Capitolo 33
Haytham e
Jennifer discussero per qualche minuto, ed io preferii chiudermi nella mia
stanza per riflettere sulle probabili conseguenze delle mie azioni. Non si
erano neanche accorti della mia assenza, troppo impegnati a darsi addosso,
Jenny a colpirgli il petto, lui a ignorarla. Non volevo vederli litigare per
colpa mia.
Uccidere
Washington era stata la cosa giusta da fare per l'Ordine e per le colonie. La
mia carriera, e la mia vita, dovevano passare in secondo piano. E suppongo
fosse giusto così. Cristo, però, colpire Artemas in
quel modo mi avrebbe causato grattacapi, poco ma sicuro. Forse mi avrebbero
sospeso dal servizio per un paio di mesi, e tutto sommato sarebbe stata la cosa
meno grave.
Me
ne stavo seduto sul bordo del letto da mezz'ora, le mani nei capelli e l'ansia
nel petto. Non avevo poi tanta paura della morte in sé, temevo di soffrire. Che
mi giustiziassero pure se fosse servito a vendicare George, l'avrei accettato
con onore e coraggio, chiedevo solo di andarmene velocemente. Un colpo di
pistola in testa, per esempio. Mi sarebbe andato bene. Ah, cazzo, perché dovevo
morire per forza? Me la sarei cavata in qualche modo. E poi Haytham
continuava a ripetere che si sarebbe occupato lui di tutto, dovevo fidarmi, in
fondo l’aveva sempre fatto.
Jenny
aprì la porta ed entrò piano, raggiungendo il letto con passo felpato. Non mi
mossi, continuando a darle le spalle, troppo preso da altri pensieri, poi sentii
il materasso abbassarsi e cigolare sotto il suo peso.
Finché
si fosse trattato della mia incolumità mi sarebbe andato anche bene. Certo, la
paura c'era, morire non era una mia priorità, ma avevo coinvolto Jennifer. Se
le fosse capitato qualcosa non me lo sarei mai perdonato. Insomma, dovevo
proteggerla, avrei dovuto darle la sicurezza che ogni uomo deve assicurare alla
propria donna, ed io non ne ero stato in grado. Con che coraggio avrei potuto
guardarla ancora negli occhi? Strinsi l'indice e il pollice alla base del naso
quando un tocco leggero mi fece salire un brivido dall'osso sacro fino al
collo, le dita lisce di Jenny ad accarezzarmi la schiena, coperta solo dalla
camicia. «Sta' tranquillo» appoggiò entrambi i palmi sulla stoffa, facendoli
poi scivolare verso l'alto, fino alle spalle. Strinse dolcemente, iniziando a
massaggiare i muscoli tesi e indolenziti e Dio, aveva la capacità di farmi
dimenticare tutto ciò che di male poteva accadermi.
Fece
scricchiolare un paio di vertebre sotto la pressione dei pollici ed io chiusi
gli occhi, lasciandomi cullare dal suo tocco leggero ma deciso. Dio, quanto
l'amavo.
...
Quanto la amavo? Tanto. Troppo. Le mani di Jennifer scivolarono piano in
avanti, sul petto. Armeggiarono un po' con i primi bottoni e poi si
intrufolarono oltre la stoffa, accarezzando delicatamente la carne.
Mi
leccai le labbra e abbandonai la testa all'indietro, sulla sua spalla, la bocca
leggermente dischiusa per prendere quanto più ossigeno possibile. «Levala»
mugolò languida, il suo fiato caldo nell'orecchio e le sue dita sui capezzoli.
Sospirai mentre scendeva sugli addominali, chiudendo gli occhi e beandomi del
suo tocco lento e amorevole. Sbottonai frettolosamente la camicia con le dita
tremolanti, il cuore a mille e un principio di erezione tra le gambe. Cristo,
il formicolio più piacevole del mondo. Prese a lasciarmi piccoli baci sul
collo, prima dietro la nuca, poi più giù, sulle vertebre, e poi di lato, poco
sotto l'orecchio.
