanò da lui, interrompendo quel bacio che era sembrato troppo corto a entrambi, Louis gli si buttò tra le braccia, affondando il viso nell’incavo del suo collo, sperando che lui capisse senza costringerlo a dare voce a quei pensieri che riteneva terribilmente imbarazzanti. L’altro, però, restò immobile, lasciando le braccia dritte lungo i fianchi; credeva che quello fosse un abbraccio d’addio e, ora che la sua mente era tornata lucida, non riusciva a sopportarlo.
“Vuoi che ti accompagni a casa appena finisce di piovere? O se preferisci puoi andare da solo, io magari resto qui.” Louis scosse la testa, stringendo di più le braccia intorno al busto dell’amico –se poteva ancora definirlo così- e dopo qualche secondo riemerse dal collo di quest’ultimo, puntando gli occhi chiari nei suoi scuri e intensi. Notandoli lucidi Zayn non poté fare a meno di sussultare, dandosi ovviamente la colpa, e in quel momento si pentì di avergli chiesto un ultimo bacio, sicuramente l’aveva costretto a fare uno sforzo enorme.
“Lou, mi dispiace così tanto.” Posò con un po’ di esitazione la mano sulla sua guancia, accarezzando la pelle colorata di un leggero rosso con il pollice.
“L’unica cosa per cui dovresti scusarti è per non avermi fatto finire di parlare.”
“Scu-” Zayn fu subito interrotto.
“Ma smettila, idiota, scherzavo.” Louis prese un grande respiro e si allontanò dal ragazzo, sedendosi sulla stessa sedia di prima, intimandolo ad imitarlo. Il moro fece come gli era stato chiesto e restò con lo sguardo puntato su di lui, aspettando in silenzio che parlasse.
“Ti ricordi quando molti ragazzi, vedendoci, ci urlavano che eravamo dei froci schifosi?” Domandò Louis, lo sguardo fisso a terra come ad osservare qualcosa che riusciva a vedere solo lui.
“Sì, volevo picchiare ognuno di loro e se non sbaglio una volta l’ho anche fatto.” Sorrise Zayn, ricordando come Louis, una volta, avesse subito sciolto un loro abbraccio per il commento di un ragazzo e lui, infastidito, gli aveva quasi rotto il naso con un pugno.
“Esatto, ma quei momenti mi hanno fatto pensare. Forse siamo sempre stati un po’ esagerati, forse il nostro rapporto non è mai stato da veri e propri amici.”
Vide il ragazzo di fronte a sé corrugare le sopracciglia, evidentemente confuso dal suo discorso, perciò decise di continuare. “Ci ho pensato tanto dopo quello che è successo e mi sono reso conto che forse…non so come spiegarlo, ma potrei provare dei sentimenti per te. In realtà non so neanche che tipo di sentimenti siano, non so nulla. Però forse non eri l’unico ad aspettare questo bacio.” Louis fece un grande sforzo per esprimersi, non riusciva a trovare le parole giuste per far partecipe Zayn della grande confusione che viveva nella sua testa. Era già arrossito per quelle poche parole e sperava seriamente che l’altro avesse capito, perché non sarebbe riuscito ad andare oltre. Non era mai stato bravo in queste cose, neanche con le ragazze, era troppo timido e impacciato.
Sospirò, non riuscendo a fare qualcosa se non mordersi nervosamente il labbro inferiore, gesto che solitamente caratterizzava l’amico. Amico. Doveva ancora chiamarlo in quel modo? Non lo sapeva, ma una parte di lui sperava di no, sperava che le cose sarebbero cambiate. A risvegliarlo dai suoi pensieri furono proprio le labbra del suo ‘amico’. Le sentì premute sulle sue e decise di non pensare più a nulla. Portò un braccio a cingergli il collo, mentre una mano scivolava tra i capelli corvini del ragazzo e le dita li stringevano delicatamente. Chiuse quasi immediatamente gli occhi, sentendo le labbra di Zayn tendersi in un sorriso contro le sue. Stavolta decise di non farlo aspettare troppo e, senza preavviso, infilò la lingua nella sua bocca, non molto lentamente, andando subito a muoverla insieme a quella dell’altro, che non sembrava volersi tirare indietro, anzi. Zayn gli accarezzò il palato con una lentezza quasi struggente, per poi rincominciare a far danzare le loro lingue con foga. Scese con le mani fino ai fianchi del ragazzo più basso, stringendoli saldamente, e lo trascinò più vicino al proprio corpo, attaccando i loro petti.
Fu Louis a staccarsi dopo qualche minuto, ormai senza fiato, e poggiò la fronte contro quella di Zayn che lo stava già stringendo a sé in una morsa soffocante. Riaprì lentamente gli occhi, continuando in ogni caso a tenerli socchiusi, e circondò il collo del moro con entrambe le braccia, stringendosi a lui. E restarono così per minuti interi, in silenzio, abbracciati così stretti che sembravano quasi volersi fondere per diventare una cosa sola.
Zayn, nonostante sarebbe rimasto fermo a stringere Louis tra le sue braccia per sempre, si staccò dopo un po’, osservando il più piccolo con un sorriso da ebete stampato in faccia. Ne era più che consapevole, ma non riusciva a fare altro che sorridere in quel momento.
“Torniamo a casa?” Era quasi un soffio, ma la vicinanza bastò a far capire ogni parola a Louis.
“Solo se prometti che ci saranno tanti altri momenti come questo.”
“Quanti ne vuoi e quando vuoi.”
“Dimmi la verità, non ho fatto bene a venirti a cercare?”
“Dovevi solo farlo prima.”
E si sorrisero, prima di lasciarsi un veloce bacio a fior di labbra e restare stretti l’uno all’altro nell’attesa che la pioggia smettesse di scendere. In quel momento, per loro poteva anche piovere per sempre.









Louis Tomlinson and Zayn Malik. Zouis.

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Salve! Allora, non voglio trattenervi troppo, mi piacerebbe parlarvi di come è nata la storia o altre cose “interessanti”, ma la verità è che non c’è molto da dire. Mi ricordo che ebbi quest’idea mesi fa e iniziai a scrivere, solo che per un motivo o per un altro alla fine la lasciai a metà. Qualche giorno fa l’ho ritrovata e ho deciso di completarla, seppur a distanza di mesi.
Ero molto indecisa se pubblicarla o no, ma alla fine non ho nulla da perdere, giusto? Spero vi piaccia, ma soprattutto che abbiate qualche consiglio da darmi. Oh, le critiche costruttive sono sempre ben accette, ma insultare e basta è una cosa stupida. Detto questo, vi saluto.
La storia è presente anche su Wattpad. -E.
  
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