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Autore: LightBlue99    24/03/2015    0 recensioni
Sai che ti dico? Vaffanculo. Vaffanculo te, le tue crisi di merda, la tua faccia da culo, i tuoi problemi inutili il tuo sentirti tanto superiore agli altri solo perché soffri, perché stai male, vaffanculo, non fai pena a nessuno sei una falsa, egoista del cazzo che non riesce a farsi aiutare perché non vuole! Vuoi solo stare male e tutte le attenzioni su di te! Sei patetica!”
Distolse il suo sguardo da quello riflesso nello specchio, la voce ancora le rimbombava in petto, nel cuore, aveva il fiatone e non reggeva più quegli occhi. Si girò, uscì dal bagno sbattendo la porta e ci poggiò la schiena un momento dopo. Pensò ancora una volta alle parole di Dafne, alle proprie parole che riuscì finalmente a dirsi e pianse.
Genere: Drammatico, Malinconico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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''Giada, devi smetterla, guarda in cosa ti stai riducendo ''

Quella frase in un orecchio le entrava e nell'altro le usciva, Giada, appena inspirato l'ultimo tiro della sigaretta, lo trattenne sistemando la manica della camicetta di jeanse che indossava, quattro volte la sua taglia.
Queste erano raccolte sopra i polsi, tramite dei risvoltini a palloncino, fumando, quello alla sua destra scivolò fino al gomito, scoprendo l'avambraccio pieno di lividi e macchioline rosse.
Gli occhi di Giada a mala pena riuscivano a rimanere aperti, quella mattina aveva deciso di andare a dare il buon giorno al suo migliore amico per poi andarsene in fondo alla strada alla ricerca di una spada da spararsi in vena.

'' Ale non rompermi i coglioni, piuttosto vai, è già tardi. ''

Sputò la cicca in terra e si girò senza nemmeno guardarlo in faccia.
Ale non sapeva più cosa dirle, ogni volta che toccavano l'argomento lei fuggiva in qualche modo.
Giada stava già camminando verso i cancelli da cui entravano studenti mezzi addormentati, pensando a quanto fossero surreali quei film che mostravano i ragazzi diretti verso scuola in gruppetti e con i sorrisi sulle labbra, ognuno, nella vita reale aveva i propri cazzi per la testa, la propria ombra da trascinarsi appresso, ogni giorno più pesante, ogni giorno più nera.
Alessandro volle provare un ultimo approccio con Giada prima di lasciarla andare ad autodistruggersi, si era scelto questa occasione per giocarsi la carta dei sensi di colpa.
Fù dura, ma si caricò di rancore e cercò di alzare la propria barriera lasciando al suo esterno i sentimenti che in quel momento gli facevano più comodo.
Scacciò via il suo inutile buonismo e vigorosamente le corse alle spalle afferrandola per il bicipite e rigirandola faccia a faccia con lui.
Giada continuava a tenere lo sguardo fisso sul pavimento, nessun segno di reazione alla sua azione, quasi come se si aspettasse ogni suo movimento.

'' Ascolta, non farlo per te stessa, odiati quanto ti pare, ma porca puttana fallo per me! Smettila di ammazzarti, smettila di autodistruggerti, butta al cesso quella merda, vieni con me a scuola, non ti meriti questo male che ti stai facendo ed io non mi merito di essere trattato in questo modo da te stronza egoista! ''

Quelle parole ci misero più tempo del previsto ad arrivare al cervello di Giada ancora stordita dalle pillole prese un'ora prima, si trovava in piedi di fronte a quello che per lui era un fratello, una metà, la persona più importante della sua vita, rimasto in vita.
Si sentì subito una merda, senza lasciar trapelare i sensi di colpa tentò un ultimo folle gesto per rispondere, non riuscendo a mantenere un contatto visivo con quei due occhi verdi squadrati e troppo orgogliosa per interromperlo, alzò la mano che le era rimasta libera e con tutta la forza che le rimaneva in corpo gli stampò un sonoro schiaffo sulla guancia che le fece anche male.
Il palmo pulsava, si sentiva il calore del sangue toccare le punte delle dita che venivano accompagnate giù lentamente.
La sua espressione non cambiò, cominciò ad arrossarsi la parte colpita di entrambi i ragazzi, alcuni studenti troppo curiosi si rivolsero a guardare la scena , ma non c'era più niente da guardare, Giada corse via un attimo dopo che Ale realizzò ciò che era appena successo.

Corse, il più velocemente possibile verso casa, salì le scale e si fermò di fronte alla porta di legno scuro, iniziando a litigare con il mazzo di chiavi che teneva in tasca per trovare quella giusta da infilare nella serratura.
Le lacrime le iniziarono a rigare il volto, non appena la vista si appannò più di quanto non lo fosse già stata, le ricacciò dentro con forza, Lei non voleva piangere, lei doveva essere forte, doveva godere di quel che era appena successo, doveva...

Correre, scappare, lontano, questo si sentiva di fare, correre, ma non con le proprie gambe, quanto invece con la mete, attraversare il mondo alla velocità della luce, sorpassando qualsiasi cosa, come dentro un tunnel quando si va ad alta velocità, vedere quelle luci che ti sfrecciano accanto e tu che prosegui senza poter essere fermato.

Non appena riuscì ad aprire quella porta si diresse verso il bagno e colpì con forza il lavandino.
Era combattuta, come sempre, ma alla fine riuscì ad alzare la testa e tutto divenne improvvisamente nero.
Il cuore, i sentimenti, gli occhi, le speranze, i sogni, non appena si riconoscè in quell'essere difronte a se, tutto si annerì.
E senza pietà trovò il coraggio di parlare.

''Sai che ti dico? Vaffanculo. Vaffanculo te, le tue crisi di merda, la tua faccia da culo, i tuoi problemi inutili il tuo sentirti tanto superiore agli altri solo perché soffri, perché stai male, vaffanculo, non fai pena a nessuno sei una falsa, egoista del cazzo che non riesce a farsi aiutare perché non vuole! Vuoi solo stare male e tutte le attenzioni su di te! Sei patetica!”  

Distolse il suo sguardo da quello riflesso nello specchio, la voce ancora le rimbombava in petto, nel cuore, aveva il fiatone e non reggeva più quegli occhi.
Si girò, uscì dal bagno sbattendo la porta e ci poggiò la schiena un momento dopo.
Pensò ancora una volta alle parole rivolte Dafne, alle parole che riuscì finalmente a dirsi e pianse.




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