[-Per favore Charlie lasciami
andare – aveva pronunciato quella frase solennemente.
– Odio Forks, la odio!
L’ho sempre odiata e qui non
potrà mai funzionare… Quindi ti prego
Charlie, lasciami andare. E’ la cosa migliore per entrambi
– a quel punto le
sue parole suonavano come una supplica.]
Silenziosi e indisturbati i
ricordi si affacciavano alla sua mente, ormai spenta da tempo. Non
sapeva
quanto era passato, forse ore giorni o addirittura anni. Ma era certo
che il
tempo aveva continuato a scorrere inesorabile anche se adesso gli
sembrava
impossibile. Anche se per lui era tutto fermo e statico, esattamente
come lei lo
aveva lasciato.
Le immagini diventavano sempre
più nitide nella sua mente, i suoni e le parole erano rumori
fastidiosi e
opprimenti, tanto che gli echeggiavano in testa risvegliando in lui
quel senso
di solitudine che tanto lo attanagliava.
In realtà solo una frase
gli
occupava la mente, le ultime parole che lei aveva pronunciato prima di
varcare
quella soglia, per non tornare mai più.
Tutto ciò provocava in
lui un
dolore intenso che però, purtroppo o per fortuna, non
riusciva a sentire, a
percepire sulla pelle o dentro al cuore che era stato lacerato,
trafitto da
mille lame affilate e adesso era ridotto in mille pezzi che
difficilmente si sarebbero
ricomposti.
Non sapeva spiegarsi il
perché
ma da quando lei se n’era andata non riusciva più
a sentire niente.
Né sensazioni,
né emozioni. Nulla.
Non sapeva nemmeno cosa stesse
facendo in quel momento o che giorno fosse. Aveva perso la cognizione
del
tempo. Aveva il vuoto fuori e dentro di sé. E si sentiva
incredibilmente
inutile, fragile, morto.
Ma quel poco di lui che era
sopravvissuto sapeva di non esserlo, anche se in realtà non
gli sarebbe
dispiaciuto affatto. Di certo lo avrebbe preferito a quella situazione
tremenda.
Sarebbe stato tutto molto
più
facile, indubbiamente. Un bel modo di lasciarsi tutto alle spalle,
dimenticare
ogni cosa per sempre.
La via che avrebbe sicuramente
percorso se solo ne avesse avuto la forza…
Peccato che fosse appena uscito
di strada schiantandosi mortalmente contro qualcosa di molto doloroso,
decisamente troppo per il suo debole cuore.
Ma forse lui non voleva neppure
questo. No, non voleva morire definitivamente. Voleva continuare a
vivere,
anche se l’impresa si rivelava sempre più ardua e
difficile.
In effetti cercava di
aggrapparsi ai ricordi per non sprofondare definitivamente
nell’abisso
dell’incoscienza.
Questa era la verità e
non
poteva assolutamente pensare di poterla negare a se stesso.
Abbassò lo sguardo e i
suoi
occhi tristi e velati di un’antica speranza si posarono su
una fotografia.
Li ritraeva tutti e tre insieme.
Charlie, Reneè e la piccola Bells. Era l’ottobre 1988 (l’anno
appena trascorso N.d.R.) e la
loro figlia era nata da circa un mese.
La tenevano in braccio insieme e
sorridevano alle strane moine di Bella. Erano una famiglia. Erano
felici.
Ma perché non poteva
tornare
tutto normale, come prima?
Perché Reneè
aveva voluto
distruggere tutto quello che avevano costruito insieme??
Non era giusto. Non era giusto
che gli fosse stata portata via la felicità, la sua piccola
Bells. Con lei se
n’era andata la sua vita stessa.
Ma d’altra parte
gliel’avevano
detto tante volte che la vita non è giusta.
E adesso aveva scoperto che era
la verità, l’aveva toccato con mano,
l’aveva provato sulla sua pelle che si era
piano piano abituata alla sofferenza.
Ma sarebbe mai riuscito a
superare quello stato di immobilità sentimentale in cui era
sprofondato?
Avrebbe tanto voluto farlo e
lottava con le ultime forze che gli erano rimaste in quel mare immenso
e
doloroso che si estendeva intorno a lui.
