Cap
9
Erin
venne svegliata
dal fruscio delle lenzuola accanto a lei. Aprì gli occhi,
trovando a osservarla
quelli violacei di Nymeros. Le prime luci dell’alba
filtravano dalle pesanti
tende della torre in cui era stato alloggiato.
-
Tra poco dovrò
raggiungere i miei uomini e non sarebbe una buona cosa se ti trovassero
qui –
esordì, giocherellando distrattamente con una delle sue onde
scure.
L’aveva
sempre
trovato rilassante, da che Erin si ricordasse, e più di una
volta le aveva
confessato di trovare irresistibile quella chioma selvaggia che le
ricadeva
lungo la schiena e che non perdeva tempo ad acconciare come faceva la
maggior
parte della popolazione femminile.
Annuì,
stiracchiandosi pigramente come una gatta e scalciando via le lenzuola
che
l’avvolgevano.
-
Farò meglio ad
andare a prepararmi se voglio venire con voi. –
Non
aveva chiesto il
permesso a nessuno, men che meno ad Euron, ma sperava davvero che il
cupo
pirata non cominciasse a farle storie. Lei era una combattente e non
aveva
alcuna intenzione di rimanersene chiusa in quella sottospecie di
roccaforte a
morire di noia.
Nymeros
la scrutò con
aria solenne. Sembrava che l’idea di lasciarla nuovamente
sola con Euron non
gli piacesse affatto. – Vuoi che ti accompagni? –
-
Non é il caso, sarà
già abbastanza di pessimo umore senza che ti veda.
–
Non
aveva alcun
dubbio, infatti, che l’uomo di ferro sapesse con esattezza
dove aveva trascorso
la notte e, soprattutto, in compagnia di chi.
Si
strinse
maggiormente nell’abito di broccato
rosso che aveva indossato la sera precedente, maledicendo
quel posto
pieno di spifferi ed umidità, e uscì con passo
silenzioso dalle stanze di
Nymeros.
Percorse
il
corridoio, ringraziando l’ora antelucana che le permetteva di
passare
completamente inosservata, e raggiunse l’ala degli alloggi
della progenie della
Piovra proprio mentre Victarion usciva dalla sua stanza.
Le
rivolse
un’occhiata sorpresa, lasciando vagare lo sguardo dai capelli
arruffati fino
all’abito del giorno precedente. Il fatto che non avesse
passato la notte nella
sua stanza era palese. Si sforzò di non arrossire sotto il
suo attento esame.
Sapeva cosa sembrava … e non era poi così lontana
dalla verità, ma decisamente
meno scabrosa.
Gli
occhi di
Victarion si strinsero leggermente, contrariati.
Consciamente
sapeva
di non dovergli nessuna spiegazione, ma non sopportava l’idea
che ce l’avesse
con lei o che la considerasse una poco di buono, pari a una di quelle
puttane
dei bordelli sparsi in tutta Westeros. Victarion le piaceva, anche se
non
sentimentalmente come aveva sperato lui, e desiderava la sua amicizia.
-
Io ed Euron abbiamo
discusso, ho pensato che avrei fatto meglio a cercarmi
un’altra stanza in cui
dormire. –
L’uomo
annuì,
meditabondo, seguendo i contorni del livido sul suo zigomo.
-
Lo vedo. Saresti
potuta venire da me, sono più che in grado di proteggerti da
lui. –
-
Non ho bisogno di
essere protetta –, sbuffò sottraendosi alla sua
presa, - Non sono una ragazzina
sprovveduta, so cavarmela benissimo da sola. –
Victarion
annuì
nuovamente, senza perdere quella strana espressione nello sguardo. Poi
si fece
da parte, permettendole di proseguire la sua avanzata verso la stanza
da letto
del re.
Non
appena ebbe
varcato la soglia, Erin vide che Euron era ancora lì; stava
appoggiato al
davanzale e fissava l’orizzonte con sguardo perso.
-
Allora, hai passato
una bella nottata? –
La
domanda sarebbe potuta
suonare innocente se non fosse stata per l’asprezza del tono
con cui le era
stata rivolta.
-
È stata una delle
notti migliori da quando sono qui a Pyke, grazie per
l’interessamento –
ribattè, sarcastica.
Pessima
mossa, perché
gli occhi eterocromi del pirata la fulminarono con tutta
l’intensità di cui
erano capaci. Tuttavia non disse nulla finchè non la vide
sistemare le sue cose
in un piccolo baule da viaggio.