Mi
girò il viso verso sinistra, il palmo interamente appoggiato sulla guancia, e
mi baciò piano sulle labbra, quasi temesse che quel lieve contatto potesse
infastidirmi. Invece era tutto quello che potessi desiderare, riusciva ad
annebbiarmi il cervello con uno sguardo. Avrebbero potuto impiccarmi il giorno
dopo, non me ne sarebbe importato niente. Ero lì, con lei, e mi bastava. Con un
colpo di reni girai il busto verso di lei, salendo sul letto con una gamba e
ricambiando e approfondendo il bacio. Inspirai il suo profumo a pieni polmoni,
era fresco e buono. Jenny si staccò dalla mia bocca con uno schiocco,
sorridendo e tirandomi per il colletto della camicia verso il centro del letto.
Gattonai seguendola mentre si sdraiava, sovrastandola e cercando ancora le sue
labbra calde e morbide, mentre mentalmente ringraziavo Dio, il destino o
chiunque avesse deciso di farmela incontrare. Le mordicchiai il labbro
inferiore e la mano destra scese curiosa lungo il suo fianco sinistro,
soffermandosi sulla natica.
L'amavo
più della mia vita, quello era sicuro, e mentre pensavo di essere l'uomo più
fortunato del mondo, Jennifer mi graffiò piano il collo. Insinuò con un po' di
fatica le dita tra i capelli stretti nel nastro, grattando la cute, ed io
sorrisi contro le sue labbra.
Ti amo.
Avrei voluto dirglielo, giuro, ma preferivo usare il poco fiato che avevo in
corpo per riempire i polmoni. E comunque si capiva, no? Era chiaro che fossi innamorato
perso di lei da quando mise piede qui, a Fort George, e ogni giorno cercavo di
dimostrarle quanto fosse importante, quanto mi riempisse il cuore il solo
pensiero che qualcuno mi aspettasse la sera, o quanto calore potesse darmi
dormendo accanto a me. Dio, quante volte ero rimasto sveglio per guardarla
mentre sognava?
Ricordo
che una notte non riuscivo a prendere sonno, mi ero messo a ripensare a mio
padre e alla sua ambizione per me, a quando mi ripeteva che un giorno sarei
diventato un grande soldato, un generale, uno di quelli rispettati, pieno di
responsabilità e medaglie sul petto. E lo ero diventato sul serio, diamine,
nessuno poteva immaginare quanta fatica mi fosse costata, ma ne era valsa davvero
la pena? Sarei stato ricordato per le vittorie, ma rischiavo ogni giorno la
vita. Facevo preoccupare le persone che mi stavano accanto e Jenny non meritava
di aspettarmi ogni santa sera con l'ansia di non rivedermi più. O peggio
ancora, non volevo partire per la guerra lasciandola sola, magari con un
figlio, mentre io sarei stato chissà dove ad uccidere altri padri. O a morire
senza che lei lo sapesse. Ricordo che un brivido mi aveva attraversato la
schiena in mezzo secondo, e con il pollice avevo iniziato a ruotare l'anello
che avevo all'anulare destro, ripensando a quando il Gran Maestro mi aveva
ufficialmente nominato un suo fratello. Anche se non fossi stato un soldato
avrei rischiato lo stesso. Ero membro dell'Ordine, non avrei potuto abbandonare
la causa neanche volendo. Senza contare che se avessi chiesto ad Haytham di farmi lasciare i Templari perché non volevo far
soffrire sua sorella, mi avrebbe schiaffeggiato senza troppe cerimonie.
Soffocai una risata, immaginando il suo palmo aperto colpirmi in pieno viso.
Sì, l'avrebbe fatto davvero.