E annaspava nell’acqua
cercando
di riaffiorare dal punto in cui era sprofondato. Ma l’abisso
era troppo buio e
profondo, troppo sconosciuto per essere superato.
Ma lui doveva resistere lo stesso, nonostante tutto quello che avrebbe dovuto passare per raggiungere il suo scopo. Doveva continuare a insistere e quando avrebbe raggiunto la sua ancora di salvezza si sarebbe lasciato trasportare fin sulla terraferma, dove lo aspettava il futuro e dove avrebbe recuperato la sua vita perduta.
[-Ti
amo. – lo aveva detto lei per prima. Come al solito lo
anticipava in tutto. Ma
in fondo lo sapevano tutti: non era mai stato molto bravo con le parole.
-
Ti amo. – lo disse tutto d’un fiato. Finalmente ce
l’aveva fatta. –Ti amo
anch’io. L’ho sempre saputo e lo sai anche tu. Ti
basta questo? Dimmi di sì…ti
prego non farmi dire altro…- non ebbe nemmeno il tempo di
arrossire che lei lo
aveva bloccato con bacio.
Si
erano promessi l’amore. L’amore per tutta la vita.]
Una lacrima scese timida e solitaria sulla sua guancia a quel ricordo che faceva più male di una lama nel cuore. Aveva dato tutto per lei. Aveva perfino dichiarato i suoi sentimenti ad alta voce. Non lo avrebbe mai fatto se il suo amore non fosse stato pienamente sincero.
Ma purtroppo i suoi gesti non erano stati apprezzati o capiti fino in fondo. Certo c’era la faccenda di Forks ma era una scusa poco valida.
C’era sicuramente sotto qualcosa di più grande, un motivo più profondo che lei non aveva voluto spiegare.
Qualcosa che riguardava lui.
Ma aveva deciso di abbandonare questi pensieri.
Basta, doveva cambiare aria. Doveva riemergere dal fondo.
E chi poteva aiutarlo se non il suo migliore amico?
Si alzò dal divano e si diresse verso il telefono, in cucina.
Alzò la cornetta e si accorse che c’erano vari messaggi nella segreteria telefonica. Li ascoltò tutti uno per uno. Voleva scoprire fino a che punto era arrivato.
Ovviamente tutti i messaggi erano di Billy tranne uno di sua madre che aveva saputo la notizia e un altro di Harry Clearwater.
L’ultimo messaggio era del 19 Marzo. Quindi era passata una settimana?? Buono a sapersi. Aveva pensato anche peggio.
Poi un ultimo messaggio, un messaggio indesiderato.
<
Sentire la sua voce era stato come una pugnalata.
Ma non importava più niente ormai. Doveva dimenticarla definitivamente. Così riprese in mano i suoi buoni propositi, fece quello per cui si era alzato dal divano: chiamare Billy.
- Pronto, qui Billy Black – la sua voce allegra gli fece ritornare il “buonumore”. Da quanto tempo non la sentiva…
- Ehi Billy sono Charlie andiamo a pesca oggi? –
- Oh… Charlie. Sei tu… - la sua voce si era fatta cupa. Era chiaro che non voleva turbare l’amico.
- Billy non provarci neanche! A trattarmi con compassione intendo. Basta dimentichiamo questo capitolo della mia vita. Sarà come se non fosse mai esistita. Ah ti chiedo scusa per non averti risposto ma… -
-
Ok Charlie ok… yeeeeeeeeeah finalmente sei tornato! Il
mio vecchio amico… Vieni subito a
- Che si festeggia?? –
- Ahah! Oh andiamo Charlie… -
- Ok sarò lì tra poco. –
Charlie rise tra sé. Si, avrebbe ripreso in mano la sua vita. E lo avrebbe fatto senza di lei, senza il suo aiuto.
Non ne aveva bisogno. Poteva farcela anche da solo
Allora
vi è piaciuta? È la
mia prima fan fiction …adoro Charlie e mi sembrava giusto
dargli un po’ di
spazio visto che nei libri la sua storia non è molto
precisata. Spero di non
aver deluso nessuno…
Chiara_burrobirra