-
Che stai facendo? –
Erin
storse il naso,
irritata da quel tono, ma decise saggiamente di passarci sopra. La
guancia le
doleva ancora e, malgrado non avesse ancora avuto modo di vedersi allo
specchio, era abbastanza sicura che il livido fosse ben marcato.
-
Preparo le mie cose
per la partenza; questa mattina salpate per l’Altopiano, no?
–
-
E cosa ti fa
pensare che io voglia portarti con me? –
-
Sono abbastanza
sicura che tu non voglia, in realtà, ma verrò lo
stesso. Sono una braavosiana e
sono probabilmente una delle migliori spadaccine che avete a
disposizione … é
ovvio che debba essere dei vostri. –
Euron
sbuffò.
Era
incredibile come
quel suono fu in grado di ricordarle se stessa quando era contrariata
da
qualcosa o qualcuno. Lui stesso ne era stata la causa innumerevoli
volte
durante quelle settimane.
-
È il re che decide
chi parte e chi rimane. E, nel caso te lo fossi dimenticato ragazzina,
il re
sono io. –
-
Mi sembra di averti
già detto che i braavosiani non hanno re –
replicò per tutta risposta.
Con
un’imprecazione
talmente colorita che avrebbe tranquillamente potuto far arrossire uno
dei
pirati di Lys, Euron vuotò il bicchiere di vino di Dorne che
stringeva tra le
mani.
-
Fa’ come vuoi, ma
non aspettarti che corra in tuo soccorso se ti succede qualcosa.
–
Bene,
perché non se l’era
mai aspettato. Nymeros sicuramente avrebbe ucciso per lei e
probabilmente anche
Victarion, ma Euron non era proprio il tipo di uomo pronto a tutto per
correre
in soccorso della sua bella; no, lui era quello che le avrebbe voltato
le
spalle e se ne sarebbe trovata presto un’altra.
E
a lei non
importava.
-
Dovete smetterla
tutti quanti di pensare di dovermi proteggere: io non ho bisogno
dell’aiuto di
nessuno e nemmeno lo voglio – sbottò.
-
Ti ho già detto che
da me non ne avrai, bambina, quindi puoi risparmiarti la scena madre.
Le
ragazzine isteriche mi vengono a noia facilmente – concluse,
freddo, per poi
uscire dalla stanza e richiudersi con vigore la porta alle spalle.
Era
una sottile
dichiarazione del fatto che non fosse più interessato ad
averla come moglie di
sale?
Non lo sapeva e aveva la netta sensazione che solo il tempo le avrebbe dato la risposta.
*
Dannata
ragazzina
sfacciata, ringhiò tra sé e sé mentre
percorreva a passi svelti la strada che l’avrebbe
portato alle lizze e ai suoi uomini pronti alla partenza.
Come
osava tenergli
testa in quel modo?
Lui
era Euron Occhio
di Corvo Greyjoy, il Re degli Uomini di Ferro, e lei non era altro che
una
mocciosa braavosiana raccolta durante uno dei suoi viaggi.
Non
contava nulla, né
tantomeno era tenuto a mostrarle particolari favori. Non era neanche la
sua
vera moglie di sale, nel nome dei Sette Dei, quindi non aveva proprio
alcuna
responsabilità nei suoi confronti.
E
allora perché la
vista di quel livido sulla sua pelle perfetta gli aveva causato una
spiacevole
sensazione di rammarico?
Non
avrebbe dovuto
colpirla, perlomeno non tanto forte, eppure la rabbia l’aveva
invaso in un modo
che da tempo non sperimentava. E il pensiero della notte che aveva
passato con
quel mercenario tornava costantemente a rodergli il fegato, al punto da
avergli
reso impossibile chiudere occhio per l’intera nottata. Aveva
accolto l’arrivo
dell’alba con piacere, perché con essa giungeva
l’azione che gli avrebbe
permesso di tenerla lontana dalla sua testa.
E
lei si presentava
tranquillamente annunciando di aver passato la notte più
piacevole del suo
soggiorno a Pyke, con quell’espressione risoluta che gli
faceva venire insieme
voglia di colpirla nuovamente e di strapparle i vestiti di dosso e
farla sua
all’istante. Come sicuramente aveva fatto quel dannato
dorniano.
Che
gli Estranei si
portassero entrambi alla dannazione!
Che
portassero lui
stesso, e la sua mente contorta che continuava a rimuginare sulla
questione,
alla dannazione!
Victarion
gli si parò
davanti, sbarrandogli il passo.