Mi
ero girato di nuovo per guardarla, gli occhi chiusi e un'espressione serena, e
d'istinto le avevo accarezzato una guancia. Sorrise nel sonno, e capii che
avrei dovuto godermi ogni attimo insieme a lei. Soldato o no, Templare o meno,
se fossi dovuto morire non sarebbe dipeso da me. Dovevo ringraziare per aver
trovato una donna come lei senza perdere tempo a domandarmi cosa fosse giusto o
no. Jenny si staccò con uno schiocco per riprendere fiato, riportandomi alla
realtà. Strinse le dita ancora intrecciate tra i miei capelli, passandomi
l'altra mano sulla guancia, accarezzando la barba. Era la cosa più bella che
avessi visto. Mi sorrise dolcemente, avvicinandosi ancora e poggiando di nuovo
le labbra sulle mie. Il respiro pesante di entrambi e il dolore tra le gambe mi
stavano mandando fuori di testa, e stavolta interruppi io il contatto, bramando
il suo collo candido e morbido. Presi a baciarla piano per paura di darle noia
con i baffi, e lentamente scesi giù, verso il petto che si alzava e abbassava
ad un ritmo veloce e costante. Strinsi tra i denti il laccio del corsetto e
tirai, sciogliendo il nodo e allenando l'indumento. Le lanciai un'occhiata
mentre intrufolavo l'indice per aprire definitivamente il vestito, e sorrisi
notando il rossore che le imporporava le gote. Con uno strattone più deciso le
scoprii il petto, abbassandomi di nuovo per baciarla all'attaccatura del seno.
Inspirai il suo profumo e scesi giù con la bocca, godendomi i suoi sospiri
mentre le succhiavo e leccavo il capezzolo destro.
Un
paio di manate sorde contro la porta mi bloccarono il respiro. «Charles? Non
voglio assistere allo spettacolo dell'ultima volta, qualsiasi cosa tu stia
facendo interrompila ed esci.» Ascoltai Haytham con
gli occhi puntati in quelli di Jennifer, ancora accaldata e invasa dal
desiderio. Mi tirai su rapidamente, abbottonandomi la camicia.
La
guardai di nuovo mentre si metteva seduta, la schiena contro il cuscino e le
gambe piegate di lato. «Non farlo aspettare, o chi lo sente poi» mi sorrise
complice, dandomi poi un altro innocente bacio sulle labbra.
Quando
aprii la porta trovai Mastro Kenway di spalle, le mani
unite dietro la schiena e lo sguardo perso oltre la finestra, attirato da
chissà cosa. «Alla buon'ora» si girò, evitando appositamente di abbassare lo
sguardo per non notare il rigonfiamento, seppur lieve, che avevo nei calzoni.
Dio, sarebbe stato imbarazzante.
«È
successo qualcosa?» Domandai preoccupato. E irritato, d’accordo, ma non lo
diedi a vedere. Dopotutto se mi aveva cercato con tanta urgenza, un motivo
doveva pur esserci.
Lui annuì,
avvicinandosi di due passi. «Domani il Congresso si riunirà per nominare il
sostituto di George Washington, hai intenzione di presentarti?» Cristo santo. Il
sogno di una vita. Se mio padre fosse stato ancora vivo probabilmente si sarebbe
messo a piangere dalla gioia.
Guardai
Haytham senza sapere che dire. In realtà sapevo già che
risposta dare, ma temevo che presentarsi e aspettare che mi incaricassero di
guidare l’esercito come nulla fosse avrebbe dato a Ward
un ulteriore motivo per sospettare di me. «Certo che sì, non vorrei mai
sprecare un’occasione del genere.» Al diavolo Artemas
e al diavolo Washington. Avevo passato una vita nell’esercito
solo per quello, non avrei permesso a nessuno di sottrarmi un ruolo che mi
spettava di diritto.
«Molto
bene» fece per andarsene, ma si bloccò lanciandomi un’occhiata con la coda dell’occhio
«e pulisciti quel naso. Sei ancora sporco di sangue.»
Ancora una volta ad orari
improponibili, ma va beh, sorvoliamo, ewe.
Vi sto confondendo? Perché
Charles passa da scene palesemente yaoi con Haytham al macho virile che ama Jenny e bla bla. Scegliete
quella che vi piace di più, l’importante è shippare
Charlie con qualcuno, aaw.
Graaazie come sempre a chi legge e
un biscotto a chi recensisce. A presto :3