-
Non é una buona
idea metterti sulla mia strada questa mattina, fratello. –
-
Non avresti dovuto
colpirla. –
Quindi
anche il suo
stupido, lento, fratello minore era a conoscenza degli avvenimenti
della notte
precedente? Oh, che grandi risate doveva essersi fatto alle sue spalle.
-
Non é affar tuo
come tratto Erin né cosa succede tra me e lei. –
-
Lo é se la
costringi a vagare per una roccaforte piena di mercenari in piena
notte. È forte,
ma rimane pur sempre una ragazza. –
-
La tua
preoccupazione e il tuo affetto per lei sono commoventi, caro fratello,
forse
dovresti condividere questi tuoi pensieri con il comandante Nymeros.
Sono certo
che saprà fornirti delucidazioni maggiori sulla nottata
della ragazza –
concluse freddamente.
E
che pensasse pure
ciò che preferiva, la cosa non lo riguardava. Poteva anche
prendersela, se la
voleva così tanto, perché lui non ne voleva
più sapere.
Tuttavia
non lo
disse, perché probabilmente Victarion avrebbe dato ascolto
alle sue parole.
*
La
battaglia sulla
costa dell’Altopiano si era conclusa in fretta. Lord Hewitt,
colto di sorpresa
dall’arrivo della Flotta di Ferro e della Compagnia Dorata
non aveva fatto in
tempo ad allestire una difesa in grado di resistere alla loro avanzata
e aveva
finito con il soccombere dopo appena una manciata d’ore
d’attacco.
Ora,
camminando lungo
il corridoio del castello che portava alla sala dei banchetti, Erin
venne
invasa da una spiacevole sensazione di nausea. Aveva pensato che le
guerre
fossero diverse da quello a cui aveva assistito quel pomeriggio; donne,
vecchi
e bambini erano stati trucidati in massa senza alcuna distinzione.
Aveva sempre
creduto che fossero piene d’onore e coraggio, ricordi da
tenere bene a mente
per via delle gesta eroiche e formidabili che venivano compiute sul
campo di
battaglia.
Ma
quel giorno non
aveva assistito a nulla di eroico o di coraggioso e di formidabile
c’era stata
solo la violenza degli Uomini di Ferro e il numero delle loro vittime.
Stava
raggiungendo lo
stato maggiore della Flotta solo perché era ciò
che ci si aspettava da lei, ma
non aveva alcuna fame. Lo stomaco le si era chiuso e aveva la netta
sensazione
che la situazione non sarebbe cambiata finchè non avesse
lasciato quel posto e
la scia di distruzione che li aveva accompagnati.
Lo
spettacolo che si
trovò davanti, poi, la costrinse a reprimere un conato. Le
donne del castello,
Lady Hewitt e le sue figlie, erano costrette a servire ai tavoli sotto
lo
sguardo impotente del Lord e a essere oggetto di molestie da parte
degli uomini
presenti. L’unica che sembrava divertirsi era una bella
ragazza che sedeva
sulle gambe di Euron e aveva il collo coperto di segni rossi: segni che
testimoniavano il passaggio feroce della bocca dell’uomo,
poco ma sicuro.
-
Falia é preoccupata
che i vostri abiti si sporchino mentre servite e, visto che presto
diventeranno
suoi, mi ha suggerito che sarebbe meglio farvi spogliare –
disse Euron,
sovrastando il vociare dei suoi uomini e degnandola appena di
un’occhiata
fugace.
Le
sue parole vennero
accolte dall’ennesima risata argentina della bastarda del
Lord che cinse il
collo di Euron con le braccia e si chinò a baciare quelle
labbra sottili e
bluastre con passione.
Erin
distolse lo
sguardo, incrociando gli occhi scuri di Victarion che apparivano
impassibili e
totalmente concentrati sul cibo che aveva nel piatto.
Nymeros
invece sedeva
alla sinistra di Euron ed era visibilmente rigido, lo si capiva dalla
postura
della schiena e delle spalle.
Neanche
a lui piaceva
quello spettacolo.
-
Avrò bisogno di un
paio d’ancelle che mi preparino un bagno caldo. Credo che le
figlie più giovani
di Lord Hewitt possano andare bene – disse ad alta voce,
attirando l’attenzione
su di sé.
Le
fanciulle potevano
avere rispettivamente non più di otto e dodici anni ed erano
decisamente troppo
giovani per essere costrette a sopportare il fato che sarebbe stato
riservato
con certezza alle altre e alla Lady loro madre.
Lord
Hewitt e la sua
Lady le rivolsero una muta occhiata di riconoscenza.
Euron
invece parve
soppesare l’offerta con attenzione. Sicuramente aveva capito
la vera
motivazione che c’era dietro alla sua richiesta, ma non
sembrava aver ancora
trovato un motivo valido per rifiutarla.
Falia,
con fare da
gatta, gli sussurrò qualcosa all’orecchio.
-
Molto bene. Prendi
le due più giovani – acconsentì il Re
delle isole.
Erin
prese le mani
tremanti delle ragazzine, incamminandosi fuori dalla sala prima che lui
avesse
modo di cambiare idea.
La
voce di Nymeros,
che annunciava di avere intenzione di ritirarsi nelle sue stanze, la
raggiunse
prima che avesse modo di chiudersi la porta alle spalle.
Il
dorniano allungò
il passo per affiancarsi a loro e sfilò la cappa dorata per
depositarla sulle
spalle della dodicenne, che strinse a sé la sorellina per
permetterle di
ripararsi a sua volta.
-
Grazie, ser. –
-
Non sono un ser né un
nobile, sono un bastardo e un mercenario – chiarì.
-
Eppure sembrate
essere più nobile di quanti lo sono per diritto di nascita.
–
Erin
rimase in silenzio,
pensando a quelle parole. La giovane aveva ragione: i nobili delle
isole non
avevano battuto ciglio davanti a quella crudeltà e
all’umiliazione a cui erano
state sottoposte, ma due persone comuni come loro si erano erte in loro
difesa.
Doveva suonare molto strano per delle fanciulle che fin nella culla
avevano
sentito storie su re, principi e cavalieri pronti a combattere in loro
difesa
con onore.
Con
la coda dell’occhio
vide che Nymeros la osservava con apprensione.
-
Stai bene? –
Annuì.
-
Non c’è nulla di
male se quello che hai visto oggi ti ha scosso; dopo la mia prima vera
battaglia ho dato di stomaco – ammise, imbarazzato.
-
Avevo la nausea, ma
é scomparsa dopo che abbiamo portato fuori da lì
loro due. –
-
E per quanto
riguarda Euron e quella ragazza? Ti ha dato fastidio vederli insieme?
–
Sì.
Soprattutto
perché sapeva
che l’aveva fatto apposta. Voleva farle assaggiare un
po’ di ciò che aveva
provato lui, probabilmente, quando aveva saputo di lei e Nymeros.
Eppure non
sapeva spiegarsi perché la cosa le importasse. Euron era un
uomo crudele,
quella sera ne aveva avuto la conferma, e l’aveva picchiata
senza nemmeno
prendersi la briga di chiederle scusa in seguito.
-
No. –
-
Erin … -
No,
non voleva
sentirsi dire quanto fosse tremenda come bugiarda.
Aveva
bisogno di
crederci, di convincersi di non nutrire nulla più che
disprezzo per Euron
Greyjoy.
-
Voglio stare con te
stanotte – lo interruppe.
In
condizioni normali
sarebbe avvampata per la propria sfrontatezza, ma una situazione come
quella
richiedeva misure drastiche … e lei non voleva pensare, non
più, a ciò che
Falia ed Euron avrebbero fatto nella stanza del Lord.
-
Certo, possiamo
dormire insieme come ieri, non é un problema –
confermò, cauto.
-
Lo sai che non
intendevo questo, Nymeros. –
Gli
occhi violetti
del ragazzo si accesero di un fuoco nuovo, una passione bruciante che
ebbe il
potere di farle tremare le ginocchia.
-
Farò tutto ciò che
vuoi, sempre. La mia spada é al tuo servizio, il mio cuore
é nelle tue mani da
anni. –
Si
mormorava che
quella fosse la solenne dichiarazione d’amore che Ser Arthur
Dayne di Stelle al
Tramonto aveva rivolto alla principessa Visenya Fraumros di Fireland
poco prima
che la Ribellione di Robert Baratheon avesse inizio.
E
lei … beh, sperava
solo che il fato che li attendeva non fosse il medesimo dei due amanti.
Note:
La
Principessa
Visenya Fraumros di Fireland é una mia OC per la quale Ser
Arthur Dayne mette
da parte il suo onore come spada Bianca e dalla loro unione nasce
Nymeros.
Spazio
autrice:
Eccoci
con l’aggiornamento, come al
solito dopo talmente tanto tempo che dire che é una cosa
scandalosa ormai non
ha più molto senso u.u Beh, comunque spero che
l’abbiate apprezzato e che
vogliate farmi sapere che ne pensate con una recensioncina. Alla
prossima.
Baci
baci,
Fiamma
Erin Gaunt